Capitolo 18
I ministri della Chiesa, loro
istituzione ed ufficio
Nell’edificazione della Sua
Chiesa, Dio fa uso di ministri. Iddio si è
sempre servito di ministri, se ne serve anche oggi e se ne servirà finché
avrà una Chiesa sulla terra, per riunirsi e costituirsi una Chiesa e per
governarla e conservarla.
L’origine dei ministri e la loro istituzione è quindi antichissima,
stabilita da Dio stesso e non in seguito a un qualche nuovo ordinamento
inventato dagli uomini.
È certamente vero che Dio,
servendosi della Sua potenza, potrebbe scegliersi una Chiesa di mezzo agli
uomini senza alcun mezzo, ma Egli ha preferito trattare con gli uomini
servendosi di uomini. Si deve perciò avere considerazione per i ministri,
non solo perché sono ministri, ma perché sono ministri di Dio, attraverso i
quali Egli guida gli uomini alla salvezza.
Il ministero non deve essere
disprezzato. Per cui ammoniamo ognuno ad
astenersi dall’attribuire all’azione segreta dello Spirito Santo ciò che è
necessario per convertirci e ben educarci al punto dall’annullare il
ministero ecclesiastico.
Dobbiamo infatti sempre ricordarci delle parole dell’Apostolo: “Ora, come
invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui
del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se
non c'è chi lo annunzi? ... Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò
che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Ro. 10:14,17), e di ciò
che il Signore dice nel Vangelo: “In verità, in verità vi dico: chi
riceve colui che io avrò mandato, riceve me; e chi riceve me, riceve colui
che mi ha mandato” (Gv. 13:20). A questo si riferisce anche la visione
del macedone, che apparve all’apostolo Paolo mentre si trovava in Asia che,
pregandolo, gli disse: “Passa in Macedonia e soccorrici” (At. 16:9).
In un altro passo, lo stesso apostolo dice: “Noi siamo infatti
collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio” (1
Co. 3:9).
Del resto, dobbiamo fare attenzione
a non attribuire troppo ai ministri o al ministero,
ricordandoci delle parole del Signore che ci dice nel vangelo: “Nessuno
può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo
risusciterò nell'ultimo giorno” (Gv. 6:44), e di queste parole
dell’Apostolo: “Che cos'è dunque Apollo? E che cos'è Paolo? Sono
servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo sono nel modo che il
Signore ha dato a ciascuno di loro. Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma
Dio ha fatto crescere; quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono
nulla: Dio fa crescere!” (1 Co. 3:5-7).
Crediamo dunque che Dio ci istruisce esteriormente mediante i Suoi ministri
attraverso la Sua Parola, ma che muove interiormente mediante lo Spirito
Santo i cuori dei Suoi eletti perché credano, ragion per cui dobbiamo
ricondurre a Dio l’onore di un simile beneficio. Di questo, però, abbiamo
trattato nel primo capitolo della presente esposizione.
Chi sono i ministri e di quale
sorta Iddio ne ha dati al mondo. All’inizio
del mondo, Dio si è servito quindi degli uomini più eccellenti, cioè dei
patriarchi, persone in gran parte semplici [ignoranti] nella sapienza
mondana o filosofia [di cui parecchi non erano molto versati nella sapienza
umana o filosofia], ma molto sapienti nella vera teologia [in supremo grado
intendenti nella vera divina sapienza], ai quali ha spesso parlato
attraverso i Suoi angeli. In effetti, i patriarchi sono stati i profeti ed i
dottori del loro tempo, ai quali Dio ha prolungato la vita di centinaia di
anni, proprio perché fossero come padri e luci del mondo. Mosè, poi, li ha
seguiti assieme ai profeti, rinomati nel mondo intero.
Cristo, il Maestro.
Dopo di loro, negli ultimi tempi, il Padre celeste ci ha
inviato Suo Figlio unigenito
come nostro Dottore perfettissimo [Dottore di tutto l’universo], la cui
sapienza divina, in Lui residente,
è fluita su di noi mediante la Sua dottrina santissima, semplicissima, e
perfettissima. Egli si è scelto infatti dei discepoli facendosene i Suoi
apostoli,
cioè ambasciatori.
Essi, andando per il mondo interi, hanno raccolto in ogni luogo delle
chiese, mediante la predicazione dell’Evangelo; poi, secondo il comandamento
di Cristo, hanno ordinato in esse pastori e dottori, mediante i cui
successori il Signore ha fin qui insegnato e governato la Sua Chiesa. Come
dunque Dio aveva dato al popolo antico i patriarchi, con Mosè e i profeti,
così ha inviato al popolo del Nuovo Testamento il Suo unico Figlio, con gli
apostoli e i dottori della Chiesa.
I ministri del Nuovo Testamento.
Ora, i ministri del nuovo popolo sono chiamati
con diversi nomi. Sono chiamati, infatti, apostoli, profeti, evangelisti,
vescovi [guardiani o ispettori], anziani, pastori e dottori.
Gli apostoli. Quanto agli apostoli, essi non avevano alcun preciso luogo
loro assegnato per predicare, ma riunivano diverse chiese sparse in tutto il
mondo;
dopo essere state da loro fondate, l’ufficio di apostolo è venuto meno, ma
al loro posto sono succeduti, in ciascuna chiesa, i pastori. I profeti.
I profeti hanno avuto da Dio anticamente la conoscenza delle cose future
ed hanno anche interpretato le Scritture; ne esistono ancora oggi. Gli
evangelisti. Sono stati chiamati evangelisti coloro che hanno scritto la
storia evangelica ed hanno aiutato gli apostoli nel vangelo di Cristo, come
Paolo ordina a Timolo di fare opera di evangelista (2 Ti. 4:5). I
vescovi. Quanto ai vescovi, essi sono le sentinelle ed i sorveglianti
della Chiesa, per dispensare il cibo e le cose necessarie alla Chiesa. I
presbiteri. Gli anziani sono come seniori e padri della Chiesa, per
governarla con il loro buono e santo consiglio. I pastori. Riguardo
ai pastori, essi pascolano il gregge del Signore [vigilano sulla custodia
dell’ovile del Signore] e gli procurano le cose necessarie ed utili. I
dottori. L’ufficio dei dottori è quello di istruire ed insegnare la vera
fede e vita. Ci sarà quindi lecito chiamare ora i ministri delle chiese:
parroci, anziani, pastori, dottori, predicatori, ecc.
Gli ordini papisti.
Del resto, in questi ultimi tempi, sono stati introdotti
nella Chiesa di Dio molti e diversi nomi dei ministri. In effetti, alcuni
sono stati nominati patriarchi, altri arcivescovi, altri
suffraganei, così pure metropoliti, arcipreti, diaconi,
suddiaconi, accoliti, esorcisti, cantori, e
ostiari e non so quali altri, come cardinali, prevosti e
priori, padri minori e maggiori. Noi, però, non ci
preoccupiamo minimamente di quello che sono stati o sono tuttora, bastandoci
la sola dottrina apostolica che tratta dei ministri.
Sapendo per certo che i monaci e gli
ordini religiosi, non sono stati istituiti né da Gesù Cristo, né dagli
apostoli, noi sosteniamo che essi non solo sono inutili alla Chiesa di Dio,
ma anche sommamente pericolose [perniciosi e dannosi]. Infatti, benché un
tempo, in linea con il loro nome, fossero solitari [eremiti] e vivessero con
il lavoro delle loro mani, senza essere a carico di nessuno, e, ubbidendo in
ogni luogo ai pastori delle chiese, come i laici, fossero tollerabili, oggi
il mondo intero vede chiaramente chi siano questi frati. Infatti, con la
scusa di non so quali voti, essi conducono una vita assolutamente contraria
ai loro voti [ripugnante], al punto che i migliori fra di loro possono
essere a ragione computati nel numero di coloro dei quali l’Apostolo dice:
“Fratelli, vi ordiniamo nel nome del nostro Signore Gesù Cristo che vi
ritiriate da ogni fratello che si comporta disordinatamente e non secondo
l'insegnamento che avete ricevuto da noi. ... Difatti sentiamo che alcuni
tra di voi si comportano disordinatamente, non lavorando affatto, ma
affaccendandosi in cose futili” (2 Ts. 3:6,11). Noi non vogliamo quindi
persone del genere nelle nostre chiese, ma insegniamo che non le si debba
tollerare nelle chiese di Gesù Cristo [che non convenga averne].
I ministri devono essere chiamati
ed eletti. Inoltre, nessuno deve usurpare
l’onore di ministro ecclesiastico, cioè attribuirselo, né per acquisto
[regali], né mediante altre pratiche [maliziosi artifici], né ingerendosi ad
esercitarlo di sua propria volontà.
L’ordinazione.
Bisogna dunque che i ministri siano chiamati e scelti
mediante un’ordinazione ecclesiastica e legittima, cioè che la chiesa li
elegga, o siano quelli che sono incaricati da essa con buon ordine, senza
tumulto, contesa né sedizione. E che non si scelga con superficialità il
primo che si incontri, ma uomini idonei ed eccellenti nella conoscenza delle
Sacre Scritture, dotati di eloquenza veramente cristiana, di prudenza
semplice e non scaltra e, infine, anche di modestia e di onestà di vita,
secondo il canone apostolico che l’Apostolo ci ha dato nella prima a Timoteo
(cap. 3 v. 2 ss.) e a Tito (cap. 1 v. 7 ss.). E che coloro che sono stati
eletti venga dato il possesso del ministero degli anziani con pubbliche
preghiere e l’imposizione delle mani. Ora noi condanniamo qui tutti coloro
che corrono di loro spontanea iniziativa (Gr. 23), senza essere stati
scelti, inviati, né ordinati.
Condanniamo parimenti i ministri
ignoranti e ai quali mancano i doni necessari ad un pastore. Tuttavia
confessiamo che, nella Chiesa antica, la semplicità non nociva di certi
pastori è servita maggiormente alla Chiesa che non l’erudizione e la scienza
svariata, ricercata e sottile, ma un po’ troppo piena di sé, di alcuni. Per
cui ancora oggi noi non rigettiamo la semplicità di alcuni che conducono una
vita buona, purché non sia assolutamente ignorante.
Il sacerdozio di tutti i
credenti. Del resto gli Apostoli di Cristo
chiamano sacerdoti tutti coloro che credono in Cristo Gesù, non a
causa del ministero, ma perché, essendo stati tutti i fedeli fatti re e
sacerdoti, possono offrire a Dio dei sacrifici spirituali.
Il sacerdozio ed il ministero sono quindi cose molto diverse e differenti.
In effetti, come abbiamo appena detto, il sacerdozio è comune a tutti i
cristiani, ma non il ministero. Per cui, noi non abbiamo tolto il ministero
dalla Chiesa quando abbiamo rigettato dalla Chiesa il sacerdozio papista.
Sacerdozio e sacerdoti.
È noto che nel Nuovo Testamento di Cristo non vi è un
sacerdozio come quello dell’antico popolo, che ha avuto un’unzione
esteriore, dei paramenti sacri e diverse cerimonie che sono state figure di
Cristo, il quale, venendo nel mondo e compiendo tutte queste cose, le ha
anche abolite.
Quanto però a Lui, il Cristo, Egli resta il solo sommo sacerdote in eterno e
perché non attentiamo in nulla a questo, noi non estendiamo a nessun
ministro il nome di sacerdote. Nostro Signore, infatti, non ha stabilito
nella Chiesa della Nuova Alleanza dei sacerdoti, i quali, avendo ricevuto il
potere da qualche suffraganeo, offrissero ogni giorno in vittima e
sacrificio per i vivi e per i morti la stessa carne e lo stesso sangue del
Signore, ma li ha ordinati perché insegnassero e amministrassero i
sacramenti.
La natura dei ministri nel Nuovo
Testamento. L’Apostolo Paolo, in effetti,
esponendo semplicemente e brevemente ciò che dobbiamo sentire e ritenere dei
ministri della Nuova Alleanza o della Chiesa cristiana, e ciò che dobbiamo
loro attribuire, dice: “Così, ognuno ci consideri servitori di Cristo e
amministratori dei misteri di Dio” (1 Co. 4:1). Egli vuole perciò che
consideriamo i ministri come ministri, che egli chiama con un termine greco
che indica coloro che, tirando il remo, hanno sempre gli occhi fissi sul
padrone della nave o coloro che non vivono o si conducono secondo la loro
volontà, ma secondo la volontà altrui, cioè dei loro maestri, dai comandi
dei quali essi interamente dipendono. Il ministro della Chiesa, infatti, in
tutto e per tutto nel Suo ministero, non deve affatto compiacersi di fare
ciò che gli aggrada, ma deve compiere soltanto ciò che gli ha ordinato il
suo Maestro. Con ciò si vuole dire qui che è Cristo il nostro Maestro e
Signore al quale i ministri sono tenuti ad ubbidire in tutti i doveri che
riguardano il loro ministero.
Amministratori dei misteri di
Dio. L’Apostolo aggiunge, inoltre, per meglio
spiegare ciò che è richiesto al ministero, che i ministri sono
amministratori o dispensatori dei misteri di Dio. Ora lo stesso Apostolo, in
diversi passi, e soprattutto nell’Epistola agli Efesini (cap. 3, vv. 4,9) ha
chiamato misteri di Dio l’Evangelo di Cristo. Anche gli antichi hanno
chiamato i sacramenti di Cristi misteri o segreti. I ministri
della Chiesa sono quindi chiamati per annunciare ai fedeli l’Evangelo di
Cristo ed amministrare loro i sacramenti. Leggiamo infatti nel vangelo che
il servitore fedele e prudente è stato messo dal Signore a capo della Sua
famiglia, per darla la razione di cibo a tempo opportuno.
Così pure, in un altro passo del vangelo, vediamo che un uomo, partendo per
un lungo viaggio e lasciando la propria casa, dà in essa autorità ai suoi
servi per amministrare i suoi beni e distribuisce ad ognuno il suo compito.
Il potere dei ministri della
Chiesa. Ora possiamo dire qualcosa del potere
e dell’ufficio dei ministri della Chiesa. Vi sono di quelli che hanno
discusso a lungo e con grande dispendio di energie di questo potere, al
quale hanno assoggettato tutto ciò che vi è di grande e di eccellente sulla
terra e questo contro il comandamento del Signore, il quale, vietando ai
Suoi ogni forma di dominio, ha raccomandato soprattutto l’umiltà.
Il Signore riserva a Sé stesso il
vero potere. Di fatto, esiste un altro potere
semplice e sovrano, che viene chiamato il potere dei diritto, potere dal
quale tutte le cose sono sottoposte a Colui che è il Signore di tutti, cioè
Gesù Cristo, come Lui stesso ne rende testimonianza, dicendo che Gli è stato
dato ogni potere in cielo e sulla terra (Mt. 28:18). E ancora: “Ero
morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della
morte e del soggiorno dei morti” (Ap. 1:18), e similmente: “Queste
cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui
che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre” (Ap. 3:7). Ora il
Signore riserva solo a Sé stesso questo potere e non lo cede ad alcun altro,
chiunque egli sia, per restare spettatore ozioso dell’azione dei Suoi
ministri. Anche Isaia dice: “Metterò sulla sua spalla la chiave della
casa di Davide;egli aprirà, e nessuno chiuderà; egli chiuderà, e nessuno
aprirà” (Is. 22:22), e inoltre: “per dare incremento all'impero e una
pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente
e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo
farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti” (Is. 9:6). Egli, infatti, non
carica le spalle altrui del Suo potere, ma se lo riserva e se ne serve
ancora per governare tutte le cose.
Il potere del ministro.
Del resto, vi è un altro potere di ufficio o
ministeriale, che è circoscritto da Colui che ha il pieno potere e che è più
servizio che potere, così come un padrone darà autorità all’amministratore
della sua casa e a tal fine gli darà le chiavi per introdurre in casa o per
escludere da essa coloro che il Suo padrone vuole che siano introdotti od
esclusi. In base a questo potere il ministro, seguendo il suo ufficio, fa
ciò che il Signore gli ha ordinato di fare ed il Signore ratifica ciò che
egli fa e vuole che ciò che fa il Suo ministro sia stimato e riconosciuto
come azione Sua propria. A questo si devono ricondurre le espressioni del
vangelo: “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che
legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in
terra sarà sciolto nei cieli” (Mt. 16:19); ugualmente: “A chi
perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno
ritenuti” (Gv. 20:23).
Del resto, se il ministro non fa
tutto secondo il comandamento del Signore, ma oltrepassa i limiti del suo
mandato, è certo che il suo Signore non approverà ciò che avrà fatto.
L’autorità ecclesiastica dei ministri della Chiesa è quindi l’ufficio di
governare la Chiesa di Dio, ma a condizione che essi amministrino ogni cosa
nella Chiesa come il Signore ha ordinato mediante la Sua Parola e così
facendo i fedeli stimano e riconoscono ciò che i ministri hanno fatto come
se lo avesse fatto il Signore stesso. Riguardo poi alle chiavi
abbiamo già detto qualcosa sopra.
Il potere dei ministri è uno, lo
stesso ed uguale. Ora, a tutti i ministri
nella Chiesa è dato un medesimo ed uguale potere e compito. È fuori dubbio
che fin dall’inizio i vescovi o anziani hanno governato la Chiesa con
una comune autorità e nessuno si è preferito all’altro o ha usurpato per sé
un maggior potere o dominio sui suoi compagni. Infatti, ricordandosi delle
parole del Signore: “per voi non dev'essere così; anzi il più grande tra
di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve” (Lu.
22:26), essi si sono conservati umili e, mediante reciproci uffici e
servizi, si sono aiutati vicendevolmente per governare e conservare la
Chiesa.
L’ordine deve essere preservato.
Tuttavia, per mantenere l’ordine, si è sempre
conservato qualcuno, fra questi ministri, che ha avuto il compito di riunire
gli altri e di proporre loro le cose che si volevano sottoporre a
deliberazione; così pure, di raccogliere le opinioni degli altri e, infine,
di impedire con tutte le sue forze che non vi fosse confusione. È quello che
ha fatto, come leggiamo negli Atti degli Apostoli, l’apostolo Pietro, il
quale non di meno non è stato preposto agli altri, né ha ottenuto un
maggiore potere rispetto ai suoi compagni (At. 6). Cipriano Martire nel
libro “Sulla semplicità dei chierici”, ha detto molto bene che gli
altri apostoli erano esattamente come Pietro, cioè a lui uguali compagni in
onore e potere, ma l’inizio fra di loro procede dall’unità, in modo che si
comprenda con questo mezzo che non vi è che una sola Chiesa.
Quando e come si preponga l’uno
all’altro. Similmente Girolamo, concordando
con Cipriano, nei suoi commenti alla lettera di Paolo a Tito
dice: “Prima che per istigazione del diavolo non vi fossero delle fazioni e
dei partiti nella religione, le chiese erano governate dal comune consiglio
degli anziani, ma da quando ognuno ritenne che quegli che aveva battezzati
erano suoi e non di Cristo, si ordinò che uno degli anziani venisse eletto a
presiedere sugli altri ed a lui si affidò tutta la cura della Chiesa in modo
da levare con questo mezzo il seme degli scismi”. Tuttavia Girolamo non
presenta questo decreto come divino, e non vuole conservarlo come tale.
Subito dopo, infatti, egli aggiunge: “Come gli anziani sanno che, secondo la
tradizione della Chiesa, essi sono soggetti a Colui che è posto su di loro,
cosi bisogna che i vescovi sappiano che sono superiori agli anziani più per
la tradizione che non per la disposizione ed il comandamento della verità
del Signore, e che essi devono governare la Chiesa insieme”, ecco ciò che
dice. Nessuno può quindi impedirci di ritornare all’antico ordinamento della
Chiesa di Dio e di accogliere quello, piuttosto che la tradizione inventata
dagli uomini.
I doveri dei ministri.
I compiti dei ministri sono diversi, ma molti li
riducono solo a due, comprendendo in essi tutti gli altri: l’ufficio della
dottrina evangelica di Cristo e l’amministrazione dei sacramenti. E’ compito
dei ministri quello di riunire la santa assemblea [adunare le sante
adunanze] per esporre loro la Parola di Dio ed applicare tutta la dottrina
all’uso ed all’utilità della Chiesa, in modo che ciò che viene insegnato sia
utile agli ascoltatori e che i fedeli ne siano edificati. È compito dei
ministri,
dico, istruire gli ignoranti e spingere avanti nella via del Signore i pigri
ed i lenti; consolare e confermare i pusillanimi ed i deboli di cuore e
rafforzarli contro le diverse tentazioni di Satana; riprendere e redarguire
[riprendere] coloro che peccano, ricondurre sulla retta via gli erranti,
rialzare coloro che hanno inciampato, rimproverare e convincere i contrari
[i contraddicenti], scacciare i lupi dall’ovile di Cristo, riprendere con
gravità e prudenza le malvagità e i malvagi, senza chiudere gli occhi sui
vizi e sui misfatti. Il loro compito è anche quello di amministrare i
sacramenti, raccomandarne il vero uso e preparare ognuno [all’uso dei
medesimi], mediante la sana dottrina, a riceverli, intrattenere i fedeli in
santa unità e impedire [con tutto il loro potere] gli scismi [e le
divisioni], catechizzare ed istruire gli ignoranti [istruire l’imperita ed
ignorante gioventù], raccomandare alla chiesa le necessità dei poveri,
visitare i malati e coloro che sono assaliti da diverse tentazioni,
istruirli e mantenerli sul cammino della vita, comandare che in tempi di
necessità si facciano preghiere pubbliche con il digiuno o la santa
astinenza, e procurare, infine, con grande cura e diligenza, tutto ciò che
serve alla tranquillità, alla pace ed alla salvezza delle chiese.
Affinché il ministro, però, possa
realizzare meglio e più facilmente tutto questo, si richiede anzitutto che
egli tema Dio [sia timorato di Dio], che preghi spesso [perseverante nelle
orazioni], che sia interamente [e diligentemente] dedito alla lettura delle
Sacre Scritture e vegli sempre e in ogni cosa, e, infine, che la sua vita,
buona e santa, serva come torcia per illuminare tutti [dando a tutti un
buon esempio con un comportamento pio, casto e cristiano].
La disciplina.
Inoltre, dal momento che la disciplina è assolutamente
necessaria nella Chiesa e che tutta la Chiesa antica ha usato la scomunica,
e che vi sono stati anche giudizi ecclesiastici nel popolo di Dio, spetta
pure ai ministri, per l’edificazione della Chiesa, di presiedere a questa
disciplina secondo che verrà richiesto dalle condizioni del tempo, dalla
pubblica situazione e dalla necessità. In questo si deve sempre seguire
questa regola, che tutte le cose si facciano nella Chiesa per l’edificazione,
in modo decente, onesto, senza tirannia o sedizione, senza nutrire i vizi, e
senza usarne in modo indiscriminato. L’Apostolo testimonia infatti che Dio
gli ha dato autorità nella Chiesa per la sua edificazione e non per la sua
distruzione.
È lo stesso Signore, poi, che proibisce agli stessi angeli di strappare le
erbacce del Suo campo, temendo che, facendolo, non strappino anche il buon
grano.
Bisogna prestare ascolto anche ai
cattivi ministri. Del resto noi detestiamo qui
l’errore dei donatisti, che giudicano dell’efficacia e della nullità sia
della dottrina che dell’amministrazione dei sacramenti, secondo la buona o
cattiva condotta dei ministri (Mt. 23). Sappiamo infatti che si deve
ascoltare la voce di Cristo anche dalla bocca dei cattivi ministri [dei
peccatori], poiché il Signore ha detto: “Fate dunque e osservate tutte le
cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non
fanno” (Mt. 23:3). D’altronde non ignoriamo neppure che i sacramenti
sono santificati dall’ordinanza e dalla parola di Cristo e che sono efficaci
per i fedeli anche nel caso in cui vengano loro offerti da ministri indegni.
Di questa materia, Agostino, fedele servitore di Dio, ha ampiamente trattato
dalle scritture contro i donatisti.
I sinodi.
Ciononostante è necessario che vi sia tra i ministri una
disciplina ben regolata. Nei sinodi [ossia nelle adunanze dei ministri]
si deve procedere ad una diligente investigazione sulla dottrina e sulla
vita dei ministri, e quanti fra loro peccano, devono essere ripresi dagli
anziani e ricondotti sulla retta via, se vogliono accettare la
correzione, o deporli e cacciarli come lupi del gregge del Signore, ad opera
dei veri pastori, se sono incurabili. Infatti, se sono falsi dottori non
devono essere assolutamente tollerati.
E noi non condanniamo neppure i
concili universali, purché siano celebrati secondo l’esempio apostolico, per
la salvezza e non per la rovina della Chiesa.
L’operaio è degno della sua paga.
Tutti i ministri fedeli meritano il loro
salario, come buoni operai, e non fanno alcun male a ricevere il loro
stipendio e tutto ciò che è necessario, sia per loro che per la loro
famiglia. L’Apostolo dice infatti che queste cose sono giustamente donate
dalla Chiesa e sono quindi giustamente ricevute da loro.
Ne consegue che gli anabattisti sono condannati dalla dottrina apostolica
quando condannano ed oltraggiano i ministri che vivono del loro ministero.
|