Nel 1547 l'imperatore Carlo V vince la sua guerra contro i tedeschi e comincia ad "insegnare loro lo spagnolo". Seguito da preti per riconsacrare le chiese, le sue truppe iniziano con ferocia a trasformare il Sacro Romano Impero in una universale monarchia asburgica. La Riforma di Lutero è consegnata alla storia.
Poi, inaspettatamente, principi ribelli invertono il verdetto politico della guerra, e la Riforma è salvata. Merito di questo, è talvolta accordato al leader della rivolta, l'Elettore Maurizio di Sassonia. "Si deve ringraziare quasi esclusivamente lui per il riconoscimento pubblico del Protestantesimo nell'impero" (Wilhelm Maurenbrecher). Maurizio, però, conosciuto come "il Giuda di Meissen" era un principe rinascimentale molto opportunista, per nulla imbarazzato dalle persuasioni religiose. Soppesando le realtà politiche, aveva concluso che la minaccia dal governo imperiale era meno pericolosa che le minacce di sedizione dei recalcitranti luterani sassoni. Incitando quest'insoddisfazione, e quindi facendo muovere Maurizio, però, era un giovane croato, Mattia Flacio, "totalmente fuoco e fiamme". "Se l'opera di Lutero fu salvata in quei giorni", scrive Gustavo Kawerau, "fu in modo particolare dovuto a Flacio".

(O. K. Olson, "Matthias Flacius and the Survival of Luther's Reform", Harassowitz Verlag, Wiesbaden 2002, in Kommission, p. 15).

Mattia Flacius Illyricus

Tempo di Riforma - a cura del past. Paolo Castellina - Scrivici cliccando qui