Una grazia inattesa quando...
Culto familiare a Vicosoprano del 5.6.2005
Preludio
1. Introduzione
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Salutoè
Frasi d'apertura. L'accento principale del nostro culto, oggi, è su uno dei concetti più importanti di tutta la fede cristiana: quello della grazia. E' un concetto che conosciamo, che però facciamo fatica ad accettare. Grazia significa fare del bene a chi non se lo merita. Ma... finché si tratta di noi ...ci starebbe anche bene, ma quando si tratta di altri, diciamo: "No, non è giusto! Chi sbaglia deve pagare! Se qualcuno sbaglia contro di me io mi vendico, gli rendo 'la pariglia' come si dice". La giustizia di Dio, però, va di pari passo con il Suo amore, come dice il nostro Salmo di apertura.è
Lettura biblica: "La tua giustizia s’innalza come le montagne più alte, i tuoi giudizi sono profondi come il grande oceano. O SIGNORE, tu soccorri uomini e bestie. O Dio, com’è preziosa la tua benevolenza! Perciò i figli degli uomini cercano rifugio all’ombra delle tue ali, si saziano dell’abbondanza della tua casa, e tu li disseti al torrente delle tue delizie. Poiché in te è la fonte della vita e per la tua luce noi vediamo la luce. Fa’ giungere la tua benevolenza a quelli che ti conoscono, e la tua giustizia ai retti di cuore" (Salmo 36:6,7,8-10).è
Preghiera di invocazioneè
Canto dell'inno: n. 42 [Ti loderò, Signor]2. Dedicato ai bambini /ragazzi
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Presentazione:La grazia, dunque. Il presidente di una nazione può concedere la grazia ad un condannato a morte o all'ergastolo. Non lo fa con tutti, lo fa solo con alcuni, per mostrare la sua misericordia. Il criminale ha sbagliato, deve pagare eppure, senza che se lo meriti, in alcuni casi viene perdonato. Anche tutti noi, davanti alla legge di Dio, siamo colpevoli e meritiamo la Sua condanna. In che modo, però, Iddio decide di comportarsi con molti di noi? Una parabola famosa ce lo mostra, quella del Figliol prodigo. Leggiamola.
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Lettura biblica. Leggere la "Parabola del figlio perduto" da Luca 15:11-31Il figlio prodigo. :11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta". Ed egli divise fra loro i beni. 13 Di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. 16 Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava. 17 Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi". 20 Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò. 21 E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". 22 Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella, e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; 23 portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto, ed è stato ritrovato". E si misero a fare gran festa"» (Luca 15:11-24).
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Canto dell’inno: Grande Tu sei (Salmo 86:10-12). [Insegnare:].Grande Tu sei e meraviglie fai.
Solo Tu sei Dio; insegnami la via.
Nella tua verità, Signore Iddio camminerò
e Ti celebrerò con tutto il mio cuor,
ed il Tuo nome per sempre glorificherò.
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Esposizione. Il racconto biblico oggi parla di un padre che aveva due figli. Per qualche motivo, il figlio più giovane non era felice di stare a casa con la sua famiglia. Il racconto non ci dice perché egli non fosse felice, solo che voleva a tutti i costi andarsene via. Secondo voi perché il figlio più giovane non voleva più starsene a casa con suo padre e con il suo fratello più vecchio? [Lasciate che i bambini esprimano le loro idee].Aveva tutto quello che voleva. Suo padre gli dava tutto quello di cui aveva bisogno. Aveva vestiti, cibo e addirittura dei servitori. Forse perché a casa si annoiava. O forse perché sentiva di non poter essere abbastanza bravo. Forse il suo fratello più grande faceva le cose sempre meglio di lui. Forse voleva provare a sé stesso che poteva farcela da solo e che non aveva bisogno che nessuno si prendesse cura di lui per cibo e vestiti. Forse era stanco di dover fare le cose che suo padre gli chiedeva e voleva fare le cose a modo suo. Forse pensava che suo padre lo facesse lavorare troppo...
Non importa il motivo per cui voleva andarsene. Sappiamo solo che lo fa. Un giorno, così, va da suo padre e lo persuade a dargli ora la sua parte di eredità, senza aspettare che il padre muoia. Suo padre, così, divide fra i due fratelli in parti uguali i terreni e le sue proprietà, quelle per le quali aveva lavorato tutta la vita.
Il figlio più giovane, così, vende tutto quello che gli era stato dato e con un bel gruzzolo di soldi lascia la sua famiglia. Ora che aveva tanti soldi, tutti volevano essere suoi amici. Sembrava che lui piacesse a tutti perché organizzava grandi feste con molto da mangiare e da bere, buona musica e danze. Ora pensava solo a quello che avrebbe sempre voluto e a come potesse godersi la vita.
Dopo un po', i soldi che aveva cominciavano a scarseggiare: aveva speso un po' troppo e si rende conto che tutti quelli che gli erano sembrati suoi amici, erano venuti solo per il suo denaro.
In quel periodo, in quel paese, insorge, così, una carestia. Il cibo cominciava a scarseggiare e dei posti di lavoro erano difficili da trovare. Va' così in giro per cercarsi un lavoro e guadagnare qualcosa, ma nessuno voleva prenderlo. Finalmente persuade un agricoltore locale a prenderlo per dare da mangiare ai maiali. Questo giovane era così affamato che anche il cibo che dava ai maiali gli sembrava appetitoso. Sapete voi che cosa mangiano i maiali? Mangiano quelle parti delle piante che non sono mangiabili per gli umani, i baccelli, i gusci che rimangono dopo aver raccolto i fagioli, oppure i resti del granoturco una volta staccati i grani che servono per noi, cose del genere, insomma.
Ora questo povero giovane si trovava proprio in condizioni disperate. Potete immaginare come appariva? Era sporco e puzzolente. Che cosa pensate che egli pensasse a questo punto della sua vita? Quando viveva con suo padre aveva tutto quello che voleva. Ora viveva con i maiali e mangiava il loro cibo. Comincia, così, a rendersi conto di aver fatto proprio un grande sbaglio. Certo questo non era ciò che si aspettava dalla vita. Non aveva più amici, famiglia, e nemmeno da mangiare.
Sapeva che suo padre era buono, e che faceva sempre in modo che chi lavorava per lui avesse abbastanza da mangiare. Così pensa: "Ho peccato contro Dio in cielo e contro mio padre. Ho sprecato tutto il denaro per il quale mio padre aveva così tanto lavorato e risparmiato per il mio futuro. Non sono più degno di essere chiamato suo figlio. Tornerò così a casa e gli chiederò di prendermi come uno dei suoi lavoranti, così almeno non morirò di fame.
Il giovane, così, si rialza e con decisione si avvia verso la casa di suo padre. Sembra che il padre spesso guardasse lontano dalla terrazza di casa sua per vedere se magari quel figlio tornasse. Quel giorno guarda e lo vede che sta proprio arrivando. Cammina lentamente, sembra tutto stracciato e sporco. Quanto gli dispiace questo. Così scende in strada e corre verso suo figlio, lo raggiunge, lo abbraccia e lo bacia e lo tiene fra le sue braccia. Il figlio così dice a suo padre come si sentiva – che non era più degno di essere considerato suo figlio ...che ora voleva solo lavorare per lui tanto da non morire di fame. Il padre, però, sembra non ascoltare quel che il figlio gli dice. Era così contento di rivedere suo figlio! Aveva aspettato e pregato così tanto che tornasse sano e salvo! Era stato preoccupato e costantemente aspettava quel felice momento in cui egli sarebbe riapparso all'orizzonte.
Quel padre, così, non lo sgrida o lo caccia via. Non gli dice quanto era stato stupido e non gli chiede perché avesse sprecato tutto quello che aveva. Al contrario, comanda ai suoi servi di portare al figlio le vesti migliori, e gliele fa indossare. Gli mette un anello al dito, simboleggiando che suo padre lo aveva perdonato e riaccolto in famiglia. Prepara poi una grande festa ed invita tutti a celebrare il ritorno a casa di suo figlio. Per lui era come se fosse stato morto e fosse miracolosamente tornato in vita.
Il padre di questo racconto è davvero un grande papà, non è vero? Quando sbagliamo noi non riceviamo sempre questo tipo di risposta da nostro padre, non è vero? Qualche volta ci sgrida e ci dice che non abbiamo fatto delle buone scelte, o che non siamo stati molto intelligenti a fare quel che abbiamo fatto. Talvolta il nostro padre ci punisce. Ci dà dei castighi, però, non perché voglia farci del male, ma perché vuole il meglio per noi. Ci castiga perché ci ama e vuole che facciamo le cose giuste.
Il padre del racconto sapeva che suo figlio aveva imparato la lezione. Sapeva che gli dispiaceva d'aver fatto ciò che aveva fatto. Probabilmente pensava che suo figlio era stato punito già abbastanza e abbastanza si era vergognato di sé stesso. Non doveva dirgli quanto era stato stupido e sprecone: quel giovanotto lo sapeva già.
Quando Gesù aveva raccontato questa storia, Egli non voleva parlare dei padri qui sulla terra, ma parlava del nostro Padre celeste. Voleva mostrarci quanto Dio ci ami senza condizioni. Egli ci ama, nonostante quello che facciamo. E' triste quando facciamo ciò che è sbagliato e ci allontaniamo da Lui, ma Egli non ci respinge mai, e con ansia attende il nostro ritorno. Il re Davide lo diceva perfettamente quando nel Salmo 86:5 scrive: "Poiché tu, o Signore, sei buono, pronto a perdonare, e misericordioso verso quanti t'invocano".
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Preghiera: Padre nostro che sei nei cieli, Ti ringraziamo per la tua amorevole pazienza. Ti ringraziamo che quando veniamo a Te quando abbiamo un problema, Tu sei sempre là per noi e provvedi nel modo che spesso neanche ci accorgiamo. Sappiamo che Tu sei disposto a perdonare quando facciamo solo dei pasticci nella nostra vita e che riaccogli quando torniamo a te. Amen.è
Canto dell’inno: Grande Tu sei (Salmo 86:10-12) [Ripetizione].è
Interludio [suona "Immensa grazia" n. 48].3. Ripresa concetti [per i più grandi]
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RiflessioneAbbiamo ascoltato la famosa melodia di "Amazing Grace" [immensa grazia]. La grazia è qualcosa di meraviglioso, ma siamo persuasi che sia "giusta"? Siamo disposti ad applicarla noi agli altri, soprattutto quando siamo noi la parte offesa? Sì, la grazia sconvolge gli equilibri naturali, capovolge la stessa legge di "causa ed effetto". La nostra reazione istintiva è quella di tirarci indietro dalla grazia.
Piuttosto che riconoscere di non essere degni di ricevere questo dono completamente immeritato da parte di Dio, vogliamo credere che, dopo tutto, qualcosa nella nostra vita ci faccia "guadagnare" ciò che di buono ci sopraggiunge, che in qualche modo meritiamo i doni che riceviamo. Se poi ci risulta difficile accettare la grazia per noi stessi, quanto meno siamo disposti a darla ad altri? Quando a qualcuno "sembra andare troppo bene", la nostra tendenza naturale è a risentirlo. Crediamo che non sia stata fatta giustizia, che non sia giusto! La vera fede cristiana, però, esige che noi accettiamo questa cosa radicale chiamata grazia. Il problema non è essere o non essere giusti, ma se comprendiamo il significato di misericordia, la volontà di riabilitare più che di punire.
La parabola del Figlio prodigo, o del Padre amorevole, parla di noi, ciascuno di noi.
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2. Che ne facciamo, poi, dei beni che Dio ci elargisce in così tanta abbondanza? Li sperperiamo, vivendo dissolutamente (13), cioè in modo irriconoscente e irresponsabile, finendo ben presto nel bisogno: "egli cominciò a trovarsi nel bisogno" (14). Non solo noi abbiamo ignorato ciò che Dio è e giustamente pretende da noi, non solo abbiamo trascurato le cose di Dio, non solo non abbiamo amato il Signore Iddio con tutto il nostro cuore, ma abbiamo sprecato il suo tempo, abusato dei talenti che ci ha dato ed abbiamo vissuto completamente per noi stessi. La "carestia" che insorge in questa parabola rappresenta il fatto che nulla veramente in questo mondo potrà soddisfare la nostra anima. Ci illudiamo che non sia vero, corriamo da un "piacere" all'altro, eternamente insoddisfatti fintanto che ci renderemo conto che ciò che può renderci veramente tali, è la comunione con Dio. "Trovarsi nel bisogno" è salutare. Felice è colui o colei che diventa consapevole che c'è nel suo cuore un vuoto che lo fa soffrire, che la sua anima anela a qualcosa di diverso, che c'è un bisogno nel suo spirito che le cose e i piaceri peccaminosi di questo mondo mancano di soddisfare. Colui o colei che ha questa consapevolezza "non è lontano dal regno di Dio". Sbagliamo, però, se cerchiamo risposta una volta ancora nel mondo, come quest'uomo che: "si mise con uno degli abitanti di quel paese" (15), perché si ritroverà solo a "pascolare i porci". Chi persiste a cercare nel mondo la sua soddisfazione ultima, cadrà solo e sempre più in basso. Gli esempi sono innumerevoli fra le testimonianze pubblicate da personaggi famosi, caduti in questa spirale discendente.
3. Quando questo giovane si rende conto di ciò che ha fatto, "rientra in sé stesso" (17), perché, evidentemente, prima era "fuori di sé". Le Scritture rappresentano il peccatore come preda di una follia spirituale e la sua rigenerazione come il ristabilimento della sua "salute mentale". In Efesini 4:18 troviamo questa descrizione per coloro che hanno deciso di andare lontano da Dio. Essi hanno: "
l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore". Quando Gesù libera l'indemoniato di Gerasa, egli viene descritto così: "seduto, vestito e sano di mente" (Mr. 5:15). Essere lontani da Dio è il risultato dell'incapacità di pensare correttamente e di valutare in modo appropriato sé stessi e gli altri. Significa soffrire di "allucinazioni", vedere le cose come non sono, pensare di "essere a posto". La sua mente è oscurata, non arriva alle giuste conclusioni, ma quando lo Spirito Santo opera in una persona, queste "allucinazioni" sono rimosse e, come il figlio prodigo, essa "rientra in sé stessa", ha ricuperato la sua salute.4. Giustamente, così, questo giovane si rende conto di non avere più alcun diritto presso suo padre. Vuole essere trattato come uno dei suoi servi. Almeno avrà da mangiare. Il suo bisogno è così grande che gli fa superare anche l'orgoglio di non volere ammettere di aver sbagliato. E' disposto ad umiliarsi. Molti sanno di sbagliare lontano da Dio, ma sono troppo orgogliosi per ammetterlo. Probabilmente non hanno ancora fatto sufficiente esperienza di tutta la tragedia e le miserie dell'essere lontani da Dio. Devono cadere ancora più in basso, e finalmente se ne accorgeranno e ritorneranno da Dio.
5. La meravigliosa, straordinaria esperienza del ritorno presso Dio, però, è che, quando veramente ci si ravvede dal nostro peccato di aver voluto errare lontano da Dio ed avere sprecato tutti i Suoi beni, Iddio li accoglie con disponibilità, affetto ed amore. Non aveva mai cessato di amarli. Tristemente era stato costretto a lasciare che essi assaggiassero l'amaro frutto di essere lontani da Lui. Il figlio prodigo ha la sorpresa, così, non solo di vedersi riaccogliere dal padre, ma di vedersi ridare quel che egli stesso aveva dissipato, e pure con grandi feste! Sapeva di non meritare questo trattamento, anzi, di meritare solo il castigo, ma, al contrario, come espressione dell'amore incondizionato di suo padre, di vedersi oggetto della Sua grazia.
6. Non è forse questo ciò a cui ci chiama, ognuno di noi, il testo biblico di oggi? Aprire gli occhi sulla nostra condizione, sulla nostra follia, e, confessando apertamente il nostro sbaglio nel volere stare senza di Lui, accogliere quella grazia che Iddio ci dona attraverso la Persona e l'opera del Salvatore Gesù Cristo. In Cristo, Iddio fa molto di più del Padre rappresentato dalla parabola. Non solo sta ad attendere con ansia il ritorno del figlio, ma gli va incontro e, pagando di persona, morendo in croce, lo riscatta dalla sua schiavitù, permettendogli così di "tornare a casa" con lui presso Dio. Per questo i cristiani sono quei peccatori che, confessando in verità i loro peccati, sono tornati presso Dio che li ha riaccolti e salvati. Essi sanno di non avere alcun titolo alla salvezza. Come scrisse l'apostolo Paolo: "Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo" (Efesini 2:1-10).
7. Tutto questo ha delle conseguenze molto pratiche su ciascuno di noi. Non solo la nostra personale riabilitazione agli occhi di Dio, ma anche il dovere di manifestare simile misericordia con il nostro prossimo, quando siamo oggetto di abusi da parte sua. Iddio ci dice: "Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi" (Cl. 3:13). Come avevamo osservato all'inizio al riguardo della grazia di Dio: Siamo disposti ad applicarla noi agli altri, soprattutto quando siamo noi la parte offesa? Questo è il nostro dovere, ma sarà per noi un comportamento naturale, se avremo compreso ciò che Dio ha fatto per noi. Lo stesso Padre Nostro dice: "
e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori" (Mt. 6:12).è
Canto dell’inno: Benedici Alma mia il Signore (Salmo 103:1-13). [da imparare con la comunità].4. Conclusione
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Annunciè
Preghieraè
Padre Nostroè
Canto dell’inno n. 42 (solo prima strofa)è
Benedizione, Amen cantatoè
PostludioFonti:
http://www.daniellesplace.com/html/rrsampleprimaryprodigal.htmlhttp://www.pbministries.org/books/pink/Miscellaneous/prodigal_son.htm
Paolo Castellina, 02/06/05. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "La Nuova riveduta", a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994.