Preparativi...


Quali preparativi?

Nelle quattro domeniche di Avvento le quattro candele che tradizionalmente vengono accese in successione portano ciascuna un significato ed un messaggio particolare.

Nella seconda domenica di Avvento si accende quella che viene chiamata "la candela della preparazione".

In questo periodo si fanno molti preparativi per il Natale: luci, colori, decorazioni, regali, alberini, presepi... Personalmente sto cominciando a diventare allergico a tutto questo, non perché non creda al Natale, ma perché i troppi abusi che si fanno di questa celebrazione cristiana mi disgustano perché sono un'offesa alla persona stessa che in questo periodo si dovrebbe celebrare, il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Dobbiamo però testimoniare - come cristiani - di fare le cose veramente come si debbono fare. Per i cristiani la "candela della preparazione" è segno di una necessaria "preparazione interiore" alla celebrazione del Natale del Signore Gesù.

La voce che ci invita a "prepararci" è oggi quella dell'antico profeta Isaia. Ascoltiamola come ci proviene dal capitolo 40 del suo libro, e poi - su questo testo - ci faremo diligentemente diverse domande, per comprenderne il messaggio e per applicarlo nella nostra vita. E' Parola di Dio. Ascoltate:

Il messaggio di Isaia


"«Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro DIO. Parlate al cuore di Gerusalemme, e proclamatele che il suo tempo di guerra è finito, che la sua iniquità è espiata, perché ha ricevuto dalla mano dell'Eterno il doppio per tutti i suoi peccati». La voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via dell'Eterno, raddrizzate nel deserto una strada per il nostro DIO. Ogni valle sia colmata e ogni monte e colle siano abbassati, i luoghi tortuosi siano raddrizzati e i luoghi scabrosi appianati. Allora la gloria dell'Eterno sarà rivelata e ogni carne la vedrà, perché la bocca dell'Eterno ha parlato». Una voce dice: «Grida!», e si risponde: «Che griderò?». «Grida che ogni carne è come l'erba, e che tutta la sua grazia è come il fiore del campo. L'erba si secca, il fiore appassisce quando lo Spirito dell'Eterno vi soffia sopra; certo il popolo non è altro che erba. L'erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro DIO rimane in eterno». O Sion, tu che rechi la buona novella, sali su un alto monte! O Gerusalemme, tu che rechi la buona novella alza la voce con forza! Alza la voce non temere! Di' alle città di Giuda: «Ecco il vostro DIO!». Ecco, il Signore, l'Eterno viene con potenza, e il suo braccio domina per lui. Ecco il suo premio è con lui e la sua ricompensa lo precede. Egli pascolerà il suo gregge come un pastore, radunerà gli agnelli col suo braccio e li porterà sul suo seno, e guiderà con dolcezza e cura le pecore che hanno i piccoli" (Isaia 40:1-11).


La prima domanda che ci poniamo su ciò che ci viene presentato in questo testo è:

A. Che succede?

Ecco un messaggero che si dispone a rivolgere un annuncio ufficiale. E' il profeta, colui che parla (-feta) davanti a tutti (pro-), dotato di una qualifica, di un ministero, di una dignità, di un incarico ufficiale. E' un "organo ufficiale", una "gazzetta ufficiale" che non possiamo ignorare. E' l'avviso pubblico affisso sull'albo ufficiale. La legge (ufficialmente proclamata) non ammette ignoranza. Consideriamo in questo modo il messaggio della Parola di Dio? Lo dovremmo. Perché? La seconda domanda che ci facciamo, infatti, è:

B. In nome di chi parla?

E' un messaggero del Sovrano Iddio, "il vostro DIO" (1), un messaggio che Egli gli ha affidato affinché lo annunci senza paura, senza lasciarsi intimidire "non temere" (9), forte dell'autorità del suo Re. "La bocca dell'Eterno ha parlato" (5): è il messaggio del Re dei re e del Signore dei signori. Vi saranno in giro, magari, dei nemici del Sovrano, ma non gli dovranno far paura.

L'atteggiamento più comune oggi verso chi annuncia l'Evangelo è la derisione, l'indifferenza, l'incredulità, la contrapposizione polemica. Non importa, però. Al profeta Ezechiele il Signore dice: "Sia che ascoltino o rifiutino di ascoltare, perché sono una casa ribelle, sapranno tuttavia che c'è un profeta in mezzo a loro. E tu, figlio d'uomo, non aver paura di loro e non aver paura delle loro parole, anche se ti trovi attorniato da ortiche e da spine e abiti in mezzo a scorpioni; non aver paura delle loro parole e non spaventarti di fronte a loro, perché sono una casa ribelle. Ma tu riferirai loro le mie parole, sia che ascoltino o rifiutino di ascoltare, perché sono ribelli" (Ez. 2:5-7).

Giunge dunque il messaggero ufficiale del Re. Chiediamoci ora:

C. A chi si rivolge?

Il profeta rivolge il Suo messaggio al popolo di Dio, "Il mio popolo" (1), a coloro che Gli appartengono in modo speciale, che sono stati suggellati con il Suo marchio di appartenenza, che Gli sono consacrati per ubbidirGli fiduciosamente.

Allora ed oggi molti ascoltano con attenzione il Signore Gesù, altri rifiutano di farlo. Perché? Gesù stesso disse: "Ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore, come vi ho detto. Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano" (Gv. 10:26-27).

La parola però non è solo rivolta al popolo di Dio, perché "tutto il territorio ed i suoi abitanti" appartengono a Lui. In modo particolare il profeta qui si rivolge ai deboli, ai bisognosi, ai piccoli, agli oppressi, perché per loro questo è oggi un messaggio di speranza. Chiediamoci così:

D. In che modo questo messaggio risuona?

1. Facendo appello al loro cuore (la "capitale") "al cuore di Gerusalemme" (2), al centro della loro personalità, per dirigere la direzione di fondo della loro vita. E' un messaggio che tocca tutto il nostro stesso essere, un messaggio esistenziale, che riguarda il nostro destino temporale ed eterno. Il profeta manda poi il suo messaggio:

2. "Gridando" forti espressioni tese ad essere ben udite e al fine di persuadere: "tu che rechi la buona novella alza la voce con forza! Alza la voce non temere!" (9). Il grido sottolinea qui l'importanza e la serietà del messaggio che deve coprire ogni altro messaggio di secondaria importanza. Non è un messaggio da ascoltarsi come si ascolta la radio, come il rumore di fondo che ci fa compagnia ma che non ci impegna più di quel tanto. E' un messaggio che implica la nostra massima attenzione. Interessante poi:

E. In quale condizione annuncia questo messaggio?

1. In un "deserto"! "La voce di uno che grida nel deserto" (3). Predicare in un deserto? Che significa? E' terra arida, senza vita, senza bellezza di vegetazione e non produttiva di frutti. Questo è simbolo della condizione spirituale del Suo popolo, come pure delle Sue creature: del tutto deprimente. Non c'è né bellezza, né frutto. Solo desolazione, fuoco che brucia (giudizio). Non avrebbe dovuto essere "un giardino" la terra? Non avrebbero dovuto i Suoi servitori coltivare e prendersi cura della Sua terra e del Suo popolo? Com'è che sono finiti ad essere un deserto spirituale? La denuncia del profeta è chiara. Ma il profeta deve pure annunciare:

2. Su un monte, da una posizione elevata affinché tutti sentano, "sali su un alto monte" (9). Il messaggio è proclamato a tutti, dall'alto, come i vecchi pulpiti affinché tutti intendano chiaramente, affinché il profeta abbia contatto visivo con tutti. Nessuno può nascondersi, come fa magari qualcuno in chiesa stando nei banchi sul fondo, magari nascondendosi dietro le teste della gente. Riguarda tutti. Il Signore vuole rapportarsi a tutti. Non dobbiamo aver timore, date le caratteristiche del messaggio di oggi. Facciamoci poi un'altra domanda ancora:

F. Quali caratteristiche ha questo messaggio?

1. E' "una buona novella", una buona notizia. Non l'annuncio di un evento disastroso, negativo. Questo è lo stile delle notizie sui fatti che accadono in questo modo come conseguenza del cattivo operato umano. Certo il Signore a volte dà cattive notizie ai peccatori ed ai ribelli, annunciando loro l'imminente giudizio, ma oggi per i deboli, i bisognosi, i piccoli, gli oppressi è oggi un messaggio di speranza. Infatti:

2. E' una consolazione: "Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro DIO' (1) per chi è stanco di una vita frustrante, improduttiva, senza scopo né prospettiva. Magari proprio voi siete ora in questa situazione! Esso però è anche:

3. E' un richiamo alla realtà, ad avere una visione realistica della realtà (7,8). Noi ci illudiamo di essere chissà chi e di poter fare chissà che cosa. Viviamo "nelle nuvole" dei nostri empi desideri... Saremo sempre frustrati se cercheremo in questo mondo la risposta ai nostri bisogni più profondi, se pensiamo che questo mondo possa soddisfarci. S. Agostino diceva: "Inquieto è il cuor nostro finché non si riposa in te". Nulla soddisfa a pieno il cuore umano: solo Dio appaga e riempie l'anima. Questo è il segno che una scintilla divina brilla in noi; infatti è insopprimibile l'esigenza dello spirito che tende sempre a riunire la misera creatura al Creatore. Troppi vivono nell'irrequietezza, stanchi della vita perché lontani da Dio. Infatti il messaggio è teso:

4. A porre in rapporto con Dio: «Ecco il vostro DIO!» (9). E' messaggio re-ligioso perché la re-ligione è il tessuto stesso della vita. Il messaggio è la mano tesa di Dio che viene incontro alle Sue creature umane ribelli persuadendole che la causa di tutte le loro miserie è la loro ostinata e folle volontà di potere fare a meno di lui. Siamo però ora alla domanda culminante:

G. Qual è il contenuto di questo messaggio?

Esso parla de:

1. La fragilità umana e l'eternità di Dio. Ecco che cosa innanzitutto consiste il richiamo alla realtà: "L'erba si secca, il fiore appassisce quando lo Spirito dell'Eterno vi soffia sopra; certo il popolo non è altro che erba. L'erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro DIO rimane in eterno" (7,8). Noi siamo fragili, siamo nulla, e l'unica realtà stabile è quella di Dio: in essa potremo trovare la nostra stabilità più autentica.

2. L'opera compiuta da Dio in favore delle creature umane. E' questo un magnifico messaggio di grazia. L'annuncio dell'Evangelo consiste nel farci sapere ciò che Dio nella Sua grazia e misericordia, ha fatto per la condizione umana impotente a salvarsi. Come si può spiegare questa Sua opera?

a. Il tempo di guerra è finito (2b). Ci sono tante guerre in questo mondo, ma la maggiore è quella dell'uomo con Dio, la sua ingiustificata avversione verso Dio, la sua assurda pretesa all'autonomia, il suo voler essere dio a sé stesso e il voler fare a meno di Dio. E' una guerra in cui noi sempre abbiamo la peggio, perché non si può illudersi di contrastare l'Onnipotente e vincere. Dio prende l'iniziativa di voler mettere fine a questa guerra. L'apostolo Paolo afferma: "Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione, poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro, e noi vi esortiamo per amore di Cristo: Siate riconciliati con Dio. Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui" (2 Co. 5:18-21). Questo concetto viene espresso dal nostro testo stesso:

b. l'iniquità è espiata (2c) il debito verso la giustizia è stato saldato. Noi dobbiamo pagare a causa dei nostri peccati. La nostra ribellione a Dio si paga, la nostra infrazione alla Sua santa legge si paga salata. Qualcuno però è venuto e si è offerto di pagare quello che noi non avremmo potuto pagare, di espiare lui per noi la pena che noi avremmo dovuto espiare: è il Messia, il Figlio di Dio, Dio con noi, che viene per espiare la pena di coloro che Gli appartengono. Infatti il messaggio è:

2. Dio sta per venire (Quella di Cristo è: "La visita del sovrano"): "Ecco, il Signore, l'Eterno viene con potenza, e il suo braccio domina per lui. Ecco il suo premio è con lui e la sua ricompensa lo precede" (10). E' la visita stessa del Sovrano fra di noi. L'evangelista Giovanni dice: "Egli (la Parola) era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene nel mondo. Egli (la Parola) era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non lo ha conosciuto. Egli è venuto in casa sua, e i suoi non lo hanno ricevuto, ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l'autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da Dio. E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell'unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità" (1 Gv. 1:10-14). Una delle cose magnifiche che il Messia sarà è che:

3. Egli sarà Pastore "Egli pascolerà il suo gregge come un pastore, radunerà gli agnelli col suo braccio e li porterà sul suo seno, e guiderà con dolcezza e cura le pecore che hanno i piccoli" (11). Si, Gesù vuole essere come il pastore che guida le sue pecore, conoscendole una per una, proteggendole e guidandole a pascoli salutari. Non è questa una magnifica notizia? Far parte del gregge di cui Gesù è pastore? Abbiamo infine un'ultima domanda:

H. Quali sono le conseguenze di questo annuncio?

Esso è teso:

1. Per preparare: "La voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via dell'Eterno, raddrizzate nel deserto una strada per il nostro DIO. Ogni valle sia colmata e ogni monte e colle siano abbassati, i luoghi tortuosi siano raddrizzati e i luoghi scabrosi appianati" (3,4). Disponiamo dunque il nostro cuore ad accogliere Gesù come Signore e Salvatore della nostra vita, togliamo da davanti a Lui ogni ostacolo che impedisce il Suo ingresso nella nostra vita, e faremo:

2. L'esperienza della gloria di Dio: "Allora la gloria dell'Eterno sarà rivelata e ogni carne la vedrà" (5). Non vedo, non conosco, non capisco, non intendo, dice l'uomo d'oggi che ha sete d'esperienze e non di cose astratte. Queste cose, però, non sono cose astratte, ma diventeranno esperienza per chiunque accoglie Gesù come Signore, Salvatore, Maestro e Guida della sua vita. Molti affermano di non intendere né Dio né le Sue parole: è ovvio, perché hanno bisogno di una nuova nascita, di una rigenerazione interiore che solo al seguito di Cristo ci sarà possibile.

Conclusione

La seconda domenica di Avvento vede dunque accendersi "la candela della preparazione". Abbiamo udito il messaggio del profeta che ci chiama a disporre il nostro cuore a ricevere il Re dei re ed il Signore dei signori. Le decorazioni natalizie non serviranno proprio a nulla se non avremo un cuore ed una mente pure in cui davvero entra il Signore che nel periodo natalizio celebriamo, anzi, diventerà solo un insulto ed un'offesa al Suo santo Nome se non lo faremo. Comprendiamo la serietà di questo evento?

[Paolo Castellina, v.d.m. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Diodati", Edizione La Buona Novella, Brindisi, 1991. sabato, 7. dicembre 1996].


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