Il preciso mandato che il Signore Gesù ha consegnato a me, come Suo discepolo, a me e a quanti come me hanno affidato a Lui la loro vita, è il dovere ed il privilegio di proclamare in ogni luogo ed in ogni tempo, il Suo gioioso messaggio.
Quello di Gesù è un gioioso messaggio che deve essere proclamato con forza ad ogni uomo, donna e bambino qualunque siano le circostanze della sua vita, nella gioia come nel dolore, in ricchezza come in povertà, perché il segreto di una vita veramente significativa ed eterna si trova in Cristo Gesù soltanto.
Quello di Gesù è un gioioso messaggio che assume un particolare significato di consolazione e di liberazione proprio nel contesto della malattia e della morte, perché se pure la triste sorte della malattia e della morte ci accomuna e ci rattrista, è solo in Cristo che possiamo superarla e vederla da un'altra prospettiva. Come esseri umani siamo solidali nella malattia e nella morte, ma come discepoli di Gesù stabiliamo una solidarietà, una comunione, di vita e di speranza che dura per sempre e che ci rallegra anche nelle peggiori delle circostanze.
Ascoltate che cosa proclamava Pietro, discepolo ed apostolo di Gesù quando un giorno incontrò una famiglia italiana come le nostre nell'antica Palestina:
«...Voi sapete ciò che è accaduto per tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo che Giovanni predicò: come Dio abbia unto di Spirito Santo e di potenza Gesù di Nazareth, il quale andò attorno facendo del bene e sanando tutti coloro che erano oppressi dal diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose che egli ha fatto nel paese dei Giudei e in Gerusalemme; e come essi lo uccisero, appendendolo a un legno. Ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e ha fatto sì che si manifestasse, non già a tutto il popolo, ma ai testimoni preordinati da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui, dopo che è risuscitato dai morti. Or egli ci ha comandato di predicare al popolo e di testimoniare che egli è colui che Dio ha costituito giudice dei vivi e dei morti. A lui rendono testimonianza tutti i profeti, che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome»" (At 10:34-43).
Si, chiunque affida la propria vita alla Persona ed all'opera di Gesù Cristo si vede, per grazia di Dio, infranta la barriera di peccato che lo separa da Dio, ed ottiene di poter rigenerare la propria vita e di passarla nella gioia e nel compimento della comunione con Lui per sempre.
Questo messaggio viene per noi illustrato nel racconto evangelico della risurrezione di Lazzaro nel Vangelo secondo Giovanni, al cap. 11 (11-45). Nella risurrezione di Lazzaro, morto per una grave malattia, Gesù proclamò allora e proclama per noi oggi chi Egli sia e che cosa possa fare. Leggiamone il testo, intervallato da alcuni commenti.
1. La condizione umana e la consolazione di un'amicizia. "Era allora malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta, sua sorella. Or Maria era quella che unse di olio profumato il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; e suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato»".
La nostra esistenza qui su questa terra è un'esistenza fragile e precaria, destinata a decadere ed a morire. Spesso sentiamo il peso di questa precarietà e ci chiediamo che senso abbia tutta questa nostra esistenza. E' forse un'assurda casualità dell'evoluzione? Talora usiamo così questa vita come un prodotto "usa e getta", un "vuoto a perdere", traendo da essa tutto il piacere e la soddisfazione possibile e poi... e poi niente! Altre volte prematuramente roviniamo consapevolmente la nostra esistenza con scelte sbagliate: uno spreco di risorse.
Ecco però che qualcuno trova in questa vita valori importanti e preziosi: l'amicizia, l'amore, la solidarietà, e tutto viene illuminato di una luce diversa. Ecco che qualcuno fa un incontro che si rivelerà significativo e decisivo, quello con il Signore Gesù. Maria, Marta e Lazzaro trovano in Gesù un amico prezioso, non solo questo, ma Gesù accompagnerà anche Maria a risanare la sua vita da scelte sbagliate e a ritrovare la comunione con Dio. Che gran dono quello dell'amicizia con Gesù: Gesù va presso questa famiglia colmandola di un amore grande e disinteressato. Che gioia, quando Gesù passa da loro durante i suoi viaggi e vi si ferma per la notte.
Lazzaro però cade ammalato gravemente. E' il loro amato fratello, è colui che provvede alla casa. Che fare? Il pensiero corre subito a Gesù, Colui che li aveva tanto beneficati nel passato. Certo Lui non permetterà che la malattia strappi loro Lazzaro. Gesù ha sempre mostrato di volergli bene.
2. Da dispetto a Dio ad occasione per glorificarlo! "E Gesù, udito ciò, disse: «Questa malattia non è a morte, ma per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato». Or Gesù amava Marta, sua sorella e Lazzaro. Come dunque ebbe inteso che Lazzaro era malato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dove egli era. Poi disse ai suoi discepoli: «Torniamo di nuovo in Giudea» (...)".
Gesù dunque viene informato della situazione. Se ne rattrista fortemente, ma trasformerà questa malattia in un'occasione per rivelare la Sua identità e la Sua potenza. La malattia è disperata, la malattia è mortale, la malattia è una vittoria di Satana sulla vita, sull'amicizia e sull'amore. Se però Gesù se ne fa carico, allora certamente quella malattia non sarà a morte, e intervenendo Gesù, essa si trasformerà da dispetto fatto al Dio della vita a occasione per dimostrare la Sua maggior potenza.
Gesù però non va subito presso l'infermo. Come mai? Se ne disinteressa forse? Ci sono altre cose che ritiene più importanti di un uomo malato? Non teme che la malattia si aggravi rendendo impossibile la guarigione? Gesù vuole mettere alla prova la fede dei Suoi discepoli: Egli si può permettere questo ritardo. Nulla è irreparabile per Gesù.
3. Neanche il nemico ultimo dell'uomo può fermarlo. "Dopo aver detto queste cose, soggiunse: «Il nostro amico Lazzaro si è addormentato, ma io vado a svegliarlo». Allora i suoi discepoli dissero: «Signore, se dorme si riprenderà». Or Gesù aveva parlato della sua morte, essi invece pensavano che avesse parlato del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto. Ed io mi rallegro per voi di non essere stato là, affinché crediate; ma andiamo da lui» (...)".
Gesù è cosciente che Lazzaro nel frattempo e morto. Per Gesù però Lazzaro "dorme". Questa è più che un'espressione idiomatica, Lazzaro "dorme" come attendendo il Suo intervento. "A tutto c'è un rimedio, fuorché alla morte", dice la sapienza popolare. La morte, la tragedia ultima, oppure l'estremo sollievo per la sofferenza, in ogni caso un nemico invincibile. E' vero? Certo lo è per l'uomo separato da Dio. Quello che normalmente, però, è lo smacco più grande per la nobile creatura umana, per Gesù diventa un'ulteriore dimostrazione della Sua identità e potenza. "Affinché voi crediate chi sono io e che cosa sono in grado di fare".
4. Una fiducia illimitata. "Arrivato dunque Gesù, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi. E molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. Marta dunque, come udì che Gesù veniva, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto, ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà»".
Da quattro giorni ormai Lazzaro era ora morto e sepolto. "Se tu fossi venuto prima..." Marta pare rimproverare Gesù. La fiducia di Marta in Gesù, però, è illimitata. Pensate: una fiducia illimitata in Gesù. Se fosse soltanto stato un semplice "amico di famiglia", questa fiducia sarebbe stata "da pazzi", assurda. Evidentemente Marta aveva ricevuto la grazia di intendere che dietro la figura umana di Gesù stava la presenza stessa di Dio, il Dio della vita e della creazione, a cui nulla è impossibile. La grazia di intendere chi sia davvero Gesù: ecco che cosa dobbiamo chiedere in preghiera a Dio per noi personalmente, e questa è sempre la preghiera che io rivolgo a Dio in favore di chi ode la predicazione dell'Evangelo: "Signore, concedi loro di intendere Chi sia Gesù e che cosa possa rappresentare per la loro vita". Ricordate il testo biblico iniziale? "Or egli ci ha comandato di predicare al popolo e di testimoniare che egli è colui che Dio ha costituito giudice dei vivi e dei morti. A lui rendono testimonianza tutti i profeti, che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome»" (At 10:34-43).
5. La fiducia nel catechismo? "Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà nella risurrezione all'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?». Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo»".
Gesù annuncia a Marta la risurrezione di Lazzaro. ...ma questo era ciò che si annunciava ad ogni funerale! Marta è una credente devota: non si sognerebbe mai di mettere in questione il catechismo! "Che cosa vuoi dirmi Gesù? A me non bastano le rassicurazioni tipiche dei funerali... Tu puoi fare di più!". Si, Gesù non è un predicatore che ai funerali dica parole consolatorie e di circostanza, per quanto bene intenzionate. La presenza di Gesù non rimanda ad un imprecisabile futuro. Quando Gesù è presente la vita la dona subito! Egli è l'energia creatrice e ricreatrice. Chiunque si pone nell'ambito diretto della Sua influenza, chiunque costantemente fa riferimento a Lui, chiunque riconosce la Sua sovranità nella propria vita, chiunque si rapporta a Lui credendo, affidandosi a Lui completamente, confidando in Lui, ha ed avrà vita, vita significativa ed eterna. "Vivere in Lui" vuol dire affidarsi a Lui, naturalmente, ubbidirGli, assumendo il Suo modi di pensare, il Suo stile di vita, i Suoi valori... Chi fa questo vive e vivrà.
Quello che Gesù dice non è una pia intenzione: è un fatto. Marta - per grazia di Dio - ne è cosciente: "Tu, Gesù, non sei un predicatore qualunque, "tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo". Che stupefacente confessione di fede!
6. Una pretesa delusa? La scena però si ripete per la sorella Maria e per la gente. "E, detto questo, andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Appena udito ciò, ella si alzò in fretta e venne da lui. Or Gesù non era ancora giunto nel villaggio, ma si trovava nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Perciò i Giudei che erano in casa con lei per consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, dicendo: «Ella se ne va al sepolcro per piangere la». Appena Maria giunse al luogo in cui si trovava Gesù, e lo vide, si gettò ai suoi piedi, dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto». Gesù allora, come vide che lei e i Giudei che erano venuti con lei piangevano, fremé nello spirito e si turbò, e disse: «Dove l'avete posto?». Essi gli dissero: «Signore, vieni e vedi». Gesù pianse. Dissero allora i Giudei: «Vedi come l'amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Non poteva costui che aprì gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?»".
Stesso "rimprovero" da parte di Maria e da parte della folla che prende per scontato che Gesù avesse dovuto fare qualcosa. Quella della folla, però, non è fede, è la pretesa di vedere lo spettacolo offerto da qualcuno che "fa il suo mestiere". Quello della folla è anche scetticismo, perché non si illude che un "mago" come Gesù possa certo ridare vita ad un morto: queste cose non accadono! Così la folla accorsa nulla si aspetta da Gesù - non Lo conosce - che un pio discorso e le lacrime. Si, Gesù piange, non certo perché le circostanze lo impongano, non certo perché non ci possa fare nulla, ma perché Gesù non prende la sofferenza e la morte alla leggera. Gesù partecipa pienamente al dolore umano.
7. Nessuna situazione limite. "Perciò Gesù, fremendo di nuovo in se stesso, venne al sepolcro; or questo era una grotta davanti alla quale era stata posta una pietra. Gesù disse: «Togliete via la pietra!». Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già, poiché è morto da quattro giorni». Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?». Essi dunque tolsero la pietra dal luogo dove giaceva il morto. Gesù allora alzati in alto gli occhi, disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai esaudito. lo sapevo bene che tu mi esaudisci sempre, ma ho detto ciò per la folla che sta attorno, affinché credano che tu mi hai mandato»".
Davanti così all'"impossibile" Gesù manifesta, per chi crede in Lui tutta la Sua potenza creatrice e ricreatrice. Non c'è situazione per quanto al limite che Egli non possa restaurare. Gesù viene "esaudito sempre", anche dopo quattro giorni dalla morte, anche dopo settimane, mesi, anni, secoli... Non rimane che cenere... Gesù può farci ancora qualcosa? Certamente! Quando il libro dell'Apocalisse parla della risurrezione finale dei giusti e degli ingiusti, non importa siano passati secoli dalla loro morte, essi verranno restituiti alla vita personale quand'anche fossero dispersi nel mare. Impossibile? Forse per noi. Vorreste dire che per Dio qualcosa sia impossibile? Superiamo gli stretti confini del "si può" e del "non si può" a cui siamo abituati. Con Gesù "tutto è possibile". Tutto è possibile per chi crede in chi Lui sia veramente. Non siete disposti oggi a fare quest'atto di fede?
8. E allora... "E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Allora il morto uscì, con le mani e i piedi legati con fasce e con la faccia avvolta in un asciugatoio. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Allora molti dei Giudei, che erano venuti da Maria e avevano visto tutto quello che Gesù aveva fatto, credettero in lui".
Sciolti i legami della morte, Gesù risorge Egli stesso mostrando che Egli è Dio con noi, il Salvatore, Colui che è venuto per l'umana salvezza per chi accoglie la sfida di affidarsi completamente a Lui, come quelle sorelle, Marta e Maria. Un giorno il Signore comanderà alla morte al riguardo di colui o colei che è vissuto ed è morto nella fede in Lui: "Che sia sciolto dai legami della morte, che sia lasciato andare. Morte, non hai più alcun potere su coloro che appartengono a Me. Sono miei, e saranno miei per sempre. Che sia sciolto, che sia lasciato andare...". Non vorremmo ciascuno di noi essere in questa situazione? Vivere e morire in Cristo affinché Egli, quando tornerà, dica a ciascuno di noi "che sia sciolto dalla morte, che sia lasciato andare!". I presenti vedono e ricevono da Dio la grazia di credere in Lui. Anche ad essi un giorno il Signore dirà: "Scioglieteli e lasciateli andare".
Il messaggio dell'Evangelo che ancora oggi qui è risuonato è ancora dunque pertinente. Riascoltiamo Pietro: "Ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e ha fatto sì che si manifestasse, non già a tutto il popolo, ma ai testimoni preordinati da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui, dopo che è risuscitato dai morti. Or egli ci ha comandato di predicare al popolo e di testimoniare che egli è colui che Dio ha costituito giudice dei vivi e dei morti. A lui rendono testimonianza tutti i profeti, che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome»" (At 10:34-43).
Che vuol dire questo "perdono dei peccati" se non vederci da Lui sciolti e liberati dalle catene dei nostri peccati che ci impediscono di camminare e di giungere al nostro Creatore per avere per sempre comunione con Lui? Gesù è Colui che, il solo, può scioglierci dalle nostre afflizioni, peccati, malattie, oppressioni, tristezza, scoraggiamento, paura, viltà, egoismo... "Che sia sciolto e lasciato andare...": ecco che cosa Gesù vuole cominciare a dire fin da oggi a ciascuno di noi che ode questo Evangelo: sciolto da ogni peso che ci opprime e lasciato andar nella libertà dei figlioli di Dio, anche dai legami di questa nostra povera esistenza terrena, per andare nella gloria della comunione con Dio, per sempre. Che questo il Signore possa dire a ciascuno di noi oggi, noi che in Lui vogliamo con fiducia, e senza timore confidare. Amen.
[Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte
dalla versione "Nuova Diodati", Edizione La Buona Novella, Brindisi, 1991.
venerdì, 1. novembre 1996].