Le benedizioni del conoscere Dio

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Introduzione

Una conoscenza personale rivelatrice. Immaginate una persona che bussa alla vostra porta: è uno sconosciuto. Vi chiedete: "Chi è? Che cosa vuole? Quali sono le sue intenzioni? C’è da fidarsi?". Ecco che però - per rompere l’imbarazzo - egli si presenta: vi fa conoscere il suo nome, vi dice da dove viene, quale sia lo scopo della sua visita. Immaginate che sia il nuovo proprietario della casa che sta vicino alla vostra, casa che per diverso tempo era rimasta vuota. Ora lui e la sua famiglia abiteranno proprio li, saranno i nostri nuovi vicini di casa. E’ stato gentile da parte sua a presentarsi. Sembra una persona simpatica. Dopo un po’ di tempo giungete a conoscere anche la sua famiglia. Vi invitano nella loro casa, vi offrono il caffè, cominciate a conoscerli un po’ meglio. Eventualmente diventate non solo buoni vicini, ma anche amici. Da estranei di cui sospettavate, essi diventano amici di cui vi potete fidare. Gradualmente vi siete fatti conoscere, avete aperto reciprocamente il cuore, avete rivelato voi stessi, la vostra identità profonda.

Solo frequentandoci e parlandoci possiamo cominciare davvero a conoscerci. Spesso è solo idealmente nel contesto del matrimonio - cioè di un rapporto continuato ed impegnato - che possiamo conoscere più a fondo chi - in questo modo - ci è diventato partner della vita.

Iddio, il Creatore e Signore del cielo e della terra, è un Dio che si rivela, che si fa conoscere. Egli si fa a noi conoscere in molti modi. Come l’Autore del creato che ci circonda, possiamo sapere molto sulla Sua grandezza, potenza e divinità. Dio però si rivela con maggior chiarezza attraverso la storia antica del Suo popolo eletto, Israele, e pienamente, attraverso la Persona e l’opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Di tutto questo ce ne dà testimonianza la Bibbia che giunge così, in quanto tale, ad identificarsi con la stessa Parola di Dio.

Dio si fa conoscere, si rivela pienamente, anche nel Suo caso, quando stabiliamo con Lui, attraverso la mediazione della Bibbia, un rapporto personale, anzi, di più, solo nel contesto di un rapporto personale che perdura nel tempo e che è suggellato dalla firma ad un patto, il patto che Lo lega al Suo popolo particolare: la Chiesa.

La benedizione di conoscere Dio

Dio si rivela a noi - nella complessità della Sua personalità - in ciò che la teologia cristiana ha chiamato "la santa Trinità", cioè nell’aspetto di Padre, di Figlio, e di Spirito Santo. Non è possibile intendere ciò che sia la Trinità senza stabilire prima e poi coltivare un personale rapporto con Dio.

Un rapporto personale con Dio, il nostro Creatore, è ciò che l’anima di ciascuna creatura umana anela, anche se non ne siamo coscienti, perché non avremo mai pace finché non saremo in autentico rapporto personale con Dio. Ecco perché la Bibbia non si dilunga in speculazioni sull’essenza di Dio ma, più che con parole, fa appello ad un’esperienza.

Infatti le formulazioni del concetto di Trinità, nella Scrittura, si pongono nel contesto di ciò che si può conoscere solo nell’ambito di un rapporto personale. Il battesimo - nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo - segna l’inizio di questo rapporto. Esso continua in tutta la vita del credente come benedizioni di cui si può fare esperienza. Si, conoscere Dio è una benedizione. La predicazione autentica dell’Evangelo deve promuovere questo rapporto, accompagnare ciascuno a stabilire questo rapporto, a coltivarlo e a raccoglierne i benefici per noi stessi e gli altri.

Il testo biblico proposto alla nostra attenzione quest’oggi contiene le parole conclusive della seconda lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani di Corinto.

Potreste dirmi: con che altro se non con "saluti e baci" può terminare una lettera? Infatti, termina con "saluti e baci". Non si tratta però di saluti formali. Il testo esprime pure il desiderio profondo ed autentico che i suoi lettori facciano esperienza della benedizione del conoscere Dio in tutte le Sue dimensioni rivelate.

Esso dice:

"Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d'amore e di pace sarà con voi. Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi". (2 Co. 13:11-13).

I multiformi aspetti di Dio

L’Apostolo esprime il desiderio profondo che coloro che riceveranno il suo messaggio possano conoscere: "(1) La grazia del Signore Gesù Cristo e l(2) ’amore di Dio e (3) la comunione dello Spirito Santo...".

L’Apostolo è persuaso che la dottrina della Trinità non possa essere oggetto di speculazione ma solo essere una verità da scoprire e vivere in tutte le benedizioni che comporta. Avete fatto esperienza voi delle benedizioni del conoscere i multiformi aspetti della Persona di Dio?

Dio rivela Sé stesso a noi come una trinità di persone: (1) il Padre eterno, di cui siamo chiamati a diventare figli adottivi; (2) il Figlio eterno, che ci rende possibile questa adozione; (3) lo Spirito eterno, per mezzo del quale noi - con ogni altra creatura - noi viviamo. Ciononostante non vi sono tre dei, ma uno solo, per cui noi ed ogni altra cosa viviamo.

E’ una trinità di benedizioni quella a cui siamo chiamati. L’amore del Padre, la grazia del figlio e la comunione dello Spirito Santo: tutti coloro che sono stati chiamati a far parte di Dio sono invitati a lasciarsi abbracciare da queste benedizioni. Amore, grazia, e pace non sono tre cose distinte, ma una e la stessa: il frutto di conoscere Dio per esperienza.

I. La grazia del Signore Gesù

L’Apostolo inizia con "la grazia del Signore Gesù Cristo", perché essa è quella che può essere considerata a noi la più vicina.

Se vogliamo avvicinarci veramente a Dio, al Suo volto, al Suo cuore, dobbiamo avvicinarci a Gesù Cristo, il "volto umano" di Dio, se mi si permette questa espressione... Egli è la porta, la via, l’accesso attraverso il quale noi veniamo introdotti al senso dell’amore di Dio. Egli è il Maestro per eccellenza. Vogliamo conoscere Dio che ci sembra lontano ed astratto: l’esperienza storica e concreta di innumerevoli persone nel corso di questi secoli, ha dimostrato che chiunque si sia avvicinato con fiducia al Cristo delle Scritture, dei Vangeli, ha incontrato Dio, il quale gli veniva incontro con grazia ed amore.

Quand’ero ragazzo io ho veramente conosciuto Dio come Persona con la quale ti puoi rapportare e che fa appello al tuo cuore, attraverso uno studio biblico con dei cristiani che mi hanno accompagnato a leggere ed a comprendere i vangeli. I personaggi dei Vangeli diventavano per me messaggio e parabola. Mi sono identificato con Natanaele che Gesù aveva conosciuto prima ancora che si presentasse davanti a Lui e mi sono accorto che anch’io, prima ancora che mi interessassi a Gesù, ero già conosciuto ed amato da Qualcuno che aveva formulato dei progetti nei miei riguardi. Mi sono identificato in Nicodemo quando Gesù gli aveva detto che doveva nascere di nuovo per vedere il regno di Dio. Così io ho compreso di aver bisogno di una rigenerazione interiore che solo Gesù poteva rendere in me possibile. Mi sono identificato in Levi che Gesù aveva fatto prendere coscienza del peccato che c’era nella sua vita e che aveva condotto al ravvedimento ed alla fede. Così anch’io ho compreso come avrei dovuto ravvedermi dei miei peccati ed affidare a Gesù tutta la mia vita.

I personaggi che nei Vangeli incontrano Gesù non sono personaggi antichi e sorpassati: sono personaggi in cui ciascuno si può identificare e che Dio usa per guidare la nostra vita verso il Salvatore Gesù facendoti prendere coscienza del nostro bisogno di Lui, del nostro bisogno della grazia che solo Cristo ci può dare da parte di Dio.

Grazia significa "dono" e chi scopre il Cristo della Bibbia scopre che Dio vuole fargli personalmente doni meravigliosi che solo in Lui sono disponibili. "Grazia" era la parola che - nella Bibbia - meglio sembrava riassumere ciò che Cristo fece per noi, ed include sia redenzione, sia conoscenza di Dio, sia speranza di vita eterna: (1) redenzione dal peccato che rovina la nostra vita, (2) conoscenza di Dio in cui solo consiste la nostra vita, (3) speranza autentica di cui tanto la nostra umanità ha bisogno.

Il mondo ha sempre cercato spasmodicamente redenzione dalla propria miseria, luce nelle proprie tenebre e speranza nella propria disperazione. Anche tu lotti con il dolore e l’afflizione che questo comporta, con il problema della disillusione e dei tuoi fallimenti. Noi puoi continuare a tirare pugni nell’aria in una lotta senza frutto. Su di te cala la nebbia come sulla pianura in un pomeriggio autunnale: è il senso della tua insopprimibile angoscia esistenziale. Ecco però che l’uomo e la donna che scopre il Signore Gesù vede venire la grazia, la sicura e certa fede che Dio era nel mondo e che non lo lascia lottare invano, che non lo lascia inevitabile preda di passioni, tenebra e morte. Non è forse una meravigliosa benedizione questa che riceviamo in Cristo?

II. L’amore di Dio

Con la "grazia del Signore Gesù Cristo" viene pure e proprio per questo, l’amore di Dio.

In questa nostra epoca segnata dall’assenza di Dio nella coscienza dei più, sembriamo come tanti orfani che vagano in questo mondo alla ricerca di amore e che solo si sentono perduti ed abbandonati.

Vi sono anche molti cristiani che perdono il senso della paternità di Dio. Tendono a parlare dell’Onnipotente, o della Provvidenza, come se non fosse una persona, ma solo un’astrazione. Molti pensano a Lui come al Giudice supremo o come ad un potente Sovrano, e si dimenticano delle infinite profondità del Suo amore.

Sia gli uni che gli altri cercano amore presso chi amore non può dare, cercano consolazione presso dei "patrigni" e delle "matrigne" che non possono darla loro. Oggi molti cercano amore, per esempio, in rapporti sessuali casuali e mercenari, ma il sesso senza amore vero non soddisfa.

Molti hanno avuto un’esperienza negativa del proprio padre terreno e quindi - oltre a alienare la qualità dei loro rapporti con gli altri - proiettano su Dio un’immagine sbagliata di che cosa possa significare la presenza di un padre nella loro vita. Già, che razza di idea di padre possono avere chi ha avuto un padre assente, un padre che mai parlava con loro, che solo li sgridava o li bastonava o, peggio, un padre che li violentava? Hanno bisogno di guarire dalle ferite che i loro genitori terreni hanno inflitto loro e scoprire il vero volto della paternità, quella di Dio: affetto, totale disponibilità ed amore, amore che si spinge fino a dare la Sua vita per noi. Certo, anche severità, perché guida e severità è pure necessaria nel vero amore, ma amore autentico - quello di Dio - che noi possiamo scoprire studiando con attenzione le testimonianze che di Lui la Bibbia ci dà e che possiamo far nostro quando ne prendiamo coscienza.

Si, Dio si rivela a noi come il Padre che adotta noi, povere creature orfane e erranti, nella Sua famiglia, rendendoci eredi delle Sue ricchezze spirituali. Egli ci ama in modo infinitamente più grande, ma in qualche modo simile a come noi amiamo i nostri figli. (1) Scopriamo come Egli ci perdoni quando torniamo a Lui. (2) Come Egli ci aiuti sul nostro cammino quando tendiamo ad inciampare. (3) Come Egli ci dia il braccio di un Padre al quale ci possiamo appoggiare e la mano di un Padre, per guidarci.

L’amore del Padre è come il sole che brilla in cielo, esso brilla su tutti i campi ed i terreni, ma su di uno vi è cresciuto buon grano, su un altro solo erbacce, su un altro ancora nulla. La differenza non sta nell’azione del sole, ma sulla preparazione del terreno. Così è con l’anima dell’uomo. L’amore del Padre è su di tutti, ma la benedizione dell’amore ci viene in proporzione di come lavoriamo il suolo della nostra anima. Dipende dal nostro impegno; non viene per sostituirsi al nostro lavoro, ma a farlo prosperare ed a benedirlo. Coltivare la nostra anima, spezzare la durezza della sua crosta, ararla, seminarvi sopra il buon seme della Parola di Dio e vedere come essa - sotto il sole fecondo di Dio - possa prosperare spiritualmente ed avere abbondante frutto. Non lo vorremmo, e non sarebbe questa una benedizione meravigliosa?

III. La comunione dello Spirito Santo

E’ così che l’amore di Dio diventa la comunione dello Spirito Santo: altra magnifica ed auspicabile benedizione.

Il Padre eterno non ha posto il Suo amore in qualche spazio infinitamente distante per brillare e bruciare come qualche lontana stella dell’universo. Una stella, anche la più magnifica, noi la possiamo osservare ad occhio nudo come un puntino in una notte oscura, un po’ meglio con un telescopio, ma essa rimane un oggetto lontano. Una stella, anche la più bella la possiamo solo vedere a distanza. Non serve a farci né luce né calore.

Un amore di Dio "astratto", che rimanga solo nelle parole udite da un pulpito, è qualcosa che può rimanerci lontano. Esso non ci illumina di conoscenza: solo rivela l’inimmaginabile vastità della Sua potenza. L’amore di Dio però non è un sia pur bello spettacolo che possiamo vedere da lontano, ma qualcosa che Dio vuole vedere applicato al nostro cuore. E’ per questo che l’annuncio dell’Evangelo - nella parola e nei fatti - deve essere qualcosa di assolutamente personalizzato, altrimenti rimane sì, solo sulle nuvole. La parola di Gesù, però, ci interpella personalmente, in essa riconosciamo la Sua pertinenza sulla nostra specifica situazione: è lo Spirito Santo che la prende e la applica al nostro cuore.

E’ l’esperienza di chi - dopo aver invocato la presenza di Dio nella sua vita - scopre Dio che si avvicina a noi e ci accompagna; Dio che applicando le virtù di Cristo alla nostra anima, ci purifica e ci rigenera; Dio che si prende fattivamente cura di noi riprendendoci, guidandoci ed elargendoci i Suoi doni di grazia e di amore. Dio vuole avere comunione con noi. Egli ci tocca con il Suo calore. Ci illumina con la Sua luce. Attraverso l’interesse personale che i cristiani hanno l’uno per l’altro Egli comincia in noi un’opera che avrà compimento al ritorno di Cristo.

Conclusione

Il fine ultimo della vita umana è dare gloria a Dio, il nostro Creatore e Signore in tutto ciò che siamo e facciamo. Non solo questo, però, ma pure goderne la presenza e la comunione qui e per l’eternità. Per realizzare tutto questo Dio ha voluto rivelarsi, presentarsi, farsi conoscere. Non lo fa solo attraverso un libro, ma soprattutto lo vuole fare tramite la nostra esperienza. E’ Suo desiderio che noi facciamo esperienza della Sua triplice identità, è Suo desiderio che noi godiamo della benedizione di uno stretto rapporto con Lui.

Il senso del dono di essere resi Suoi figli adottivi, il senso dell’amore di un Padre celeste, il senso di una divina comunione, ecco, sono i colori prismatici di un’unica perfetta luce. Se mi chiedete di spiegarvi questo fatto con un’elaborata spiegazione scientifica; se mi dite che nessun raggio di quella divina luce non possa raggiungervi fintanto che non vi abbia detto di quali elementi chimici essa è composta, io rispondo: no. Il sole brillava nel cielo e rivelava al mondo l’infinita bellezza di forma e colore per età incalcolabili prima che i suoi raggi fossero analizzati da un prisma inventato dall’uomo. Il suo calore faceva sorgere la vegetazione per età innumerevoli prima che fosse scoperto che oceani di idrogeno si agitano sulla sua superficie, e che il calore come la luce è una forma di movimento. Ciò che voi ed io vogliamo ed abbiamo non è solo la verità nuda che esiste un sole, ma il senso del suo calore. Ciò che voi ed io vogliamo, non è l’analisi dell’idea di Dio... ma il senso che c’è un Padre che ci ama, il senso che c’è un Dio che vuole avere comunione con noi.

Oggi perciò vi chiedo di pensare alla Trinità ed alle Sue benedizioni con l’intento di farle vostre. Che i pensieri di Dio, come Egli si è rivelato a noi, siano con voi non come un dogma, ma come una benedizione sempre presente. Che ciascuno preghi per sé stesso la preghiera che l’Apostolo ha pregato per sé stesso e per il mondo. Chiedere a Dio di poter godere di una stretta comunione con Lui, come Egli ha promesso, non è una preghiera egoista.

(1) La benedizione di Dio è come la luce del sole che si irradia e si riflette su ciascuno su cui cade. (2) L’amore del Padre non può essere nel nostro cuore senza riflettersi sugli altri che ci circondano. (3) La grazia del Signore Gesù Cristo non può essere nascosta. La comunione dello Spirito Santo significa condividere la Sua divina attività in una vita che non si riposa né si stanca, che si muove sempre, perché il moto e non il riposo è l’essenza della Sua natura. Che possa essere così per ciascuno di voi.

[Paolo Castellina, sabato, 1. giugno 1996. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, società Biblica di Ginevra, 1994].

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