Il protagonista di un rinnovamento radicale
Un’esperienza concreta
Una delle realtà più importanti non
solo della dottrina cristiana, ma anche del vissuto del cristiano, dell’esperienza
che fa l’uomo e la donna che si lascia oggi trascinare e coinvolgere
nella sua vita dal Signore Gesù, è quella dello Spirito Santo.
L’espressione "Spirito
Santo" designa - nel linguaggio biblico - non un qualche indefinito
"fantasma" o "forza" che opererebbe nella realtà, ma la
speciale opera e presenza di Dio che entra con forza nell’esistenza di una
persona iniziando un processo di radicale rinnovamento della sua vita. Non
un’astrazione quindi, ma un’opera potente sulla realtà, sull’uomo o sulla donna
che solo quando è investito da questa opera specifica e personalizzata di Dio
può avere il diritto di definirsi cristiano.
Il testo biblico che leggerò e
spiegherò quest’oggi parla proprio della concreta esperienza spirituale alla
quale in Cristo siamo chiamati e che ha per protagonista lo Spirito Santo di
Dio.
"Non c'è dunque più nessuna
condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito
della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.
Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva
impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne
di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne,
affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non
secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Infatti quelli che sono secondo la
carne, pensano alle cose della carne; invece quelli che sono secondo lo
Spirito, pensano alle cose dello Spirito. Ma ciò che brama la carne è morte,
mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace; infatti ciò che brama la carne è
inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può
esserlo; e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio. Voi però non
siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in
voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui. Ma se
Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito
dà vita a causa della giustificazione. Se lo Spirito di colui che ha
risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù
dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito
che abita in voi" (Ro. 8:1-11).
I. L'universo morale in cui
viviamo
1. La Legge di Dio. Dio non solo ha creato il mondo e tutto ciò
che esso contiene e lo abita, ma ha sovranamente stabilito su di esso una
Legge atta a regolarne l’armonioso funzionamento. Noi viviamo in un
universo morale. Non hanno la scelta di seguire o meno questa Legge le creature
inanimate ed animali. Le creature umane, però, sono state dotate di ragione:
esse possono comprendere la giustizia della Legge che le riguarda e ad essa
conformarsi consapevolmente: da Dio esse sono state responsabilizzate.
Le creature umane hanno pure la capacità di trasgredire questa Legge: se
lo fanno esse devono pagarne le conseguenze penali prescritte. E’ stato
scritto: "Esiste un universo di precise leggi morali, che ci piaccia
oppure no, e quando lo ignoriamo noi abbattiamo la casa dove abitiamo e la
stessa integrità della nostra generazione" (Vance Havner).
2. Una sentenza di condanna. Ciascuno di noi, oggi, vive nel contesto di
un’umanità sottoposta ad una sentenza di condanna da parte di Dio - è
ciò che la Bibbia ribadisce - perché l’umanità trasgredisce continuamente
la Legge morale che Dio per essa ha stabilito e che chiaramente rende nota in
molti modi. Questa trasgressione è divenuta così inveterata, radicata, nella
razza umana che trasgredire fa parte ormai della natura che abbiamo
acquisito. Siamo per natura creature ribelli: non solo disattendiamo la
Legge morale che Dio ha stabilito per la nostra vita, ma giungiamo persino a
mettere in questione l’esistenza stessa di questa Legge oggettiva oppure a
relativizzarla; non solo, ma a mettere in questione, quel ch’è peggio, la
stessa autorità di Dio su di noi, a teorizzare l’inesistenza di Dio o
comunque a negare nei fatti la Sua Persona e prerogative. Per un minimo di
decenza e di ordine nella nostra vita formuliamo poi da noi stessi -
arbitrariamente e secondo i nostri comodi - i nostri propri criteri di
giustizia, con i quali poi giustifichiamo e/o condanniamo noi stessi e gli
altri. Davanti a Dio, però, è chiaro che questo non vale. E’ la Sua
legge rivelata che continua ad essere il criterio secondo il quale siamo tenuti
a vivere ed è la Sua legge che ci condanna, che ci piaccia o meno.
3. Presa di coscienza. Alcuni però giungono a riconoscere non solo
l’esistenza di Dio, ma anche della Sua Legge rivelata e intendono
onestamente conformarsi ad essa. Sono persone coscienziose: vogliono
conquistarsi la patente di "buoni cittadini" di questo mondo che a
Dio appartiene e cercano di fare il proprio dovere davanti a Lui.
Ben presto però cadono nella
disperazione perché onestamente riconoscono di "non farcela".
Vedono le mille contraddizioni ed incoerenze della loro vita, le tante volte in
cui non riescono ad essere quel che pure vorrebbero: sanno di non riuscire mai
in fondo a raggiungere la soglia della personale loro accettabilità davanti a
Dio, la soglia della giustizia che separa la condizione di condanna da quella
dell’essere a posto con Dio. Per loro la Legge di Dio, che pure dovrebbe essere
giusto e buono strumento di ordine e di armonia diventa così veramente una
maledizione ed un fardello insopportabile.
4. L’esperienza di Paolo. E’ l’esperienza espressa dall’apostolo Paolo
nella lettera ai cristiani di Roma. Egli confessa di aver sempre voluto essere
un giudizioso ed onesto cittadino di questo mondo che appartiene a Dio, di aver
sempre cercato di ubbidire alla legge rivelata di Dio e di essere caduto nella
disperazione, cosciente di non essere mai riuscito ad esserlo fino in fondo.
Aveva sempre voluto "essere a posto" davanti a Dio, sapeva che Dio doveva
essere riconosciuto e ubbidito, non avrebbe accettato mai di ribellarsi a Lui e
accontentarsi di un livello di ubbidienza "più modesto". Eppure era
disperato. Al capitolo 7 confessa: "Mi trovo dunque sotto questa legge:
quando voglio fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio
della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, ma vedo un'altra legge nelle mie
membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero
della legge del peccato che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da
questo corpo di morte?" (Ro. 7:21-24).
5. Uno straordinario annuncio. Ecco che però Paolo ode uno straordinario
annuncio che lo riguarda: Dio ha provveduto nella Persona e nell’opera del
Salvatore Gesù Cristo una via d’uscita al suo dilemma, alla sua
disperazione, alla coscienza di continuare ad essere - davanti a Dio - una
persona fondamentalmente e sempre condannata. E’ l’annunzio dell’Evangelo,
della buona notizia della grazia che Dio accorda a chiunque unisce
esistenzialmente la propria vita al Signore Gesù Cristo. Questo annuncio
risuona trionfalmente proprio nel nostro testo.
II. Liberi dalla condanna
1. Nessuna condanna! "Non c'è dunque più nessuna condanna per
quelli che sono in Cristo Gesù" (1).
Provate a percepire in questa frase
proprio il grido trionfante dell’Apostolo, la sua meravigliosa scoperta, la sua
riconoscenza per il fatto che Dio l’avesse reso partecipe dell’annuncio della
grazia di Dio in Cristo, annuncio che l’aveva spinto poco prima a esclamare: "Grazie
siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore!" (7:25). E’
come se avesse fatto un grande sospiro di sollievo.
Nessuna condanna! Non dice che non vi
sarebbe motivo di essere condannato, perché Dio non perdona il peccatore a buon
mercato. Paolo sa di non poter mai essere all’altezza di ciò che Dio richiede
alla creatura umana e che la sentenza di condanna da parte di Dio sull’umanità
è giusta. Egli dice che è avvenuto qualcosa per cui egli è stato
miracolosamente sollevato da questa condanna, ed il miracolo più grande è stato
quando Dio è entrato nella realtà umana in Gesù Cristo e, con uno straordinario
atto d’amore, prende su di Sé la pena che il peccatore deve scontare. In
questo modo chiunque affida sé stesso completamente al Salvatore Gesù Cristo si
vede liberato dalla condanna che pure avrebbe meritato e viene assolto:
il debito è stato saldato, la pena è stata espiata. Lo affermano i vangeli: "Chi
crede in Lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha
creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio" (Gv. 3:18).
2. Essere in Cristo. "Non c'è dunque più nessuna condanna
per quelli che sono in Cristo Gesù" (1). Si, chi affida la Sua vita al Signore e Salvatore
Gesù Cristo è liberato da ogni possibilità di essere condannato da Dio, per
sempre. Affidare la propria vita a Cristo significa unire strettamente la
propria vita a Lui, con fede ed ubbidienza tanto che c’è come un’unione
mistica e spirituale fra Cristo ed i credenti, Cristo in loro e loro in
Cristo. Dice ad esempio la Scrittura: "Ed è grazie a Lui che voi siete
in Cristo Gesù" (1 Co. 1:30). "Se Cristo è in voi..."
(10). "Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla
prova. Non riconoscete che Cristo è in voi? A meno che l’esito della prova sia
negativo" (2 Co. 13:5). Cristo è nei credenti mediante il Suo Spirito,
e i credenti sono in Cristo per fede. Se avete unito strettamente la vostra
vita al Signore e Salvatore Gesù Cristo siete totalmente riabilitati agli occhi
di Dio!
3. Non un vicolo cieco. Ed ecco che l’Apostolo, con le parole che
seguono, spiega la sostanza e le conseguenze di ciò che è avvenuto in Cristo e
che egli ha ricevuto con gioia. Dice: "Perché la legge dello Spirito
della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte"
(2). Prima per lui l’osservanza della legge di Dio era diventato un vero
incubo. Era come se fosse affondato nel mare e cercasse di tornare a galla per
respirare e vivere, solo per accorgersi che un peso di cui non riusciva a liberarsi
lo ricacciava giù in fondo dove solo avrebbe trovata la morte. Era come i primi
vani tentativi di costruire una macchina volante che inutilmente cercavano di
vincere la legge di gravità, solo per accorgersi di non riuscire ad avere forza
sufficiente per prevalere su di essa. Cristo però era divenuto per lui Colui
che si era ...tuffato in mare per recidere la catena che lo legava al peso che
lo trascinava in giù, o ...la forza propulsiva necessaria intervenuta per
permettere alla macchina di vincere la legge di gravità e librarsi in alto!
Infatti:
4. Solo a Cristo era possibile. "...Infatti, ciò che era impossibile alla
legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il
proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha
condannato il peccato nella carne" (3). La legge di Dio è buona, giusta e santa, come pure efficace,
adeguata, a far stare la creatura umana al di là della soglia della giustizia e
renderla accettevole, "in linea" con l’ordinamento universale di Dio.
Il problema non è la legge, ma un invincibile "handicap" o per usare
i termini dell’Apostolo "la carne", il risultato della ribellione
umana a Dio, il peccato e le sue conseguenze che ci ha debilitato e "ci
trattiene" rendendoci impossibile la salvezza, perché è tale da rendere
vano ogni nostro sforzo di salvezza. Dio però, in un atto di indicibile quanto
immeritata grazia è intervenuto in Cristo con una "carne" simile alla
nostra, ma incorrotta, priva del freno e della contaminazione del peccato, per
realizzare Lui quello che a noi era impossibile, e questo "...affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in
noi" per merito Suo.
III. Una vita "in
linea" con Cristo
1. Una nuova impostazione della
vita. Libero dalla condanna
grazie all’opera compiuta da Cristo in Suo favore, colui che ha affidato, unito
strettamente, la sua vita al Salvatore Gesù Cristo, può ora vivere una vita
impostata ad uno spirito totalmente nuovo, secondo lo spirito di Cristo, anzi,
secondo lo Spirito (esse maiuscola) che opera in Cristo. Lo mette in evidenza
il versetto 4: "affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in
noi che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito"
(4).
"Camminare secondo la
carne" diventa qui la
migliore descrizione di chi vive come trasgressore della legge di Dio ed è
sottoposto così alla Sua condanna. "Camminare secondo lo Spirito"
è la descrizione di coloro che, affidandosi a Cristo, hanno visto la condanna
di Dio sollevarsi da loro perché Cristo ha per loro adempiuto la legge e pagato
ad essa il prezzo delle loro trasgressioni. Questo però non significa che -
visto che Cristo ha adempiuto per noi la legge, noi non si sia più tenuti a
seguirla, anzi. Liberati dal suo peso opprimente oggi possiamo seguire
questa legge con serenità e riconoscenza, non più egoisticamente come strumento
della nostra salvezza, ma per onorare e ringraziare così Colui che questa legge
buona e santa ha stabilito.
2. Una differenza qualitativa. L’Apostolo rileva come vi sia e vi debba
essere una differenza qualitativa fra la gente di questo mondo e il cristiano,
colui al quale Dio ha liberato ed a cui ha fatto dono dello Spirito di Cristo.
Al versetto 5 dice: "Infatti quelli che sono secondo la carne, pensano
alle cose della carne; invece quelli che sono secondo lo Spirito, pensano alle
cose dello Spirito".
(1) Finalità ultime diverse. In Cristo le finalità ultime della nostra vita
cambiano: se prima le cose di questo mondo avevano per noi così tanta
importanza: denaro, possedimenti, onori, piaceri, le cose futili, superficiali
e vane di questo mondo, ora il nostro interesse si rivolge soprattutto alle
cose spirituali, a far piacere a Dio ubbidendoGli nel nostro modo di pensare,
parlare, agire, a darGli onore e gloria in tutto quel che siamo e facciamo.
Sono i risultati pratici di un’autentica conversione. Come il salmista,
il credente dice: "Tu mi hai messo in cuore più gioia di quella che
essi provano quando il loro grano e il loro mosto abbondano" (Sl.
4:7). "Chi ho in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che
te" (Sl. 73:25).
(2) Interessi diversi. Il credente si rende conto che, come dice il
versetto 6: "...Ma ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama
lo Spirito è vita e pace", cioè che tutto ciò che in questo mondo ha
tanto valore, ebbene non è altro che "spazzatura", decadenza,
futilità e morte, rispetto all’eccellenza di conoscere Cristo e vivere secondo
lo Spirito Suo, secondo lo stile di vita che Egli insegna, l’unico a produrre
vita, vita vera e soddisfacente, l’unico a produrre autentica pace interiore e
soddisfazione. La "carnalità" "brama", cioè aspira a ciò
che in ultima analisi produce solo corruzione, distruzione e morte. La
"spiritualità" invece produce "vita": cioè è l’unica ad
essere veramente produttiva. Perché?
3. Una differenza radicale
(1) Un’inimicizia di fondo contro
Dio. Perché in ultima
analisi, alla resa dei conti, dice il testo: "...ciò che brama la carne
è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure
può esserlo e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio"
(7,8). Il cerchio qui si chiude: nulla di buono può venire da questo
mondo nelle condizioni spirituali in cui si trova, perché quand’anche esso
vantasse la propria rispettabilità e giustizia il suo cuore è fondamentalmente
avverso a Dio ed alla Sua legge: questa è ciò che verrà tenuto da Dio in
negativa considerazione. A Dio certo non piace il supremo disordine dell’umana
ribellione a Lui ed alla Sua legge, e nemmeno una presunta giustizia vantata
dagli uomini e fondata su criteri diversi da quelli che sovranamente Egli ha
stabilito.
(2) L’evidenza di una nuova
realtà. Non così però quelle
persone che hanno accolto lo Spirito di Cristo: "Voi però non siete
nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se
qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui" (9).
Gli interessi ultimi di una persona, il suo modo di pensare, parlare ed agire
rivela l’autentica presenza dello Spirito Santo. A Dio poco importa se a parole
ci professiamo cristiani, se il nostro nome compare su un registro di chiesa o
se adempiamo formalmente a "certi doveri" apprezzati dagli uomini. A
Dio importa che il Suo Spirito abiti veramente in noi rinnovando l’intero
tessuto della nostra vita. Dio apprezza, valuta e riconosce come Suo figlio
quella persona in cui lo Spirito di Cristo dimora, e questo Spirito non è
qualcosa di vago e di astratto, ma lo Spirito che ha determinato la vita del Signore
Gesù Cristo, lo Spirito che Lo ha portato ad essere in piena conformità con la
Legge rivelata di Dio.
(3) Il compimento finale. "Ma se Cristo è in voi, nonostante il
corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della
giustificazione" (10).
Il cristiano - è vero, continuerà a soffrire di limiti e contraddizioni finché
sarà in questo mondo, ma un principio vitale del tutto nuovo lo indirizzerà
necessariamente su una strada completamente diversa da quella su cui camminano
i figli di questo mondo, fino al compimento completo del processo di salvezza
che Dio ha iniziato in lui. Infatti: "Se lo Spirito di colui che ha
risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù
dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito
che abita in voi" (11).
Conclusione
Ecco così come sia vero che una delle
realtà più importanti non solo della dottrina cristiana, ma anche del vissuto
del cristiano, dell’esperienza che fa l’uomo e la donna che si lascia oggi
trascinare e coinvolgere nella sua vita dal Signore Gesù, sia quella dello
Spirito Santo. Lo Spirito Santo non un qualche indefinito "fantasma"
o "forza" che opererebbe nella realtà, ma la speciale opera e
presenza di Dio che entra con forza nell’esistenza di una persona iniziando un
processo di radicale rinnovamento della sua vita.
Viviamo in un universo morale
sottoposto alla precisa legge di Dio. Dio ci fa prendere coscienza della nostra
condizione di inappellabile condanna perché siamo trasgressori della Sua legge.
Ai vani sforzi dell’uomo, però, di conformarsi a questa legge e di superare la
soglia della giustizia, Dio risponde con la grazia che Egli ci accorda nel
Salvatore Gesù Cristo. Unendo strettamente a Lui con fede ed ubbidienza la
nostra vita noi veniamo liberati dalla meritata condanna e incamminati in un
processo di rinnovamento radicale della nostra vita il cui protagonista è lo
Spirito Santo di Dio, processo che culminerà nella gloria della nostra
personale risurrezione a vita eterna.
Che il Signore attraverso il Suo
Santo Spirito possa entrare così potentemente nella vostra vita e che possiate
essere sempre meglio rafforzati nella Sua opera.
[Paolo
Castellina, sabato, 25. maggio 1996. Tutte le citazioni bibliche, salvo
diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, società
Biblica di Ginevra, 1994].