La conoscenza che più vale
Introduzione
A giudicare dai mezzi di informazione
di cui disponiamo, potremmo dire di essere la generazione più informata che vi
sia mai stata nella storia dell’umanità. Radio, televisione, telefoni,
giornali, libri, reti telematiche, diffondono e rendono disponibile a chiunque
ogni sorta di informazioni, di conoscenza e di sapienza, quella che viene
prodotta dagli avanzatissimi centri di ricerca scientifica e di istruzione del
mondo intero. Siamo così informati, o meglio, così bombardati da informazioni
che questa inflazione di notizie e di dati è così vasta che nemmeno più gli
specialisti riescono a tenersi aggiornati nei loro campi e molti, per non
esserne del tutto frastornati, cominciano a chiudere questi canali di
comunicazione per ritrovare un po’ di silenzio... Si, mentre solo i più abili
sono in grado di classificare e di fare una scelta nella marea di informazioni
disponibili per acquisire solo quelle effettivamente loro utili, la maggior
parte della gente è così confusa che una reazione di rigetto quasi li chiude
indiscriminatamente ad ogni sorta di comunicazione, anche quelle che sarebbero
loro più necessarie.
Se da una parte siamo una società
indubbiamente "che sa", e "sa molto", dobbiamo anche dire
che la conoscenza di ciò che come singoli e società ci salva davanti a Dio, la
conoscenza di ciò che ci è rivelato in Gesù Cristo e nella Bibbia sia quanto
mai rara. E’ spesso il caso, infatti, non solo a livello delle "persone
informate", ma anche al livello dei centri che producono informazione,
cultura e sapienza, vedere la rivelazione biblica del tutto
"snobbata", guardata dall’alto in basso, trattata con sussiego e
sufficienza. Molti, infatti mostrano verso di essa ben scarsa considerazione e
volutamente la ignorano. Eppure la Bibbia stessa afferma che le informazioni
che essa comunica siano di fatto le più importanti che una creatura umana possa
mai ricevere e mettere a buon frutto. Parafrasando una famosa frase detta dal
Signore Gesù potremmo dire altresì: "Che gioverà ad un uomo se, dopo
aver ricevuto tutte le informazioni di questo mondo poi perde l’anima sua,
avendo ignorato quelle che per essa più contano e che provengono da Dio?".
Il testo biblico
Il testo della Parola di Dio che oggi
ci viene proposto è una considerazione "ad alta voce" su
quest’argomento, considerazione che il Signore Gesù rivolge a Dio, Suo Padre, e
che indubbiamente costituisce per noi una lezione di grande importanza. Ascoltiamo
quanto dunque ci dice il Vangelo secondo Matteo al cap. 11 dal verso 25 al 29
e, come sempre esamineremo con attenzione ogni suo punto.
"In quel tempo Gesù prese a
dire: "Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché
hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai
piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in
mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno
conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia
rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete
affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e
imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete
riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è
leggero"" (Mt. 11:25-29).
Possiamo dividere questo testo, in
modo molto naturale, in tre punti: il primo ci parla delle sapienti
discriminazioni che Dio opera; il secondo: la fonte della conoscenza che
più conta, chi conosce come stiano le cose in realtà; il terzo è un
invito a deporre fiduciosamente le nostre domande, fardelli, preoccupazioni e
paure, ai piedi del Salvatore Gesù Cristo.
1. Le sapienti discriminazioni
di Dio
Quella che subito incontriamo nel
nostro testo è un’espressione di lode riconoscente dell’uomo Gesù che,
considerata l’opera di Dio, non può che riconoscerne la grande sapienza e
bontà.
a. Dice: "Io ti rendo lode"
(25a). "Lo confesso, lo ammetto, lo riconosco, e per questo ti lodo e te
ne rendo grazie: quanta sapienza c’è, o Padre celeste, nel tuo operare!".
La riconoscenza e la lode scaturisce sempre, anche dal credente, dal
riconoscimento - dopo averne fatto esperienza - della potenza, sapienza e bontà
di Dio. Già, potessero molti capirlo: non lo bestemmierebbero, al contrario,
stupiti, farebbero come qui fa Gesù.
b. Avendo considerato l’opera di Dio, come si
rivolge Gesù a Lui? "...o Padre, Signore del cielo e della terra"
(25b). Chiamando così Iddio e considerando tutta la portata del Suo operato
Egli riconosce quanto sia vero che Egli sia Padre sapiente e generoso, quanto
grande sia la Sua sovrana potenza e discernimento. Che cosa suscita tanta lode
ed adorazione di Gesù verso Dio Padre? Lo dice subito dopo:
c. "perché hai nascosto queste cose ai
sapienti e agli intelligenti"
(25c). Si, Gesù dice: "Io ti lodo e ti ringrazio perché, nel rivelare agli
uomini la conoscenza salvifica, Tu sei stato discriminante!". Come? Un Dio
che discrimina e fa parzialità? Certo, e c’è molta sapienza in questo! Che cosa
significa che Iddio ha nascosto ai sapienti ed agli intelligenti la conoscenza
di ciò che più conta?
I "sapienti ed
intelligenti" sono gli scribi ed i Farisei, gli stimati eruditi ed esperti
del tempo in campo filosofico e scientifico, che "grandi" si ritenevano
ai propri occhi ed a quelli dei loro seguaci.
Pensate ai seguaci delle scuole
teologiche più famose del tempo, Hillel e Shammai, che durante la festa di
Pasqua ogni anno applaudivano sé stessi dicendo: "noi tutti siamo
saggi, noi tutti siamo intelligenti, noi tutti comprendiamo la legge".
Per estensione questo si applica a
tutti coloro che - anche oggi - si vantano di sapere perché hanno molto
studiato e pensano di conoscere come stiano le cose veramente, disprezzando gli
"ingenui" che ancora credono in Dio e nella fede biblica. In realtà
non sanno nulla come dovrebbero. Non che Dio voglia nascondere loro le cose, ma
Dio rifugge da coloro che vogliono attenersi solo alla propria sapienza, che si
ritengono abbastanza saggi per giudicare Dio, il Suo operato e la Sua stessa
esistenza e non sanno farlo verso sé stessi. In questa condizione è impossibile
che Dio e loro mai si incontrino e che Egli riveli loro la vera sapienza. E’
necessario prima che Dio venga riconosciuto come tale e che l’essere umano riconosca
la sua dipendenza come Sua creatura. Uomini davvero intelligenti non si
riterranno offesi o umiliati nel considerarsi le creature dipendenti che sono
davanti alla sovranità di Dio e Lo ascolteranno sempre con rispetto ed
attenzione, confidando nella Sua maggiore sapienza. "Il timore del
Signore è il principio della scienza" (Pr. 1:7). Qual è però il
contenuto specifico di ciò che Dio nasconde loro?
d. "Queste cose" sono i misteri dell’Evangelo rivelati
attraverso il ministero di Cristo. "A voi è dato di conoscere i misteri
del regno dei cieli; ma a loro non è dato" (Mt. 13:11) dice Gesù ai
Suoi discepoli: la presunzione acceca, mentre l’umile disponibilità premia. Le
dottrine che l’Evangelo rivela riguardano l’identità della Persona di Cristo:
il carattere unico e determinante della Sua persona per il destino di ogni
creatura umana: Dio e Figlio di Dio; riguarda il ministero unico e
insostituibile che Egli è venuto a svolgere: essere cioè Messia, Redentore e
Salvatore; riguardano le benedizioni particolari della Grazia, della giustizia
e della salvezza tramite la Sua Persona ed opera. Siamo noi pronti ad acquisire
fiduciosamente e senza pregiudizi questa sapienza salvifica?
e. Si, Dio "Ha nascosto" queste
cose ad alcuni. Certo l’annunzio della verità è pubblico, accessibile a tutti.
Questo però non ha toccato il cuore di molti: la rivelazione pure palese non li
ha persuasi interiormente tanto da accoglierla senza riserve. I credenti però
dicono: "A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito" (1
Co. 2:10). L’apostolo Paolo afferma consapevole di questo stesso concetto: "Se
il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della
perdizione, per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le
menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo" (2 Co. 4:3).
...e chi ha ricevuto, invece, questa rivelazione?
f."...e le hai rivelate ai piccoli" dice il testo. Letteralmente per
"piccoli" si intende i bambini, l’infanzia, gli innocenti, persone
che ancora non hanno raggiunto la maturità. Qui Gesù si riferisce alla gente
particolare che costituisce il Suo gruppo di discepoli: persone per lo più
incolte, pure, umili, semplici, indifese e prive di pregiudizi che, come
bambini, avevano creduto in Lui e che non godevano della stima del mondo. E’
spesso un dato di fatto anche oggi. I credenti sono spesso persone semplici,
prive dell’orgoglio intellettuale dei sapienti che a Lui chiudono con arroganza
la mente e il cuore, disprezzandolo. Di queste persone semplici i Farisei infatti
dicevano con atteggiamento di superiorità: "Ha qualcuno dei capi o dei
Farisei creduto in lui? Ma questo popolino, che non conosce la legge, è
maledetto" (Gv. 7:48,49).
A queste persone semplici ed umili il
velo delle tenebre e dell’ignoranza viene rimosso per ricevere vista
spirituale. Essi vedono la gloria di ciò che Cristo rivela, il loro desiderio
ed affezione si concentra su di Lui; i loro cuori vengono toccati e sono
persuasi a vedere in Cristo il loro più vero interesse. Abbiamo noi questo
atteggiamento di fondo? Se no siamo chiamati a ravvederci e a riconoscere che
senza di esso non arriveremo mai a comprendere ciò che più conta!
Gesù così dice: "Oh Padre,
ogni potere è nelle tue mani, Tu sei il Signore del cielo e della terra, Tu
avresti potuto, con il Tuo Spirito, fare in modo che questa gente erudita
ricevesse ed abbracciasse l’Evangelo, e mi seguisse, come fanno questi poveri
pescatori ed altri Giudei di bassa condizione. Non avendolo fatto, Tu hai
manifestato la Tua giustizia avendo essi respinto il Tuo consiglio per la loro
salvezza. Avendo però rivelato queste cose in modo particolare a persone prive
di privilegi e vantaggi mondani, potere, reputazione, sapienza ed intelligenza,
Tu hai così manifestato speciale ed abbondante grazia, come pure la grandezza
del Tuo potere. Signore, mi rallegro per quanto tu hai compiuto e ti ringrazio
che è "dalla bocca di fanciulli e lattanti che tu hai tratta lode"
per Te stesso".
g. "Sì, Padre, perché così ti è
piaciuto" (26). Di tutto questo non vi può essere altra ragione che il
sovrano beneplacito, desiderio, proposito e scelta di Dio. Egli ha ritenuto
bene così abbassare l’orgoglio umano.
Osserviamo così come (1) Comprendere
la verità rivelata non dipende tanto dalla forza della sapienza umana,
dall’erudizione o dalla volontà umana, ma solo dal beneplacito di Dio. (2) Come
fin dall’inizio la rivelazione speciale ed efficace dei misteri del regno dei
cieli è stata rivolta non alle persone che in questo mondo "contano",
ma a coloro che vengono considerati inferiori. Ed infine come (3) dovunque Dio,
mediante il Suo Spirito, rivela i misteri di Dio, è motivo di grande gioia e
ringraziamento, specialmente laddove Dio rivela queste cose a coloro da cui
meno si aspetterebbe.
2. La fonte della nostra
conoscenza
a. Gesù così prosegue e dice: "Ogni cosa
mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il
Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio
voglia rivelarlo" (27). Gesù qui mette in chiara luce quale sia la
fonte della conoscenza che più conta.
E’ un messaggio che risuona per tutto
il Nuovo Testamento. Gesù è stato stabilito da Dio unico Mediatore, unico
Salvatore, unico Signore a cui ogni cosa dovrà piegarsi. Giovanni dice: "Il
Padre ama il Figlio e gli ha dato ogni cosa in mano" (3:35). "Ogni
potere mi è stato dato in cielo e sulla terra" (Mt. 28:18), ed ancora:"...giacché
gli hai dato autorità su ogni carne, perché egli dia vita eterna a tutti quelli
che gli hai dati" (Gv. 17:2). E’ vero che, come dice il Salmo: "Il
potere appartiene a Dio" (Sl. 42:11). Egli però ha dato questo potere
pure a Cristo come Suo terreno plenipotenziario, in particolare il potere della
vita eterna e della salvezza: "vita eterna a tutti quelli che tu gli
hai dati" (Gv. 17:2). Egli, dice la Scrittura, ha "le chiavi
della morte e dell’Ades" (Ap. 1:18): i mezzi che conducono alla vita
eterna sono in Suo potere e a Sua disposizione. Ecco perché conoscere Cristo è
così importante per ogni essere umano. Gesù qui poi specifica:
b. "e nessuno conosce il Figlio, se non il
Padre", nessuno potrebbe
conoscere la Sua divina essenza, la Sua eterna generazione, solo Dio: per
questo la Rivelazione è essenziale. Quindi non bisognerebbe stare tanto ad
ascoltare i pretenziosi maestri di filosofia di questo mondo, le loro opinioni
al riguardo, ma ascoltare ed udire ciò che il Padre ha rivelato dal cielo a Suo
riguardo: questo è ciò che più conta. Non possiamo avere alcuna corretta
conoscenza di Dio se non per rivelazione.
c. Allo stesso modo: "nessuno conosce il
Padre, se non il Figlio", nessuno conosce l’essenza di Dio Padre ed il
consiglio del Padre, se non attraverso la dispensazione dell’Evangelo, rivelata
a chi sovranamente Dio decida di farlo: "...e colui al quale il Figlio
voglia rivelarlo". Si tratta di una conoscenza rivelata di origine
superiore, non è e non può essere il risultato delle ricerche umane. L’apostolo
Pietro scrisse: "Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche
i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata. Essi cercavano di
sapere l'epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che
era in loro, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e
delle glorie che dovevano seguirle. E fu loro rivelato che non per sé‚ stessi,
ma per voi, amministravano quelle cose che ora vi sono state annunziate da
coloro che vi hanno predicato il vangelo, mediante lo Spirito Santo inviato dal
cielo: cose nelle quali gli angeli bramano penetrare con i loro sguardi"
(1 Pi. 1:10-12).
d. Solo il Figlio di Dio per eccellenza, Gesù
Cristo, conosce il Padre perché Egli è Sua vivente immagine, espressa immagine
della Sua persona, splendore della Sua essenza. "Perché nessuno ha
visto il Padre, se non colui che è da Dio, Egli ha visto il Padre"
(Gv. 6:46). Tutta la nostra conoscenza salvifica di Dio è in Cristo e tramite
lui. Ed ecco quindi finalmente l’importanza di affidare tutto noi stessi al
Signore e Salvatore Gesù Cristo:
3. L’invito fiducioso di venire
a Cristo
a. "Venite a me" (28a). Il Signore Gesù, avendo
mostrato prima come Egli sia depositario di ogni potere, che nessuno possa
venire al Padre se non per mezzo di Lui, ora chiude il discorso con un invito
personale ad accostarsi a Lui con fiducia. Dice la Scrittura: "Or senza
fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che Egli
è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano" (Eb. 11:6). Chi è
invitato a venire fiduciosamente a Lui?
b. "voi tutti che siete affaticati e
oppressi" (28b).
La vita a molti sembra assurda, vana,
vuota, insoddisfacente, un peso difficile e frustrante da portare. Molti non
sanno che la causa ultima della loro miseria è la loro separazione da Dio, cioè
il peccato. Gesù sapeva che solo Lui poteva risolvere questa frustrazione e
guarirli, dare loro riposo. Non spiega qui come: annuncia solo il fatto.
L’amore del Padre che, nella Sua misericordia in Cristo va a cercare i miseri,
impartisce riposo (non solo alleviamento e simpatia) a tutti coloro che vengono
a Cristo, e la pace con Dio. E’ il vostro caso?
L’appello è rivolto pure a coloro che
sono oppressi dal senso dei loro peccati, dal senso delle disperanti loro
limitazioni ed imperfezioni, dal senso di colpa per essersi specchiati con la
norma morale oggettiva che Dio esige da ogni creatura umana ed avendo scoperto
la loro corruzione ed impotenza, Queste persone possono trovarsi veramente
aggravate e disperate: è il giogo della legge che li spinge provvidenzialmente
a Cristo.
Venite anche voi, dice Gesù, che fate
esperienza di personali prove ed afflizioni. Esse divengono più leggere
accompagnandoci a Cristo. E’ l’esperienza di molti. Coloro che si stancano per
duro lavoro e che portano sulle spalle gravi fardelli possono trovare in Cristo
il loro sollievo. Non vorreste provare?
c. "E io vi darò riposo" (28c). Cristo darà riposo al Suo popolo
affaticato ed oppresso, ma in ordine prima a coloro che sono oppressi dal senso
della vanità della vita e del loro peccato, dal loro desiderio di giustizia
presso a Dio. A coloro che poi hanno ricevuto questo sollievo, anche riposo
dalle preoccupazioni e dalle persecuzioni che si incontrano in questo mondo
(Gv. 16:33). E’ il riposo dell’anima (29) e si tratta sia del riposo ottenibile
in questa vita, come dice l’Apostolo: "Or il Dio della speranza vi
riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede, affinché abbondiate nella
speranza, per la potenza dello Spirito Santo" (Ro. 5:13), ma anche
riposo nell’aldilà. Comunque sia è Cristo che lo dà ed è presso di Lui che
dobbiamo cercarlo. E’ il riposo spirituale, la pace della coscienza, la
tranquillità dell’anima che proviene dal ricevere il dono di Dio in Cristo:
l’espiazione che Cristo ha compiuto morendo sulla croce al nostro posto, un
riposo qui e per l’eternità. Non vorremmo riceverlo? Lo troveremo in Cristo.
Venite a Lui fiduciosamente perché dice:
d. "Prendete su di voi il mio giogo e
imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete
riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è
leggero" (29,30). La
mansuetudine e l’umiltà di Cristo ci incoraggia a venire a Lui perché Egli
viene a noi non come un padrone, un giudice o un padre severo, ma come un amico
comprensivo e gentile.
e. E’ importante infine un avvertimento. I membri
di Cristo non sono senza un giogo, una legge o una regola secondo la quale
devono camminare: i doni di Cristo non sono privi di responsabilità. Sebbene il
servizio di Dio sia perfetta libertà, per l’uomo naturale è come un giogo, ma è
un giogo salutare perché mette un freno ai nostri appetiti ed inclinazioni
naturali altrimenti incontrollate. E’ duro e pesante per la nostra natura
corrotta e perversa. Certo umiltà e mansuetudine sono un giogo in sé stesse
perché si contrappongono al nostro orgoglio e tendenza ad avere un’opinione
alta di noi stessi, ma quanto sono producenti! E’ quanto esso è infinitamente
migliore dei gioghi che i più portano in questo mondo! Non c’è schiavitù più grande
che la soggezione nostre passioni. Chi dipende da qualunque tipo di droga non
riesce a dire di no ai suoi richiami e diventa un peso intollerabile, un
padrone crudele. Ci dice "Va" e dobbiamo andare.
In ogni caso è pesante per i
principianti, ma via via diventerà più leggero. Sarà leggero perché Cristo ci
aiuterà a portarlo e lo porteremo solo per amore Suo. Sarà leggero se terremo
davanti agli occhi i suoi risultati eterni di gloria.
Prendere il Suo giogo significa che
non vi può essere vera fede senza ubbidienza al comandamento di Cristo. Vera
fede ed ubbidienza sono cose diverse ma inseparabili.
Conclusione
In una società all’insegna
dell’informazione e della conoscenza ad ogni livello, non trascuriamo dunque la
sapienza che più conta e che Dio rivela, per la sua salvezza, a chi
riconoscendo i propri limiti di creatura riconosce Dio ed il Suo Cristo come
fonte unica di ciò che alla fin fine più vale. Allora sperimenteremo la verità
dell’invito che ci fa Gesù anche a noi oggi quando dice: "Venite a me, voi
tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo".
[Paolo Castellina,
mercoledì, 1. maggio 1996. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente
indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, società Biblica di
Ginevra, 1994].