La sfida dell’impossibile

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Il messaggio più importante della fede cristiana, quello della risurrezione del Salvatore Gesù Cristo, ci perviene oggi attraverso una porzione della lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani della città di Corinto. Al capitolo 15, dal versetto 19 al 28 egli scrive:

"Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siano i più miseri fra tutti gli uomini. Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti. Infatti, come per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla Sua venuta; poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni podestà e ogni potenza. Poiché bisogna che Egli regni finché abbia messo tutti i Suoi nemici sotto i Suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte. Difatti Dio ha posto ogni cosa sotto i Suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti" (1 Co. 15:19-28).

La celebrazione più importante

Il popolo di Dio celebra la Pasqua come la festa più importante di tutto l’anno, perché ciò che essa rappresenta si colloca al cuore stesso della sua vita e del suo messaggio.

La Pasqua è la festa più importante per i nostri fratelli ebrei perché essa celebra uno dei più grandi doni che Iddio ha fatto al suo popolo: quello della libertà, la libertà da tutto ciò che schiaccia, umilia, incatena, rende brutta, sporca e invivibile l’esistenza umana. La Pasqua, per i nostri fratelli ebrei e per noi, significa realizzare e promuovere, per tutti, una vita che possa dirsi veramente significativa, completa, "di qualità", quella che Dio intendeva per la razza umana fin dall’inizio, e che ci siamo giocati attraverso il peccato. La vita significativa, libera, realizzata ed autenticamente felice è dono di Dio e va ricercata presso di Lui.

La Pasqua sta al centro pure dell’annuncio cristiano perché proprio quello che le vicende umane di Israele anticipava e prefigurava è stato realizzato pienamente nella Persona e nell’opera del Signore Gesù Cristo. Nella Persona di Gesù non solo Dio entra nella storia umana, nella nostra vita, come Colui che libera e guarisce, come Colui che solo può trasformare il cuore malvagio dell’uomo, il nostro cuore malvagio, purificandolo e riconciliandolo con Dio, ma come Colui che - nella Sua stessa Persona - mette le basi di una nuova creazione e l’anticipa. Che cosa voglio dire?

Un nuovo modo di essere

Intendo dire che Gesù non solo muore come martire e vittima sacrificale per pagare Egli stesso per noi che crediamo le eterne conseguenze del nostro peccato e liberarcene, ma il Signore Gesù risorge dalla morte inaugurando così nella Sua stessa Persona un nuovo modo di esistere, quello che sarà stabilito quando l’attuale stato delle cose di questo mondo avrà termine e a cui parteciperanno tutti coloro che oggi si abbandonano, con fede ed ubbidienza al Signore e Salvatore Gesù Cristo. Il Signore Gesù entra per primo, già fin da ora, in quella dimensione, in quel "mondo" in cui, come dice il libro dell’Apocalisse: "Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate" (Ap. 21:4).

Dio rivela nella Sua Parola scritta che vi sarà un nuovo cielo ed una nuova terra, un nuovo ordine di cose diverso da quello che conosciamo oggi. E’ importante dire però, che questo nuovo ordine di cose, non rimane per noi solo una realtà futura, ma è stato ed è qualcosa che interseca il presente, qualcosa che si è manifestato già spiritualmente e fisicamente nella vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo; non solo, ma qualcosa di cui anche noi oggi possiamo gustarne le primizie affidandoci completamente a Lui, una promessa di cui già oggi possiamo gustarne una caparra, un acconto, un anticipo.

Di questo "nuovo modo d’essere" il Signore Gesù è "la primizia", la prima manifestazione di quello che un giorno sarà l’abbondante "raccolto" al quale noi siamo invitati - per grazia di Dio - a partecipare. Proprio per questo è scritto: "Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti" 1 Co. 15:20).

Che Gesù, e Gesù risorto, sia la prima manifestazione di un nuovo modo di essere, di una nuova creazione, lo si vede anche quando la Scrittura identifica Gesù come "il nuovo Adamo". L’umanità di cui noi facciamo esperienza attualmente è considerata la condizione del "vecchio Adamo". Nei propositi di Dio, però, c’è la creazione di un’umanità rinnovata, di un "nuovo Adamo", la cui primizia si è manifestata appunto nell’avvenimento della risurrezione di Cristo ed il cui seme viene impiantato in tutti coloro che di quel Cristo ne fanno il loro Signore e Salvatore. Per questo il nostro testo dice: "Infatti, perché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti" (1 Co. 15:20).

Comprensibili difficoltà di comprensione...

Gesù quindi risorge dalla morte, non solo come per esempio Lazzaro, al quale Gesù restituisce la vita, una vita simile a quella che viveva prima. Gesù risorge dalla morte assumendo un nuovo modo di essere, senza precedenti. Quando i vangeli infatti, parlano delle apparizioni di Gesù risorto, Egli è visibile, tangibile e riconoscibile, ma il Suo corpo ha proprietà fisiche molto diverse da prima: entra presso i discepoli a porte chiuse... appare in luoghi diversi e lontani...

Mi rendo ben conto delle difficoltà che un messaggio come questo possa incontrare anche presso l’uditorio contemporaneo. Non mi sorprende che, di fronte al messaggio della risurrezione l’uomo reagisca con incredulità ed imbarazzo. Indubbiamente è vero che se da una parte il messaggio al riguardo della risurrezione di Cristo è centrale e qualificante per la fede cristiana, esso continua ad essere fonte di grande perplessità anche e soprattutto nella nostra generazione, formata nella concezione cosiddetta scientifica del mondo. Per chi ragiona secondo i parametri di questa mentalità, il messaggio della risurrezione è del tutto incredibile e assurdo, esso "non ha senso, non è plausibile"...

Per questo diversi intellettuali cristiani cercano di "reinterpretare" questo messaggio per renderlo "più compatibile" con la mentalità moderna, più "comprensibile" all’uomo ed alla donna d’oggi. Sbagliano però, perché non è possibile inquadrare nelle categorie dell’attuale esperienza umana, secondo l’esperienza dell’attuale ordine di cose, qualcosa di totalmente nuovo, inaudito, senza precedenti né paralleli nella storia dell’umanità, appartenente ad una dimensione del tutto per noi nuova dell’esistenza. Sbaglia come chi cerca di interpretare secondo i criteri di questo mondo la nascita verginale di Gesù o i Suoi miracoli come vengono descritti dalla Bibbia.

In Gesù troviamo l’irruzione in questo mondo di qualcosa di totalmente diverso, come diversa e non conforme ai canoni di questo mondo è la mentalità e l’etica di Cristo. La nostra "struttura di plausibilità", la nostra logica, la nostra ragione, funzionando sulle attuali premesse non ci potrà servire per comprendere quanto è accaduto con Cristo!

Un evento - limite

La risurrezione di Cristo è stata definita "un evento limite", espressione che viene pure usata in certi programmi televisivi che parlano di cose "ai confini della realtà", oppure di certe imprese che sono ai limiti delle umane capacità, oltre i limiti di quello che si pensava potesse essere raggiunto, come per esempio l’uomo che va sulla luna. Impossibile, si diceva un tempo, ma pure realizzabile se si accetta "la sfida dell’impossibile", se si "osa andare dove mai nessuno è andato".

La risurrezione di Cristo è un "evento - limite". Il vescovo anglicano Lesslie Newbigin scrive nel suo libro: L’Evangelo in una società pluralistica: "Nello sforzo di rendere accettabile il cristianesimo al pensiero contemporaneo, molti teologi spiegano i racconti scritturali della tomba vuota e dell’apparizione del Gesù risorto in termini puramente psicologici, come visioni suscitate nella mente dei discepoli dalla loro fede in Gesù. Il racconto della risurrezione è stato visto come il risultato di una fede preesistente, rovesciando esattamente la testimonianza biblica, la quale afferma invece che fu l’incredulità ad essere trasformata in fede da quel che accadde quel mattino di Pasqua. Qui siamo davanti ad un esempio classico di addomesticamento dell’Evangelo, nel tentativo di difenderlo, cooptandolo nelle strutture di plausibilità dominanti.

E’ ovvio che il racconto della tomba vuota non può rientrare nella nostra visione contemporanea del mondo, anzi, in nessuna visione del mondo, se non in quella a cui essa stessa ha dato origine. Proprio questo è il punto. Secondo la tradizione cristiana, quel che accadde quel giorno va compreso solo per analogia con quel che accadde nel giorno in cui ebbe inizio il cosmo. E’ un evento limite al punto che, come dicono i cosmologi, le leggi della fisica cessano di essere applicate. E’ l’inizio di una nuova creazione, altrettanto misteriosa per la ragione umana quanto la stessa creazione; ma questo è proprio il punto, accettata nella fede essa diventa il punto di partenza di un modo interamente nuovo di comprendere la nostra esperienza umana nel suo insieme di quanto non faccia la struttura di plausibilità dominante. Il fatto che il Gesù crocifisso sia stato risuscitato dalla morte per essere la primizia di una nuova creazione è, in senso proprio, un dogma. E’ qualcosa di dato e di offerto perché venga accettato nella fede; esso fornisce un punto di partenza per un nuovo modo di comprendere che anziché essere definito alla fine dell’invalicabile limite della morte (la nostra morte personale e la morte finale del cosmo), supera la morte verso un mondo aperto di possibilità infinite, che ci indirizzano verso regioni di gioia sempre nuova.

Non si difende dunque questa nuova prospettiva cercando di dimostrarne la compatibilità con la vecchia, ma si sfidano le cose vecchie con la richiesta e l’offerta di una morte e di una nuova nascita".

Abbiamo mai pensato in questo modo? Si, la Scrittura afferma a più riprese, infatti, come qualcosa di totalmente nuovo, di grande, di inaudito, sia avvenuto con la risurrezione di Gesù Cristo. Il messaggio dell’Evangelo, infatti, afferma: "Le cose che occhio [mai] vide, e che orecchio [mai] udì, e che mai salirono nel cuore dell’uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano" (1 Co. 2:9). Combinando questi tre termini: vedere, udire, ed entrare nel cuore, l’apostolo intende proprio indicare i tre mezzi della conoscenza naturale: la vista, o esperienza immediata; l’udire, o la conoscenza per via di tradizione; l’ispirazione del cuore, cioè le scoperte dell’intelletto umano.

Con la risurrezione di Cristo la Scrittura proclama "una nuova creazione", la primizia di qualcosa di totalmente diverso da tutto quanto l’umanità abbia mai fatto esperienza né mai farà esperienza nell’attuale ordine di cose, qualcosa che esce dall’ordine della tradizionale nostra logica e razionalità, come pure dalle scoperte dell’attuale fisica e chimica conosciute.

Un nuovo modo di essere, un nuovo modo di pensare, una nuova fisica, una nuova chimica caratterizzerà la nuova creazione, un nuovo universo, un nuovo modo di organizzazione molecolare... "Ecco, io faccio nuove tutte le cose... scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere" dice la voce che ode Giovanni, nell’Apocalisse, "le cose di prima sono passate" (Ap. 21:5,4). Pazzesco? Beh, tante cose che noi abbiamo oggi, fino a poco tempo fa erano considerate impensabili, e venivano presi per matti coloro che profeticamente le prospettavano, eppure...

La sfida ad una conversione totale

Siamo pronti noi a permettere che Cristo metta radicalmente in questione, in ogni campo della vita, il nostro "buon senso", la nostra logica e la nostra razionalità?

L’Evangelo di Gesù Cristo ci chiama alla conversione. Il nostro cuore si volge a Cristo, il nostro comportamento si conforma alla volontà di Dio, si, ma la conversione interessa pure il nostro modo di pensare e di vedere le cose. Siamo pronti a lasciarci sfidare da Cristo a concepire cose che vanno molto al di là dell’immaginabile e certo del possibile nell’attuale ordine delle cose?

I progressi più autentici della storia dell’umanità sono stati possibili per l’impulso che ad essi è stato dato da persone che hanno osato andare oltre ai limiti del conosciuto, sfidando modi di pensare e di vedere le cose che sembravano indiscutibili. Pensate alla vicenda di Cristoforo Colombo che sfida quelle che allora erano considerate conoscenze indiscutibili. "Non esiste alcuna terra oltre l’oceano atlantico, la terra è piatta, e spingendosi in avanti nell’oceano atlantico si finirà solo per cadere irreparabilmente nel vuoto... quello che tu credi, caro Cristoforo Colombo, è pazzesco, folle, irrazionale...". Lui però sfida la sapienza corrente, va al di là dei limiti allora accettabili, e scopre nuove terre.

"Ma," potrebbe dire qualcuno, "nessuno è mai tornato a raccontarci com’è quella nuova dimensione che Cristo avrebbe inaugurato...". No, Cristo ha mostrato la verità di quello che diceva, e i testimoni della risurrezione sono stati così persuasi che la loro vita è radicalmente cambiata dopo quell’esperienza. Dei semplici ed incolti pescatori sono andati in tutto il mondo ad annunciare la risurrezione di Cristo e la loro opera, sospinta dallo Spirito Santo ed essa, confermata da segni e prodigi, ha potuto trasformare radicalmente la vita di innumerevoli persone fino ad oggi, impartendo un nuovo modo di vivere e di vedere le cose, quello impostato allo spirito della risurrezione, allo Spirito di Cristo.

Questa è pure la sfida che pone a noi, spesso non dissimili dal proverbiale discepolo di Gesù Tommaso, l’evento della risurrezione. La fede cristiana non è un programma di riforme sociali, non è un appello a buoni sentimenti di amore e di solidarietà, non è un’etica umanistica sostenuta da antichi miti e parabole. La fede cristiana non è un puntello psicologico per affrontare i problemi di questa vita. Può essere anche questo, ma il nostro testo dice: "Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siano i più miseri fra tutti gli uomini". La fede cristiana è l’irruzione nel presente di un nuovo ordine di cose che sfida, contraddice, mette in crisi le strutture di questo mondo e la nostra vita personale, facendo si che noi stessi diventiamo l’anticipazione di quel nuovo mondo che in Cristo è annunciato e realizzato.

Bisogna che Egli regni

Il Signore Gesù è chiamato primizia perché l’eterno proposito di Dio è quello di trascinare nella Sua nuova creazione molte altre persone. L’eterno proposito di Dio è quello di trascinare nella Sua vittoria sui nemici della vita umana, di cui la morte è il maggiore, uomini e donne che accettano la Sua sfida e "investono i loro capitali", i beni della loro vita, la loro vita stessa in Lui.

Però "bisogna che Egli regni", bisogna che Egli regni realmente su di noi che Lo chiamiamo Signore. Bisogna che egli regni sul nostro modo di pensare, sul nostro modo di parlare, sul nostro modo di agire perché, come dicono le miriadi di fedeli intorno al trono di Dio, "Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e l’onore" (Ap. 5:12).

Abbiamo chiamato la risurrezione di Cristo: "la sfida dell’impossibile", ma, se guardiamo bene, potrebbe sembrare ancora più impossibile vedere finalmente a Lui sottomesso il nostro cuore egoista ed ostinato, la nostra cocciuta e pervicace volontà di essere noi stessi l’unico padrone della nostra vita, di fare solo e sempre quello che ci aggrada, di pensare di saperla noi più lunga che l’onnisciente Creatore nostro.

Spesso convertire a Cristo un peccatore è impresa persino più difficile che risuscitare un morto... L’aveva rilevato Gesù quando gli era stato presentato, per essere guarito, un paralitico. Gesù si sarebbe certo preso cura della sua infermità, ma si era reso conto che quell’uomo aveva un problema ancora più grave della sua paralisi: la condizione della sua anima, la condizione del suo cuore, il problema del suo peccato. Sanarlo dalla sua paralisi spirituale Gesù l’aveva intesa opera ancora più ardua della sua guarigione fisica. Quello che però è impossibile per l’uomo, a Dio è possibile, e Gesù quel giorno, prima di guarire il suo corpo, riportò in vita la sua anima, la liberò dalle catene del peccato.

La potenza della risurrezione sarà all’opera per creare una nuova realtà, quella dei nuovi cieli e della nuova terra, di cui il Cristo risorto è primizia. La potenza della risurrezione di Cristo è ancora oggi all’opera per dare nuova vita a uomini e donne morti spiritualmente a causa del loro peccato. Ascoltate qual è stata la potenza della risurrezione all’opera fra i cristiani della città di Efeso. L’apostolo Paolo scrive: "Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati ... Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati in Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e ci ha fatti sedere nel cielo con Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù" (Ef. 2:1,4-7).

Qual è la condizione del tuo cuore? O per amore o per forza esso si dovrà piegare a Cristo, autorità legittima dell’intera creazione, a cui "Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi". Quale sarà la tua sorte se ostinatamente continuerai a tenere gli occhi chiusi nei confronti degli eterni propositi di Dio che giungeranno infallibilmente a compimento? Che la potenza manifestata nella risurrezione del Signore Gesù Cristo converta a Lui il tuo cuore e ti trascini nella vittoria della nuova creazione, di cui Cristo è la primizia ed i cui effetti si manifestano in chiunque a Lui affidi tutta la sua vita.

[Paolo Castellina, sabato, 6. aprile 1996. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, società Biblica di Ginevra, 1994].

 

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