La maratona della vita cristiana
La parabola della gara
Oggi il testo della Parola di Dio che
viene sottoposto alla nostra attenzione ci accompagna, per così dire, ad
assistere ad una "gara sportiva", ad una maratona, a un qualcosa di
simile ad una corsa campestre. E’ un percorso lungo e difficile, pieno
di ostacoli. Dalla nostra prospettiva più alta di spettatori possiamo vedere
laggiù il traguardo dove una corona d’alloro attende il vincitore. Ecco,
dall’altra parte gli atleti al nastro di partenza. Si tolgono il
mantello e al via dello starter partono con passo sicuro e regolare. Si
sono allenati bene, i loro muscoli sono agili, forti e scattanti. Non c’è nulla
che li possa distrarre, sono ben concentrati e determinati a giungere al
traguardo. Li seguiamo con il nostro sguardo mentre affrontano le difficili
prove del percorso, alcuni cadono, poi si rialzano e procedono
imperterriti. E’ visibile dopo un po’ il loro sudore e la loro fatica. Arrivano
così al traguardo e partecipiamo alla gioia del vincitore che riceve il premio
promesso, esausto ma felice e ora sollevato di ricevere la corona di vincitore:
il suo impegno è stato premiato. Altri erano pure partiti, pieni
di buone intenzioni, ma dopo le prime difficoltà avevano rinunciato alla
corsa ed erano tornati indietro. Altri ancora avevano solo promesso di
parteciparvi, si erano iscritti alla gara, avevano avuto il loro numero, ma per
qualche motivo nemmeno sono partiti... Un gruppo di atleti fedeli ed impegnati
però ce l’ha fatta!
Ecco che però succede l’inaspettato.
Il direttore della gara si muove e si avvicina proprio dove siamo noi, noi
spettatori. Viene avanti e rivolge la sua parola proprio a te. Sei piuttosto
sorpreso, soprattutto ad udire le sue parole. Si, ti sta invitando a scendere
in campo, si proprio te, a far parte di quelle valorose squadre ed a
correre la gara insieme a quei famosi e valenti atleti. Ti chiedi perché abbia
invitato proprio te. Non te ne credi certamente all’altezza, ma lui insiste,
rassicurandoti che ti darà tutti gli strumenti tecnici necessari per
partecipare anche tu alla gara con onore. L’onore però è ancora un altro:
l’onore di portare la maglia di quelle valenti squadre! Vi sono gli
allenamenti, ricevi le necessarie istruzioni e arriva il momento di partire. Sarai
fra quelli che partono davvero e perseverano fino alla fine della gara per
ricevere la corona che spetta a coloro che giungono al traguardo? Non ti
lascerai spaventare dalle difficoltà oppure preferirai tornare fra i
semplici spettatori?
Questa che vi ho raccontato è una
parabola che illustra la vita
cristiana assomigliandola ad una gara sportiva. Ogni illustrazione ha i suoi
limiti, ma credo che ci possa servire oggi per chiarire i termini di quanto ci
comunica il Signore Iddio nel testo biblico di Ebrei 12:1-6.
Chiamati dalla Sua grazia
Ci sono due tipi di
"sportivi" quelli che lo sport ...lo guardano, e quelli che allo
sport ...partecipano. Oserei dire che i veri sportivi sono quelli che
"fanno" lo sport. Oggi infatti sono fin troppi quelli che fanno i
semplici spettatori della fede e delle attività dei cristiani attivi e
professanti. Magari "finanziano" le chiese, ma rimangono pur sempre
spettatori, fuori dalla gara: valutano le attività degli altri e magari le
criticano, battendo le mani oppure fischiando, a seconda del gradimento... In
ogni caso ci sono occasioni importanti - come quella di oggi - in cui
Iddio, attraverso l’annuncio dell’Evangelo, chiama anche noi a far parte
della Sua "squadra di atleti", di un popolo speciale, il Suo popolo
eletto, la Sua chiesa. Egli chiama anche noi a "scendere in campo".
Si tratta indubbiamente di una
stupefacente espressione dell’amore e della grazia di Dio verso creature come
noi siamo, la cui vita - per usare la nostra immagine - è pigra, sedentaria,
squilibrata, malsana, indifferente e spesso anche molto critica verso squadre
ed allenatori... in una parola, per noi peccatori, quella di sentirci
rivolgere la parola della verità, l’appello ad affidarci ad essa, scoprire la
disponibilità di Dio nei nostri riguardi che ci vuole riscattare e perdonare
attraverso l’opera efficace di un valente "allenatore", il Salvatore
Gesù Cristo. Come non gridare di gioia e di riconoscenza per
"l’onore" che Iddio ci vuol fare chiamandoci ad essere anche noi
partecipi della Sua vittoria!
Il testo biblico
Consideriamo però ora più da vicino
il testo biblico che Dio ci vuole rivolgere quest’oggi. L’apostolo scrive a
cristiani d’origine ebraica:
"Anche noi, dunque, poiché
siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e
il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara
che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la
rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce,
disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. Considerate
perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da
parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate, perdendovi d’animo" (Eb. 12:1-3).
Motivi incoraggianti
Dobbiamo dire innanzitutto che
l’Apostolo qui si rivolge ad "atleti" della vita cristiana che, scesi
in campo e partiti, sperimentano la durezza della gara e sono tentati a
scoraggiarsi e forse anche a rinunziarvi. La cosa è comprensibile, ma qui
l’apostolo, vero e proprio "allenatore", incoraggia questi
"atleti" mettendo davanti a loro i motivi per cui a questa
"gara" ne valga comunque la pena di parteciparvi.
I cristiani di quella generazione, ma
quanti ancora oggi, vedono la loro fede ed il loro impegno messo a dura prova
da difficoltà e persecuzioni di ogni genere. Queste parole ispirate da Dio
vengono però rivolte anche a noi per nostro incoraggiamento ed istruzione. La
confessione della nostra fede non si esprime forse oggi nel contesto di
difficoltà e persecuzioni, nondimeno, portare avanti con coerenza la nostra
professione di fede nemmeno oggi è facile, è anticonformista e può causare
opposizione e incomprensione. Per questo, pur non nascondendo ai nostri figli
la difficoltà della coerenza cristiana, li incoraggiamo a proseguire con
coraggio e preghiamo per loro.
Credo che sia importante pure notare
come lo scrittore non si limiti qui a dare "consigli" ed esortazioni
come colui che si limiti a "stare in panchina". E’ egli stesso un
"atleta" d’esperienza e sa bene identificarsi con i suoi lettori
scoraggiati. Al capitolo 10 aveva già detto: "Ora noi non siamo fra
quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma quelli che hanno fede per
ottenere la vita" (10:39).
A. I precursori
La prima frase del testo che colpisce
la nostra attenzione è: "Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da
una così grande schiera di testimoni..." (1a). E’ il primo motivo di
incoraggiamento degli atleti in pista: "Non siete soli e non siete stati i
primi a correre - e con successo - questa gara".
C’è una così grande schiera (una
nuvola, un nugolo) di testimoni (martiri della fede) che ci circonda, noi che
corriamo la gara della fede cristiana. Quanti ci hanno preceduto nella fede e
tuttora nel mondo brillano come luminosi esempi di fede e di impegno nonostante
le difficoltà che devono affrontare e proprio per portare avanti la fede che
oggi noi dichiariamo di professare. Essi sono dei testimoni in quanto la loro
vita, opere, sofferenze e morte, attestano la loro fede, e testimoniano a noi
attraverso le pagine della Scrittura e della storia il loro impegno è stato
abbondantemente retribuito.
Pensate: noi che siamo chiamati a far
parte o che facciamo parte della squadra dei cristiani, "portiamo i
colori" di un popolo che enumera gli "eroi" della fede di cui
sono piene le pagine dei nostri calendari (e non solo), uomini, donne, ragazzi
e bambini che attraverso questi venti secoli di storia cristiana, ma anche di
più se contiamo pure l’antico popolo di Israele in cui siamo stati innestati,
che spesso hanno sofferto e pagato con la loro vita pur di portare avanti la
fiaccola della fede... Fare dei nomi, a questo punto, significherebbe fare dei torti
a qualcuno. E’ la "comunione dei santi", migliaia e migliaia nostri
predecessori nella fede che si sono distinti per fede, forza e virtù. E’ come
se essi ci stessero ora a guardare incoraggiandoci a proseguire con fiducia la
nostra corsa nonostante tutto. Dobbiamo anche dire che essi testimonieranno pro
o contro di noi a seconda se siamo stati all’altezza della loro e nostra comune
vocazione.
Essi sono come nuvole cariche di
pioggia ristoratrice per le dottrine vivificanti che ci hanno portato; per i loro
esempi rinfrescanti nell’ardore della persecuzione; per la loro guida ed
indicazioni che ci danno nelle vie di Dio; per il loro grande numero, come una
spessa nuvola che ci circonda da ogni parte, sono di indubbia istruzione.
Dovremmo prendere l’abitudine di nutrirci leggendo le biografie dei cristiani
valorosi del passato e del presente. Il loro esempio decisamente mi incoraggia
tanto che non mi lascerò intimidire da nulla.
B. Impedimenti in noi stessi
Il secondo incoraggiamento ci viene
dall’espressione: "deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente
ci avvolge" (1b). Ci possono essere tanti fattori esterni che ci sono
di ostacolo nella corsa della vita cristiana. Tanti impedimenti ed ostacoli che
noi avvertiamo, però, sono in noi stessi: la nostra pigrizia, indolenza, vizi,
difetti, il nostro atteggiamento psicologico nei confronti della vita
cristiana, il nostro peccato... Il nostro testo dice: Deponiamo (cioè gettiamo
via, eliminiamo) ogni peso (impedimento), tutto ciò che ci "appesantisce"
e ci "frena". Come l’atleta disciplina sé stesso nel corpo,
nella mente e nello spirito per correre la gara nel modo migliore e più
efficace possibile, come l’atleta si sbarazza di tutto ciò che impedirebbe il
suo procedere, così pure nella "corsa" cristiana ogni zavorra deve
essere scaricata. Gli antichi atleti correvano nudi, e anche oggi
l’abbigliamento deve essere adatto alla gara. Non si corre con cappotto e
stivali... La figura compara il peccato ad una veste lunga che impedisce il
libero movimento del corridore. L’apostolo ci dice: deponiamo il peccato, che
così facilmente ci avvolge (che ci tiene stretto e che ci fa inciampare, ci
aggroviglia). Il riferimento è al peccato in quanto tale che ci assedia da
ogni lato. Abbiamo difficoltà nella vita cristiana? Quante di queste difficoltà
dipendono solo da noi? Chiediamo a Dio di aiutarci a prenderne coscienza ed a
sbarazzarcene perché altrimenti non faremo molta strada...
C. Perseveranza
Un terzo incoraggiamento ha a che
fare con la necessità di essere perseveranti e diligenti: "e corriamo
con perseveranza la gara che ci è proposta" (1c).
L’atleta deve allenarsi regolarmente
e con impegno, e poi procedere con determinazione senza lasciarsi distrarre da
niente e da nessuno. La costanza e la determinazione oggi è una virtù molto
rara. Qualcuno ha detto: "Costanza: di questa parola si è fatto un nome
proprio, forse perché non è comune". S. Agostino disse: "Non è gran
cosa l’incominciare; la perfezione sta nel condurre a termine". Corriamo la
vita cristiana, dice il nostro testo, sforziamoci di progredire con
perseveranza, paziente sopportazione, con determinazione la gara che ci è
proposta, e la parola originale che il testo usa ha a che fare con il nostro
"agonismo". La gara cristiana non è uno sprint di breve durata ma una
gara che dura a lungo, una maratona. Non vi saranno premi per coloro che non
perseverano fino alla fine della corsa. L’apostolo Paolo diceva: "Ma
non faccio nessun conto della mia vita, pur di condurre a termine con gioia la
mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù Cristo" (At.
20:24). Al termine della sua vita lo stesso apostolo scriveva: "Ho
combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede.
Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice,
mi assegnerà in quel giorno, e non solo a me..." (2 Ti. 4:7,8). Siamo
chiamati ad essere perseveranti: quanti fra coloro che si erano disposti alla
corsa non sono mai partiti veramente oppure dopo un po’ vi hanno rinunciato
tornando indietro? Essi non riceveranno il premio finale.
D. Lo sguardo fisso su Gesù
Il motivo più importante di
incoraggiamento che questo testo ci rivolge, però, è il quarto: "fissando
lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia
che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si
è seduto alla destra del trono di Dio. Considerate perciò colui che ha
sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori,
affinché non vi stanchiate, perdendovi d’animo" (3, 4).
Ecco il segreto del maratoneta,
dell’alpinista e di chiunque altro intende raggiungere il suo obiettivo:
un’attenzione indivisa verso la meta, un’attenzione indivisa - nel nostro caso
- verso Colui che ci precede, ci dà forza, ci incoraggia: il Signore Gesù
Cristo. Fissate lo sguardo, tenete fissi gli occhi, su Gesù, Colui che crea la
fede, il pioniere, il fondatore, l’originatore, e la rende perfetta (il
perfezionatore). Leonardo da Vinci disse: "Non si volta chi a stella è
fisso".
E’ davvero il segreto della
perseveranza cristiana. Avremo forza solo quando il nostro sguardo è fissato
sul grande oggetto della nostra fede. La vittoria appartiene solo a chi guarda
a Gesù perché Egli è
(1) il fondatore della fede,
Colui che ha ispirato questa gara e la rende possibile. Egli solo ha illuminato
il sentiero della salvezza come un sentiero possibile. Egli è:
(2) esempio di fede, Lui solo
ha portato la fede a perfezione, ci ha aperto la strada e l’ha percorsa per
intero. Nei giorni della sua carne, Cristo ha calcato senza deviarne mai il
sentiero della fede. Noi siamo chiamati ed abbiamo la possibilità di essere
come Lui. Per la gioia che gli era posta dinanzi [lo stesso verbo usato prima
per la gara che noi dobbiamo correre], Egli sopportò la croce e stette fermo
nei suoi propositi. Egli è il:
(3) perfezionatore che questa
gara l’ha portata nella Sua propria persona a perfetto compimento. Aveva ogni
tipo di beatitudine, ma soffrì volontariamente la vergogna della croce non
tenendo in alcun conto l’infamia, la vergogna, la disgrazia di una simile
morte. E non si trattò di una gioia egoistica, era la gioia raggiunta
attraverso quella redenzione che avrebbe realizzato la salvezza di tutto il suo
popolo. Di lui Isaia dice: "Egli vedrà il frutto del suo tormento
interiore, e ne sarà saziato; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto,
renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità"
(Is. 53:11).
(4) Il vincitore. Si, Gesù è
il vincitore, non nel senso che sia stato l’unico - a scapito di altri - a
vincere. In questa gara tutti coloro che arrivano al traguardo, ne conseguono
il premio. Egli, per così dire, è il giudice stesso della gara che
personalmente ne percorre il percorso, alle stesse condizioni degli altri, e ne
riporta la vittoria. "E si è seduto alla destra del trono di Dio".
Il fatto della sua sofferenza è completamente passato, ma i risultati d’essa
rimangono per sempre.
La fede riconosce che ‘questo Gesù’ è
stato fatto da Dio "e Signore e Cristo" (At. 2:36). Colui che
un giorno soffrì sulla terra ora governa in cielo (Mt. 28:18). I destinatari di
questa lettera devono credere a questo, nonostante che le attuali circostanze
sembrino contraddirlo, e così dobbiamo noi!
Epilogo
A coloro che corrono la gara della
vita cristiana, lo scrittore così dice: "Considerate perciò colui che
ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori,
affinché non vi stanchiate, perdendovi d’animo". Considerate,
riflettete, comparate, perciò Colui che ha sopportato una simile ostilità,
odio, opposizione, contro la Sua persona da parte dei peccatori, affinché non
vi stanchiate, perdendovi d’animo, affinché il vostro animo non venga meno. La
Sua morte di croce non è stata una sconfitta. Attraverso la morte di croce ha
conseguito la vittoria sul peccato e sulla morte ed è entrato nella gloria
della risurrezione. La ragione di fissare su di Lui il nostro sguardo è
considerare quello che Lui aveva dovuto sopportare era molto di più di che cosa
dobbiamo sopportare noi. L’innocente sulle cui spalle grava il peccato del
suo popolo e gli strali implacabili dei suoi avversari. L’apostolo Pietro
scrisse: "Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato
manifestato... per voi; per mezzo di Lui credete in Dio che lo ha risuscitato
dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza
siano in Dio" (1 Pi. 1:20,21).
Molti sono spettatori della gara
della vita cristiana, ed è chiaro che rimanendo tali rimarranno privi della
ricompensa dei vincitori, così come chi aveva promesso di iniziare questa gara
e non è mai veramente partito, e come coloro che, spaventati dalle difficoltà,
hanno rinunciato a correre e sono tornati indietro. Chi vorrà veramente
"scendere in campo" e perseverare fino alla fine? Abbiamo motivi di
grande incoraggiamento non solo fra quelli fin qui esposti, ma anche per la
promessa del Signore. L’apostolo Paolo dice infatti: "Io ringrazio il
mio Dio... per voi, e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con
gioia a motivo della vostra partecipazione al vangelo, dal primo giorno fino ad
ora. E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la
condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Fl. 1:3-6).
[Paolo Castellina,
sabato, 30. marzo 1996. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente
indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, società Biblica di
Ginevra, 1994].