Due diversi atteggiamenti
La triste realtà della sofferenza
e della malattia ha accompagnato ed accompagna ancora la condizione umana come
noi la conosciamo. Quante domande si agitano nella mente umana quando noi
oppure i nostri cari soffrono e sono gravemente malati! Per molti è proprio in
queste situazioni - forse più che in altri momenti - che il Signore Iddio, o
meglio, l’immagine che ci facciamo di Dio, diventa un problema, un pensiero
assillante che ci tormenta più di quanto mai avessimo fatto nei momenti di
salute.
Ascoltate quanto racconta un
ministro di Dio dell’esperienza da lui avuta con un morente: "L’uomo
rispondeva con rabbia ai miei tentativi di aiutarlo. Stava morendo di cancro ai
polmoni ed era pieno di amarezza. Mi diceva che non voleva più udire di un Dio
che lascia la gente a soffrire a questo modo. Mi diceva: ‘Non ne ho voluto più
sapere della Bibbia né della fede cristiana da quando mia madre morì della
stessa mia malattia. Era una cristiana devota, ma nonostante le sue preghiere
che Dio la guarisse o la prendesse con Sé, era vissuta mese dopo mese con
terribili dolori. Così ho deciso che o Dio non esiste o che Egli non è il tipo
di Dio che voi pensate che sia’. Il mio cuore," dice questo pastore,
"era molto in pena per lui, ma nulla che dicevo sembrava smuoverlo. Alla
fine gli chiesi: ‘Anche sua madre ha poi voltato le spalle a Dio?’. Egli
rispose: ‘No, nonostante i suoi forti dolori, lei continuava a parlare della
grazia di Dio e sul fatto che presto sarebbe stata con Gesù’. Poi aggiunse: ‘Io
non ho il tipo di fede che aveva lei...’".
Si, di fronte alla sofferenza ed
alla malattia tutti si fanno pressanti domande. Ci sono però due modi
per reagire ad essa, due atteggiamenti possibili: quello dell’amarezza e della
ribellione verso Dio, e quello del cristiano che - nonostante tutto - lascia
che la sua mente ed il suo cuore siano impregnati della sapienza e della
consolazione che solo la Bibbia, come Parola di Dio, può dare. Senza dubbio
sono molti quelli che - di fronte al problema del male - voltano le spalle a
Dio. Trovano difficile credere come un Dio onnipotente possa permettere che
della brava gente soffra in quel modo. D’altro canto migliaia di persone
testimoniano che è proprio durante un tempo di grande afflizione e intenso
dolore che trovano come Dio diventi per loro più reale e più prezioso che mai.
Quattro
certezze
Vi sono quattro certezze, positive
ed inattaccabili, che consolano il cuore del cristiano in tempo di malattia e
di sofferenza. Possono e devono diventare quelle di ognuno. La prima è:
1. Dio ti guarirà
Il credente ammalato può essere
assolutamente certo che, presto o tardi, Dio lo guarirà. Forse sulla terra, ma
sicuramente in cielo. E’ Dio stesso che glielo garantisce. Chi si affida al
Salvatore Gesù Cristo sa di essere destinato a ricevere un nuovo corpo
glorificato e a vivere per sempre con il suo Signore, in cielo. L’apostolo
Paolo traeva grandissimo conforto dal pensiero di attendere la risurrezione e
la gloria eterna. Dopo aver riaffermato il fatto della risurrezione di Cristo
in 1 Co. 15, egli procede ad osservare che anche noi riceveremo corpi di
risurrezione simili a quello di Cristo (vv. 20-58). Questa verità lo sosteneva
grandemente quando doveva soffrire al servizio del Signore. In spirito di gioia
e di ottimismo egli scriveva:
"Noi dunque
non ci scoraggiamo. Anche se materialmente camminiamo verso la morte,
interiormente, invece, Dio ci dà una vita che si rinnova di giorno in giorno.
La nostra attuale sofferenza è poca cosa e ci prepara una vita gloriosa che non
ha l'uguale. E noi concentriamo la nostra attenzione non su quel che vediamo ma
su ciò che non vediamo: infatti, quel che vediamo dura soltanto per breve
tempo, mentre ciò che non vediamo dura per sempre. Noi sappiamo infatti che la
tenda nella quale abitiamo, cioè il nostro corpo terreno, viene distrutta.
Sappiamo però di avere in cielo un'altra abitazione costruita da Dio, che dura
per sempre" (2 Co. 4:16-5:1 TILC).
All’udire queste parole alcuni
potrebbero non reagisce con molto entusiasmo. Vorrebbero la guarigione qui ed
ora. Questi sentimenti sono naturali. La sofferenza non è piacevole.
Istintivamente desideriamo la buona salute ed essere liberi dal dolore. Quando
però ci lasciamo andare a pensare così, guardiamo alla vita dalla miope
prospettiva del materialista che dice: "viviamo solo una volta",
"godiamoci la vita oggi finché possiamo perché del domani non c’è
certezza...". E’ una prospettiva errata! I cristiani dovrebbero guardare
più lontano perché danno completa fiducia al Signore Gesù Cristo.
Inoltre dobbiamo affrontare il
fatto che questa vita è relativamente breve e che le cose quaggiù non sono
perfette. Come cristiani siamo chiamati a guardare oltre l’immediato ed il
terreno. Vivremo per sempre in una nuova e meravigliosa dimensione. E’ solo
accogliendo questa verità nel nostro cuore che potremo veramente avere
condividere l’atteggiamento costruttivo dell’apostolo Paolo. Cominceremo a
pregustare con gioia quelle realtà celesti che ancora non vediamo ma che
saranno eterne. Indubbiamente: "ci gloriamo nella speranza della gloria
di Dio" (Ro. 5:2).
2. Dio soffre quando tu
soffri
Il cristiano che soffre ha una
seconda certezza biblica da trae grande forza: sapere che Dio sta soffrendo con
lui. Iddio soffre quando un suo figliolo soffre. Egli non è "il motore
immobile" della filosofia greca. Non è un Essere che sia indifferente al
dolore delle Sue creature. Egli non è nemmeno un Dio capriccioso che esegua la
Sua volontà senza alcuna considerazione per coloro che soffrono. Al contrario,
Egli è il nostro amorevole Padre celeste. Il salmista dichiara: "Come
un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il Signore verso quelli
che lo temono. Poiché egli conosce la nostra natura; egli si ricorda che siamo
polvere" (Sl. 103:13,14).
Nel passare in rassegna i momenti
del rapporto di Dio con Israele, il profeta scrive: "In ogni loro
afflizione egli fu afflitto... nel suo amore e nella sua compassione li redense
(ND)" (Is. 63:9). I profeti dell’Antico Testamento ripetutamente
descrivevano Dio come Colui che si rallegra nel benedire i Suoi figli e che si
rattrista quando essi devono soffrire.
La verità che Dio soffre quando
noi soffriamo non trova espressione, però, se non quando questo venne rivelato
nella persona di Gesù Cristo. Egli è l’Emanuele, cioè "Dio con
noi" (Is. 7:14). Egli, la seconda persona dell’eterna Trinità, divenne
essere umano. Soffrì tutto ciò che noi avremmo potuto soffrire. Nacque in una
stalla, membro di una famiglia povera. Crebbe in un’umile casa di un piccolo
villaggio. Lavorò come artigiano fino a circa trent’anni. Per i suoi tre anni
di ministero non ebbe una casa in cui abitare che potesse dirsi Sua. Fu
disprezzato dai suoi mezzi fratelli. Fu respinto popolo giudaico per cui era
venuto. Fu deriso e falsamente accusato. Fu tradito da un compagno. Fu
abbandonato dai suoi amici più intimi. Fu frustato. Fu forzato a portare sulla
sua schiena lacerata una pesante trave di legno. Fu inchiodato ad una croce, ed
anche appeso ad una croce dovette sopportare lo scherno degli astanti. Perché
fece tutto questo? Non avrebbe potuto pagare il prezzo dei nostri peccati senza
dover sopportare tutte queste umiliazioni ed abusi? Per quanto ne sappiamo, la
risposta a questa domanda è ‘si’. La Sua morte in croce, non la Sua sofferenza
precedente il Calvario, fu quella che poté espiare il nostro peccato. Egli fu
sottoposto a tutti questi dolori supplementari ed umiliazione per due ragioni:
(1) per rivelarci il cuore di Dio (2 Co. 4:6), e per diventare l’unico Sommo
Sacerdote che potesse veramente simpatizzare per la nostra condizione (Eb.
4:15,16). Dio aveva sempre sofferto Lui stesso con le sofferenze del Suo
popolo, ma lo fece in modo vero e tangibile attraverso la Sua incarnazione
iniziata a Betlemme.
La Scrittura ci dice: Stai
soffrendo? Sei afflitto? Sei deluso per il fatto che dovrai morire prima di
realizzare i tuoi sogni e le tue speranze? Non dubitare che a Dio questo non
importi. Egli soffre con te. A lui non piace ciò che devi passare più di quanto
non piaccia a te. Egli potrebbe intervenire e guarirti all’istante. Se però lo
dovesse fare per te e per ogni persona che soffre, nessuno avrebbe bisogno d’avere
quel tipo di fede che sola promuove il carattere cristiano. Permette quindi che
tu soffra. Egli però, come fai tu, guarda il tempo in cui tutte le umane
sofferenze avranno fine.
Proprio come un buon marito soffre
quando vede la propria moglie afflitta, proprio come dei genitori amorevoli
vedono l’afflizione dei loro figli, così il Signore soffre quando tu soffri, e
non potrà essere veramente felice se non quando lo saremo anche noi.
3. Dio sa perché tu stai
soffrendo
Per il cristiano esiste una terza
certezza confortante. Quando soffriamo vorremmo avere delle risposte. Spesso ci
chiediamo: "Perché? Perché?". Anche i credenti si pongono queste
domande. Un valente ministro di Dio aveva appreso di avere il cancro ed aveva
espresso il suo malcontento con le vie di Dio. Disse ad un amico: "Non
capisco perché Dio abbia permesso che questo mi succedesse. L’ho sempre servito
fedelmente. Non coltivo nessun peccato segreto. Mi sono preso cura del mio
corpo. Evito ogni abuso nel mangiare e nel bere. Tengo sotto controllo il mio
peso. Credo di non meritare tutto questo!". Le sue proteste rammentano
quelle sollevate da Giobbe quasi 4000 anni fa. Egli, nel suo libro, scaglia la
parola perché almeno 12 volte. Egli persino elenca 12 modi in cui lui
era sempre stato un uomo morale, onesto, gentile, ed amorevole. Dio però non
risponde alle domande di Giobbe sul perché. Né rispose a quel bravo ministro di
Dio colpito da quella grave malattia. Dio, però, fece qualcosa di meglio. Gli
diede la certezza che Dio conosceva il perché di quella situazione. Lo fece
rammentando loro della grande sapienza e potenza manifestata nella creazione
del mondo. Inoltre egli portò queste due persone al punto di essere persuase
che le Sue vie fossero indubitabilmente perfette in sapienza e bontà.
Qualche volta noi possiamo rispondere ai nostri perché. E’
sempre bene investigare il nostro cuore per verificare se sia magari colpa
nostra. Possiamo ammalarci perché magari non abbiamo osservato il buon senso di
prenderci cura della nostra salute. Forse il problema che ci ha colpiti è stato
causato dalla nostra negligenza. E’ anche possibile che la nostra malattia sia
il risultato di una misura disciplinare presa da Dio nei nostri riguardi a
causa del nostro peccato. La Bibbia insegna che alcuni cristiani muoiono di
morte prematura (dal punto di vista umano) a causa di un loro peccato. Se
sappiamo di aver vissuto disubbidendo a Dio, dobbiamo ravvedercene. Se lo
facciamo, Dio può anche guarirci. Quando poi vediamo la morte di un nostro caro
che è credente e che è caduto in comportamenti sbagliati, possiamo rassicurarci
del fatto che a volte Dio prende con Sé qualche suo figliolo piuttosto che
vederlo continuare su una strada per lui distruttiva.
Però, spesso noi non possiamo
trovare risposte specifiche per sapere la ragione per cui stiamo soffrendo.
Anche allora, però, Dio non ci lascerà completamente all’oscuro. Oltre ad
assicurarci che Egli ne conosce il motivo, Egli ci ha mostrato come persino
sofferenze inspiegabili abbiano un proposito di valore.
In Giovanni 9 Egli usa l’incontro
con un uomo cieco per insegnare ai Suoi discepoli questa lezione. Gli chiedono:
"Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato
cieco?"(v. 2). Ovviamente essi vedevano questa afflizione come il
castigo per il peccato di qualcuno - o il suo o quello dei suoi genitori mentre
ancora era nel ventre di sua madre. Gesù risponde loro: "Né lui ha
peccato, né i suoi genitori; ma è così affinché le opere di Dio siano
manifestate in lui" (v. 3). L’afflizione di quest’uomo non era il
castigo per dei peccati speciali. Aveva però un valore. Era stata intesa
affinché lui diventasse il veicolo attraverso il quale la potenza di Dio
avrebbe potuto manifestarsi. Dopo aver stabilito questo punto, Gesù continua e
dice: "Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha andato mentre è
giorno; la notte viene in cui nessuno può operare" (v. 4). Poi Egli
restituì la vista a quell’uomo.
L’applicazione di questo a noi è
ovvia. Invece di sprecare le nostre energie in inutili speculazioni sul perché di
certi fatti, consideriamo la sofferenza - la nostra o quella che vediamo in
altri - come un’opportunità per dimostrare la potenza di Dio e darGli gloria.
Forse risponderà alla nostra preghiera guarendoci. Forse userà la sofferenza di
qualcuno che amiamo per renderci più compassionevoli, più gentili, o più utili.
Oppure Egli potrà lasciarci soffrire, ma ci darà grazia soprannaturale che sarà
una vibrante testimonianza alla Sua gloria. Di fatto Dio può avere molte
ragioni per lasciarci soffrire. Per molti personaggi di cui parla la Bibbia,
queste sono chiare. Per alcuni di essi essa serve per renderci più
riconoscenti, più simili a Cristo, più umili, più pazienti e comprensivi, più
dipendenti da Dio. Per ogni cosa c’è una buona ragione superiore. Forse non ci
sarà dato di conoscerla. Dio la conosce, e questo dovrebbe bastarci e
confortarci.
4. Dio è in controllo della
situazione
Vi è una quarta certezza per i
cristiani che soffrono. Il fatto che Dio sia in controllo di ogni cosa non
significa che Egli sia la causa diretta di ogni offesa o malattia. La Parola di
Dio afferma che spesso le malattie provengono da Satana e normalmente sono il
risultato di leggi e cause naturali che impresse da Dio nell’universo.
Era stato Satana ad aver sottratto
a Giobbe quel che possedeva, i suoi figli e la sua salute. La donna che Gesù
aveva guarito da una malattia che l’aveva storpiata era: "una figlia di
Abramo... che Satana aveva tenuta legata per ben diciotto anni" (Lu.
13:16). Era stato Satana ad essere coinvolto nella "distruzione della
carne" di un membro della chiesa di Corinto (1 Co. 5:5), e quando l’apostolo
Paolo lamenta una "spina nella carne" che lo faceva soffrire, egli l’addebita
ad un "angelo di Satana".
La maggior parte delle sofferenze,
però, è risultato di processi naturali. L’abuso dell’alcool conduce ad
allucinazioni, stato confusionale e collasso fisico (Pr. 23:29-35). L’uomo che
entra nella casa di una prostituta è come "un bue che va al
macello" (Pr. 7:22). I problemi di stomaco di Timoteo erano
probabilmente dovuti all’acqua che beveva (1 Ti. 5:23). Molte malattie possono
essere eliminate attraverso la vaccinazione, una dieta sana e sane abitudini
sanitarie. E’ ovvio che non possiamo incolpare Dio come se fosse l’agente
primario delle sofferenze che piagano l’umanità.
Il fatto che Satana e fattori
naturali siano gli agenti diretti in molte sofferenze umane, però, non dovrebbe
essere considerato prova che Dio non ne sia coinvolto. Questi mali non
accadrebbero se Egli non li permettesse. Dio diede il permesso a Satana di
affliggere Giobbe, ma Egli gli pone dei limiti (Gb. 1:2). Anche quando degli
incidenti umani possono derivare da negligenza o cause naturali, accadono perché
Dio li permette. Gesù ci assicura che nulla ci può avvenire che non passi la
volontà permissiva di Dio. Egli ci dice che persino un avvenimento
apparentemente insignificante come la morte di un passero non accade "senza
il volere del Padre vostro" (Mt. 10:29). Paolo esprime il controllo
che Dio ha su ogni cosa dichiarando che noi che crediamo: "siamo stati
predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la
decisione della propria volontà" (Ef. 1:11).
Dio ha ogni cosa sotto controllo.
Egli può permettere che il diavolo ci metta alla prova anche attraverso la
malattia. Egli può permettere che soffriamo grandi dolori attraverso un
incidente causato da negligenza o l’attacco di una persona malvagia. Questi
eventi spiacevoli ci mettono alla prova e potrebbero tentarci a peccare, ma
possiamo confidare in questa promessa: "Tutte le difficoltà che avete
dovuto affrontare non sono state superiori alle vostre forze. Perché Dio mantiene
le sue promesse e non permetterà che siate tentati al di là della vostra
capacità di resistenza. Nel momento della tentazione Dio vi dà la forza di
resistere e di vincere" (1 Co. 10:13 TILC).
Non importa quale sia la prova che
dobbiamo sopportare, non importa quanto grande sia il nostro dolore od
afflizione, dobbiamo ricordare che essa è stata passata al vaglio della volontà
permissiva del nostro Padre celeste prima che essa ci raggiunga. Egli ci ama.
Egli ci può guarire miracolosamente. Se no, Egli sarà accanto a noi attraverso
il dolore ed un giorno ci porterà con Sé in cielo. Non importa quel che fa,
Egli ha in vista il nostro benessere ultimo. Questo Dio perfettamente saggio e
buono che serviamo ha ogni cosa sotto controllo.
Conclusione
Di fronte alla sofferenza o alla
malattia abbiamo dunque la scelta fra un atteggiamento amareggiato, aggressivo
e disperato o quello che solo le promesse che Iddio fa nella Sua Parola possono
ispirarci. Queste promesse sono per coloro che si abbandonano con fiducia al Signore
Gesù Cristo e che piegano la loro mente ed il loro cuore ad una volontà
superiore che magari non comprendiamo, ma che è sempre assolutamente saggia e
buona. Dio guarisce, Dio partecipa, Dio sa, e Dio controlla: siano queste le
nostre certezze e se non lo sono, chiediamoGli di poterle fare nostre sia in
malattia come in salute.
[Paolo
Castellina. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono
tratte dalla versione Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra, 1994].