L’eterna novità dell’Evangelo

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Il paradosso dell’Evangelo

L’Evangelo di Gesù Cristo viene definito dalla Scrittura come "l’Evangelo eterno". Dall’eternità prestabilito da Dio come strumento di salvezza di ogni creatura umana, non importa a quale tempo o luogo appartenga, esso è immutabile e va conservato inalterato da parte di quei cristiani che vogliono rimanere fedeli all’intangibile "deposito di verità" che è stato loro affidato. A loro non importa di venire tacciati come "antiquati" o di proporre qualcosa che molti reputano come anacronistico, perché essi credono che l’antico Evangelo sia sempre in vigore e non sia mai stato abolito. Questo lo avevamo visto nella riflessione dell’ultima volta.

Se da una parte, però, esso deve essere considerato "antico" e vada conservato in quanto tale, l’esperienza dimostra come, in ogni situazione in cui esso viene fedelmente applicato, esso appare sempre come un elemento di novità, di rottura e di contestazione dell’antico, di tutto ciò che è "vecchio, logoro e sclerotizzato", uomini, strutture, istituzioni e religioni. L’esperienza, infatti, dimostra come l’Evangelo di Gesù Cristo non possa semplicemente essere sovrapposto alla realtà, quasi ad integrarla e completarla, ma quella realtà esso la mette in crisi, la trasforma radicalmente, la supera. In una parola, l’Evangelo, fedelmente applicato, si dimostra sempre del tutto rivoluzionario e "pericoloso" . E’ questo il paradosso di un Evangelo eterno ed antico, ma allo stesso tempo sempre nuovo ed attuale.

Un detto significativo

I vangeli riportano un detto del Signore Gesù, un’illustrazione da Lui usata, che bene esprime il carattere di eterna e radicale "novità" del messaggio evangelico. Ascoltatelo come riportato dal Vangelo secondo Marco, cap. 2, versetti 21 e 22:

"Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio, altrimenti il rattoppo lo squarcia e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono otri e vino. Ma vino nuovo in otri nuovi".

Un concetto chiaramente ricorrente

E’ impossibile dire in quali circostanze i due detti siano stati pronunciati per la prima volta. I sentimenti che essi esprimono sono rivoluzionari, perché affermano che un nuovo messaggio come quello dell’Evangelo deve trovare un veicolo di trasmissione suo proprio e che non può semplicemente essere integrato in strutture vecchie e corrotte come quelle delle istituzioni religiose esistenti al tempo di Gesù. Per vivere e portare avanti il messaggio dell’Evangelo sono necessarie sia persone che strutture totalmente rigenerate.

Lo stesso concetto viene espresso in altri brani del Nuovo Testamento. In Romani 7:7 l’apostolo Paolo parla dell’Evangelo come di "un nuovo regime" in cui il credente entra, quello dello Spirito, da contrapporsi alla religione legalistica del Giudaismo: dall’antico "regime" il credente viene sciolto, per esso è come morto.

In Efesini 4:22 l’Apostolo parla di colui o colei che è stato convertito all’Evangelo come di una persona che si è "spogliata del vecchio uomo che si corrompe" e che "rinnovato nello spirito della sua mente" riveste "l’uomo nuovo che è creato ad immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità".

In Colossesi 3:9 il cristiano, dopo essersi "spogliato dell’uomo vecchio con le sue opere", si riveste del nuovo "che si va rinnovando in conoscenza ad immagine di colui che l’ha creato".

Infine in Ebrei 8:13 l’autore parla dell’Evangelo come di "un nuovo patto" fra Dio e la creatura umana, dopo aver dichiarato antico il precedente ed averlo proclamato prossimo a scomparire.

L’immagine usata da Gesù

Il primo esempio che il Signore Gesù fa in questo testo è appunto quello di quell’uomo o quella donna che, di fronte ad un vestito strappato vuole mettervi una pezza, un rattoppo, un "complemento". Questi però è poco intelligente, perché come toppa usa un pezzo di stoffa nuova, ancora grezza. Combinare il vecchio con il nuovo è poco saggio, perché quei tessuti sono vicendevolmente incompatibili. La toppa di panno grezzo si restringe, e il vestito vecchio si lacera ulteriormente. Bisogna allora fare una scelta: tenerci il vestito vecchio e applicarvi una toppa compatibile di tessuto altrettanto vecchio, oppure comprarci un vestito del tutto nuovo, il che spesso è la cosa migliore, se se ne hanno le disponibilità. E’ un dilemma che si applica a tante cose: la tua auto, il tuo computer sono rotti: li facciamo riparare, oppure è meglio comprare un’auto o un computer nuovo e più aggiornato? Dipende, bisogna riflettere bene su che cosa convenga di più. In ogni caso l’Evangelo di Gesù Cristo è la straordinaria novità che ci viene offerta, il prodotto sempre nuovo ed aggiornato, anzi, il migliore in assoluto: non conviene applicarlo a strutture vecchie e logore perché il problema del vecchio diventerebbe peggiore!

Il secondo detto sul vino nuovo esprime un concetto simile. Allora si metteva il vino in otri di pelle. Se la pelle invecchia col vino, niente problemi. Se però si versa vino nuovo, il vino di fattura recente, in otri vecchi, il vino, fermentando, fa scoppiare gli otri, e si perdono così l’uno e gli altri. In questo senso ciò che è nuovo è incompatibile con ciò che è vecchio: cercare di mantenere le due cose insieme, proprio per la potenza dell’Evangelo questo si rivelerebbe una contraddizione del tutto esplosiva.

Non sovrapposizione ma rivoluzione

Il pluralismo religioso. Cerchiamo di comprendere meglio questo concetto. L’antico impero romano e la stessa antica città di Roma era un grande esempio di pluralismo religioso e di tolleranza. Tutti i culti, ogni novità in campo religioso e filosofico riceveva il benvenuto. Ogni nuovo idolo ed idea riceveva il suo posto accanto agli altri idoli ed idee. A Roma vi era (e vi è ancora) un tempio chiamato il Pantheon che raccoglieva in sé stesso tutti gli dei, uno accanto all’altro, come una grande famiglia... I primi cristiani non sarebbero stati perseguitati se avessero accettato di mettere il loro Dio, il loro Cristo, accanto a tutti gli altri dei, in reciproca tolleranza... I cristiani però erano persuasi che il Dio di Gesù Cristo fosse l’unico e vero Dio e lo stesso Cristo l’unico mediatore fra Dio e gli uomini. I primi cristiani così rifiutarono di mettere la loro fede sullo stesso piano delle altre [e, badate bene, noi affermiamo che il loro esempio è per noi normativo]. La fede cristiana - essi dicevano - è qualcosa di radicalmente nuovo. Essa non ha nulla a che fare con le altre fedi e religioni e non può essere messa come una accanto ad esse come se esse fossero ugualmente legittime. La fede cristiana non è una fede fra tante, ma la risposta che Dio stesso ha dato ai vani tentativi delle religioni inventate dall’uomo di raggiungere il divino e di propiziarselo. La fede cristiana non poteva essere compresa quindi come un’aggiunta, un’integrazione, delle altre fedi, ma qualcosa che avrebbe dovuto soppiantarle tutte!

La fede cristiana aveva un carattere del tutto rivoluzionario per lo status quo, per il sistema costituito. Questo, il sistema non poteva accettarlo, e per questo i cristiani erano stati duramente perseguitati: mettevano infatti in questione la "pace religiosa" stabilita e criticavano radicalmente il sistema. Porre il cristianesimo in un pantheon accanto ad altre fedi e religioni sarebbe significato e significa ancora mettere una toppa di tessuto nuovo su un vestito vecchio, vino nuovo in otri vecchi: un’operazione del tutto inutile ed autodistruttiva.

Alcuni considerano oggi il panorama religioso e la stessa chiesa cristiana, come un grande supermercato dove ciascuno può trovare e comprare la merce che preferisce, uno scaffale accanto all’altro, con pieno diritto per tutti di stare ...nello stesso negozio. Questa concezione, apparentemente ragionevole e tollerante, è il modo tipico che l’Avversario usa per neutralizzare la carica eversiva dell’Evangelo. L’Evangelo di Gesù Cristo non può essere considerato un prodotto fra i tanti. Esso contesta ...il proprietario stesso del "supermercato" che vuole essere l’unico a gestire il mercato in regime di monopolio secondo i propri criteri, neutralizzando ogni posizione che potrebbe mettere in pericolo il proprio potere. Dice: "Diamo l’impressione alla gente di essere libera di comprare i prodotti che vuole, in realtà però sono sempre io che gestisco il mercato, io solo a fare guadagni, io solo che fabbrico quegli stessi prodotti con ingredienti adulterati...". Pensate al monopolio dei grandi cartelli alimentari svizzeri come la Migros e la Denner... Sono loro che producono ogni cosa, come e quando vogliono, stabilendo loro i prezzi che vogliono. Sono belli e convenienti quei supermercati, certo, ma chi ci sta dietro? Come vengono prodotte quelle merci? Chi ci guadagna? Sono loro i padroni di tutto....

Quando avviene però dei cristiani non vogliano essere dei prodotti accanto ad altri prodotti e gestiti da un unico padrone, quando dei cristiani riscoprono la carica eversiva dell’Evangelo e denunciano come "cibo adulterato" e come falso Vangelo quello che viene offerto da questi grandi monopolisti della religione, proponendo in modo indipendente il "cibo genuino" di un Vangelo libero e fedele, allora ecco che - ben che vada - questi vengono considerati fanatici e settari, gente da emarginare e da reprimere con forza. Mettono infatti in questione il potere ingiusto dei monopolisti.

L’incidenza sul tutto della vita. Facciamo un altro esempio. I primi cristiani rifiutavano di considerare la propria fede semplicemente come un rito religioso, come una religione da coltivarsi in privato con nessuna o scarsa attinenza con la realtà: la fede cristiana era intesa a cambiare la mentalità di fondo della gente, a portarla a pensare, parlare ed agire secondo criteri del tutto particolari, quelli rivelati da Dio. La fede cristiana doveva essere una concezione globale del mondo, un sistema di dottrine atto ad influire radicalmente sulla vita personale, sociale, politica ed economica. Per l’impero romano una simile intenzione era del tutto eversiva e destabilizzante. I cristiani mettevano in questione il modo di far politica, il modo di gestire gli affari, l’economia stessa della nazione, basata in gran parte sulla schiavitù. Mettere in questione la schiavitù e deleggitimarla voleva dire sovvertire l’ordine costituito, il funzionamento stesso dell’economia politica. Ci sorprende che i cristiani venissero perseguitati? A Roma la religione nazionale con il suo sistema sacerdotale e il suo culto religioso dell’imperatore, era funzionale al mantenimento di un sistema oppressivo. La novità dell’Evangelo contestava e metteva in pericolo l’intero sistema! Altro che riti religiosi!

Più tardi politici più furbi avrebbero poi influito personalmente sulle autorità della chiesa, o diventando essi stessi autorità ecclesiastiche, per neutralizzare la carica eversiva della fede cristiana e alterarne i contenuti. Diventando religione di stato, la fede cristiana era stata così addomesticata ed alterata, svuotata della sua carica eversiva e piegata a servire gli interessi delle classi dominanti.

Non tutti però accettarono di vedersi addomesticata la loro fede. Coloro che non sarebbero stati al gioco dei politici sarebbero stati considerati eretici, settari, fanatici e a loro volta perseguitati dalle nuove classi dirigenti ora "cristianizzate". La fede cristiana autentica è la novità rivoluzionaria che mette in questione ogni sistema ingiusto e non corrispondente con la volontà buona e santa di Dio. La fede cristiana è il "vino nuovo" che ha bisogno di "otri nuovi", che non avalla la realtà, ma che la critica e la trasforma radicalmente. Senza dubbio il cristianesimo autentico è pericoloso per l’ordine costituito.

Una diversa mentalità. Un altro esempio. La fede cristiana non può essere considerata un’aggiunta, un’integrazione, un supplemento di informazioni a ciò che noi già sappiamo. Pensate al curriculum scolastico vigente nel nostro paese. Qual è la funzione dell’ora di religione? Essere un corollario, un supplemento all’istruzione complessiva che viene impartita, l’insegnamento di una "morale" e di principi ...funzionali al sistema vigente! C’è la storia, le scienze, l’aritmetica, e poi anche ...la religione: "un po’ di infarinatura religiosa e morale non guasta, anzi è necessaria", dicono. L’istruzione pubblica, però, ha una propria filosofia di fondo, una propria "religione civile", dei propri obiettivi, una propria agenda che non è detto siano compatibili con quanto insegna l’Evangelo! Provate un po’ ad insegnare la fede cristiana nelle scuole in tutta la sua carica eversiva e radicale, e vedrete se le autorità sono contente! Che cos’è per loro la religione? Un dato culturale - si dice - che "non può essere negato" e che deve essere comunque .....asservito al sistema, non certo contestarlo! La religione sarebbe qualcosa "che c’è" ma che in realtà non ha e non può avere nessuna influenza sulla realtà... La fede cristiana però, se fosse insegnata in tutta la sua carica contestatrice, non sarebbe affatto gradita al sistema, perché metterebbe radicalmente in questione gli stessi presupposti ideologici della educazione pubblica, delle scienze, della politica sociale, gli obiettivi di fondo della stessa politica scolastica!

L’Evangelo è la potenza di Dio che cambia il nostro modo di pensare, di parlare e d’agire, che ci rende, davanti a Dio ed al mondo, delle "nuove creature" e tali "nuove creature" sono spesso niente affatto funzionali ai sistemi e alle strutture sociali e religiose stabilite. L’Evangelo, in ogni tempo e paese, è spesso una "novità" pericolosa da combattere oppure neutralizzare!

La riforma delle chiese. Facciamo un ultimo esempio. Uno dei principi della Riforma è appunto la necessità che la chiesa cristiana sia in continua riforma secondo i criteri oggettivi della Parola di Dio. Perché? Perché le chiese cristiane possono essere corrotte e addomesticate da forze ed ideologie estranee che le usano per meglio rispondere ai criteri di chi vuole dominare la società. Uno dei maggiori principi riformati è quello che definisce la chiesa istituzione come qualcosa di relativo e del tutto provvisorio. Una chiesa particolare come istituzione non è sacra e sancita per sempre da Dio. Come ogni realtà umana, la chiesa può corrompersi, e corrompersi radicalmente. Di fronte alla corruzione ed alle aberrazioni di una chiesa i cristiani che vogliono mantenersi fedeli hanno due alternative: o la riforma di questa istituzione, cioè lavorare seriamente dal suo interno affinché cambi secondo i criteri della Parola di Dio, oppure, se questo non viene ritenuto più possibile, è perfettamente legittimo l’abbandono di una chiesa ormai irriformabile e la creazione di una nuova chiesa, di una nuova struttura, che serva realmente gli interessi dell’Evangelo e che veramente dia gloria a Dio. Vi scandalizza questo? L’Evangelo è sempre "vino nuovo" di una nuova vendemmia che non può essere messo ...in botti di legno marcio! E non si salvano a tutti i costi delle botti marce: quel che conta è il vino, non la botte! E’ più importante la chiesa oppure l’Evangelo? L’Evangelo appartiene a Dio e non ad una chiesa, e Dio è sovrano e non si lega a strutture umane. Se l’Evangelo ha potuto perpetuarsi fino ad oggi, questo non è merito delle istituzioni che si chiamano chiesa, perché se fosse soltanto per le chiese stabilite, l’Evangelo si sarebbe da tempo estinto, seppellito dalla sua infedeltà, fatta delle tradizioni, corruzione ed marciume che i secoli hanno accumulato su queste istituzioni. L’Evangelo però è libero come libero e sovrano è il Signore dell’Evangelo, cioè Gesù Cristo, che non si è voluto legare a suo tempo alle istituzioni del Giudaismo, che di fatto Lo hanno messo in croce. La storia ha comprovato che quando una chiesa si lega allo stato, diventandone funzione integrante, ne è sempre risultato il tradimento e l’asservimento dell’Evangelo ad esigenze ad esso estranee.

Conclusione

Vedete allora come la parabola di Gesù a proposito del vestito e del vino metta in chiara evidenza la perenne novità dell’Evangelo. Quando esso entra nel cuore di una persona o di un’istituzione essa la mette radicalmente in questione, in crisi, per trasformarla, rigenerarla, cambiarla. L’apostolo Paolo scrisse che l’Evangelo è autentica potenza. Ci rendiamo conto di avere in mano, con l’Evangelo, di qualcosa di simile a polvere da sparo? Il problema è che, per nostra comodità o per esplicita intenzione di qualcuno, bagniamo questa polvere con l’acqua per renderla inoffensiva. Così non dovrebbe essere. Per grazia di Dio, però, in ogni tempo e paese, l’Evangelo di Gesù Cristo trova cuori disponibili, coraggiosi e fiduciosi a lasciarsene coinvolgere. Che così possa essere per voi.

[Paolo Castellina. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra, 1994].

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