Fede in Dio si, ma...

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"Confida nel Signore con tutto il tuo cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri. Non ti stimare saggio da te stesso; temi il Signore ed allontanati dal male; questo sarà la salute del tuo corpo e un refrigerio alle tue ossa" (Proverbi 3:5-8).

Una fede qualificata

I sondaggi di opinione hanno stabilito che anche nel nostro Paese la stragrande maggioranza delle persone "crede" in Dio. Questo dovrebbe rallegrare i responsabili delle chiese, e indurre i propagandisti dell’ateismo a ...mordersi le mani con rabbia, non è vero? Sono convinto che, come disse S. Agostino: "Un uomo senza fede è come un viandante senza meta; uno che lotta senza speranza di vittoria".

Che la maggioranza della gente "abbia fede in Dio", però, io non me ne rallegrerei troppo in fretta perché vorrei fare a questa stessa gente che dice di credere in Dio altre due domande che ritengo importanti. La prima è:

1) Descrivetemi il Dio in cui credete. Chi è Dio per voi? In che modo siete giunti a questa vostra persuasione? Questa è una domanda importante perché come cristiano, credere in un "Dio qualsiasi" non mi va affatto bene! Dio, il Dio vero e vivente, ha rivelato Sé stesso e questa Sua rivelazione è contenuta nella Bibbia. Per questo vorrei sapere quanti di quelli che affermano di credere in Dio credono nel Dio che si è rivelato attraverso la Bibbia, l’unico che, come cristiano, veramente possa interessarmi. La seconda domanda è ancora più importante:

2) Quale influenza questa vostra "credenza" ha sulla vostra vita? Già, perché sarebbe anche troppo facile credere nel vero Dio così, astrattamente.... Credere vuole dire sottomettere sé stessi alla Sua sovranità, prima nel nostro cuore e poi nei fatti. Se Dio è quello che ha rivelato di essere, ci sono solo due alternative: o sottomettersi alla Sua autorità, oppure combatterla! L’indifferenza nei Suoi confronti sarebbe solo e sempre indisponibilità ad accettare la Sua autorità, e quindi sempre ribellione. Il Signore Gesù disse: "Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde" (Mt. 12:30).

Ecco dunque il punto che tocca il testo del capitolo tre del libro dei Proverbi: vera sapienza ed intelligenza, ma anche legittima religione, significa rapportarsi correttamente con Dio nei termini che Egli stesso ha rivelato. In che modo questo testo definisce il corretto rapporto con Dio? Vediamolo punto per punto.

1. Confidare in Dio

"Confida nel Signore". Se io conosco il vero volto di Dio secondo come Egli ha chiaramente rivelato Sé stesso, io posso con piena fiducia e senza paura affidare me stesso a Lui. Egli è sempre in pieno e sovrano controllo della situazione, anche la mia situazione personale, e anche ne non capissi il senso delle cose che avvengono, ecco, io Gli do fiducia senza permettermi di mettere in questione la bontà o meno di quello che Egli fa o permette. Io piego me stesso, la mia mente, la mia volontà, il mio tutto, davanti a Lui e esprimo verso di Lui la mia più totale fiducia, anche se a volte può essere duro per le circostanze in cui mi trovo, come pure quando il mio orgoglio tende ad opporGli resistenza.

Il saggio confida in modo completo e sicuro sulle promesse e sull’azione provvidenziale di Dio per ricevere aiuto e sollievo in tutto ciò che tu intraprende ed in ogni pericolo in cui può incorrere. Il saggio si rimette a Dio, sia nel regolare moralmente la sua vita, sia nell’accettare il governo di Dio sul mondo e sugli eventi che lo riguardano vita, anche se immediatamente favorevoli.

E’ l’atteggiamento espresso nel Salmo 131 da un credente che dice così: "In verità l’anima mia è calma e tranquilla. Come un bimbo divezzato sul seno di sua madre, così è tranquilla l’anima mia in me. O Israele, spera nel Signore, ora e sempre" (2,3). Chiediamoci: perché quest’uomo fa esperienza davanti a Dio della stessa calma e serenità di un bimbo in braccio a sua madre? Questo può e deve essere il nostro atteggiamento.

2. Cautela nel dare ascolto al nostro naturale discernimento

"Non ti appoggiare sul tuo discernimento". Se è vero come è vero che Dio è sovrano sopra ogni cosa e che il saggio Gli si sottomette volentieri, vuol dire che è la volontà rivelata di Dio ad essere il criterio per cui devo giudicare ogni cosa. Questo implica che la mia autorità ultima nel giudicare persone, fatti e situazioni, non può essere la ragione, com’essa è comunemente intesa, la logica umana, il "buon senso" umano, l’opinione della maggioranza....

Quante volte, di fronte alle affermazioni della Scrittura, molti affermano: "Non è logico"! Ad esempio: "Non è logico che Dio sia tre ed uno allo stesso tempo... non ha senso dire che Gesù sia completamente Dio e completamente uomo... non ha senso dire che Dio predestini e controlli ogni cosa e che l’uomo sia nel contempo libero... non ha senso dire che Dio è buono ed è sovrano su ogni cosa e poi ...vedi ciò che accade... La risurrezione dei morti è impossibile... impossibile che Gesù sia nato da una vergine... i miracoli non accadono e non possono accadere... certi comandamenti di Dio proprio sono assurdi...". Avete sentito queste frasi: Non è logico... Non ha senso... E’ irrazionale... E’ una contraddizione... E’ assurdo... Se diciamo così allora la nostra autorità ultima non è la Parola di Dio, ma la ragione, il nostro proprio (limitato) discernimento. Se Dio è invece Sovrano e Signore, io accetto la Sua Parola senza discussioni e dico: "Dio è quel che dice di essere, e se fa, dice, o stabilisce qualcosa, è esattamente così, anche se ora non capisco e mi sfugge il senso di qualcosa. Rispetto la Sua autorità e semmai Gli chiedo la grazia di meglio comprendere. Non scaglio sospetti e dubbi sulla Parola di Dio, semmai metto in dubbio la capacità umana di comprendere appieno. Non mi appoggio sul mio discernimento, ma sul Suo. Non pretendo di saperne di più di Lui, ma mi sottometto alla Sua maggiore sapienza". S. Agostino disse: "Nelle cose che riguardano Dio, noi crediamo per poter capire, perché se volessimo capire prima di poter credere, non riusciremmo né a credere, né a comprendere".

Questa non è una negazione della ragione o della logica, ma l’usare la ragione e la logica secondo i criteri di Dio, non secondo i nostri criteri. Con quali criteri io, cristiano, debbo usare la ragione? Secondo i criteri delle filosofie di questo mondo, o secondo i criteri stabiliti da Dio nella Sua Parola?

"Non ti appoggiare sul tuo discernimento" vale anche al livello delle scelte personali. Il Signore ci dice: "Non ritenere di compiere i tuoi propositi solo con la forza del tuo ingegno senza chiedere ed ottenere la benedizione di Dio". Alcuni dicono: "Me la cavo da solo, non ho bisogno di Dio"? A quanti si consiglia: "Conta solo su te stesso", "Aiutati che Dio ti aiuta". Essere saggi e sapienti davvero significa, secondo questa prospettiva non avere un’idea esageratamente alta del nostro discernimento, non mettere la nostra fiducia ultima nelle risorse umane, non contare del tutto sull’appoggio degli amici, sulle ricchezze, sulla propria forza. Il mio discernimento autonomo, può sbagliare, le forze possono mancare, il denaro può finire, gli amici mi possono bene abbandonare. Questo testo ci dice: "Deponi la tua fiducia ultima su chi non ti tradirà mai, cioè Dio!".

3. Tenere conto di Dio in ogni cosa

"Riconoscilo in tutte le tue vie" dice poi il nostro testo. In altre parole: in tutto ciò che fai tieni conto di Dio. Dio non è qualcosa che sia necessario - come dicono alcuni - rispettare in modo astratto e formale, tenerne conto magari solo alla domenica, o qualcosa da relegare nei cosiddetti "aspetti religiosi" della vita. Questo testo dice: Riconosci l’autorità ultima di Dio su tutto quello che tu sei e fai.

Questa esortazione è rivolta non ai teorici dell’ateismo che negano che vi sia un Dio, ma all’atteggiamento molto più comune anche di molti cristiani oggi che in un modo od in un altro, tengono Dio a debita distanza dai loro affari, dalla loro "vita concreta": quanto conta Dio nelle decisioni quotidiane della tua vita?

Qui il testo non dice: "Riconosci Dio nelle incertezze e difficoltà della vita... Quando non hai più altre risorse: rivolgiti a Dio, quando sei disperato: rivolgiti a Dio... quando hai delle domande a cui non sai dare risposta: nascondile nel ‘mistero’ di Dio...". Dio non è l’ultima risorsa a cui ricorrere nei casi estremi, come suggerisce il libretto di pronto soccorso dell’armata svizzera dove, dopo aver dato dettagliate istruzioni appunto di pronto soccorso, mette alle ultime pagine delle preghiere per i morenti (naturalmente una preghiera per i cattolici e una preghiera per i riformati...). Dio non è il tappabuchi delle incertezze umane: per il saggio Egli è la risorsa prima e la fonte prima di ogni conoscenza di fondo sulle cose! Troppo facile ricorrere a Dio sono "in extremis". Nella Sua Parola Dio legifera su ogni aspetto della vita, non solo nelle emergenze, ma anche quando ti va tutto bene. E se ti va tutto bene non deriva questo forse pure da Dio? Qualcuno ha detto: "Fate in modo che Colui che ti avvolge come l’atmosfera avvolge la terra, raggiunga ogni interstizio della vostra vita, come la misura stessa di ogni vostro movimento".

Il saggio non deve mai dimenticare Dio in modo da rifugiarsi sempre in Lui. Cioè, conosci in pratica la Sua opera, in tutte le tue vie, cioè quando fai dei proponimenti per questa vita o per l’aldilà. Fa si che Egli sia determinante per la tua vita, che Dio sia veramente la tua sapienza, consiglio, potenza, bontà, attenditi da Lui il successo delle tue imprese.

Se farai così "Egli appianerà i tuoi sentieri", ti assisterà e ti benedirà nelle tue imprese, ti proteggerà camminando in sentieri pericolosi e dalle vie del peccato, toglierà di mezzo gli ostacoli che lo intralciano. Questo non vuol dire che per te non vi saranno necessariamente delle difficoltà, ma che nelle inevitabili difficoltà tu riceverai da Dio la forza e le risorse per superarle. Qualcuno ha detto che il cristiano non vive "sotto" le circostanze della sua vita, ma "al di sopra" di esse, con lo sguardo non rivolto al fango della terra, ma rivolto alla luminosità del cielo!

4. Presunzione di sapienza

E’ così importante il principio della priorità da darsi alla sapienza di Dio contrapposta a quella umana naturale, che il testo lo ribadisce ancora: "Non ti stimare saggio da te stesso", non gonfiarti di orgoglio per la tua pretesa sapienza, come se fosse sufficiente per la conduzione dei tuoi affari senza la direzione e l’assistenza del Signore, o senza il consiglio di altri.

Alcuni ritengono di non aver bisogno del consiglio di nessuno, né di Dio né degli altri. Certo il consiglio altrui va valutato, ma non può mai essere del tutto ignorato senza cadere in vana presunzione. In ogni caso del consiglio e dei comandamenti di Dio ti potrai sempre fidare!

Posso io, da solo, pensare di conoscere ogni cosa o di non aver più nulla da imparare? Potrebbe mai qualcuno su questa terra dichiarare la totale infallibilità dei suoi giudizi? Inoltre, che cosa so io che non avrei potuto sapere?

Chi non è pronto ad imparare, a correggere il suo punto di vista se ha base per farlo, oppure a cambiare il suo punto di vista, se oggettivamente gli si dimostra il suo errore, certo non potrà progredire nelle sue conoscenze. "Avrete la conoscenza di ogni cosa" suggeriva Satana ad Adamo ed Eva, spingendoli a disubbidire ai comandi di Dio. Da allora i discendenti di Adamo ed Eva hanno avuto la convinzione (infondata) di conoscere ogni cosa, di poter giudicare ogni cosa indipendentemente da Dio.

E’ già difficile a livello individuale sopportare chi pensa di saper tutto, pensate al disgusto ed alla pietà che dovrebbe aver Dio di fronte a chi ritiene di saperla più lunga di Lui e della Sua Parola!

Ecco perché il nostro testo soggiunge: "Temi il Signore". Questo aggiunge perché riverire e temere la divina Maestà, renderà una persona, quando la si confronta con Dio, poca e vile ai propri occhi, come pure l’esortazione connessa: "... e fuggi dal male", cioè fuggi da tutto ciò che Dio considera un male. Questa dev’essere l’unica preoccupazione del giusto insieme alla fiducia che ha nel Signore.

5. Un beneficio totale

La sapienza, infine, di chi si affida alla maggior sapienza di Dio avrà, dice il nostro testo, un effetto terapeutico sulla tua anima e sul tuo corpo. "Questo sarà la salute del tuo corpo e un refrigerio alle tue ossa".

Se riponi la tua fiducia nel Signore, anche nel mezzo di avversità, sarai persona calma e serena. Iddio dice attraverso il profeta Isaia: "Nel tornare a me e nello stare sereni sarà la vostra salvezza, nella calma e nella fiducia sarà la vostra forza... ma voi avete detto: No, noi galopperemo sui nostri cavalli!" (Is. 30:15,16).

Si, questa sapienza o timore di Dio non è solo utile per la salvezza dell’anima, ma pure alla salute ed al benessere del corpo, perché è una "cura preventiva" di quei mali che provengono dalle nostre passioni peccaminose. E’ provato che chi si lascia cogliere dalla depressione, dalla rabbia, dall’amarezza o dal risentimento, indebolisce le risorse fisiche del proprio corpo rendendolo più disposto a malattie cardiache, nervose o peggio. Davvero una giusta disposizione dello spirito può allungare la vita!

Essa ci mette in condizione di far nostre tutte le promesse del Signore, e ci pone decisamente sotto la cura della Sua speciale provvidenza.

La giusta disposizione del nostro spirito non può che avere benefici effetti sul nostro corpo, perché noi siamo un tutt’uno: corpo, mente e spirito, e ciò che danneggia uno danneggia anche l’altro. Se però, per grazia di Dio, il nostro cuore è rivolto a Dio, in completa e fiduciosa sottomissione a Lui, se è Lui quello che consapevolmente guida i nostri passi secondo le Sue sante leggi, ebbene, non solo sarà improbabile che noi si cada in malattie come l’AIDS, l’alcoolismo, la depressione, l’ipertensione nervosa, ma saremo calmi e sereni come un bambino fiducioso nelle braccia di sua madre, ma anche di più.

Un ammalato grave testimonia che la giusta disposizione verso Dio del suo spirito e della sua mente, gli ha permesso di vincere , nel campo psicologico: l’ansia e la preoccupazione, la paura della morte, il timore del futuro, un basso concetto di sé stesso, la depressione, la tristezza e l’amarezza; nel campo spirituale: la tentazione di non pregare più, l’insicurezza, il senso di colpa, il sentimento dell’apparente lontananza di Dio dalla sua situazione, la disperazione, la domanda: "perché proprio io, Signore", l’incredulità ed il dubbio. Per grazia di Dio egli ha potuto vincere tutto questo nonostante che, a causa della sua malattia, dal punto di vista sociale egli fosse rimasto solo, non potesse fare che attività limitate solamente, avesse perduto il lavoro e la sua famiglia era stata traumatizzata e che dal punto di vista fisico stesse perdendo ogni energia, avesse febbre e sudore, tosse, perdita di peso, nausea e funzioni corporali alterate. Com’è possibile superare tutto questo "a testa alta", con dignità e forza? Egli lo attribuisce alla giusta disposizione del suo spirito verso Dio. Se è possibile, com’è possibile, avere un giusto atteggiamento mentale durante una grave malattia, non gioverebbe questo forse anche in salute e non promuoverebbe esso la stessa salute? Certamente. Il Signore può guarirci fisicamente quando coltiviamo un giusto atteggiamento spirituale e mentale nei Suoi confronti, quell’atteggiamento di fiducia e di dipendenza suggeritoci da questo come da altri testi della Sua Parola.

Conclusione

Come spero di aver dimostrato, la "fiducia nel Signore", intesa secondo i termini biblici, non è qualcosa di astratto, ma è qualcosa di pratico che ha notevole rilevanza per la nostra vita. Essa è ben diversa dalla "fede" di chi afferma di credere "in un Dio" senza che questo influisca minimamente sulla sua vita e sulle sue scelte.

Se abbiamo consapevolmente affidato a Dio la nostra esistenza, dobbiamo continuamente tenere in considerazione la costante Sua attiva opera nelle circostanze in cui siamo, e questo è chiamato dalla fede cristiana "la divina provvidenza". Ci credete? Sarebbe opportuno! Dobbiamo dipendere da essa in tutto ciò che facciamo, sia per fede che nella preghiera. Dobbiamo quindi confidare nel Signore con tutto il nostro cuore, credere che Egli è in grado di fare ciò che vuole, che Egli è saggio e buono nel fare, secondo le Sue promesse, ciò che ritiene meglio per noi, se Lo amiamo e Lo serviamo.

Nella preghiera in tutte le nostre vie dobbiamo riconoscerlo. Dobbiamo chiederGli il Suo permesso, e non progettare nulla se non ciò di cui siamo sicuri che sia legittimo. Dobbiamo chiederGli il Suo consiglio e guida. A Lui dobbiamo chiedere il successo delle nostre iniziative. Come dice la Parola di Dio al riguardo della predestinazione alla salvezza, ma non solo: "Non dipende dunque né da chi vuole, né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia" (Ro. 9:16).

Se faremo questo, come nostro incoraggiamento a compiere questo, ci è promesso che Egli appianerà i nostri sentieri, affinché siano sicuri e buoni ed abbiano alla fine un esito felice. Per questo dobbiamo vivere in umile e doverosa soggezione a Dio ed al Suo governo. Temi il Signore come tuo sovrano Signore e Maestro; la tua religione determini ogni cosa nella tua vita, sottoponi ogni cosa alla volontà divina. Non ti stimare saggio da te stesso. Non c’è nemico più grande in una religione efficace ed al timore del Signore nel proprio cuore che la presunzione di sapienza. Temi il Signore ed allontanati dal male, sii vigilante affinché nulla che tu faccia offenda Dio o ti pregiudichi la Sua cura. Infine, come ultimo incoraggiamento così ci viene promesso che tutto questo risulterà in beneficio persino alla salute del nostro corpo! Questo sarà la salute del tuo corpo. Ti rafforzerà e ti darà refrigerio alle tue ossa. La prudenza, temperanza e sobrietà, la calma e la compostezza della propria mente, il buon governo degli appetiti e delle passioni, tende molto non solo alla salute dell’anima, ma anche ad una buona abitudine del proprio corpo. Io ci credo e l’ho sperimentato, e vorrei che potesse ancora meglio essere realizzato nella vostra vita.

[Paolo Castellina. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra, 1994].

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