Chi è l’essere umano?
La domanda di sempre
Il Salmo 8 si pone una domanda che pure
uomini e donne di ogni tempo e generazione si sono posti, si pongono e si
porranno, e la cui risposta il salmista la cerca e la trova in Dio. Ascoltate:
"Quando io considero i cieli,
opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos’è l’uomo
perché tu lo ricordi? Il figlio dell’uomo perché te ne prenda cura? Eppure tu
lo hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l’hai coronato di gloria e di
onore. Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa
sotto i suoi piedi" (Sl.
8:3-5).
Un problema considerevole
Si, che cos’è l’uomo perché tu lo
ricordi? Una delle maggiori questioni che ci si pone anche nel nostro tempo
è proprio: Chi o che cosa è l’essere umano?
Non si tratta di una questione accademica
o di un problema teorico, come qualcuno potrebbe pensare. Rispondere a questa
domanda comporta implicazioni molto serie per molte tematiche scottanti dei
nostri giorni. Facciamo alcuni esempi.
Nella
questione dell’aborto: il feto è un essere umano? Quando comincia ad essere
umano e ad avere valore? Si discute ad esempio se il feto sia soltanto un
agglomerato di cellule. E’ significativo se esso si succhi il dito già a tre
mesi dal concepimento? Quand’è che sorge la personalità umana se essa non è
inerente a quel feto? E’ una "cosa" che fa parte del corpo della
madre, oppure un essere umano indipendente a cui vanno riconosciuti diritti
civili?
Nella
questione dell’eutanasia, la cosiddetta soppressione "misericordiosa"
di una vita quando essa non è più ritenuta accettabile: quand’è che l’essere
umano cessa di essere tale? Possiamo disporre della sua vita, e sulla base di
quali criteri? Quand’è che si può parlare di morte? Quanto a lungo dovremmo
trattare un corpo con dignità? Qual è la distinzione fra un essere umano e un
cadavere?
Nella
questione dell’ecologia: l’essere umano è o non è più importante della
preservazione di certe specie animali minacciate? Gli interessi del benessere
umano sono da considerarsi prioritari rispetto a quelli degli animali? Come
determiniamo la collocazione dell’essere umano nel circolo ecologico? L’essere
umano è diverso dalle altre cose qualitativamente o solo quantitativamente? Un
noto biologo si è chiesto: "Il giorno che stabiliremo la comunicazione
con i delfini, essi diventeranno un problema legale, etico, morale e
sociale": è un ragionamento valido? Ed è valido il ragionamento di
quel giurista che ha affermato a proposito di quelli che chiama: diritti legali
degli oggetti naturali: "Verrà il giorno in cui i deserti stessi
avranno il diritto legale di denuncia per la propria preservazione"?
Anche
nel cinema il problema di "Che cos’è l’essere umano" viene illustrato
graficamente nel film "Guerre stellari" oppure più volte nella serie
fantascientifica di Star Trek, in cui ci si chiede se la macchina
"intelligente" o l’umanoide sia da considerarsi sullo stesso piano
dell’uomo.
Alla fin fine la questione è: di quanto l’essere
umano è diverso da altri esseri viventi? Esiste una "umana
differenza"? La questione che ci poniamo è dunque di notevole importanza:
l’essere umano come noi lo conosciamo, sopravviverà? Un antropologo
comportamentale, B.F. Skinner, afferma nel suo libro: Oltre la libertà e la
dignità: "All’uomo in quanto uomo possiamo ben dire ‘addio’: sarà una
liberazione per il mondo quando scomparirà!". E’ vero? E quale concezione
del mondo questo pensiero sottintende? Risponde essa alla verità sull’uomo che
la rivelazione biblica annuncia?
Diverse concezioni sull’essere umano
Quello che noi pensiamo sull’essere umano
dipende dalla concezione di fondo che ne abbiamo, dalla nostra Weltanschauung,
concezione che per un cristiano è importante sia corrispondente alla
rivelazione biblica.
Esaminiamo le principali fra le concezioni
del mondo oggi più diffuse:
1. La concezione teistica, cioè quella ebraica e cristiana (detta così da
"theos" cioè "Dio", che crede cioè nell’esistenza e nell’azione
di Dio sul mondo) afferma: L’essere umano è stato creato da un Dio personale a
Sua propria immagine e somiglianza, quindi l’essere umano è un essere
psico-spirituale. L’essere umano è stato creato con un preciso proposito in
vista: servire il Suo creatore. Lo afferma il Salmo che abbiamo letto: "Tu
lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i
suoi piedi". Per il suo creatore l’essere umano è di valore infinito.
Il salmo dice: "Eppure tu lo hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e
l’hai coronato di gloria e di onore". Il valore dell’essere umano è
quindi assoluto ed a lui inerente. L’essere umano è una creatura fra le
creature si, ma è qualitativamente diversa dalle altre cose viventi.
Riassumendo: è questa la concezione che ha determinato la civiltà
occidentale e che oggettivamente ci ha dato più dignità e libertà
di qualunque altra e che ora viene messa in questione. Consideriamo però:
2. La concezione panteista (cioè quella che crede che tutto sia Dio o che Dio
sia immerso e totalmente identificato con la realtà). Si tratta della
concezione di gran parte dell’Oriente, ma dagli anni ’60 essa ha invaso l’Occidente
in modi molto subdoli, come per esempio nel movimento della New Age. Essa non
mette in rilievo le distinzioni fra gli esseri, ma la loro unità.
Sottovaluta ciò che è fisico come solo un’illusione. Il problema ultimo che
contempla è la consapevolezza di sé stessi e la personalità. Il fine ultimo è
il dissolvimento della personalità. Riassumendo: la concezione orientale vede
ogni essere vivente come uguale - una sorta di democrazia.
3. La moderna concezione umanistica. Essa affonda le sue radici nell’Illuminismo del ‘700
e ci si riferisce spesso ad essa come umanesimo secolare. Secondo questa
concezione l’essere umano sarebbe prodotto del caso nel contesto di un universo
fatto di leggi naturali. Jacques Monod disse: "L’universo non era
pregnante di vita, né la biosfera dell’uomo. Tutto è venuto fuori per caso come
un numero al casinò" (Caso e necessità). L’uomo sarebbe solo materia,
una macchina molto complessa. Viktor Frankl disse: "L’uomo non è altro
che un complesso meccanismo biochimico animato da un sistema di combustione che
energizza un computer con prodigiose capacità di immagazzinamento atte a
contenere informazioni codificate". Il suo comportamento sarebbe
determinato. La libertà sarebbe un’illusione. La dignità dell’essere umano non
sarebbe che il risultato di dove esso si trova sulla scala dell’evoluzione.
Egli sarebbe semplicemente più complesso. L’uomo è ciò che oggi è (secondo l’evoluzione)
per la sua capacità di sopravvivere e di adattarsi.
Tutto questo, badate bene, non sono
semplicemente delle opinioni che si possono o non si possono avere. Esse hanno
conseguenze molto rilevanti, ed anche di vita o di morte, se una di queste
concezioni, mettiamo, le condivide un medico a cui hai affidato la tua salute e
vita stessa.
La questione è particolarmente pertinente
allorché ci poniamo le domande: Come vedo me stesso? e Come tratto gli altri?
Due implicazioni delle nostre
concezioni
1. Come vedo me stesso? Su che cosa baso il valore che do a me stesso? Se sostengo
la concezione teistica, allora io posso dire di avere un valore infinito
come persona e di far valere questo diritto. Io, come persona, sono importante.
Molte persone oggi tendono a sottovalutarsi. Dicono: "Non valgo
nulla", "non sono buono a nulla", oppure "ho queste
limitazioni fisiche". Il messaggio cristiano ti dice: "No, tu non hai
valore per quello che fai o non fai, tu hai valore come persona in quanto tale,
perché creata ad immagine e somiglianza di Dio". L’essere umano è
importante, e questo fatto è provato proprio perché Dio è entrato nella sfera
umana per redimere l’essere umano ad un costo altissimo - la Sua propria morte
in croce. Il mio valore, quindi, non è arbitrario, è inerente a ciò che io
sono. Io sono un essere creato secondo l’immagine di Dio. Se sostengo però
la concezione panteistica allora dirò: "io non ho più valore di
qualunque altra cosa", "sono uno fra i tanti", "se ci sono
o non ci sono non ha poi molta importanza, l’importante è l’insieme". E’
una concezione che dice: "Tutta la vita è sacra", per cui
uccidere un animale per nutrirmene è un assassinio... E quando taglio l’erba
del prato? Dico io. Se sostengo invece la concezione umanistica, allora
affermerò: il valore dell’essere umano è qualcosa di arbitrario e di
soggettivo. Dato che non c’è alcuna fonte oggettiva ed assoluta su cui baso i
miei valori, una fonte trascendente alla realtà, ogni valore viene assegnato
solo dal consenso della società, e quei valori possono cambiare a seconda che
la società, per qualche motivo o criterio, li consideri tali. A livello
fisico, per esempio, alcuni sostengono che i neonati non debbano essere
considerati legalmente vivi se non quando siano stati considerati sani da
medici esaminatori. In altre parole, essi devono rispondere a determinati
criteri fisici: quali? Chi li stabilisce? Perché? Sul piano economico:
il valore di una persona viene determinato dal contributo che dà alla società,
da quanto "produce". Adolf Hitler decise che era necessario liberarsi
di tutti i "mangiatori inutili", quelli che riteneva inutili per la
società, oppure parassitari: vecchi, malati, i membri di certe razze o
religioni. Alcuni oggi dicono che l’aborto sia meglio per il servizio
sanitario, abbiamo così meno persone da sostenere e curare e si potrebbe
destinare le sue risorse ad altre causa. A livello mentale, un fisico
nucleare ha dichiarato: "Una filosofia della ragione definirà l’essere
umano come una vita che dimostri consapevolezza di sé stessa, volizione, e
razionalità. Deve quindi essere riconosciuto che non tutti gli esseri umani
sono umani... che sia più inumano uccidere uno scimpanzé adulto che un bambino
neonato, dato che lo scimpanzé ha più consapevolezza morale". A
livello sociale e culturale. Un antropologo inglese crede che un bambino
non nasca umano. Al contrario, sarebbe nato con più o meno capacità di
diventare umano a seconda delle influenze sociali e culturali che riceve. Il
valore umano non sarebbe una dotazione naturale, ma una conquista.
La seconda
domanda che mi debbo porre è anche:
2. Come tratto gli altri esseri umani? Se sostengo la concezione teistica del
mondo, gli altri esseri umani non sono da considerarsi dei mezzi per
raggiungere un fine. La Parola di Dio dice autorevolmente che l’essere umano è
unico e qualitativamente diverso dagli animali. Noi facciamo possiamo far uso
moderato degli animali non per sfruttarli e abusarne, ma come mezzi a noi
utili. Il trattamento che noi loro diamo si basa una differenza qualitativa
della loro e nostra identità. Per chi sostiene la concezione panteista,
le altre persone saranno da lui considerati con indifferenza e fatalismo.
Questa concezione del mondo, per sua stessa natura, non può essere stimolo di
bene sociale perché per loro il bene in assoluto non esisterebbe. La
concezione umanista certo parla molto del bene sociale, dice di voler
eliminare per esempio la povertà, la malattia, l’ignoranza. Usa parole molto
nobili dicendo che l’uomo è la misura di ogni cosa. L’umanesimo, però, ha forse
una base sana per trattare l’uomo diversamente dagli animali? Penso di no.
Si considerino per esempio le seguenti
questioni.
Se l’essere
umano essenzialmente non è diverso da un maiale o da una mucca, se non che ha
più cellule cerebrali, esso non è né unico né significativo. Se l’essere umano è
diverso solo per grado dalle bestie, perché non potrebbe essere giustificato
che un uomo superiore trattasse un uomo inferiore in un modo che è solo diverso
per grado da come tratterebbe un essere subumano? Su quale base dovremmo
considerare uguale ogni essere umano? Per certo umanesimo i principi sono
aleatori, relativi, contingenti. Non possiamo essere certi, secondo questa
concezione, che i principi che oggi vengono usati per tenermi in vita, domani
non cambino per qualche motivo o per qualche particolare considerazione.
Se
il valore dell’essere umano viene assegnato secondo criteri relativi e
dipendenti solo dalle circostanze o dal consenso della maggioranza, che cosa
accadrebbe se l’opinione della maggioranza cambiasse? Per esempio, se si
dovessero dare diritti civili ai delfini quando questi dovessero sviluppare
capacità comunicativa con gli esseri umani, che cosa accadrebbe con quegli
esseri umani che perdessero questa funzione, ad un handicappato? Chi per
malattia o per conformazione genetica è privo di certe capacità fisiche e
mentali, dovrebbe forse essere soppresso? Che accadrebbe se uno cessasse di
essere un’unità produttiva e diventasse inutile per la società? Lo
ammazzerebbero? Se in una società non troppo lontana gli anziani improduttivi
dovessero diventare troppi e le risorse per mantenerli impossibili da trovare,
che cosa farebbe una società con principi relativisti? Si farebbe forse una
legge per sopprimere "legalmente" tutti quelli oltre i settant’anni
di vita, non più utili, ma dipendenti dalla società? Potrebbe ben essere se quella
società non avesse principi morali chiari ed immutabili, come quelli che il
Signore Iddio ha sovranamente stabilito per le creature umane.
Conclusione
Il Salmo che abbiamo letto all’inizio dice
dunque: "Quando io considero i cieli, opera delle tue dita, la luna e
le stelle che tu hai disposte, che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi? Il figlio
dell’uomo perché te ne prenda cura? Eppure tu lo hai fatto solo di poco
inferiore a Dio, e l’hai coronato di gloria e di onore. Tu lo hai fatto
dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi
piedi" (Sl. 8:3-5).
Questi ed altri riferimenti biblici ci
danno una risposta autorevole su chi sia veramente l’essere umano. Le
concezioni umaniste, per quanto altisonanti siano le loro pretese di mettere l’essere
umano al centro dell’attenzione, in realtà non possiedono alcuna base oggettiva
per garantire la dignità umana, per giustificare un trattamento umano. L’umanesimo
in realtà è costretto, per giustificarsi, a prendere a prestito valori
tipicamente cristiani. L’essere umano potrà essere veramente realizzato solo
quando riconoscerà di essere, come dice la Bibbia, una speciale creazione di
Dio, sottoposto alla legittima autorità di Dio che stabilisce per lui oggettivi
criteri di condotta e che lo salva in Gesù Cristo. Un’etica appropriata e
coerente, potrà essere concepita e praticata solo in questa prospettiva. Lo
scienziato Julian Huxley disse: "L’evoluzionismo conduce ad una cattiva
etica". Il filosofo (ateo) Bertrand Russell disse: "Ciò di cui il
mondo ha maggiormente bisogno è l’amore cristiano".
[Paolo Castellina. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra, 1994].