Domenica 17 Aprile 2022 – Domenica di Pasqua
(Culto completo con predicazione, 60′)
(Solo predicazione, 27′)
Introduzione alle letture bibliche
Letture bibliche: Salmo 118:1-2 e dal v. 14-24; Isaia 65:17-25; 1 Corinzi 15:19-26; Luca 24:1-12.
Si può dire che in questo mondo le forze della morte “non si diano un attimo di pace”: sono sempre in azione in ogni campo e ci coinvolgono tanto da esserne in balìa. Il termine “balìa” deriva da una parola antica che significa: “Potestà assoluta, signoria, autorità”. Non si sfugge, dunque alle forze della morte? Il Signore e Salvatore Gesù Cristo può dire secondo il Salmo 118: “Io non morrò, anzi vivrò, e racconterò le opere dell’Eterno (…) non mi ha dato in balìa della morte”. Egli passa attraverso “le porte della giustizia” e con Lui, con grande esultanza tutti coloro che Lo seguono e che ha reso giusti. Ne fa eco pure la seconda lettura, dal profeta Isaia, dove egli preannuncia: “io creo dei nuovi cieli e una nuova terra”, dove “Non si farà più danno né male”. In essa, dice il Signore: “i miei eletti godranno a lungo dell’opera delle loro mani”. L’apostolo Paolo, nel capitolo 15 della sua prima epistola dove egli parla lungamente della risurrezione di Cristo e di coloro che Gli appartengono, l’esito finale della lotta contro la morte sarà quando Egli “avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza”. Chiude le nostre letture di oggi il primo annuncio della risurrezione di Cristo in Luca 24. Inizialmente questo annuncio sembrava “loro un vaneggiare, e non prestarono fede alle donne”, ma alla fine si rendono conto che Gesù è veramente risorto, primizia della nuova creazione. Teniamoci stretti a Lui.
Vuote promesse oppure vuoti promettenti?
Promesse
In Germania, nella regione della Baviera, vi è un paese che è diventato famoso perché ogni dieci anni si mette in scena una grande e spettacolare rappresentazione della passione e morte di Gesù che coinvolge praticamente tutti i 4800 abitanti. Attori sono così gli stessi abitanti, nelle cui famiglie si è formata una secolare tradizione nell’interpretazione dei principali personaggi. Si tratta di Oberammergau, dove questo avviene regolarmente sin dal 1634 dopo una precisa promessa fatta a Dio dagli abitanti stessi. L’origine di questa rappresentazione, infatti, della durata di otto ore, risale infatti al tempo della guerra dei trent’anni. Allora le potenze europee stavano combattendosi e la Germania era diventata il teatro di questa guerra. L’interminabile guerra aveva portati distruzione, fame ed epidemie per tutto il paese. Oberammergau stessa aveva registrato nel 1632 84 abitanti morti di peste. Gli abitanti del villaggio così fanno la promessa a Dio che, se fossero stati risparmiati, avrebbero regolarmente, da allora messo in scena la sacra rappresentazione della vita e morte di Cristo. Così fecero, e da quel giorno non si registrò più nel villaggio più alcuna morte di peste. A questa promessa gli abitanti di quel paese sono stati fedeli fino a oggi. Quella di Oberammergau è la più importante tra le rappresentazioni sacre sopravvissute: altre simili si fanno in altri paesi. La rappresentazione consiste in una serie di scene della Passione, preceduta oggi da scene dell’Antico Testamento.
È un bell’esempio di promesse mantenute! Il mondo, però, è pieno di vuote e fasulle promesse. La pubblicità, la propaganda dei governi e soprattutto i politici prima delle elezioni ci fanno molte promesse. Raramente le mantengono e spesso gli eletti tradiscono i loro stessi programmi elettorali facendoci perdere la fiducia nella politica stessa dando così spazio alla tirannia di personaggi non eletti. Le promesse del mondo sono davvero vuote. Non quelle di Dio, però. Dio non ha mai fatto una promessa che poi non abbia veramente mantenuto. Chi si affida alle promesse che Dio fa nella Sua Parola, con umiltà e ubbidienza, sa che Dio è sempre fedele e verace, che non mente e mantiene ciò che promette.
Le promesse di Pasqua
La risurrezione dai morti del Signore e Salvatore Gesù Cristo è il fulcro stesso della fede cristiana: proclamarla e viverne oggi lo spirito significa proclamare la fedeltà di Dio alle Sue promesse: non si tratta di vuote promesse. Oggi leggiamo il racconto della risurrezione di Cristo nel vangelo secondo Luca e ci concentreremo su tre “promesse pasquali”. A Pasqua, Dio ci mostra tre cose che proprio per il fatto stesso d’essere vuote, prive cioè del loro contenuto, sono il suggello di promesse degne di fiducia.
“Durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento; ma il primo giorno della settimana, la mattina molto presto, le donne si recarono al sepolcro, portando gli aromi che aveano preparato. E trovarono la pietra rotolata dal sepolcro. Ma essendo entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre se ne stavano perplesse di ciò, ecco che apparvero davanti a loro due uomini in vesti sfolgoranti; ed essendo impaurite, chinarono il viso a terra, essi dissero loro: Perché cercate il vivente fra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi com’egli vi parlò quand’era ancora in Galilea, dicendo che il Figlio dell’uomo doveva esser dato nelle mani di uomini peccatori ed esser crocifisso, e il terzo giorno risuscitare. Ed esse si ricordarono delle sue parole; e tornate dal sepolcro, annunziarono tutte queste cose agli undici e a tutti gli altri. Or quelle che dissero queste cose agli apostoli erano: Maria Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo, e le altre donne che erano con loro. E quelle parole parvero loro un vaneggiare, e non prestarono fede alle donne. Ma Pietro, levatosi, corse al sepolcro; ed essendosi chinato a guardare, vide le sole lenzuola; e se ne andò meravigliandosi fra se stesso di quel che era avvenuto” (Luca 24:1-12).
Quali sono le tre cose lasciate vuote in questo racconto? Sono: una croce lasciata vuota, una tomba lasciata vuota e delle fasce funerarie lasciate altrettanto vuote. Il fatto stesso che ciascuna di queste cose sia stato trovata del tutto vuota ci assicura che le promesse di Dio sono degne di fiducia. Queste cose non potevano trattenere Gesù. In questo abbiamo la certificazione incontestabile che Dio mantiene e manterrà ogni Sua promessa, per il mondo e per noi personalmente.
La croce vuota
Incominciamo con la croce vuota. È proprio perché la croce era stata lasciata vuota che noi cristiani abbiamo la promessa dell’effettivo perdono dei nostri peccati.
Era domenica, il primo giorno della settimana, che si sarebbe rivelata l’alba di qualcosa di straordinario. Era ancora notte. Delle donne, discepole di Gesù, si recano alla sua tomba. Una profonda tristezza le attanagliava, tanto che non avevano nemmeno voglia di parlare. Il compito che si apprestavano a svolgere era altrettanto triste: dovevano ungere con oli aromatici il corpo privo di vita di Gesù, come si usava allora. Non avevano potuto farlo prima, di sabato, perché le convenzioni religiose di allora glielo impedivano. A un certo punto si fermano e si voltano: guardano le mura di Gerusalemme. Guardiamole anche noi, quelle mura, in questo momento, con la nostra mente. Fuori dalla città, in un luogo che serviva pure come discarica dei rifiuti, vi erano molte croci sporche di sangue e ora vuote. Il potere politico e religioso le aveva lasciato come costante ammonimento di che cosa sarebbe successo a chi osava sfidarlo. Fra quelle croci vi era quella sulla quale era morto Gesù di Nazareth. Quella croce rammentava a quelle donne le cose orribili che erano avvenute solo pochi giorni prima al loro maestro e amico, morto dopo tremende sofferenze. Lo avevano amato e seguito: ora tutto sembrava angosciosamente finito. La malvagità del mondo aveva prevalso. Non c’era alcun dubbio che Gesù fosse morto. Non “faceva finta di essere morto”. Non c’era modo di rimanere in vita dopo una simile tortura. I soldati sapevano che Gesù era morto, neanche se fosse stato il più forte fra gli uomini. Lo sapevano i romani, lo sapevano i giudei. Gesù era morto davvero. Finalmente se ne erano liberati! In quel momento in quelle donne prevaleva solo una profonda tristezza.
Non si rammentavano, però, di quel che Gesù aveva pur loro detto sul valore della Sua morte. Non così per noi, che abbiamo ricevuto, da una lunga catena di messaggeri, l’Evangelo. Quella croce ora era vuota, così come dev’esserlo anche come simbologia. Vuota del corpo di Gesù, ma piena, piena delle promesse di Dio, piena di speranza, per voi e per me. La promessa della croce vuota è che voi e me, che riponiamo in Gesù la nostra fiducia, siamo perdonati da tutte le nostre trasgressioni alla santa e giusta Legge di Dio. Questo è l’annuncio dell’Evangelo. È proprio infatti su quella croce che Gesù ha pagato il prezzo, la pena per i nostri peccati.
Il peccato indubbiamente non è più una parola di moda, ma alterarla o negarla non lo fa sparire e non vanifica le sue orribili conseguenze. La questione di fondo, però, rimane: noi siamo peccatori davanti a Dio, trasgressori della Sua santa Legge. Non siamo quelli che dovremmo essere. La sola persona che sia mai vissuta completamente priva di peccato è il Signore Gesù Cristo stesso. Secondo la Legge di Dio, il salario, la conseguenza, del peccato è la morte. Egli dice: “L’anima che pecca sicuramente morrà”. Proprio perché siamo peccatori meriteremmo un giusto castigo da parte di Dio. Meritiamo il peggio, ed è una condanna senza appello. Quando però chi ravvede dai suoi peccati e accoglie il messaggio dell’Evangelo confidando nella Persona e nell’opera di Cristo e guarda a quella croce vuota, quello gli rammenta la promessa di Dio che è stato perdonato – non perché se lo merita, ma perché su quella croce Gesù ha pagato, una volta per sempre, il prezzo del suo peccato.
La Scrittura ci dice: “Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8). È stato su quella croce che Gesù Cristo ha offerto la Sua perfetta vita priva di peccato in favore di tutti coloro che Gli appartengono. Nessun altro, né Mosè, né Maometto, né Buddha, nessun altro ha vissuto una vita perfetta e poi offerto quella vita perfetta per la nostra salvezza. Ecco perché la Bibbia ci dice: “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12). Prima di spirare, Gesù aveva gridato: “È compiuto”. Perché? Perché era consapevole che la sua opera di espiazione era compiuta, la pena pagata – su quella croce. È là, infatti, che il Suo sangue era stato versato per la salvezza dei Suoi. Prima di quel fatale venerdì, Dio poteva aprire i libri e guardare, scritti in nero, le parole “colpevole di peccato”. Quando però Gesù muore in croce, Dio aveva trasferito letteralmente i nostri debiti al Suo conto. In quel giorno, sul nome di ogni persona destinataria della Grazia, Egli ha scritto con il sangue di Gesù: “Debito pagato”, “Perdonato”. A causa dell’opera compiuta da Gesù su quella croce chiunque si affida alla virtù permanente di quell’avvenimento è perdonato e può cominciare una vita nuova. La prima cosa “vuota” suggello delle pasquali promesse “piene” di Dio, è dunque la promessa dei peccati veracemente e sicuramente perdonati.
La tomba vuota
Torniamo alle nostre donne. Dopo aver fatto una breve pausa per contemplare la croce, continuano sul sentiero che porta giù verso la tomba dove era stato deposto il corpo di Gesù. Non ci avevano pensato e ora si pongono la domanda: “Chi ci potrà aiutare per spostare il masso che ostruisce la tomba di Gesù”? Avevano ben motivo di essere preoccupate: la pietra che era stata posta davanti alla tomba di Gesù era grande e pesante, quintali. Non solo questo, ma i romani le avevano apposto dei sigilli, tanto che nessuno avrebbe potuto – anche se avesse voluto – spostarla senza il loro permesso. Le donne, però continuano. Improvvisamente sentono la terra tremare. Spaventate si guardano l’un l’altre, incerte sul da farsi. Avvicinandosi al luogo della sepoltura si domandano ancora che possa essere successo perché arrivano e trovano cose ancora più sorprendenti. I soldati sono a terra, sembrano aver perso i sensi. La pietra è stata rimossa. Delle figure luminose siedono accanto alla tomba e, rivolgendo loro la parola, dicono: “Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato”. È nel fatto della tomba vuota che sta la verità della risurrezione di Gesù Cristo e della promessa che ciascuno di noi che si è affidato a Lui risorgerà anch’egli a vita nuova.
Per coloro che conoscono Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore, la morte ha perduto il terrore che di solito incute: non è più qualcosa da temere. Che c’è da temere quando abbiamo la promessa che un giorno vivremo per sempre con Lui? A questo riguardo l’apostolo Paolo dice, “O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo? Or il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge; ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo” (1 Corinzi 15:55-57). Quel che è tradotto in italiano con “dardo” o “pungiglione” è come una puntura di un insetto velenoso, il morso di una vipera, un colpo fatale che ti è inferto. Dice di non averne più paura! Com’è possibile? Non per un sentimento stoico o fatalistico, ma perché in Cristo la morte stessa è trascesa, superata, resa impotente a distruggere la nostra esistenza. La tomba vuota è il modo che Dio ha di dirci “Non aver più paura, figlio mio, ho assorbito io per le la forza micidiale della morte”. Perché la tomba era vuota? Perché Gesù era risuscitato dai morti. Egli dice: “Egli è risuscitato dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. La promessa per noi è che anche noi potremo attraversare l’esperienza della morte e vivere in un’altra maniera. Questa è la seconda promessa della Pasqua.
Le fasce funerarie vuote
Vi è qui un’altra promessa ancora: è la promessa implicita nelle lenzuola funerarie vuote. Dopo che l’angelo aveva parlato a quelle donne, esse immediatamente ritornano dagli apostoli e raccontano loro ciò che era loro avvenuto. Con questa incredibile notizia Pietro e Giovanni corrono subito alla tomba per accertarsene essi stessi. Non appena arrivano, Giovanni si ferma fuori dalla tomba e Pietro vi entra. Pietro trova solo le fasce con le quali il corpo di Gesù era stato avvolto. Anch’esse sono vuote. Questo poteva significare solo una cosa: Gesù era vivo! Se qualcuno avesse rubato il corpo, egli non avrebbe certo rimosso le fasce e riposte piegate bene lì accanto. Davvero Gesù era risorto!
Non sarebbe passato molto tempo che Gesù appare a Maria Maddalena e a tutti gli apostoli, e poi a più di 500 persone. Gesù si sarebbe seduto con loro, avrebbe camminato con loro, parlato con loro, mangiato con loro. Ancora una volta sarebbe stato loro possibile stare in comunione con Lui. Questa è la promessa delle fasce funerarie vuote: Gesù è vivente e vuole e può avere comunione con noi. Gesù non è una nebulosa forza nell’universo. Egli è un Salvatore vivente, e desidera avere un rapporto personale con ciascuno di noi.
La croce non lo aveva potuto trattenere Gesù, la tomba non lo aveva potuto contenere, le fasce funerarie non erano più necessarie, perché Gesù è vivo! Non era un fantasma: ha la sostanza di una nuova creazione, come pure un volto riconoscibile. Parlava, toccava, amava, guariva. Gesù risorto è “la primizia”, l’anticipazione della nuova creazione, quella in cui vuole coinvolgere anche ciascuno di noi.
Anche per noi oggi
Quella prima domenica di Pasqua, quando le donne erano andate alla tomba, non avevano idea alcuna su ciò che stava per succedere loro. Laggiù, in distanza, c’era una croce vuota, la promessa che i loro peccati erano stati perdonati. Alla fine del loro cammino vi era una tomba vuota: la promessa della loro vita eterna. Dentro la tomba vi erano fasce funerarie vuote: la promessa che esse avrebbero ancora potuto avere uno stretto rapporto personale con Gesù, non più state tristi pratiche funerarie con un corpo morto. Anche noi possiamo conoscere la libertà dai nostri peccati, perché in Cristo, nella Sua opera di espiazione sulla croce, troviamo il nostro perdono. Anche noi oggi possiamo cominciare a vivere una realtà nuova che avrà compimento quando l’attuale realtà giungerà al suo termine e vi sarà una nuova creazione. Conoscere e fare esperienza della Persona e opera di Gesù risorto è possibile oggi per chiunque Lo accoglie come proprio Signore e Salvatore perché ci insegna uno stile di vita nuovo, quello che un giorno sarà completamente stabilito.
Sono passati millenni da quando Gesù era stato crocifisso, è morto ed è risuscitato suggellando così la realtà, veridicità e fedeltà delle promesse di Dio. A Pasqua, più che in qualunque altro periodo dell’anno, ci rendiamo conto di come Dio abbia fatto promesse che come ogni altra nella Sua Parola ha avuto, ha e avrà certo compimento. L’Apostolo per noi ha scritto: “Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini. Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono. Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti” (1 Corinzi 15:19-20). Prego che questa fede possa essere operante anche in tutti coloro che ora hanno ricevuto queste parole di sicura promessa.
Paolo Castellina, 10-4-2022, rielaborazione di una mia predicazione del 14-3-2002.