Domenica 23 Aprile 2023 – Terza domenica di Pasqua
Letture bibliche: Salmo 116:1-3, 10-17; Atti 2:14,36-41; 1 Pietro 1:17-23; Luca 24:13-35
(Servizio di culto con prredicazione, 55′)
(Solo predicazione, 20′)
Appelli urgenti
Il governo della Gran Bretagna ha predisposto un sistema che sarà presto testato per il quale, in caso di improvvisa emergenza nazionale o locale, viene mandato ad ogni telefono cellulare un allarme sotto forma di sirena per avvertire i cittadini di un incombente pericolo invitandoli a seguire le istruzioni delle autorità. Potrebbe trattarsi di bombardamenti nemici in arrivo, alluvioni o tsunami o anche fughe di sostanze tossiche da impianti industriali.
Indipendentemente dal discutere ora sull’effettiva efficacia ed implicazioni di tali misure, questo rammenta ciò che, in altro contesto, spesso oggi è ignorato o sottovalutato, vale a dire l’urgenza dell’appello trasmesso dai profeti della Bibbia e dell’Evangelo cristiano in particolare e che potrebbe essere condensato nell’espressione: “Salvatevi dall’ira a venire!”. Potrebbe esserci qualcosa di più urgente che questo? Eppure… Oggi ne considereremo un importante esempio.
Il libro degli Atti degli Apostoli riassume per noi la prima grande predicazione pubblica dell’Evangelo cristiano che l’apostolo Pietro fa di fronte ad una grande quantità di pellegrini convenuti a Gerusalemme per la festa di Pentecoste. Al termine di questa, la narrazione ci dice: “E con molte altre parole li scongiurava e li esortava, dicendo: “Salvatevi da questa perversa generazione” (Atti 2:40).
Benché l’apostolo Pietro adattasse il contenuto e la forma di tale predicazione al suo particolare uditorio e circostanze, lo scrittore del libro degli Atti mette in evidenza, per nostra istruzione, caratteristiche del suo annuncio che per noi dovrebbero essere normative ogni qual volta proclamiamo pubblicamente l’Evangelo nella nostra generazione. In particolare quel versetto: “E con molte altre parole li scongiurava e li esortava, dicendo: “Salvatevi da questa perversa generazione” (Atti 2:40) evidenzia due cose importanti:
(1) L’urgenza della predicazione dell’Evangelo: “li scongiurava e li esortava, dicendo: Salvatevi”.
(2) La situazione in cui si trovavano e da cui erano chiamati a salvarsi indica, al di là di quelle particolari circostanze, il fatale carattere morale e spirituale di ogni umana generazione e da cui dobbiamo fuggire: “questa perversa generazione”.
Cerchiamo di comprendere queste due cose leggendo l’immediato contesto di questo versetto:
“Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò loro in questa maniera: “Uomini giudei e voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo e prestate orecchio alle mie parole. (…) Dunque, tutta la casa d’Israele sappia con certezza che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Fratelli, che dobbiamo fare?”. E Pietro a loro: “Ravvedetevi, ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Poiché per voi è la promessa, per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore Dio nostro ne chiamerà”. E con molte altre parole li scongiurava e li esortava, dicendo: “Salvatevi da questa perversa generazione”. Quelli dunque i quali accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone” (Atti 2:14,36-41).
L’urgenza della predicazione dell’Evangelo
In italiano vi è l’espressione: “Si salvi chi può!” che viene spesso utilizzata in modo retorico o ironico per indicare una situazione caotica, disorganizzata e anche essere impiegata per sottolineare l’urgenza di una situazione o la necessità di agire rapidamente per evitare conseguenze fatali.
Pietro, durante la festa ebraica di Pentecoste, poco dopo la resurrezione e l’ascensione di Gesù Cristo stava parlando ai pellegrini che erano convenuti a Gerusalemme, esortandoli a ravvedersi a convertirsi a Cristo. Il termine “scongiurava” in questo contesto significa che Pietro supplicava e insisteva con forza affinché essi prendessero molto sul serio il suo messaggio. Egli era preoccupato per il loro benessere spirituale e voleva che si rendessero conto della sua importanza e della necessità. Egli li chiamava a ravvedersi dai loro peccati e ad accogliere Gesù come loro Salvatore prima che per loro fosse troppo tardi. Se lo avessero fatto, avrebbero ricevuto il perdono di Dio e vita nuova. Ben presto, infatti, il Suo giusto giudizio si sarebbe abbattuto su quella nazione impenitente.
Non si trattava di una possibilità teorica: nell’anno 70 l’esercito romano di Tito sarebbe giunto in forze per distruggere Gerusalemme, radere al suolo il tempio e massacrandone i cittadini, come già era avvenuto secoli prima con gli invasori assiro-babilonesi. Gesù stesso, come allora gli antichi profeti di Israele, l’aveva predetto. Nel vangelo di Matteo leggiamo: “Quando dunque vedrete l’abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che è in casa sua; e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste. (…) Pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno né di sabato; perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà” (Matteo 24:15-21). Pietro vedeva quella generazione sotto il giudizio fisico, temporale, di cui Cristo aveva parlato con tanta forza e chiarezza. Ciò di cui Gesù li aveva avvertiti, aveva annunciato che quella generazione di ebrei che lo avevano rifiutato avrebbe subito il giudizio di Dio. Sebbene giudizio sulla nazione fosse inevitabile, singole persone avrebbero potuto esserne liberate. Esse erano chiamate a dissociarsene moralmente e spiritualmente, a “tirarsene fuori”, e sarebbero stati salvate. La risposta di Pietro, infatti, era: “Ravvedetevi, ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati”, cioè, non dovevano partecipare al peccato ripetuto della nazione nel rifiutare Cristo, “quel Gesù che voi avete crocifisso”. La confessione della loro fede in Cristo e della loro identificazione con lui mediante il battesimo avrebbe dimostrato la loro separazione dalla nazione peccatrice.
Pietro dice: “Salvatevi da questa perversa generazione”. L’appello avrebbe riguardato solo loro? No, non solo loro. La parola greca tradotta “generazione” (genea) a volte ha una portata più ampia di tutte le persone che vivono nello stesso periodo generazionale. Ha un significato metaforico. Significa una razza di persone molto simili tra loro per doti, attività, carattere; e soprattutto in senso negativo “una razza perversa”. Questo fa riferimento alla corruzione morale e spirituale che esiste nella società umana, la quale è sottoposta alla condanna da parte Dio. L’appello è a distanziarsene. Questo vale a tutt’oggi.
All’inizio dell’opera allegorica “Il pellegrinaggio del Cristiano” di John Bunyan, il personaggio di Cristiano è angustiato dopo aver letto il libro, che rappresenta la Bibbia, perché apprende che la città in cui vive, la “Città della Distruzione”, è destinata alla rovina e alla dannazione eterna. Egli teme per la vita sua e dei suoi cari poiché comprende di essere in una condizione di peccato e spera di trovare redenzione e liberazione da questo destino terribile. John Bunyan, attraverso le immagini della “Città della Distruzione” e del fardello che Cristiano porta sulle sue spalle, vuole comunicarci quanto grande sia il peso del peccato e la necessità di cercare salvezza dal giudizio di Dio. Bunyan vuole trasmettere, attraverso questa allegoria che il peccato e l’allontanamento da Dio portano alla perdizione. Solo attraverso la fede, il pentimento e l’abbandono del peccato è possibile trovare la salvezza e vita eterna. Cristiano, dopo aver compreso il destino terribile della “Città della Distruzione” e il pericolo in cui si trovano lui stesso e i suoi famigliari, cerca di convincerli a intraprendere il viaggio verso la salvezza. Dice loro e ai suoi concittadini: “Fuggite dalla collera a venire! […] La collera a venire sarà presto sopra di voi, se non vi ravvedete e non fuggite. Io vi ho avvertiti in tempo, e adesso io devo partire da voi per cercar salvezza per me stesso. Lasciate tutto e seguitatemi; o altrimenti, se non volete, io debbo partire da voi, giacché il Signore mi ha ordinato così”. Tuttavia, il suo messaggio non viene accolto con favore dai suoi famigliari e concittadini, che lo considerano pazzo e lo deridono. Non è diverso da oggi per un’umanità perduta. In Cristo Gesù solo, però, vi è redenzione e salvezza. Egli è la nostra “arca di salvezza” dall’imminente “diluvio”.
Un’umanità perversa
Pietro dice loro: “Salvatevi da questa perversa generazione” (Atti 2:40). Che cosa significa qui “perversa”? Il termine originale qui usato, σκολιός (skolios) nel greco del Nuovo Testamento significa letteralmente “storto, curvo, tortuoso”, qualcosa che non è diritto, retto, ma ha una forma irregolare o curva. In senso metaforico indica qualcosa di non retto moralmente o eticamente, come un comportamento o un modo di pensare distorto o corrotto. L’annuncio evangelico è sollecitato dalla preoccupazione per la situazione spirituale moralmente e spiritualmente corrotta. Lo è per noi? Lo stesso concetto lo troviamo in Filippesi 2:15 dove Paolo dice: “Siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo”, indicando nuovamente un contesto sociale caratterizzato da immoralità e corruzione. Si tratta di modi di pensare e di comportarsi lontani dagli standard morali che Dio, nella Sua legge, ha stabilito per le creature umane.
La perversione morale può manifestarsi in vari modi, tra cui:
(1) Idolatria: l’adorazione di falsi dèi o di oggetti materiali al posto di Dio, considerata un’aberrazione nel contesto biblico. Anche l’avarizia e l’avidità è considerata idolatria nella Bibbia, ma ci sono molte altre ancora speranze mal riposte a cui molti si aggrappano.
(2) Immoralità sessuale: comportamenti sessuali contrari all’ordinamento stabilito da Dio per l’unione tra uomo e donna, come l’adulterio, la fornicazione e altre pratiche sessuali illecite.
(3) Inganno e menzogna: la diffusione di falsità o la manipolazione della verità per scopi egoistici o malvagi, in contrapposizione alla verità e all’onestà promosse dalla fede cristiana.
(4) Egoismo e mancanza di amore: l’assenza di compassione, solidarietà e amore per il prossimo, in contraddizione con l’insegnamento centrale di Gesù di amare Dio e il prossimo come noi stessi.
(5) Violenza e ingiustizia: azioni che causano sofferenza, oppressione o discriminazione, in particolare dei più deboli e vulnerabili.
La perversione o corruzione morale, quindi, implica una distorsione o un abbandono dei principi etici e dei valori spirituali che dovrebbero caratterizzare le creature umane, fatte originalmente ad immagine e somiglianza con Dio. Che cosa dice la Parola di Dio su queste cose? “Nessuno vi seduca con vani ragionamenti, poiché è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli” (Efesini 5:16) come pure “Per queste cose viene l’ira di Dio sui figli della disubbidienza” (Colossesi 3:6).
Non solo allora
Non solo allora ci si sarebbe trovati di fronte a quella situazione. La Scrittura di ci dice: “Ora sappi questo, che negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili, perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti (…), ingrati, irreligiosi, senza affetto naturale, inaffidabili, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, avventati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi le forme della pietà, ma avendone rinnegata la potenza. Anche costoro schiva!” (2 Timoteo 3:1-6)., cioè stanne lontano, fuggine! L’annuncio dell’Evangelo chiama anche la nostra generazione a fuggire da una simile situazione sottoposta al giudizio di condanna di Dio. Ci chiama al ravvedimento ed a trovare nuova vita e speranza in Cristo. “Quelli dunque i quali accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone”.
Questo era accaduto dopo la incalzante predicazione degli apostoli nei primi tempi del movimento cristiano, dopo la risurrezione e l’ascensione di Gesù e la ricezione dello Spirito Santo. Numerosi giudizi di Dio sarebbero avvenuti nella storia di questo mondo. Non siamo ancora arrivati a quello finale. Potremmo però “prendere sotto gamba” tutto questo illudendo noi stessi e la nostra generazione, magari con falsi vangeli “all’acqua di rose”? La Scrittura ci dice: “Guardate di non rifiutare colui che parla, perché se quelli non scamparono quando rifiutarono colui che rivelava loro in terra la sua volontà, molto meno scamperemo noi se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo” (Ebrei 12:25).
Paolo Castellina, 15 aprile 2023
Per approfondire
In passo biblico Atti 2:14,36-41, l’apostolo Pietro esorta gli uditori a ravvedersi e a farsi battezzare nel nome di Gesù Cristo per ottenere il perdono dei loro peccati e ricevere il dono dello Spirito Santo, sottolineando l’importanza della salvezza dalla “perversa generazione” in cui ci troviamo.
Domande di riflessione ed approfondimento:
- Qual è il significato del ravvedimento nel contesto di questo passo biblico?
- Come si collega il battesimo nel nome di Gesù Cristo al perdono dei peccati e al dono dello Spirito Santo?
- Perché Pietro si riferisce a Gesù come “Signore e Cristo” e quale importanza ha questa affermazione per il messaggio cristiano?
- In che modo la promessa della salvezza si estende ai nostri figli e a “tutti quelli che sono lontani”?
- Come si riflette il senso di urgenza dell’annuncio evangelico nel discorso di Pietro e nelle sue esortazioni? Quali conseguenze potrebbero derivare dal non prestare attenzione all’urgenza dell’annuncio evangelico e dal rimandare il ravvedimento e il battesimo?
- In che modo possiamo condividere l’urgenza del messaggio evangelico nella nostra comunità e con le persone che ci circondano? Come può il senso di urgenza nel nostro cammino spirituale influenzare le nostre scelte e le nostre azioni quotidiane?
- Come possiamo applicare il messaggio di questo passo nella nostra vita quotidiana e nella nostra crescita spirituale?