Domenica 31 gennaio 2021 – Quarta domenica dopo l’Epifania
Letture bibliche: Salmo 111; Deuteronomio 18:15-22; 1 Corinzi 8:1-13; Marco 1:21-28
Che cosa vi aspettate che “accada” durante il culto della comunità cristiana nel Giorno del Signore? Certo tutto dipende dal contesto in cui vi trovate, ma in genere non ci si attende un gran che, tanto che vi sono coloro che ci vanno solo raramente o hanno smesso di andarci.
Sicuramente vi possono essere delle buone e fondate ragioni per assentarsene, ma la prima e più giusta aspettativa nel culto della comunità cristiana, quello che dobbiamo attenderci e cercare, deve essere quella di trovarvi, anzi, di scoprirvi, la presenza del Cristo che vi parla e che agisce in voi attraverso la lettura e l’esposizione della Sua Parola. Tutto il resto è secondario. Il culto, infatti, per un cristiano, dev’essere soprattutto il momento dell’incontro personale e comunitario con Cristo, e questo Dio ha stabilito che debba avvenire normalmente nella riunione di culto settimanale della comunità cristiana.
Quando, all’inizio del Suo ministero pubblico, Gesù si reca con i Suoi discepoli per il culto settimanale nella locale sinagoga, nessuno avrebbe più potuto dire trattarsi del “solito culto”, perché sarebbero accadute cose inaspettate. La presenza di Gesù sempre “fa differenza” ed è in grado di rendere il culto davvero indimenticabile. Leggiamone il racconto come lo troviamo nel vangelo secondo Marco al capitolo 1 dal verso 21.
“Giunsero intanto alla città di Cafàrnao e quando fu sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. La gente che ascoltava era meravigliata del suo insegnamento: Gesù era diverso dai maestri della Legge, perché insegnava loro come uno che ha piena autorità. In quella sinagoga c’era anche un uomo tormentato da uno spirito maligno. Costui improvvisamente si mise a gridare: — Che vuoi da noi, Gesù di Nàzaret? Sei forse venuto a rovinarci? Io so chi sei: tu sei mandato da Dio. Ma Gesù gli ordinò severamente: — Taci ed esci da quest’uomo! Allora lo spirito maligno scosse con violenza quell’uomo, poi, urlando, uscì da lui. Tutti i presenti rimasero sbalorditi e si chiedevano l’un l’altro: «Che succede? Questo è un insegnamento nuovo, dato con autorità. Costui comanda perfino agli spiriti maligni ed essi gli ubbidiscono!». Ben presto la sua fama si diffuse nella regione della Galilea e tutti sentirono parlare di Gesù” (Marco 1:21-28).
Gesù inizia il Suo ministero pubblico onorando, con la Sua presenza la riunione settimanale del popolo di Dio in quella cittadina. Rivaluta così la funzione didattica del culto insegnando. Nell’ambito del culto Egli è prima di tutto “maestro”. Insegna ciò che dobbiamo sapere sulla Persona e l’opera di Dio, insegna ciò che dobbiamo sapere sulla natura umana e, soprattutto Gesù, con la Sua Parola ed esempio, è “maestro di vita”. Tutto questo Egli fa in modo autorevole ed interessante.
Il Suo intervento stesso in quell’occasione è particolarmente significativo.
In primo luogo, Gesù, quando “la Sua ora” giunge, non temporeggia, non perde tempo: subito diligentemente si applica all’opera alla quale era stato chiamato. Coglie subito l’opportunità per predicare l’Evangelo, la Parola di Dio. La prontezza e la generosità di Gesù si dimostra non solo nel sovvenire ai bisogni materiali della gente (come vedremo), ma anche a quelli spirituali, nel far conoscere e spiegare la Parola di Dio. Questo è un bene altrettanto se non più prezioso. La funzione sociale del ministero cristiano non è che uno dei suoi molteplici aspetti. Nutrirsi e nutrire con la Parola rivelata è essenziale quanto la salute ed il sostentamento del corpo: non bisogna trascurarlo o ritenerlo accessorio. In che modo noi prendiamo sul serio che la vita del cristiano è discepolato, cioè “imparare” diligentemente la Parola di Dio, cosa che, non solo per la necessità che ne abbiamo, ma anche per la sua ricchezza, non basterebbe una vita intera per esaurirne l’insegnamento?
In secondo luogo, la presenza di Gesù nella sinagoga nel giorno del Signore, non è strumentale, come se per Lui fosse stata solo un’opportunità per parlare in pubblico e manifestarsi. Gesù onora, sebbene non in modo legalistico, l’importanza del giorno del Signore (che è e rimane un giorno santo, speciale) come il giorno in cui comunitariamente il Suo popolo si incontra con Dio. Gesù onora con la Sua presenza il giorno particolarmente dedicato all’incontro con Dio (nella preghiera, nel canto dei Salmi, nell’ascolto riflessivo della Parola di Dio). Gesù onora il Comandamento sul rispetto del Giorno del Signore. Se noi abbiamo lo Spirito di Cristo dobbiamo fare, dovunque sia possibile, altrettanto. In che modo noi onoriamo il Giorno del Signore?
In terzo luogo, nel culto comunitario in sinagoga, l’anziano che lo presiedeva, invitava chiunque si sentisse di farlo e ne avesse la competenza, ad intervenire e commentare il testo biblico del giorno. Gesù non era un “sacerdote” levita, né un “addetto” a questo servizio nella comunità, eppure lo troviamo mentre si avvale di questa opportunità per rivolgersi ad essa. Certo, Gesù è l’eterno Figlio di Dio e nessuno più di Lui aveva la competenza per farlo, però Gesù onorava il carattere condiviso del culto. Questo pure sarà l’usanza della chiesa cristiana delle origini. Non è qualcosa di cui abusare. Tutto deve essere fatto con ordine e a ragion veduta. In ogni caso è l’Evangelo di Cristo che deve essere predicato, non il proprio pensiero od esperienze, la Parola che edifica, ed i presenti devono essere disposti a riceverla e ad apprendere da essa: “…se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù” (Efesini 4:21).
In quarto luogo, Gesù non predicava come come gli scribi con noiose ripetizioni di parole imparate a memoria e senza sentimento, con materiale “di seconda mano” fatto di citazioni da eruditi commentari, tradizioni, disquisizioni intellettuali su dettagli della Legge fatte con ipocrita moralismo. Gesù insegna “con autorità”, autorevolmente, come chi conosce sia la mente di Dio per esperienza diretta, sia la condizione umana. Lo fa con umana compassione e comprensione per chi ascolta, in modo vivo e interessante. Gesù, pur senza “aver studiato” nelle scuole di questo mondo, conosce a fondo sia Dio e la Sua Parola che l’essere umano, la sua condizione e situazione, rapportando magistralmente le due cose. Quelle di Gesù non sono parole al vento, formali e ripetitive, pie banalità, omelie moralistiche che lasciano il tempo che trovano. La predicazione deve sempre “edificare”, comunicare cose sostanziali.
Anche oggi abbiamo bisogno di predicatori impregnati dello spirito di Cristo, di esperienza, compassione e comprensione, capacità di trasmettere e di accompagnare ad applicare al contesto concreto.
Il culto deve pure avere quella che potremmo chiamare una “funzione liberatoria”.
Interessante che quel giorno, nella sinagoga di Capernaum, fosse una “pacifica” e normale riunione di culto, un’assemblea di pii credenti. Ma che ci faceva lì, in una riunione di persone religiose “un uomo posseduto da uno spirito immondo”? Com’era possibile?
Non è forse vero che gli uomini “posseduti da spiriti immondi” non vanno al culto, ma sono ben contenti di starsene fuori, nel mondo, “a farsi gli affari propri” senza darsi pensiero di Dio? Eppure può capitare che anche nelle chiese, persino in posti di responsabilità, vi possano essere, nascosti sotto mantelli di “religiosa rispettabilità”, uomini e donne “posseduti da spiriti immondi”, uomini e donne la cui vita non è governata da Dio, ma da Satana. Triste realtà. Non c’è nulla di peggio di un “servitore di Satana” sotto mentite spoglie. E’ lì, nella chiesa, forte del suo “diritto” a starci (ben camuffato), ma farà di tutto per condizionare la comunità a camminare su vie di comodo, del suo comodo, non sulle vie dell’Evangelo. Le motivazioni della sua permanenza in chiesa possono essere svariate, ma non sono quelle giuste.
Come fare per smascherare “l’uomo posseduto da uno spirito immondo”? La ricetta è una sola: predicare l’Evangelo (quello autentico, com’è esemplificato nel Nuovo Testamento), predicare Cristo, vivere e promuovere la presenza di Cristo e del Suo Spirito. Questo proprio”l’uomo posseduto da uno spirito immondo” non lo sopporta! Predicate Cristo e “l’uomo posseduto da uno spirito immondo” reagirà con veemenza, griderà forte, farà di tutto per impedirlo, persino complotterà affinché chi vive e predica l’Evangelo sia emarginato ed escluso! Provare per credere! Vivere e predicare Cristo, infatti, per lui è una minaccia, un’attentato al perseguimento dei suoi veri fini, personali e nella comunità. L’indemoniato ci dice: “Tu, credente, tu pastore, che predichi l’Evangelo, …sei forse venuto in questa comunità per rovinarla, per ‘mandarla in perdizione’ con le tue idee eversive?”. E’ vero: “Che c’è fra noi e te” che predichi Cristo? Nulla. “In questa chiesa …non si predica Cristo, ma ‘l’evangelo moderno’!” (qualunque aspetto possa prendere).
L’uomo posseduto da uno spirito immondo”, qui non è ignorante. Sa come le cose veramente stanno: “Io so chi sei: il santo di Dio”: è per questo che sta ben attento a che non si predichi e non si viva Cristo. Gesù, però, non si lascia intimidire: «Sta’ zitto ed esci da costui!», dice rivolgendosi al “l’uomo posseduto da uno spirito immondo”. Gesù distingue cosi fra l’uomo (che è una povera vittima dello spirito immondo) e lo spirito immondo stesso, perché l’uomo è da salvare, da liberare, da ricuperare per Dio. Questo è importante, perché se pure è necessario opporsi ai “falsi dottori”, bisogna – se possibile – tendere al loro ricupero e, comunque, pregare per essi affinché siano liberati dalle forze negative che li condizionano.
La lotta può essere intensa. “Strazio e grida” possono anche essere presenti, ma la persistenza di chi vive e annuncia Cristo alla fine prevale. Allora gli altri fedeli, prima magari ignari della presenza e dell’influenza del “l’uomo posseduto da uno spirito immondo”, stupiranno e si faranno delle domande (cosa che prima non si facevano). Allora la gloria e l’autorità dell’Evangelo sarà esaltata e ulteriormente promossa. Gesù, l’Evangelo, la verità proclamata dalle Sacre Scritture, è potente, è autorevole. E’ più potente persino degli spiriti immondi, per quanto arroganti e forti possano essere. Non dobbiamo dubitarlo. Non dobbiamo lasciarci intimidire. A questo Evangelo, a questo Cristo, hanno ubbidito nel corso della storia persino spiriti che si credevano invincibili!
Gesù libera: quando la Sua Parola è predicata fedelmente e senza timore, lo Spirito Santo opera e chi è oppresso dalle potenze spirituali della malvagità (che possono assumere diversi aspetti) ne sono liberati. Quando, così, Cristo è presente nell’assemblea del popolo di Dio attraverso la fedele predicazione della Parola di Dio, vi sono “cose che accadono” a gloria di Dio ed il regnare di Dio fra il Suo popolo si rende particolarmente evidente. Sarà allora che la fama di Gesù, la gloria dell’Evangelo, si diffonderà dovunque nella regione a noi circostante, e questo attraverso la nostra fedeltà al Cristo dei vangeli.
È per questo che la predicazione e l’insegnamento della Parola di Dio deve essere sommamente onorata sia da chi ne ha la responsabilità che dal popolo di Dio nel suo insieme. Rammentiamoci pure delle espressioni della Confessione di Fede elvetica, che dicono: “Quando perciò, oggi, questa parola di Dio viene annunciata nella chiesa da predicatori legittimamente chiamati, noi crediamo che è la vera parola di Dio che essi annunciano e che i fedeli ascoltano e che non si deve forgiare né attendere dal cielo altra parola di Dio. Noi diciamo anche che si deve porre attenzione a questa Parola che ci viene annunciata e non al ministro che l’annuncia: dal fatto che egli è peccatore e malvagio non consegue che la parola di Dio non sia vera e buona” (CFE, 1).
Eleviamo al Signore questa preghiera:Signore Iddio, voglio essere diligente nella vocazione alla quale mi hai chiamato, diligente nel partecipare al culto comunitario, diligente nella mia disponibilità ad ascoltare ed imparare, diligente nel condividere con gli altri quanto Tu mi insegni. Ti prego di darci comunità cristiane e predicatori che veramente vivano lo Spirito di Cristo. Sono così rare oggi, purtroppo. Dacci un risveglio affinché il Tuo popolo, in questa generazione, possa godere di adeguato nutrimento spirituale e crescere nella fede e nell’impegno. Nel contempo, Signore, tu sai quanto ci rattristi vedere chiese o gruppi che fanno professione di religiosità, dominati da spiriti avversi a Cristo. Confessiamo che, di fronte a tutto questo, siamo affranti e impotenti. Pur consapevoli che questi sono i “tempi futuri” di apostasia di cui parlano le Scritture, dacci la determinazione di vivere e di proclamare con forza Cristo e il Suo Evangelo, sicuri della Sua potenza a trasformare la realtà e a liberare coloro che sono oppressi e condizionati da Satana. Dacci, infine, di vigilare anche su noi stessi, affinché nemmeno un angolo della nostra mente, anima e corpo, sia controllata da altri che non sia lo Spirito Santo di Dio. Amen.