Domenica 22 Maggio 2022- Sesta domenica di Pasqua
(Culto completo con predicazione, 60′)
(Solo predicazione, 30′)
Introduzione alle letture bibliche
Letture bibliche: Salmo 67 – Atti 16:9-15 – Apocalisse 21:10 e 22; 22:1-5 – Giovanni 14:23-29
Sebbene oggi la secolarizzazione abbia sradicato la religione dalla consapevolezza e vita di molti, permangono, anche se meno di un tempo, concezioni tradizionali che attribuiscono a varie divinità la sovrintendenza di popoli, nazioni e territori. Possono assumere l’aspetto di “santi protettori” venerati qui e là con superstizioni idolatriche. Quanto mai rilevante è dunque il perenne appello della fede biblica a riconoscere l’unico Dio vero e vivente. Egli è il sovrano Dio dell’universo e l’auspicio è “che la sua via sia conosciuta sulla terra”, come si esprime il Salmo 67, affinché “tutti quanti i popoli lo celebrino!”. Sarà così e non potrà essere diversamente, perché la verità trionferà, e questo non per mezzo delle nostre “strategie missionarie”, ma sotto la guida di Dio stesso, com’è illustrato nella seconda lettura, tratta dal libro degli Atti degli Apostoli. Qui vediamo come Dio sospinge l’apostolo Paolo a portare per la prima volta l’annuncio dell’Evangelo nel territorio europeo. E’ sempre Dio, infatti, che prepara il terreno, “aprendo il cuore” dei destinatari dell’Evangelo. La dottrina dell’Evangelo, che gli apostoli avevano cominciato a portare in tutto il mondo, era quella che lo stesso Signore Gesù aveva loro insegnato e proviene da Dio Padre. Lo ribadisce la terza lettura, tratta dal vangelo secondo Giovanni. Gli apostoli di Cristo, istruiti, abilitati e guidati dal santo Spirito di Dio, sono diventati gli autorevoli portatori di una rivelazione della quale ancora oggi noi godiamo e che deve rimanere l’unico nostro punto di riferimento. Chiude le letture bibliche di oggi un brano tratto dal libro dell’Apocalisse. Si tratta di uno scorcio sulla gloriosa visione finale del regno di Dio al cui centro sta “l’albero della vita”, le cui “foglie” sono “per la guarigione delle nazioni”. Si, le nazioni verranno guarite e chi le abita potrà ritornare a vedere la verità sottomettendosi con gioia al Signore della vita.
Risvegli sono possibili e avvengono!
La parabola di un film
Conoscete il film dal titolo “Risvegli”? Si tratta di un film del 1990 con, fra gli altri, Robin Williams e Robert De Niro. Basato su fatti veramente accaduti, il film racconta la storia di un medico che nel 1969 in un ospedale del Bronx scopre l’effetto positivo di un nuovo farmaco già usato nella terapia del morbo di Parkinson. Egli somministra questa medicina a un paziente affetto da catatonia: l’evoluzione finale dei danni cerebrali provocati dall’encefalite letargica che rende il paziente completamente passivo e inconsapevole di ciò che lo circonda. Un paziente e gli altri vengono così risvegliati, con questo medicamento, dopo avere vissuto per decenni in stato catatonico e si ritrovano a vivere una vita del tutto nuova. Il medico rimuove tutti i suoi pazienti da uno stato quasi incosciente ma, con il passare del tempo, capisce di non poterli fermare dal ritornare di nuovo nello stato “dormiente”. Il medicamento infatti provoca rapidamente tolleranza, da qui la necessità di un continuo incremento del dosaggio, con la comparsa di effetti collaterali. Il primo paziente, Leonard, a essere “risvegliato”, è anche il primo a sviluppare gravi problemi a causa degli effetti collaterali del farmaco. Leonard comincia ad avere spasmi per tutto il corpo, a fare fatica a muoversi e a parlare, comunque, chiede al medico di continuare a dargli il medicamento, di controllarlo e di filmarlo poiché vorrebbe un giorno contribuire a ulteriori studi su quella patologia e salvare la vita ad altri. Presto però, Leonard torna al suo stato catatonico, e ciò si rivela molto difficile da accettare. Il medico dice ai responsabili dell’ospedale che, sebbene il “risveglio” non possa essere totale, può essere una ripresa di vita anche solo per un piccolo periodo. Egli, tuttavia, si sente depresso per non essere riuscito a “risvegliare” del tutto Leonard, ma Eleanor, la madre di Leonard, gli rivela che il figlio lo considerava il suo migliore amico. Ricorda così il consiglio dello stesso Leonard di vivere con riconoscenza ogni minuto della vita.
Un risveglio spirituale
Di una persona che si apre verso il Salvatore Gesù Cristo e ora parla di Lui con entusiasmo, legge con assiduità la Bibbia, prega e “va in chiesa”, che prima pareva inconcepibile potesse farlo, molti dicono: “…è proprio impazzito” E’ avvenuto, però, un miracolo di risveglio spirituale. Accade! Il cuore umano – è la triste verità – è ostinatamente chiuso verso Dio, indurito a tal punto da non avere alcuna capacità naturale né volontà di aprirsi verso Dio e affidarsi al Signore e Salvatore Gesù Cristo. Questo generalmente non accade, per quanto desiderabile a noi questo possa sembrare e per quanto “persuasivi” possano essere i nostri argomenti. L’uomo naturale è spiritualmente dormiente, come morto. Quando però si risveglia alla fede, è forse il paziente stesso che ha desiderato risvegliarsi, che ha chiesto al medico di svegliarlo? Del tutto improbabile! Si tratta di un intervento esterno. Alcuni dicono “è un caso” che si sia risvegliato e si cercano per questo “spiegazioni” naturali. Eppure si tratta di un miracolo operato dalla sovrana iniziativa di Dio.
E’ Dio che sovranamente “apre il cuore”
Certamente il risveglio spirituale è una cosa che né lui né altri hanno potuto causare. Si tratta di ciò che la Scrittura chiama: “nuova nascita”. La persona che ne è oggetto può aver sentito per tutta la vita parlare del Salvatore Gesù, ma questo non l’ha mai veramente toccato. Può avere udito tante volte cristiani che lo esortavano alla fede in Cristo, ma questo lo aveva sempre lasciato indifferente, eppure, improvvisamente e imprevedibilmente diventa una persona nuova. Un fatto di questo genere ci viene illustrato nella descrizione che fa Luca della conversione a Cristo della prima persona su suolo europeo, Lidia, in Atti 16. Ascoltatene il resoconto:
“E Paolo ebbe di notte una visione: Un uomo macedone gli stava davanti, e lo pregava dicendo: Passa in Macedonia e soccorrici. E appena ebbe quella visione, cercammo subito di partire per la Macedonia, tenendo per certo che Dio ci aveva chiamati là, ad annunciare loro l’Evangelo. Perciò, salpando da Troas, tirammo diritto, verso Samotracia, e il giorno seguente verso Neapolis; e di là ci recammo a Filippi, che è città primaria di quella parte della Macedonia, ed è colonia romana; e restammo in quella città alcuni giorni. Nel giorno di sabato andammo fuori dalla porta, presso al fiume, dove supponevamo vi fosse un luogo d’orazione; e postici a sedere, parlavamo alle donne là radunate. Una certa donna, di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiatiri, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare; il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo. Dopo che fu battezzata con la sua famiglia, ci pregò dicendo: Se mi avete giudicata fedele al Signore, entrate in casa mia, e dimoratevi. E ci costrinse ad accettare” (Atti 16:9-15).
Qui ci viene detto esplicitamente che era stato il Signore ad aprire il cuore di Lidia, non che Lidia si fosse da sola resa disponibile all’Evangelo. Che cosa esattamente era avvenuto, e che cosa avviene anche oggi in simili circostanze?
Guidati da Dio
Un giorno, Gesù aveva detto ai Suoi discepoli: “Ho anche delle altre pecore che non son di quest’ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore” (Giovanni 10:16). Questo segna la dinamica della grazia di Dio attraverso l’annuncio dell’Evangelo, quella che vediamo nel racconto del libro degli Atti degli Apostoli. Vi sono persone che Dio ha destinato a ricevere la grazia e che Egli, a luogo e a tempo, raccoglie presso di Sé.
Gli apostoli di Cristo ubbidiscono al mandato del Signore Gesù che dice loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28:18-19 CEI74). Essi partono diffondendosi da Gerusalemme a raggiera, ma per questo non elaborano alcuna strategia “a tavolino”, magari consigliati da “esperti” nelle tecniche di persuasione più avanzate, ma si affidano alla guida di Dio lo Spirito Santo, sicuri, fiduciosi, che sarà Lui a farli incontrare con “le persone giuste” che accoglieranno il loro messaggio – coloro che Dio ha scelto per impartire loro la grazia della salvezza dal peccato e per riconciliarli con Sé.
Gli apostoli non si avvalgono di altri strumenti che l’annuncio dell’Evangelo di Cristo, “nudo e crudo”, rivolto a singoli o a gruppi. Lo stesso apostolo Paolo scrive: “Quanto a me, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza, poiché mi proposi di non sapere altro fra voi fuorché Gesù Cristo, e lui crocifisso. Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; e la mia parola e la mia predicazione non hanno consistito in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e della sua potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1 Corinzi 2:1-5).
Che sia sovranamente Dio stesso a muovere l’azione evangelistica come e dove Egli vuole lo troviamo già nelle premesse dell’arrivo di Paolo nella città di Filippi. Di fatto egli aveva ben altri piani, ma Dio glieli impedisce. All’inizio del capitolo 16 di Atti troviamo queste stupefacenti dichiarazioni: “Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, attraversata la Misia, discesero a Troade” (Atti 16:6-8 CEI74). Poi Dio, per dirigere Paolo in Macedonia, nel continente europeo, si avvale di una visione. Il testo dice: “E Paolo ebbe di notte una visione: Un uomo macedone gli stava davanti, e lo pregava dicendo: Passa in Macedonia e soccorrici. E appena ebbe quella visione, cercammo subito di partire per la Macedonia, tenendo per certo che Dio ci aveva chiamati là, ad annunciare loro l’Evangelo” (9).
La Macedonia allora era un territorio molto più esteso delle nazioni o regioni che oggi chiamiamo Macedonia. Nella visione l’uomo dice: “Passa in Macedonia e soccorrici” o «Vieni ad aiutarci!». Abbiamo disperatamente bisogno del soccorso di Dio. Si tratta della miserabile condizione di una società come quella europea estraniata dal Dio vero e vivente che più che mai per questo ha bisogno di essere soccorsa. L’apostolo viene chiamato a predicarvi l’Evangelo della redenzione in Cristo, per abbattere il regno di Satana, per distruggere la superstizione e l’idolatria, per illuminare gli occhi della gente e portarli dalle tenebre alla luce, dal potere di Satana a quello Dio, e salvarli dalla rovina e dalla devastazione che l’avversario di Dio si propone. In quella regione Dio aveva tra di loro un popolo eletto “dormiente”, il cui tempo di risvegliarsi e palesarsi era ormai giunto.
Lo strumento per realizzare tutto questo erano – e ancora sono oggi – i ministri fedeli di Cristo che, attraverso la loro azione, indeboliranno il regno di Satana, e promuoveranno l’interesse di Cristo nel diffondere il suo Evangelo. Non per nulla, ancora oggi, Satana, in molti modi, vorrebbe condizionare e corrompere i ministri di Cristo e, se non ci riesce, di emarginarli, perseguitarli e usare loro violenza affinché tacciano e spariscano. Loro compito, secondo i doni loro impartiti, non solo è quello di accompagnare le persone al ravvedimento e alla fede in Cristo, i cui benefici sono suggellati nel Battesimo, ma di ammaestrare le nazioni, insegnando loro a osservare tutto ciò che Cristo ci ha comandato – il che scaturisce in uno “stile di vita” conforme a Cristo.
Un incontro non casuale
Ecco così, allora, che, continua il racconto: “…salpando da Troas, tirammo diritto, verso Samotracia, e il giorno seguente verso Neapolis; e di là ci recammo a Filippi, che è città primaria di quella parte della Macedonia, ed è colonia romana; e restammo in quella città alcuni giorni. Nel giorno di sabato andammo fuori dalla porta, presso al fiume, dove supponevamo vi fosse un luogo d’orazione; e postici a sedere, parlavamo alle donne là radunate”. Era consuetudine degli apostoli rivolgersi prima agli israeliti del posto, parlando loro in una sinagoga. Nella città di Filippi non ve n’erano. C’era però un luogo, “un luogo di orazione”, fuori dalla porta della città, dove, all’aperto, presso un fiume, in giorno di sabato, diversi erano soliti radunarsi per la preghiera. Li incontrano delle donne che si erano quel giorno ritrovate lì. Il sabato è il giorno di riposo sacro per gli israeliti, dedicato al culto.
Il culto nel giorno di sabato non era solo praticato da israeliti, ma anche da simpatizzanti della loro fede, come “una certa donna, di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiatiri, che temeva Dio”. Quella donna era “timorata di Dio”, cioè, aveva sentito attrazione per il Dio vero e vivente. Ne aveva sentito parlare dagli ebrei della zona, lo rispettava e già si rivolgeva a Lui in preghiera. Le Sacre Scritture ebraiche che lo annunciano erano sicuramente note a quella donna, anche se non sappiamo in che misura. Non aveva però ancora mai sentito parlare del Signore e Salvatore Gesù Cristo, che costituisce il compimento ultimo della fede ebraica.
Un ascolto non casuale
Quando davanti a quel gruppo di donne l’apostolo Paolo prende la parola per annunciare l’Evangelo di Cristo, quella donna “ci stava ad ascoltare” con particolare interesse. Si, perché c’è modo e modo di ascoltare. Si può ascoltare solo esteriormente, e non per comprendere e ricevere con approvazione ciò che si ode. Questo è l’ascolto riflessivo di chi valuta e riflette su ciò che ascolta. C’è però più di questo: il Signore esercita su di lei la Sua grazia efficace: “il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo”.
Prima era il suo cuore chiuso e sbarrato con le sbarre dell’ignoranza e dell’incredulità. Il cuore di un peccatore prima della conversione, infatti, è come una casa chiusa e tutta al buio. Qualunque sia il grado di luce naturale o morale che vi possa essere in esso, non ce n’è veramente nelle cose spirituali; è vuoto della grazia di Dio, del timore di lui e dell’amore per lui; è dimora di spiriti avversi a Dio che lo dominano. E’ sbarrato dall’incredulità e murato, indurito dal peccato, custodito e presidiato dall’avversario di Dio. Questo era stato, ora in parte, il caso di Lidia; ma ora il Signore apre l’intelletto di lei e lo illumina. Ora lei vede: prima era nelle tenebre quanto alle cose spirituali. Ora vede la sua vera condizione esistenziale miserabile per natura e perduta. Ora vede l’insufficienza di tutti gli altri modi, mezzi e opere per giustificarla e salvarla davanti a Dio. Ora vede la necessità, idoneità e pienezza della grazia e della salvezza di Cristo. Questo è il risultato della potenza di Dio. Inoltre, il Signore opera sui suoi affetti, e li impegna alle cose divine e spirituali; creando amore per Cristo, per il suo popolo, per la verità e per le ordinanze di Dio. Questo poteva essere fatto solo dalla Sua mano onnipotente, togliendo il cuore di pietra e donando “un cuore di carne”. Dio spodesta Satana e il suo controllo e opera in lei la fede, per guardarlo, aggrapparsi a Cristo e coglierlo come suo Salvatore e Redentore.
“Le cose dette da Paolo” riguardavano la persona e uffici di Cristo, riguardo alle sue verità e ordinanze, riguardo alla libera giustificazione mediante la sua giustizia di Cristo, al perdono mediante il suo sangue e alla salvezza eterna per mezzo di Lui. Ascolta, perciò queste cose in un modo diverso da quello che aveva fatto: prima sentiva, ma non prestava tanta attenzione a ciò che sentiva. La fede viene dall’udire, ora lei ascolta con l’udito della fede, e comprende ciò che ode. Il risultato finale è la richiesta del battesimo cristiano, suggello della grazia di Dio: “Dopo che fu battezzata con la sua famiglia”. Interessante anche il coinvolgimento della sua intera famiglia. Non poteva, infatti, tenere per se quello che aveva ricevuto quel giorno e pure la sua famiglia lo accoglie, diventando il primo nucleo della comunità cristiana nella città di Filippi in Macedonia.
Il cuore di Lidia era stato toccato, per grazia di Dio, dallo Spirito Santo promesso, dopo che la Parola di Dio era stata a lei annunciata con forza, da Paolo, che si era recato quel giorno a parlare di Cristo. Molte donne erano là quel giorno. Solo Lidia giunge alla conversione al Signore, perché il Signore “le tocca il cuore”. E le altre? Rimangono indifferenti, indurite, forse ostili. Perché loro no? Non sappiamo. Qualcuna di esse potrebbero essere venuta a Cristo più tardi. Non possiamo disperare di nessuno. Dobbiamo fidarci che il Signore fa sempre la cosa giusta. Quella di Lidia sarebbe stata la prima famiglia cristiana del continente europeo. Molti altri ancora sarebbero stati convertiti dopo di lei, per mezzo della loro fedele testimonianza e predicazione dell’Evangelo.
Fiduciosi e perseveranti
Non possiamo far dunque nulla noi stessi per “convertire” qualcuno al Signore? Non se vogliamo una vera conversione. La Scrittura dice: “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Romani 9:16), e Dio “fa misericordia a chi vuole”. Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo: noi non oseremmo mettere in questione il Suo sapiente operare e, in ogni caso, ci fidiamo che Lui faccia solo e sempre ciò che è giusto. Abbiamo però un compito imprescindibile: Dio tocca i cuori e le menti di uomini e donne per salvarli avvalendosi della nostra testimonianza coerente, con parole e fatti all’Evangelo, come pure attraverso la preghiera. Dobbiamo diffondere la conoscenza di Cristo, dobbiamo testimoniare della Sua verità nei fatti, dobbiamo pregare per chi non crede, e Dio manderà il Suo Spirito per convertire anche la persona dalla quale meno ce lo saremmo aspettato. Avviene continuamente. Il risveglio delle persone di cui parlavamo all’inizio era risultato della somministrazione di un farmaco. Non sarebbe durato. L’opera di Dio, però è permanente e, come inizia giungerà a certo compimento. Anche a noi Dio dice: “Perciò fratelli miei diletti, state saldi, incrollabili, abbondanti sempre nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” (1 Corinzi 15:58).
Paolo Castellina, 15-5-2022 – Rifacimento di una mia predicazione del 20-5-1995.