Domenica 2 febbraIo 2025 – Presentazione di Gesù al Tempio
[Servizio di culto completo con predicazione, 57′]
[Solo predicazione, 31′]
Introduzione
“Rendete di nuovo grande l’America” (MAGA) è il famoso slogan elettorale della presidenza statunitense di Donald Trump. L’imprenditore e politico Elon Musk, il 18 gennaio 2025, ha rilanciato questo slogan come: “Rendete di nuovo grande l’Europa” (MEGA) adattandolo al contesto europeo. La sua dichiarazione sembra essere un appello a un rinnovamento o a una rinascita, sull’esempio degli Stati Uniti, dell’Europa, oggi effettivamente umiliata e in crisi a causa di un’élite dirigente corrotta, guerrafondaia e servile. Non sono solo gli USA a vantare la grandezza della loro nazione e a promuoverla esplicitamente pensando a pure discutibili glorie passate, ma vi sono anche altre nazioni di simili ambizioni come, ad esempio, la Turchia, la Russia oppure la Cina. Tutte queste sembrano sognare la rinascita dei loro passati imperi. Che cosa intendono quando parlano della loro grandezza? Spesso arrogantemente, lo fanno in termini di potere politico, di forza economica, di influenza culturale o di supremazia militare. Di fatto tali ambizioni si rivelano sempre una disgrazia per il mondo e causa di innumerevoli problemi come il disprezzo per la cultura altrui, il colonialismo e lo sfruttamento predatorio delle risorse di altri paesi, per non parlare del razzismo di considerare altri popoli come inferiori o solo uno strumento per i propri fini di dominio.
Seppure potremmo parlare di ciò che hanno conseguito positivamente passati imperi e civiltà, come l’impero romano, potremmo colpevolmente essere ciechi verso il costo della “gloria” di tali imperi, come guerre costanti, diffusa schiavitù e sistematica negazione dei diritti umani. Non è questa la grandezza alla quale alcuno dovrebbe aspirare, soprattutto se discepolo di Cristo. Gesù disse: “I re delle nazioni le signoreggiano e quelli che hanno autorità su di esse sono chiamati benefattori. Ma tra voi non deve essere così (…) Io sono in mezzo a voi come colui che serve” (Luca 22:25-27). Gli slogan sulla grandezza di una nazione, attuale o da ricuperare, se pure possono accendere gli animi degli sprovveduti, il cristiano con spirito di discernimento dovrebbe considerarli ripugnanti. La grandezza di una nazione è ben altro – dalla prospettiva di Dio.
Babilonia “la grande”
Di fatto le ambizioni alla grandeur mondana la Parola di Dio le condanna senza mezzi termini. Nel libro di Apocalisse viene predetta la definitiva caduta di “Babilonia”, che si vantava essere “Babilonia la Grande” ma che viene definita “la madre delle prostitute e delle abominazioni della terra” (17:5). Ottima definizione anche per gli imperi moderni. Il libro di Apocalisse al capitolo 18 dice:
“«È caduta, è caduta Babilonia la grande! È diventata ricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo, rifugio di ogni uccello impuro e abominevole. (…) Spaventati dai suoi tormenti se ne staranno lontani e diranno: “Ahi! ahi! Babilonia, la grande città, la potente città! Il tuo giudizio è venuto in un momento!” (…) Poi un potente angelo sollevò una pietra grossa come una grande macina, e la gettò nel mare dicendo: «Così, con violenza, sarà precipitata Babilonia, la grande città, e non sarà più trovata” (Apocalisse 18:2,10,21).
Proprio così. Tutti gli imperi di questo mondo prima poi cadono nella loro arroganza implodendo fra le loro contraddizioni – grazie a Dio, per la Sua misericordia e provvidenza. Com’è stato interpretato nella storia questo testo di Apocalisse? In vari modi. (1) Nella tradizione cristiana primitiva, “Babilonia” era spesso identificata con Roma e il suo impero, vista come un centro di potere oppressivo, idolatria e persecuzione dei cristiani. (2) Molti interpreti la vedono come simbolo di ogni sistema politico, economico o religioso corrotto che di fatto si oppone a Dio, caratterizzato da idolatria, materialismo e ingiustizia. (3) Alcuni riformatori protestanti, come Lutero, hanno identificato “Babilonia” con il papato e la Chiesa cattolica, accusata di corruzione spirituale. (4) In ambito escatologico Babilonia è vista spesso rappresentare un futuro sistema politico-economico globale che verrà distrutto al ritorno di Cristo. (5) Per molti cristiani, il testo rimane un avvertimento universale contro la dipendenza da poteri terreni corrotti e una chiamata a fidarsi solo di Dio ed ai princìpi della Sua giustizia. La caduta della “grande” Babilonia rappresenta così il giudizio divino contro l’arroganza, la corruzione e l’ingiustizia, e anticipa la piena instaurazione del Regno di Dio.
Chiediamoci, così, che cosa dica, al contrario, la Parola di Dio sulla vera grandezza di una nazione. Proviamo a passare in rassegna alcuni testi rappresentativi su questa dottrina biblica.
Le basi della vera grandezza
La giustizia
Nel libro di Proverbi troviamo scritto: “La giustizia innalza una nazione, ma il peccato è la vergogna dei popoli” (Proverbi 14:34). Le leggi e i funzionari governativi sono, in ultima analisi, estensioni della sua popolazione. Possono certo essere imposti da quelle che spesso sono le “inamovibili” élite al potere, ma si tratta pure di versioni distillate di ciò che di fatto vuole la cultura prevalente, o, almeno, di ciò che tollera. La democrazia non è garanzia di per sé stessa di verità e giustizia. Quando una nazione è immersa nel peccato e nella ribellione contro Dio, conseguenze negative saranno inevitabili. La forza di una nazione potrebbe sfociare in potere militare o economico oppressivo, ma la fonte della vera forza è solo nel carattere morale della nazione. La presenza di individui, famiglie e comunità che vive coerentemente secondo i principi della giustizia di Dio è quello che rende una nazione forte, ma una sostanziale empietà negli individui e nelle famiglie degrada una nazione e la indebolisce.
Il libro dei Giudici rivela queste verità. Quando l’antico popolo di Israele faceva ciò che era giusto ai propri occhi ma sbagliato agli occhi di Dio, Israele soccombeva ai suoi nemici (Giudici 2:11–23; 17:6). Tuttavia, quando il popolo invocava il Signore, Egli liberava la nazione dai suoi nemici (Giudici 3:9–11, 15; 4:3, 23–24; 6:6–14; 10:10–16). Inoltre, ai tempi dei re di Israele e di Giuda, l’idolatria e la ribellione contro Dio avevano causato la caduta e l’esilio della nazione settentrionale di Israele e del regno meridionale di Giuda (2 Re 17:6–8). Tuttavia, Giuda aveva avuto alcuni buoni re e periodi di rinascita, mentre Israele nessuno dei due, quindi Giuda era sopravvissuta per quasi un secolo e mezzo in più di Israele prima di cadere definitivamente nelle mani degli oppressori Babilonesi (2 Cronache 36:17–21; Daniele 1:1).
Questo versetto sottolinea così come, secondo la Bibbia, la grandezza di una nazione sia legata alla pratica della giustizia, intesa come conformità ai principi morali stabiliti dalla legge rivelata di Dio. Non si tratta solo di avere ed applicare leggi giuste, ma di una società che promuove integrità morale, equità e misericordia secondo quanto Dio stesso stabilisce. Esempi pratici possono essere per noi la necessità della lotta contro la corruzione e la diligente attenzione e cura mostrata verso le categorie sociali più deboli che certo potere considera “inutili”, come bambini ed anziani, malati e disabili. In che misura noi ce ne occupiamo come singoli, comunità cristiane ed istituzioni locali rispondendo all’esempio e mandato del Signore Gesù?
Solidarietà
La solidarietà verso “gli ultimi”, i disprezzati, gli sfruttati e gli emarginati dal potere è ribadita innumerevoli volte dalla Parola di Dio. Ad esempio, in Deuteronomio: “… poiché l’Eterno, il vostro Dio, è l’Iddio degli dèi, il Signore dei signori, l’Iddio grande, forte e tremendo, che non ha riguardi personali e non accetta regali, che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito. Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto” (Deuteronomio 10:17-19). Quest’ultimo punto non ha a che vedere con l’immigrazionismo indiscriminato promosso da certe forze politiche (ed equivocato pure da non pochi cristiani) che è furbescamente incoraggiato perché funzionale alle stesse ambizioni del globalismo. L’omologazione delle popolazioni e la cancellazione delle culture “è utile” infatti al potere stesso delle élite dominanti per creare masse di persone impoverite da controllare e sfruttare come schiavi e “clienti”. Inoltre, la solidarietà verso “lo straniero” non deve pregiudicare i diritti e l’identità culturale della popolazione che accoglie e il buon ordine della società, ma dev’essere regolata con la sapienza e il buon senso fondato sugli stessi principi biblici che apprende dalla Parola di Dio e dall’esempio del Cristo.
Notate pure il testo che dice: “O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia, e cammini umilmente con il tuo Dio?” (Michea 6:8). Questo versetto riassume l’essenza della vera grandezza morale e spirituale: non potere o ricchezza, ma giustizia, amore e umiltà.
Umiltà e dipendenza da Dio
Notate poi quanto dice un Salmo:“Beata la nazione il cui Dio è l’Eterno; beato il popolo che egli ha scelto per sua eredità” (Salmo 33:12). Questo versetto contiene una grande promessa per la nazione che onora Dio come suo Dio. L’antico Davide si era rallegrato che il Dio di Israele fosse il vero Dio. Si riferisce alla sua nazione come “beata”, che significa “spiritualmente prospera” o “felice”. In Deuteronomio 4:20 apprendiamo che il Signore aveva scelti per sé un popolo, legato a Sé da un patto, Israele, che esemplificasse ciò che vuol dire fedeltà alle leggi morali di Dio. Che si tratti della nazione letterale dell’antico Israele o di coloro che giungono oggi alla fede in Cristo, il popolo di Dio non ha motivo di vantarsi della sua speciale relazione con Dio, ma è chiamato ad impegnarsi a rispondere fedelmente al mandato che gli è stato rivolto. Il rapporto con Dio non è radicato nel merito umano, ma nella misericordia divina. Oggi, i cristiani sono il popolo di Dio per la Sua grazia. Riflettendo sul rapporto dei cristiani con Dio, l’apostolo Giovanni scrive: “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente” (1 Giovanni 3:1).
La vera grandezza di una nazione non è mai autosufficienza o orgoglio, ma riconoscere Dio come sovrano e fonte di ogni benedizione. L’antico Israele quando seguiva il Signore prosperava, ma quando si allontanava cadeva in rovina.
La missione di essere luce per le nazioni
La missione del popolo di Dio di esemplificare una vita sottoposta alla giustizia di Dio e cosi di insegnare alle nazioni, è ribadita da Gesù stesso come il compito delle comunità dei Suoi discepoli: “Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente, anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5:14-16).
Gesù già aveva paragonato i Suoi discepoli al sale (Matteo 5:13). Ora li paragona alla luce. Li chiama la “luce del mondo”. Proprio come la cultura greca apprezzava la conoscenza, o la cultura romana valorizzava la gloria, o la moderna cultura decanta astrattamente e spesso ipocritamente. la libertà, lo standard ideale della cultura biblica è la luce. Questo concetto è un fattore importante nelle spiegazioni bibliche di pietà e verità (Proverbi 4:18–19; Matteo 4:16; Giovanni 8:12; 2 Corinzi 4:6).
Spiritualmente parlando, non c’è luce nel mondo a parte Gesù Cristo. La Sua luce, però, risplende attraverso ogni persona e comunità che Gli appartiene. In questo modo, la luce di Cristo è distribuita nell’oscurità in ogni angolo dell’umanità. Che questa luce debba essere visibile al mondo è importante. Gesù aggiunge a questa metafora riferendosi a una città posizionata in cima a una collina. Non deve essere nascosta; una città su una collina è destinata a essere vista e trovata anche nell’oscurità della notte. Allo stesso modo, la luce di Cristo non è destinata a essere nascosta sulla terra. È destinata a risplendere luminosamente da tutti coloro che appartengono a Cristo. È destinata a essere scoperta, in questo modo, da coloro che sono ancora nell’oscurità. La luce di Cristo non dovrebbe essere coperta nella vite dei suoi seguaci. È destinata a essere vista e questo per insegnare al mondo le vie di Dio.
Ascoltate che cosa diceva la Parola di Dio all’antico Israele. Esso bene riassume come una nazione possa essere davvero “grande”:
“… ma voi, che vi teneste stretti all’Eterno, al vostro Dio, siete oggi tutti in vita. Ecco, io vi ho insegnato leggi e prescrizioni, come l’Eterno, il mio Dio, mi ha ordinato, affinché le mettiate in pratica nel paese nel quale state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le metterete in pratica; poiché quella sarà la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: ‘Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente!’. Qual è, infatti, la grande nazione alla quale la divinità sia così vicina come l’Eterno, il nostro Dio, è vicino a noi, ogni volta che lo invochiamo? E qual è la grande nazione che abbia delle leggi e delle prescrizioni giuste come è tutta questa legge che io vi espongo quest’oggi? Soltanto, bada bene a te stesso e veglia diligentemente sull’anima tua, affinché non avvenga che tu dimentichi le cose che i tuoi occhi hanno visto, ed esse non ti escano dal cuore finché duri la tua vita. Anzi, falle sapere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli” (Deuteronomio 4:5-9).
Una nazione può essere grande quando è un esempio di conformità alla volontà rivelata di Dio presente nei principi morali e spirituali della Sua Legge. Ecco perché pure le comunità dei discepoli di Gesù sono così chiamate: “una generazione eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, affinché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce” (1 Pietro 2:9).
Applicazioni pratiche
Troppo spesso oggi l’evangelizzazione è considerata esclusivamente come “salvezza dell’anima” di singole persone. Sebbene questo stia alla base di ogni effettiva trasformazione della realtà di questo mondo, questa non è l’unica missione dei cristiani e delle loro comunità. Il Grande Mandato che il Signore Gesù ci ha dato dice: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».” (Matteo 28:18-20 CEI). Questo è molto chiaro: si tratta di “ammaestrare tutte le nazioni” e di insegnare loro ad osservare tutto ciò che Gesù ci ha comandato.
Certo, insegnare, non imporre, ma si tratta dell’attività di formare discepoli anche nell’amministrazione politica delle nazioni. Questo compito di formazione delle nuove generazioni, ma in questo caso, pure della “classe politica” nei principi di vita rivelati da Dio nella Sua Parola è troppo spesso trascurato e persino negato da chi crede che deve occuparsi solo di “questioni spirituali”. Molte comunità cristiane sostengono di fatto così non i principi biblici del vivere sociale ma l’ideologia laicista delegando ad altri l’istruzione della gioventù e della classe politica e facendo dello Stato una sorta di idolo onnipotente. Cristo è così spodestato e relegato ad una sfera privata e “spirituale”. Come comunità cristiane, come possiamo, anzi, dobbiamo, contribuire alla grandezza morale e spirituale della nazione in cui viviamo. I cristiani sono chiamati non solo a pregare per i governanti, ma a esemplificare e insegnare loro ad agire con giustizia. Si tratta sostanzialmente di un’alienante perversione dell’Evangelo quella di insegnare a sottomettersi acriticamente ad autorità che portano avanti un’agenda diversa ed estranea, se non ostile a quella che Dio ci insegna nella Sua Parola. Se pure è vero che tutte le nazioni terrene sono temporanee e che la vera grandezza si trova nel Regno di Dio, dove regnano giustizia, pace e amore (Apocalisse 21:24-26), le comunità dei discepoli di Cristo sono chiamate ad essere “cittadini del Regno”, portando i suoi valori e il suo stile di vita qui ed ora nel presente, seminando quei semi che un giorno Dio farà trionfare.
Conclusione
Ecco così che l’ambizione di alcuni politici a far tornare ad essere grande la propria nazione è destinata a fallire miseramente se non capisco in che cosa consista la vera grandezza e su quella agiscano coerentemente. Altrimenti sarà come l’arroganza di “Babilonia”, “la madre delle prostitute e delle abominazioni della terra” (Apocalisse 17:5) che cade miseramente implodendo nelle sue contraddizioni. Che cosa ci insegnano le Sacre Scritture sulla vera grandezza di una nazione e qual è il necessario contributo che i cristiani e le comunità cristiane devono dare per “discepolare le nazioni”?
La “Babilonia” di questo mondo non è destinata a trionfare se i cristiani e le loro comunità non assumono responsabilmente il loro compito chiaramente espresso dal Signore Gesù Cristo. “Beata la nazione il cui Dio è l’Eterno; beato il popolo che egli ha scelto per sua eredità” (Salmo 33:12).
Paolo Castellina, 25 gennaio 2025