Che cos’è la chiesa cristiana? Qual è la sua identità e la sua missione? Questo è ciò sul quale siamo chiamati ad interrogarci in questo tempo di crisi, dove nemmeno le parole hanno più un loro significato certo. Vi sono chiese che ambiscono solo a fare “il cappellano” del potere costituito o delle ideologie prevalenti, e vi sono quelle che fanno “sondaggi d’opinione” per essere quello che la maggioranza della società si aspetta che debbano essere. La vera chiesa di Gesù Cristo, però, ha un solo Signore, un solo “determinante”: Gesù Cristo, quella proclamato e spiegato dalle Sacre Scritture, e quello solo intende servire. Lo consideriamo oggi sulla base del testo biblico di Matteo 16:13-20: la confessione di Pietro.
Che cos’è la chiesa cristiana? Qual è la sua identità e la sua missione? Questo è ciò sul quale siamo chiamati ad interrogarci in questo tempo di crisi, dove nemmeno le parole hanno più un loro significato certo. C’è confusione anche perché le realtà di diverse fra le più antiche chiese, pur continuando a considerarsi tali, col passare del tempo sono degenerate alterando il loro volto, identità originale e funzione. Può sorprendere o scandalizzare, ma questa è una realtà contro la quale dovremo sempre avere a che fare fintanto che il Signore Gesù Cristo tornerà per trasformare ogni cosa.
Ne erano coscienti i riformatori protestanti che, promuovendo la necessità del discernimento e dell’auto-critica costante della Chiesa, osservavano: “Anche le chiese più pure sulla terra sono soggette sia a compromessi che a errori, e alcune sono talmente degenerate da diventare non chiese di Cristo, ma sinagoghe di Satana. Cionondimeno, vi sarà sempre sulla terra una chiesa per rendere culto a Dio secondo la sua volontà” (Confessione riformata di Westminster, 1647, 25:5).
Che cosa deve essere la comunità cristiana? Quale deve essere la sua identità e missione? Per stabilirlo essa non guarda allo spirito del tempo in cui vive, quasi che fosse la volontà popolare, le sue vere o presunte necessità, la sua mentalità o aspirazioni, o peggio, le mode, a compilare la sua agenda. La Chiesa di Cristo non è una ditta commerciale che, per prosperare, faccia ricerche di mercato per produrre e vendere quello che la gente sembra maggiormente desiderare e preferire… La Chiesa di Cristo guarda al suo Signore, Gesù Cristo, in funzione del quale solamente essa esiste. La Chiesa di Cristo guarda alla propria “carta costituzionale”, la Bibbia, che sola può definirne la sua identità e compiti.
Qual è dunque l’identità della Chiesa cristiana? Essa è strettamente legata a quella del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, di cui la Chiesa ne costituisce il corpo.
C’è un testo del vangelo secondo Matteo dove Gesù interroga i Suoi discepoli sulla Sua propria identità, un testo molto significativo che dimostra come davvero l’identità e la missione della Chiesa sia inscindibile da quella del Signore Gesù Cristo.
“Poi Gesù, giunto dalle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «Chi dicono gli uomini che io, il Figlio dell’uomo, sia?». Ed essi dissero: «Alcuni, Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti». Egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?». E Simon Pietro, rispondendo, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù, rispondendo, gli disse: «Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli», Allora egli ordinò ai suoi discepoli di non dire ad alcuno che egli era Gesù, il Cristo” (Matteo 16:13-20).
In questo testo Gesù sembra voler fare un sondaggio di opinione, per vedere ciò che la gente pensa di Lui. Se Gesù fosse un ecclesiastico moderno, potremmo davvero aspettarci da parte Sua un’inchiesta per vedere ciò che la gente si attende da Lui e adattarsi di conseguenza! Sarebbe così considerato illuminato, democratico, pragmatico, e persino umanista e socialista! Volete un re? Sarò un re. Volete un rivoluzionario, un capo partigiano d’opposizione? Lo sarò. Volete un profeta? Sarò un profeta. Volete un esperto in dibattiti culturali? Lo sarò. Volete dei miracoli? Farò dei miracoli…
Gesù però non parla né agisce così. Gesù non è un opportunista. Conosce le aspettative della gente e non teme di contraddirle. Gesù viene informato su chi pensa la gente che Lui sia e da Lui si aspetti, e …ha l’impudenza, molto “politicamente scorretta”, di fare un giudizio di valore su quanto ode, di affermare che certe risposte sono sbagliate e non rispondenti a verità! Per Gesù il criterio della verità non sta nel popolo, ma in criteri oggettivi ed assoluti che provengono, pensate un po’, da Dio! Checché ne dica la filosofia prevalente oggi, la verità esiste, come pure esistono criteri assoluti ed immutabili di giudizio su ogni cosa: quelli stabiliti e rivelati da Dio in modo chiaro ed autorevole.
“«Chi dicono gli uomini che io, il Figlio dell’uomo, sia?». Ed essi dissero: «Alcuni, Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti». Egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?»” (13-15).
Si, ci sono “gli uomini”, il mondo con le proprie idee ed aspettative, e c’è il gruppo dei Suoi discepoli che si distingue dal mondo perché segue Lui ed impara da Lui come il Maestro per eccellenza. C’è chi ama conformarsi a questo mondo, e chi se ne distacca, perché sa che è e sarà severamente giudicato da Dio. C’è chi vuole stare nel numeroso gregge di questo mondo perché ritiene che la maggioranza abbia in qualche modo sempre ragione, e, infine, chi vuol far parte del “piccolo gregge” di Gesù, il quale coltiva valori completamente diversi!
Il Signore Gesù parlava spesso della via che dovevano percorrere i Suoi discepoli come di una via stretta e spesso impopolare. Diceva: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!” (Marco 7:13,14). Gesù pare così dire: “Mi avete detto ciò che il mondo pensa, ma ora vi chiedo: chi pensate voi che io sia. …Da voi mi attendo risposte molto diverse!”.
“E Simon Pietro, rispondendo, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù, rispondendo, gli disse: «Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli” (16, 17).
Pietro risponde correttamente. Ha compreso la verità oggettiva ed assoluta, predestinata dall’eternità, dell’identità di Gesù. E’ il Cristo, il Salvatore del mondo, il Messia, il Re messianico degno di ogni onore, gloria ed obbedienza; la Parola eterna di Dio fattasi carne, la voce per eccellenza di Dio; il solo Medico di questo mondo malato; l’unico e definitivo Sommo sacerdote; il solo Maestro degno di questo nome perché Sapienza fattasi uomo.
Come ha fatto Pietro a comprendere questo? E’ stata la sua intelligenza, i suoi ragionamenti, gli studi da lui compiuti, il suo cuore? No. Chi glielo ha suggerito? Forse la sapienza di questo mondo? Ha detto solo quello che percepiva avrebbe fatto piacere a Gesù? No, è stata un’illuminazione che è venuta da Dio stesso, perché il cuore e la mente dell’uomo sono corrotti e ribelli a Dio,
Simon Pietro, insieme con gli altri discepoli, ha seguito fedelmente Gesù, è stato alla Sua scuola, e il suo cuore e la sua mente è in via di trasformazione, è stato messo in grado di ricollegarsi con la fonte, Dio, e di comprendere le cose come veramente stanno, tanto le cose dell’uomo, quanto le cose di Dio. Molti anni dopo, lo stesso Simon Pietro scriverà: “…Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità mediante lo Spirito, per avere un amore fraterno senza alcuna simulazione, amatevi intensamente gli uni gli altri di puro cuore, perché siete stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio vivente e che dura in eterno” (1 Pietro 1:20-23).
Gesù dice a Simon Pietro: “Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro” (18). Interessante che Gesù abbia cambiato il nome di Simone. Tu sei “Pietro”. Sono io che ora ridefinisco la tua identità, io che ti rendo un uomo nuovo, dotato di caratteristiche caratteriali nuove, come pure sono io, Gesù, che determino ora il tuo destino eterno.
“E Simon Pietro, rispondendo, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (16). Simone non riceve però solo, attraverso la rigenerazione ad opera dello Spirito di Dio, “un nuovo nome”, una nuova identità personale, ma pure con lui, insieme a tutti coloro che come Pietro fanno questa confessione di fede, una precisa identità di gruppo, come discepoli di Cristo, come Chiesa, che è il corpo di Cristo. “Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere” (18).
Sopra una precisa confessione di fede in Cristo è fondata la Sua Chiesa. La Chiesa, comunità dei seguaci di Gesù Cristo, è fondata su una confessione di fede, questa è la roccia incrollabile ed eterna, la fede, “una volta per sempre trasmessa ai santi” (Giuda 3), la confessione di fede che rispecchia fedelmente la Parola ispirata di Dio, “vera parola di Dio”. Ecco ciò che ci trasforma in vero popolo di Dio, la confessione di fede nella verità rivelata nella Bibbia, verità creduta e vissuta coscienziosamente e fatta rispettare.
Le confessioni di fede della Riforma protestante erano intese ad essere proprio questo, la carta costituzionale e costitutiva del popolo di Dio, le quali riflettono non i mutevoli pensieri dell’uomo e situazioni contingenti, ma l’immutabile, indefettibile ed infallibile Parola rivelata di Dio, per essere la regola unica della loro fede e della loro condotta. Che follia autolesionista quando una chiesa si priva di una confessione di fede vincolante credendosi “libera”, magari legandosi solo ad un Cristo generico ed astratto, ad un vago quanto illusorio riferimento alle Scritture! E’ autolesionista perché così si apre ad ogni “vento di dottrina”, si apre ad ogni eresia e deviazione.
Nell’introduzione alla Confessione di fede della Chiesa valdese, del 1662, ad esempio, Antonio Légér, pastore e professore nella chiesa ed accademia di Ginevra, così, fra l’altro, giustifica la necessità di una confessione di fede coerente con le Scritture: “E certo, carissimi fratelli, lo stato vostro, e nostro pericolosissimo, richiede che tutti insieme concorriamo, combattiamo e cooperiamo con santa vigilanza, non solo contro Satana, il mondo ed i vizi, ma contro gli errori, per proteggere le nostre chiese da una rovina totale, vedendo già il fuoco acceso e la desolazione deplorevole di tante altre chiese in vari luoghi vicini e lontani, alle quali Iddio, per giusto suo giudizio, ha tolta la luce della verità salutare perché gli uomini, trascurandola, l’oscuravano. I nemici più pericolosi della Chiesa non sono quelli che credono far servizio a Dio perseguitandola esteriormente con ferro e fuoco, ma gli errori ed i vizi che appestano gli animi nel di dentro con il soffio dell’antico serpente, padre della menzogna e spirito immondo; avendo, come disse S. Paolo, il combattimento non principalmente contro la carne e il sangue, ma contro gli spiriti maligni, conviene vestire tutta l’armatura di Dio per poter stare ritti e fermi contro le insidie del diavolo”.
Forte dunque di una confessione di fede, che rifletta fedelmente la Parola ispirata di Dio, la Chiesa può conservare la sua identità, proprio perché corrisponde all’identità rivelata di Cristo.
“E Simon Pietro, rispondendo, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (16). In questa confessione di Pietro c’è veramente tutto: l’Antico Testamento che preannuncia Cristo, ciò che la Bibbia rivela su Dio e sull’essere umano, la sua condizione di peccato e la via di salvezza in Cristo, la sovranità di Cristo come Signore e Salvatore, a cui ogni ginocchio un giorno si piegherà, come pure la Chiesa che è il Suo corpo, e quindi la sua funzione. Quando una Chiesa è saldamente radicata in questa confessione di fede, allora si può veramente dire che faccia parte di quella realtà invincibile, rispetto alla quale: “le porte dell’inferno non la potranno vincere” (18), avendo così la certezza che “vi sarà sempre sulla terra una chiesa per rendere culto a Dio secondo la sua volontà”.
A Pietro e, con lui, a tutti coloro che fanno la sua stessa confessione di fede, Gesù dice: “Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli” (19). E’ proprio qui che troviamo la funzione della Chiesa fedele a Cristo. La Chiesa cristiana è al servizio di Cristo per la realizzazione del “regno dei cieli”, o meglio, affinché in Cristo, sconfitto ad ogni livello Satana, il Suo avversario, Dio regni incontrastato ad ogni livello della realtà, com’è suo diritto. Il “regno dei cieli” non è solo la condizione ultima dei salvati, in quello che comunemente è chiamato “aldilà”, ma la realizzazione completa del legittimo dominio di Dio su tutta la realtà che Egli ha creato.
Le chiavi per realizzare il regno di Dio è la predicazione dell’Evangelo di Gesù Cristo. L’apostolo Paolo dice: “io non mi vergogno dell’evangelo di Cristo, perché esso è la potenza di Dio per la salvezza, di chiunque crede” (Romani 1:16). L’annuncio dell’Evangelo, la predicazione dell’Evangelo, quando è fedele, è potente ed efficace per liberare, sciogliere uomini, donne e bambini, dall’asservimento al peccato ed a Satana e quindi per creare un ambiente sano e pulito spiritualmente, moralmente, e materialmente. L’Evangelo chiama al ravvedimento ed alla fede in Cristo, l’Evangelo riconcilia con Dio, fonte di ogni bene. L’Evangelo crea amore, solidarietà, condivisione, un cuore che ama Dio ed il prossimo con tutto noi stessi, per servirlo riconoscenti e con gioia, consapevoli che è solo quando Dio regna che ogni cosa creata trova il suo migliore compimento.
“Sciogliere e legare”, nell’espressione di Gesù, non ha a che fare, come dicono i cattolici-romani, con la facoltà dei preti di assolvere in confessione, ma con l’annuncio della Parola di Liberazione e di giudizio dell’Evangelo di Cristo. L’Evangelo, infatti, è anche proclamazione del giudizio di Dio sugli increduli e sugli impenitenti, su tutto ciò che si oppone alla legittima sovranità di Dio su tutto e su tutti.
Dicevamo all’inizio: Che cos’è la chiesa? Qual è la sua identità e la sua missione? Questo è ciò sul quale siamo chiamati ad interrogarci in questo tempo di crisi, dove nemmeno le parole hanno più un loro significato certo. L’identità e la missione della Chiesa, però, è strettamente legata a quella del Signore e Salvatore Gesù Cristo e solo in riferimento a Lui può essere definita. La Chiesa di Cristo è fatta di uomini e donne che seguendolo fedelmente vengono rigenerati interiormente per purificare la propria persona da tutto ciò che non è in linea con Dio e la Sua legge, per intendere la realtà di Dio, per rispecchiare la Sua immagine e per porsi efficacemente al Suo servizio. Per questo la Chiesa, ed ogni suo membro, si distingue nettamente dal mondo perduto, nel suo modo di pensare, parlare ed agire. Essa non si conforma al mondo, ma si conforma alla Parola di Dio. La Chiesa di Cristo confessa fedelmente la Sua fede in sintonia con la Parola di Dio scritta, immutabile ed infallibile regola della fede e della condotta. La Chiesa di Cristo opera comunicando e vivendo l’Evangelo che produce liberazione dall’asservimento al male, dovunque esso si manifesti. Questa è la roccia che sostiene la chiesa: la sua confessione della vera identità di Cristo!
(Paolo Castellina, riduzione da una predicazione del 17 febbraio 2000).
Domenica 23 agosto 2020 – Dodicesima Domenica dopo Pentecoste
Letture bibliche: Salmo 124; Esodo 1:8-22 + 2:1-10; Romani 12:1-8; Matteo 16:13-20