Ora più che mai abbiamo bisogno di un cristianesimo riformativo

Il semplice recupero dell’ortodossia del XVII secolo, per quanto importante, non è sufficiente per capovolgere l’apostasia del XXI secolo. il recente crollo di centinaia di migliaia di chiese anche conservatrici sono testimonianza del loro colpevole disimpegno dalla necessità d  i riconquistare la cultura in modo esplicito per Gesù Cristo e la Bibbia. La depravazione culturale, la perversione e l’apostasia sono oggi così aggressive che qualsiasi cosa meno che un cristianesimo intenzionale, intrepido e di opposizione militante sarà demolito e assimilato.

P. Andrew Sandlin (13/8/2021)

La Fede cristiana non cambia. Essa è stata una volta per tutte, definitivamente consegnata ai credenti, come dice l’apostolo Giuda “una volta per sempre tramandata ai santi” (Giuda 3). Essa è una fede per la quale dobbiamo combattere strenuamente e con la quale dobbiamo conquistare il mondo. Se dobbiamo attenderci, però, il successo dell’Evangelo dobbiamo evidenziare i tratti di quella fede che meglio si prestino a rispondere alle questioni urgenti che dobbiamo affrontare nella particolare epoca che stiamo vivendo. I cristiani di ogni epoca evidenzieranno così tratti diversi della fede cristiana.

Nell’era detta patristica della chiesa, la disputa sul significato preciso dell’espiazione di Cristo era una questione meno urgente che se Gesù Cristo e il Padre fossero ugualmente Dio, e se nostro Signore fosse ugualmente Dio e uomo.

Nel tempo della Riforma protestante, era stata ricuperata la dottrina della giustificazione per sola fede, e questo era significativamente più necessario da recuperare che i doni dello Spirito Santo (come ad esempio la glossolalia). La Bibbia è pura verità, e tutta la verità è importante, ma tutta la verità non dovrebbe (e non può) essere sempre enfatizzata allo stesso modo.

Oggi, circondato e soffocato dallo statalismo suscitato dal dramma del Covid, dal marxismo culturale, dal “Black lives matter”, dalla rivoluzione sessuale, dal razzismo di sinistra, dal movimento del “cancel culture”, e dall’egualitarismo contro-creazionale, è quanto mai un bisogno urgente un Cristianesimo che potremmo chiamare “riformativo”. Di che cosa si tratta?

Una definizione di Cristianesimo riformativo 

È una fede radicalmente biblica in sintonia con l’ortodossia storica, che pratica una devozione appassionata al Dio uno e trino e all’applicazione di quella fede alla nostra cultura decadente e apostata.

Esso è teologicamente legato ai primi credi ecumenici e al consenso delle confessioni della Riforma come quella di Westminster, il Catechismo di Heidelberg, i Trentanove Articoli, la confessione battista di Londra e quella belgica.

Non è, tuttavia, scolasticamente o inflessibilemente confessionale, se con ciò intendiamo che non potrebbe mai esserci in nessuna condizione una deviazione dagli standard della Riforma del XVI e XVII secolo. Il più grande standard riformatore di tutti è e rimane la Bibbia, e le modifiche relativamente minori che conformano l’espressione ecclesiastica della Fede più strettamente alla Bibbia sono non solo desiderabili, ma essenziali. Il semplice recupero dell’ortodossia del XVII secolo non sarà sufficiente per capovolgere l’apostasia del XXI secolo. Per farlo hai bisogno della Bibbia e dello Spirito Santo.

Il cristianesimo riformativo anela di essere radicalmente biblico a tutti i costi.

Esaminando la cultura occidentale dell’inizio del 21° secolo (e quella orientale sempre più occidentalizzata), tre caratteristiche in particolare del cristianesimo riformazionale devono emergere.

Un mandato globale 

Primo, il cristianesimo riformativo demolisce la barriera sacro/profano che ha reso il cristianesimo schiavo per diverse generazioni. Quella barriera è radicata in gran parte nella distinzione medievale natura/grazia, secondo la quale la grazia è la provincia della chiesa, e tutto al di fuori della chiesa sarebbe relativamente neutrale e non specificamente soggetto a Gesù Cristo e alla Parola di Dio.

La versione protestante della distinzione natura/grazia è la pericolosa Teoria dei Due Regni: Cristo governa la chiesa con il suo regno di grazia speciale e il mondo al di fuori della chiesa attraverso la grazia comune. In effetti, questo significa che Gesù Cristo e la Parola di Dio non hanno alcun ruolo autorevole se non negli “spazi sacri”, essendo sacro definito ecclesiale.

La secolarizzazione della chiesa 

Nel corso del tempo, poiché la chiesa si è rifiutata di cristianizzare la cultura, la cultura ha secolarizzato la chiesa e il crollo totale di centinaia di migliaia di chiese anche conservatrici nell’ultimo anno e mezzo ne sono testimonianza a questa campagna di de-sacralizzazione fondata sul rifiuto di riconquistare la cultura in modo esplicito per Gesù Cristo e la Bibbia.

Abbiamo recentemente osservato centinaia di chiese che si definiscono conservatrici. Il loro ministero ha generato un effetto culturale molto poco visibile su peccati in primo piano oggi della nostra cultura come l’aborto, l’omosessualità, il transgenderismo, la pornografia, il femminismo ideologico e il marxismo culturale.

Il problema non è che ci siano troppo poche chiese, ma che ci siano troppo poche chiese rilevanti. La cultura non potrà essere subordinata all’autorità di Gesù Cristo attraverso la moltiplicazione dei cristiani e delle chiese, ma dalla moltiplicazione delle chiese cristiane che incalzano la Signoria di Gesù Cristo in tutti gli ambiti della vita e del pensiero.

Questo è esattamente ciò che sostiene il cristianesimo riformato.

Cattolicesimo culturale 

In secondo luogo, il cristianesimo riformativo è “cattolico”. Cattolico significa semplicemente “universale” e la fede cristiana per sua natura è “cattolica”. Questo non si identifica con il cattolicesimo romano, poiché qualsiasi nazionalizzazione del cristianesimo ne mina il carattere cattolico stesso. Il cristianesimo cattolico è il cristianesimo universale, non il cristianesimo nazionale, regionale o locale.

La cattolicità culturale si riferisce a un fronte universale o unito per il primo e centrale credo del cristianesimo (“Gesù è il Signore”) sul quale si erige una genuina cultura cristiana: include principalmente l’impegno per l’antica ortodossia confessionale, cioè i primi credi ecumenici; l’autorità della rivelazione di Dio nella Bibbia, nella creazione e in suo Figlio; e la legge morale di Dio come unica struttura religiosa valida della società umana.

I cristiani di tutte le confessioni, chiese e settori che confermano questa cattolicità ortodossa dovrebbero lavorare fianco a fianco per ripristinare l’inevitabile influenza cristiana in Occidente.

Questo non significa abbandonare le loro chiese e le loro caratteristiche ecclesiali – la loro visione del battesimo, dell’apostasia e della perseveranza, della predestinazione e del libero arbitrio, specifiche visioni escatologiche, governo della chiesa, ordinanze o sacramenti, i doni spirituali e così via. Questi tratti distintivi sono espressioni localizzate del cristianesimo dovute al perseguimento, come è necessario, della teologia come scienza teorica dell’interpretazione della Bibbia come parola ispirata e infallibile di Dio. Teologia ≠ rivelazione.

Il piano di Dio per le diverse accentuazioni teologiche 

In molti casi, queste differenze importanti ma relativamente secondarie sono dovute a diverse accentuazioni, che Dio usa per mantenere la totalità della sua verità nella terra senza concentrarla in un unico corpo ecclesiastico.

Ciò significa che i cristiani fedeli all’ortodossia hanno bisogno gli uni degli altri.

Certamente hanno bisogno l’uno dell’altro nei grandi conflitti culturali del nostro tempo. Lo Stato prepotente è un idolo, l’industria dell’aborto, i rivoluzionari sessuali, i marxisti culturali e i sostenitori della disforia di genere non potrebbero preoccuparsi di meno delle differenze tra battisti e pedobattisti, metodisti e presbiteriani, luterani e calvinisti, evangelici e anglo-cattolici, e pentecostali e fondamentalisti. L’élite laica e neopagana vede tutti i cristiani ortodossi di ogni tipo come fastidiosi impedimenti alle loro grandi versioni della società utopica e atea. I cristiani e il cristianesimo devono essere abbattuti per fare spazio al mondo glorioso e senza Dio.

I cristiani dovrebbero stare insieme, non in un’unica chiesa dal minimo comune denominatore, ma come un esercito energico e intrepido fuori nella cultura, che si unisce, per il potere dello Spirito, per subordinare tutte le aree della cultura moderna al re Gesù.

Consacrazione completa 

Terzo, e infine: decenni fa abbiamo sentito molto più di quanto sentiamo oggi sulla necessità della completa consacrazione dei cristiani. Questo appello è stato spesso identificato con un pio insegnamento di “vita più profonda”. Ma il linguaggio e il concetto di consacrazione sono interamente biblici; e, semmai, la necessità di consacrarci al Signore è ancora più grande oggi.

Consacrare nella Bibbia significa purificare, santificare, santificare. I sacerdoti dell’Antico Testamento, per esempio, erano consacrati per il servizio nel tabernacolo e nel tempio, e nell’era della nuova alleanza, tutti i cristiani sono re e sacerdoti, consacrati interamente al Signore (Apocalisse 1:5).

Il secolarismo radicale che ci avvolge è un meccanismo diabolico di sconsacrazione, un elettromagnete satanico che allontana sempre e ovunque i cristiani dalla consacrazione di tutto cuore a Gesù Cristo. (I cristiani in una cultura cristiana possono abbandonare la loro consacrazione, ma i disincentivi sociali rendono questa partenza più difficile da realizzare. Una società cristiana fa dell’apostasia un progetto personale difficile).

Il cristiano consacrato medita quotidianamente la Parola di Dio; grida al Signore in preghiera, aspettando che tutte le sue preghiere siano esaudite; non si diletta nella sporcizia sessuale del mondo, compreso il suo divertimento, ma nel meditare sulla rettitudine e la purezza (Filippesi 4:8).

Il cristianesimo riformazionale non si ferma alla cultura, alla famiglia e alla chiesa, ma si inserisce nel nucleo interiore del singolo cristiano. I cristiani riformazionali amano e rispettano gli altri credenti, ma non potrebbero preoccuparsi di meno della paura dell’uomo.

Temono Dio e vivono per piacergli.

Il cuore consacrato viene prima di tutto 

Una delle grandi sovracompensazioni al liberalismo teologico è stata quella di agire come se il recupero della teologia biblica fosse sufficiente per recuperare il cristianesimo. Eppure la ricaduta e l’apostasia non iniziano mai con una teologia alterata, ma con un cuore deviato e sconsacrato. Allo stesso modo, vengono prima i cuori consacrati; la teologia consacrata è sempre successiva.

Lo stesso vale per la cultura consacrata. Riprendere la politica fondata sulla legge morale di Dio, per esempio, per quanto necessaria, non è sufficiente. Ancora più importante, deve seguire, non precedere, un cuore consacrato.

Il cristianesimo riformativo comprende caratteristiche sia oggettive che soggettive, e tutte sono necessarie. Caratteristiche oggettive come il battesimo, la mensa del Signore, l’appartenenza alla chiesa e la giustificazione per sola fede devono essere sempre e ovunque accompagnate dall’immersione nella Bibbia, dalla preghiera incessante e credente e da un cuore devoto.

È interessante notare che, poiché molte chiese conservatrici hanno recuperato l’oggettività della Fede, hanno de-enfatizzato la soggettività della Fede e hanno trasformato il servizio di culto della domenica mattina in una performance visiva. Quella stessa disposizione aveva l’antico Israele all’apostasia. De-oggettivare la Fede significa rovesciare istituzioni divinamente stabilite come la chiesa. De-soggettivare la Fede significa minare la consacrazione interna comandata da Dio. Entrambi sono fatali.

Conclusione 

La depravazione culturale, la perversione e l’apostasia sono oggi così aggressive che qualsiasi cosa meno che un cristianesimo intenzionale, intrepido e di opposizione militante sarà demolito e assimilato.

Il cristianesimo “puro e semplice” come al solito non basta.

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