Predicazione per Domenica 2 Luglio 2023 – Quinta domenica dopo Pentecoste
Persone sacre
Nell’antica Roma, agli ambasciatori di stati esteri, come rappresentanti dei loro paesi e delle loro autorità, veniva sempre tributato un alto onore, anche se erano di nazioni ostili o nemiche. Per esempio, Marco Tullio Cicerone, un celebre filosofo, politico e oratore romano del primo secolo a.C. nella sua opera “De Officiis” parla degli ambasciatori come di “persone sacre”, sia in pubblico che in privato, degne di un trattamento speciale e un alto grado di rispetto, indipendentemente dalle circostanze politiche o militari in cui le loro nazioni si potessero trovare [1]. Questo non sembra più essere il caso oggi in Europa dove, anche a livello ufficiale, si trattano con disprezzo ambasciatori e sedi diplomatiche della Federazione Russa. Non solo si tratta di un’ulteriore espressione di deplorevole russo-fobia, ma dell’imbarbarimento della nostra epoca dove non si fa più alcuno scrupolo a disattendere valori e principi morali.
Anche il Regno di Dio ha i propri “ambasciatori”: essi sono gli antichi profeti ed apostoli che Dio ha mandato e manda per far conoscere la Sua Parola e decreti alle nazioni di questo mondo. Di esso profeti e apostoli sono autorevoli portavoce. Troviamo nella Bibbia numerosi esempi di questa particolare designazione. L’apostolo Paolo scrive: “Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro” (2 Corinzi 5:20). Come venivano spesso trattati allora profeti ed apostoli? Talvolta pure con disdegno e disprezzo, tanto che, in una particolare avversa circostanza, Paolo parla di sé stesso come di “ambasciatore in catene” (Efesini 6:20).
Chi riceve voi riceve me
Il testo del vangelo di quest’oggi si compone di alcuni versetti posti al termine del capitolo 10 di Matteo. Si tratta del capitolo dove Gesù invia i suoi dodici apostoli in missione. Troviamo dapprima, esplicitati, i nomi dei 12, e poi, fino al versetto 15, Gesù dà loro istruzioni su come devono comportarsi nell’ambito della loro missione. Poi li avverte che il loro compito non sarà tuttavia facile perché pure avrebbero incontrato parecchia resistenza e ostilità. A causa di Cristo, che servono, essi sarebbero stati perseguitati, avversati, proprio come lo era stato il Cristo stesso, il loro maestro e Signore. Non devono, però, avere paura nel proclamare apertamente l’Evangelo. Esso sarà sicuramente ricevuto là dove è destinato ad essere ricevuto, porterà frutto abbondante ed alla fine trionferà su ogni opposizione. Per questo dovranno e potranno dedicarsi ad esso completamente e con fiducia come onorati ambasciatori del Re dell’universo e dell’unigenito suo Figlio. Essi, gli apostoli, testimoni oculari del Cristo, sono resi così i suoi “portavoce ufficiali”. Ecco il senso ultimo delle parole di Gesù che concludono il capitolo 10 di Matteo. Leggiamole:
“Chi riceve voi, riceve me e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. Chi riceve un profeta come profeta, riceverà premio di profeta e chi riceve un giusto come giusto, riceverà premio di giusto. E chi avrà dato da bere soltanto un bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio” (Matteo 10:40-42).
Dignità e autorità
Queste parole definiscono la dignità e l’autorità conferita da Gesù ai primi suoi Apostoli come suoi ambasciatori e Suoi portavoce ufficiali. Essi sono messi così allo stesso livello dei profeti di Israele – portatori, cioè, dell’autorità di Dio stesso. Così come i profeti canonici di Israele, attraverso i loro scritti dell’Antico Testamento, sono autorità normativa della Parola di Dio, così gli Apostoli del Cristo portano l’autorità unica, non trasferibile e canonica del Nuovo Testamento. Quanto essi predicano e lasceranno poi scritto ai loro immediati ed autorizzati collaboratori, sarà sancito e suggellato dallo Spirito Santo come Parola di Dio, normativa e insindacabile per tutti i discepoli di Cristo anche nelle generazioni loro successive. Ecco perché chi riceve loro, è come se ricevesse il Cristo stesso e Colui che lo ha mandato, vale a dire Dio Padre. Il mondo riceverà il Signore e Salvatore Gesù Cristo attraverso di loro. Quando essi viaggeranno, predicheranno, insegneranno e guariranno è Cristo stesso che sarà all’opera attraverso di loro. Da qui l’importanza e l’autorevolezza della Bibbia.
Gli altri tre vangeli, anche con altre parole, con questo concordano, come ad esempio Luca: “Per questo la sapienza di Dio ha detto: ‘Io manderò loro dei profeti e degli apostoli; ne uccideranno alcuni e ne perseguiteranno altri” (Luca 11:49). Questo stesso principio è affermato da Paolo di Tarso che, per quanto non avesse accompagnato personalmente Gesù durante il suo ministero terreno, è reso testimone del Cristo risorto, fatto apostolo e confermato dal Collegio apostolico: “…e quando conobbero la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché noi andassimo ai Gentili ed essi ai circoncisi” (Galati 2:9), come pure: “…ultimo di tutti, apparve anche a me, come all’aborto, perché io sono il minimo degli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono e la sua grazia verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non già io, però, ma la grazia di Dio che è con me” (1 Corinzi 15:8-10).
Ai cristiani di Efeso Paolo scrive a chiare lettere quale sia l’autorità dei profeti e degli apostoli: “Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare” (Efesini 2:20); come pure: “Questo mistero, nelle altre epoche, non fu fatto conoscere ai figli degli uomini nel modo che ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui,” (Efesini 3:5).
Ecco così che per chi allora riceveva gli apostoli di Cristo ed oggi riceve i loro scritti, autorevoli e normativi, è scritto: “Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. Chi riceve un profeta nel nome di un profeta, riceverà un premio da profeta; e chi riceve un giusto nel nome di un giusto, riceverà un premio da giusto”. Chi riceve onorandolo colui che Dio ha inviato come suo portavoce (profeta) riceverà da Dio una ricompensa confacente, all’altezza, di persone che hanno intrattenuto uno dei rappresentanti di Dio. “Chi mi onora io lo onorerò” dice Cristo. Allo stesso modo gli inviati di Gesù erano giusti (persone giustificate) che rappresentavano il Giusto per eccellenza. La ricompensa sarà all’altezza di ciò merita chi riceve un uomo giusto.
Disprezzati perché “piccoli”?
Chi sono poi “i piccoli” della strana frase: “E chi avrà dato da bere soltanto un bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio”? Essa va letta e compresa sempre nel contesto del nostro brano, senza trarre da essa implicazioni ingiustificate. I “piccoli” di cui qui si parla sono sempre i discepoli di Gesù che sono rimasti fedeli al Signore, disprezzati e perseguitati. Essi erano generalmente allora “guardati dall’alto in basso” in quanto “popolani incolti” rispetto a chi vantava status sociale e studi “ad alto livello”. Chiunque però avrebbe offerto anche la minima assistenza come un bicchiere d’acqua ad uno di quei discepoli sofferenti di Cristo, non avrebbe mancato di ricevere il dovuto riconoscimento da parte di Dio. Lo stesso succede oggi: quanti oggi, “dall’altro degli scranni” della loro “sapienza” disprezzano la Bibbia e la criticano rilevandone la “piccolezza”. E’ proprio attraverso la “piccolezza” di quegli umili cristiani che Dio ha scelto di rivelarsi. Ricordate che cosa avevano detto di Pietro e Giovanni? “Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni e avendo capito che erano popolani senza istruzione, si meravigliavano e riconoscevano che erano stati con Gesù” (Atti 4:13). Lo stesso nelle prime comunità cristiane: “Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili, ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti, Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose sprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, affinché nessuno si vanti di fronte a Dio” (1 Corinzi 1:26-29). A tutti questi cristiani “portatori della Parola di Dio”, anche un piccolo gesto di benevolenza verso di loro non rimarrà senza ricompensa. Essi sono piccoli ed insignificanti agli occhi del mondo, ma di grande importanza per Dio, perché li ha fatti portavoce della sua Parola, suoi ambasciatori.
Quale considerazione ed autorità date voi ai profeti ed agli apostoli che ci hanno lasciato nella Bibbia i loro scritti? Essi rimangono “gli ambasciatori” di Dio. Preferite forse ad essi la sapienza e l’autorità degli eruditi filosofi e scienziati di questo mondo? Vi sbagliereste, perché è proprio nelle Sacre Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento che Dio ci ha elargito la sua sapienza.
Nessun loro “successore”
E’ importante pure dire, per terminare, che i profeti e gli apostoli del Canone biblico non hanno lasciato loro successori diretti ed “autorizzati” così come pretendono coloro che vantano di esserlo – né nelle grandi strutture ecclesiastiche, né nelle varie sétte di grandi pretese che continuano a sorgere. L’autorità degli antichi profeti ed apostoli non è “trasferibile” ad alcuno. Essi soltanto rimangono l’autorevole punto di riferimento e di confronto per ogni cristiano. Ogni altra autorità o documento rimane secondaria e dipendente da loro. Possiamo criticare e persino disubbidire, se necessario, ad ogni altra autorità ma non ci è lecito criticare o mettere in questione l’autorità dei profeti ed apostoli che lo Spirito Santo ha costituito suoi portavoce nelle Sacre Scritture.
Come afferma la Confessione di fede di Westminster: “L’intero consiglio di Dio al riguardo di tutte le cose necessarie alla Sua propria gloria, la salvezza degli uomini, la fede e la vita, è espressamente contenuto nella Scrittura, oppure può esserne derivato come conseguenza buona e necessaria. Ad esso nulla mai potrà essere aggiunto, né per nuove rivelazioni dello Spirito o per tradizione umana (…) Il giudice supremo al quale dovranno essere sottoposte per esservi giudicate tutte le controversie religiose, ogni decreto di concili, opinione di antichi scrittori, dottrine umane e spiriti privati, ed nelle cui sentenze dobbiamo trovare la nostra pace, non può essere altri che lo Spirito Santo che si esprime attraverso le Scritture…” (CFW, 1:6,10).
Onorare gli ambasciatori di Dio
Gli antichi ambasciatori venivano onorati come “persone sacre”, sia in pubblico che in privato, degne di un trattamento speciale e un alto grado di rispetto. Come consideriamo noi oggi coloro che Dio ha stabilito come autorevoli portatori della Sua Parola e volontà, i profeti dell’Antico Testamento e gli apostoli del Nuovo Testamento? Essi erano e rimangono portavoce dell’autorità di Dio. Il fatto che il mondo incredulo neghi la loro autorità, li tratti male e li disprezzi non sorprende, perché il mondo odia Dio ed è in conflitto con il Regno di Dio, considerato come nemico e avversario. Il mondo, però, nonostante le sue pretese, non potrà in alcun modo prevalere, perché al Signore appartiene la terra e tutto quello che essa contiene (1 Corinzi 10:26). Quando Dio sarà tutto in tutti ed ogni ginocchio si piegherà all’autorità Sua e di Suo Figlio Gesù Cristo, come disse Egli stesso, chi avrà debitamente onorato i Suoi rappresentanti “…io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio”.
Paolo Castellina, 30 giugno 2023, rielaborazione della mia predicazione del 16-6-2020.