Non senza il sacrificio di Cristo in croce
Il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio molti la prendono per scontata sulla base delle proprie idee su Dio e su quella che ritengono essere la sua bontà e tolleranza. La religione convenzionale (di qualunque tipo) ritiene che il perdono e la riconciliazione con Dio lo si possa ottenere, a seconda, attraverso la partecipazione a rituali religiosi, preghiere, pentimento e opere buone.
Il perdono dei nostri peccati e la riconciliazione con Dio, però, non è cosa che noi si possa “risolvere”, né negandone la necessità, né con qualsiasi “metodo” che noi si possa scegliere di avvalercene. La Bibbia parla del peccato come di una radicale frattura fra noi e il nostro Creatore dovuta alla pertinace nostra volontà di essere dio e legge a noi stessi. Tale frattura è così radicale che qualsiasi tentativo umano di ripararla è destinato al fallimento – e così è stato tutt’attraverso la storia.
E’ per questo che Dio, nella sua misericordia, sin dai tempi più antichi, ha deciso di prendere lui l’iniziativa e di disporre lui stesso un piano di redenzione per conferire la grazia del perdono dei peccati e della riconciliazione con sé ad un numero scelto di persone nell’ambito dell’umanità perduta.
Questo piano di redenzione s’incentra nella persona e opera del Salvatore (il Messia, il Cristo) preparato e prefigurato attraverso la lunga storia dell’antico Israele, popolo per questo scopo eletto da Dio. Questo piano di redenzione si è realizzato nell’avvento di Gesù di Nazareth. Il suo insegnamento, morte sacrificale e risurrezione è l’efficace mezzo attraverso il quale si realizza il perdono dei peccati e la riconciliazione di tutti coloro che si affidano a lui e alla sua opera. Egli, il Cristo, sta al centro della storia e realizza il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio in primo luogo di coloro che nell’antichità lo attendevano, nel suo tempo, quando Gesù era fisicamente in questo mondo, di coloro che lo hanno accolto, e poi quelli che lo avrebbero accolto nei secoli a venire – a tutt’oggi.
L’annuncio e la testimonianza delle Sacre Scritture è chiaro: “… e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme” (Luca 24:47); “Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome” (Atti 10:43); “Vi sia dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui vi è annunciato il perdono dei peccati” (Atti 13:38); “Poiché in lui noi abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia” (Efesini 1:7).
Perché l’apostolo, in quest’ultimo versetto che ho citato parla di “redenzione mediante il suo sangue”? Perché morendo in croce Gesù, l’eterno Figlio di Dio, ha realizzato il sacrificio unico ed irripetibile attraverso il quale Egli ha pagato il prezzo della salvezza di tutti coloro che si affidano a lui che così ne risulta che sono a Dio riconciliati. Come bene spiega nel Nuovo Testamento la lettera agli Ebrei, “Secondo la legge [di Dio], quasi ogni cosa è purificata con sangue e senza spargimento di sangue non c’è perdono” (Ebrei 9:22).
Questo testo può sembrare troppo cruento per la sensibilità moderna, ma è un principio biblico che deve essere compreso e accolto. Il principio affermato in Ebrei 9:22, infatti, si basa su diversi testi dell’Antico Testamento [che è Parola di Dio] che descrivono la pratica degli Israeliti di offrire sacrifici di animali per il perdono dei peccati – pratica che prefigurava il sacrificio ultimo del Cristo, del Messia. Ad esempio, in Levitico 17:11 si legge: “Poiché la vita della carne è nel sangue. Per questo vi ho ordinato di porlo sull’altare per fare l’espiazione per le vostre vite; perché il sangue è quello che fa l’espiazione, per mezzo della vita”. Inoltre, in Esodo 30:10 si legge: “Aaronne farà una volta all’anno l’espiazione sui corni di esso; con il sangue del sacrificio di espiazione per il peccato vi farà l’espiazione una volta l’anno, di generazione in generazione. Sarà cosa santissima, sacra all’Eterno”. La pratica dell’espiazione dei peccati attraverso il sacrificio di animali è ampiamente descritta in altri passi dell’Antico Testamento, come ad esempio in Levitico 16:29-30 e Numeri 15:25-28. Nei propositi di Dio, la irreversibile distruzione del tempio di Gerusalemme [avvenuta nell’anno 70 della nostra era] non sarebbe stata un avvenimento casuale, ma avrebbe segnato la fine delle pratiche sacrificali israelite sottolineando proprio come il sacrificio ultimo del Salvatore, del Messia, era stato compiuto una volta per sempre.
Il messaggio di Ebrei 9:22 è che la morte di Cristo rappresenta e realizza il sacrificio perfetto per il perdono dei peccati, poiché il suo sangue ha un valore infinitamente superiore a quello degli animali che venivano offerti come sacrifici nell’Antico Testamento. Nel capitolo 9 della lettera agli Ebrei, infatti, l’autore descrive il sistema dei sacrifici dell’Antico Testamento e poi spiega come questi sacrifici fossero solo “un’ombra” del sacrificio perfetto che sarebbe stato offerto da Cristo. L’autore della lettera agli Ebrei dichiara che il sangue di Cristo è stato offerto una volta per tutte come sacrificio per i peccati, e che questo sacrificio ha portato alla redenzione e alla purificazione di tutti coloro che a lui ed alla sua opera avrebbero fatto fiducioso appello. Il versetto 22 di quel capitolo sottolinea così come il perdono dei peccati richieda il versamento di sangue, ma sottolinea anche che questo sangue non deve provenire da un animale, bensì da Cristo stesso. In altre parole, il sacrificio di Cristo rappresenta l’offerta perfetta per il perdono dei peccati, perché il suo sangue ha un valore infinitamente superiore a quello di qualsiasi altro sacrificio offerto precedentemente. Questo messaggio è fondamentale per la fede cristiana, che si basa sulla morte e resurrezione di Cristo come evento salvifico.
Ecco così che l’annuncio cristiano interpreta la morte sacrificale di Cristo sulla croce come essenziale per il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio in base alla fede in Cristo come il Figlio di Dio e il Messia promesso. La morte di Cristo sulla croce rappresenta l’offerta perfetta per il perdono dei peccati poiché il suo sacrificio ha soddisfatto la giustizia di Dio, quella che noi abbiamo violato e, grazie a lui, egli ha ristabilito la comunione tra Dio e i suoi.
Il sacrificio di Cristo è stato un’offerta volontaria e perfetta di amore e di obbedienza a Dio. La sua morte sulla croce è stata un’offerta completa e sufficiente per il perdono dei peccati, in quanto il suo sangue versato “copre” i peccati e libera dalle conseguenze eterne del peccato. La morte e la risurrezione di Cristo ha aperto la strada alla significativa ed vita eterna per coloro che confidano in lui come loro Salvatore e Signore.
Ci sono molti versetti del Nuovo Testamento che affermano l’importanza della morte di Cristo come sacrificio per il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio. Ecco alcuni esempi:
- Giovanni 3:16: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”. Questo versetto sottolinea l’amore di Dio per persone di ogni nazione e il fatto che egli ha dato il suo Figlio come offerta di salvezza per coloro che credono in lui.
- 1 Giovanni 2:2: “Figlioli miei, io vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto; egli è la propiziazione per i nostri peccati e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo”. Questo versetto afferma che la morte di Cristo sulla croce rappresenta il sacrificio per i peccati di ogni sorta di persone che in tutto il mondo lo invochino con fede.
- Romani 5:8: “… ma Dio mostra la grandezza del proprio amore per noi, in quanto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”. Questo versetto sottolinea che la morte di Cristo sulla croce è stata un’offerta di amore di Dio per l’essere umano e che è stata offerta quando eravamo ancora peccatori.
- 1 Pietro 2:24: “Egli stesso ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia e mediante le sue lividure siete stati sanati”. Questo versetto afferma che la morte di Cristo ha portato la giustizia per coloro che credono in lui, in quanto egli ha portato i loro peccati sul suo corpo sulla croce e li ha neutralizzati.
Il perdono dei nostri peccati e la riconciliazione con Dio, dunque, non è cosa che noi si possa “risolvere”, o negandone la necessità, o con qualsiasi “metodo” che possiamo scegliere di avvalercene. La religione convenzionale (di qualunque tipo) ritiene che il perdono e la riconciliazione con Dio lo si possa ottenere, a seconda, attraverso la partecipazione a rituali religiosi, preghiere, pentimento e opere buone. Tutto ciò è futile se si prescinde dall’opera di Cristo – con il quale prima dobbiamo rapportarci. Qualsiasi altra cosa per quanto buona e necessaria: la preghiera, la riflessione, il pentimento, le buone opere e l’osservanza della legge morale di Dio non potrà che essere solo una conseguenza del cuore riconoscente di coloro che hanno veracemente accolto Cristo Gesù come loro Signore e Salvatore.
Paolo Castellina, 5 aprile 2023