Domenica 16 ottobre 2022 – Diciannovesima domenica dopo Pentecoste
(Servizio di culto completo con predicazione, 57′)
(Solo predicazione, 28′)
Introduzione alle letture bibliche
Letture bibliche: Salmo 119:97-104; Geremia 31:27-34; 2 Timoteo 3:14-4:5; Luca 18:1-8
Vi sono persone che soffrono di una particolare allergia: l’allergia alle leggi. Non le sopportano. Preferirebbero un mondo “libero” dove ciascuno fa quel che più gli piace decidendo da sé stesso senza costrizioni. Certo le leggi umane sono discutibili e possono essere cambiate e persino può essere giustificabile trasgredirle quando sono palesemente ingiuste. Le leggi di Dio, però, quelle che Egli ha stabilito per le creature umane, sono giuste e sempre per il loro bene. È per questo che i figli di Dio si rallegrano di essere studiate, meditate e seguite. È quello che esprime la porzione del Salmo 119 che abbiamo ascoltato all’inizio del culto: esse sono desiderabili e rendono saggi e intelligenti. Le leggi di Dio, però, non devono essere qualcosa di esterno a noi. Devono essere introiettate affinché le viviamo spontaneamente. Questa è l’opera di Dio lo Spirito Santo quando una persona diventa discepolo di Cristo: “io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore”. Questo udiamo nella seconda lettura, tratta dal libro del profeta Geremia. Gli allergici alla legge di Dio, però, di questo non ne vogliono sapere. La terza lettura tratta dalla seconda lettera a Timoteo ci parla del “tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità”. L’appello che fa ai fedeli e soprattutto ai ministri di Dio è quello del perseverare a vivere, predicare e insegnare la verità. Perseverare vuole dire essere costanti e incrollabili in questi nostri doveri, fiduciosi che l’umana ribellione a Dio verrà un giorno completamente sedata. È la lezione della quarta lettura di oggi tratta dal vangelo secondo Luca. Ci parla della perseveranza fiduciosa nella preghiera, ma in sostanza della necessità della costanza del nostro rapporto quotidiano con Dio. Quest’ultimo testo sarà l’oggetto della nostra riflessione biblica.
Non mollare, tieni duro!
Dice un noto proverbio: “Goccia su goccia, si buca anche la roccia”. Da una prospettiva cristiana il senso è chiaro: chi persevera tenacemente e con costanza in ciò che è buono agli occhi di Dio raggiunge gli obiettivi che si prefiggeva. Quanti sono coloro che si stancano presto e lasciano le cose a metà! Le esortazioni e gli esempi della Parola di Dio al riguardo sono innumerevoli: “Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo” (Galati 6:9); “So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato” (Apocalisse 2:13). “Quanto a voi, fratelli, non vi stancate di fare il bene” (2 Tessalonicesi 3:13). “Non allentate la presa!”: questo credo potrebbe essere una descrizione adeguata del messaggio contenuto nella parabola che una volta Gesù racconta al riguardo di una vedova insistente e di un giudice: non datevi per vinti, Dio volentieri vuole venire in vostro soccorso! Ascoltiamo questa parabola.
“Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi: In una certa città vi era un giudice, che non temeva Dio e non aveva rispetto per nessuno; e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui e diceva: “Rendimi giustizia sul mio avversario”. Egli per qualche tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: “Benché io non tema Dio e non abbia rispetto per nessuno, pure, poiché questa vedova continua a importunarmi, le renderò giustizia, perché, venendo a insistere, non finisca per rompermi la testa”. Il Signore disse: Ascoltate quel che dice il giudice ingiusto. Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti? Io vi dico che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18:1-8).
Un giudice corrotto
Gesù afferma chiaramente, senza possibilità di equivoci, che Dio viene volentieri in soccorso di chi con sincerità e persistenza Lo invoca desiderando avere un rapporto con Lui. Gesù lo dice in modo inequivocabile portandoci a conoscere il carattere di Dio attraverso la sorprendente storia di un discutibile giudice: “In una certa città vi era un giudice, che non temeva Dio e non aveva rispetto per nessuno”.
I giudici dovrebbero essere al servizio della giustizia, ma in un mondo corrotto che altro possiamo aspettarci che anche che una magistratura corrotta? I giudici giusti sono l’eccezione! Non dobbiamo accettare passivamente la situazione; non è sbagliato rifiutarsi di sottomettersi ad autorità e giudici iniqui. Dobbiamo incalzarli, non dare loro tregua. Giudici iniqui erano molto comuni in Palestina e Gesù non teme d’identificarli come tali e condannarli. Pure lo facevano i profeti d’Israele. Erano giudici parziali e corruttibili per chiunque che avesse del denaro da offrire loro. Chi era povero e non poteva pagare loro una tangente, non poteva aspettarsi nulla da tipi così. Per chi non poteva “ungere” le ruote della giustizia, esse rimanevano impietosamente ferme. Di questi poveri questi giudici non si interessavano affatto. Capita così un giorno che questa situazione una povera vedova la deve provare sulla propria pelle: “In quella città vi era una vedova, la quale andava da lui e diceva: “Rendimi giustizia sul mio avversario”. Egli per qualche tempo non volle farlo“.
Questo giudice aveva un cuore duro e indifferente. Non aveva alcuna intenzione di rendere giustizia a quella vedova se non ce ne poteva ricavare nulla, e non avrebbe fatto nulla per lei se essa non avesse così tanto insistito da farlo arrivare all’esasperazione per questa sua insistenza. La donna gli aveva così tanto “rotto le scatole”, che era giunto a pensare: “Come posso togliermi dai piedi questa megera? Che posso fare prima che lei nella sua rabbia non mi faccia un occhio nero? Un’altra versione della Bibbia di questo passo dice proprio: “…prima che questa donna venga e non mi prenda a schiaffi”.
Anche Dio sarebbe così?
Ostinato o dal cuore duro, inamovibile o indifferente, così per molti Dio appare proprio come questo giudice. Anche molti cristiani pensano: “A Dio non gli importa nulla dei miei bisogni. I miei desideri e aspirazioni Lo lasciano del tutto indifferente. La mia vita deve semplicemente fare il suo corso, e io devo inghiottire ciò che il destino mi serve”. C’è poi anche chi immagina Dio (e persino Gesù) come indifferente e crede che anche Dio lo si possa in qualche modo corrompere e aggirare per ottenere da Lui delle “grazie”, magari la presunta intercessione di qualcuno che possa farci da mediatore… Per quanto sinceri siano, chi pensa in questo modo è del tutto fuori strada,
Questo racconto di Gesù certamente allora farà riflettere: se pure questo giudice corrotto alla fine renderà giustizia a quella vedova a causa della sua grande insistenza (e senza bustarelle o mediazioni!) molto di più noi dovremmo aspettarci di trovare giustizia presso Dio – che è giusto e santo! Se persino un odioso e corrotto giudice alla fine si lascia convincere e smuovere da questa vedova implorante, quanto più il Padre celeste si muoverà in favore dei Suoi figli! Quando mai sono stati delusi da Lui? Se è stato possibile smuovere persino di cuore di un giudice spietato si è aperto, quanto maggiormente Dio sarà disponibile per coloro che Gli sono figli.
È come se Gesù qui ci dicesse: “Dio ha un cuore sensibile e aperto per te. Egli ti prende seriamente. Le tue necessità, e persino i tuoi desideri nascosti e aspirazioni Gli importano e vuole prendersene cura. Egli vuole il tuo bene. Magari non ti risponderà nel modo in cui tu vorresti (perché Egli sa quel che è meglio per noi), ma Egli risponde!”.
È proprio nella persona di Gesù che noi vediamo in modo incontrovertibile come Dio ci venga in soccorso. Proprio a questo fine Gesù, Suo Figlio ha voluto morire su una croce! È fino a questo punto che gli importava di noi: venire per potere togliere dalla nostra vita la causa principale di tutti i nostri problemi: il nostro peccato. Egli così ha voluto sanare la nostra estraniazione da Dio, la nostra diffidenza verso la buona volontà di Dio. Eliminare tutti gli intralci, le scorie che bloccano la comunicazione fra noi e Dio insieme a tutto ciò che avvelena il nostro rapporto con gli altri. Per tutto questo e molto di più Dio ha mandato Gesù a morire, e lo ha fatto affinché fosse reso possibile un nuovo inizio. Dio ci non aiuterebbe forse? Bisognerebbe essere del tutto ciechi per non vederlo! Quando leghiamo consapevolmente la nostra vita a Dio, allora possiamo esserne certi: non dovremo più abbassarci ad accettare impotenti ciò che la vita ci riserva. Potremo aspettarci da Dio un cambiamento decisivo della situazione.
Dio opera attraverso la preghiera
Non esiste alcun cieco e ineluttabile destino che deve seguire inevitabilmente il suo corso. Esiste certo ciò che Dio sovranamente ha deciso per ogni cosa e per ognuno, ma quello che Egli ha deciso noi non lo conosciamo e le cose potrebbero essere per noi ben diverse da quelle che immaginiamo. Una situazione che pensiamo essere senza via d’uscita potrebbe capovolgersi completamente! Dio, infatti, opera i Suoi segreti propositi attraverso la nostra “mobilitazione” e la nostra preghiera, per noi stessi e per gli altri. Il figlio di Dio e il popolo di Dio assieme può senza dubbio avere un influsso rilevante sugli eventi (personali e del mondo), non perché siano le nostre preghiere ad alterare i piani di Dio, ma perché Dio ha scelto di operare spesso attraverso la preghiera dei Suoi.
Con le nostre preghiere noi possiamo influire sulle situazioni perché Dio ha voluto che così fosse. Si potrebbe anche dire che la preghiera, per il popolo di Dio è per così dire un “diritto di parola”, la possibilità di avere voce in capitolo. Attraverso la preghiera Dio condivide il privilegio che Lui ha di determinare le cose, i Suoi ordini, i Suoi decreti, le Sue disposizioni. Con la nostra preghiera possiamo “muovere” il cuore di Dio, proprio come quella vedova aveva potuto smuovere il cuore di quel giudice, non perché esso sia “inamovibile” ma perché Egli vuole essere “smosso” in quel modo, con la preghiera!
Non molliamo la presa!
Quindi, la lezione è: non molliamo la presa, non diamoci per vinti, perseveriamo. Gesù ci vuol dire: “Pregate per le vostre necessità. Per i vostri desideri e aspirazioni. Pregate per coloro che amate, e pregate anche per il nostro mondo. Pregate perché …Dio vuole essere in rapporto con voi!” …e senza trucchi e mediazioni impossibili se non attraverso l’unica autorizzata, quella di Gesù Cristo. Nel caso di questa vedova noi vediamo in che modo qualche volta Dio voglia essere pregato, di quale lungo respiro talora abbiamo bisogno. È così perché i tempi di Dio non sono i nostri. Egli non ritarda, eventualmente, perché sia troppo occupato, abbia “altro da fare”, ma perché ritiene che per noi, per certe nostre preghiere, i tempi debbano essere necessariamente più lunghi di quelli che ci attendiamo e per le Sue buone ragioni!
Al tempo di Gesù non c’era alcuno “stato sociale”. Allora le vedove erano in condizione davvero in cattive acque. Quando non avevano una famiglia che le sosteneva, che si preoccupasse di loro, allora erano abbandonate alla loro miseria. Esse erano, per così dire, sacrificate al loro destino. La vedova nel racconto di Gesù era davvero priva di risorse. Era per giunta stata frodata e ingannata da qualcuno. Ora essa chiedeva solo giustizia, ma era tanto povera che non poteva permettersi una causa in tribunale, benché fosse dalla parte della ragione. Questa donna era davvero nei guai: soltanto il giudice competente poteva aiutarla. Era responsabilità di questo giudice aprire un procedimento giudiziario, ma non aveva alcun interesse a farlo. La ragione? Quella vedova era troppo povera per dare “una buona mancia” al giudice a che facesse …suo dovere! Così a questa donna non era rimasta che una possibilità: cominciare a “rompergli le scatole”, a insistere e insistere fintanto che non si fosse mosso almeno solo dall’esasperazione, per togliersela una volta per tutte dai piedi. Doveva avere la testa più dura che lui, doveva perseverare, con santa pazienza, finché non avesse vinto. E così questa vedova stava li, sotto la casa del giudice, giorno e notte, e chiamava, e bussava, e gridava. Per un po’ il giudice probabilmente faceva finta di niente, ma la cosa andava per le lunghe, sempre quella li sotto casa a gridare e a piangere. C’era da impazzire… A nulla valeva mettersi le mani sulle orecchie! Non ne poteva più, quel giudice, avrebbe acconsentito alle sue richiesta, …almeno l’avrebbe poi lasciato in pace!
Gesù così ci dice: “Sei tu sotto pressione? Sei in una situazione difficile? C’è qualcosa che ti affligge? Allora rivolgiti allora a Dio, come quella vedova era andata da quel giudice. E questo vale sempre, anche se è vero che Dio non esaudisce a ogni preghiera”.
La volontà di Dio rimane sovrana, ma…
Non sono rari i casi in cui Dio ha buone ragioni per non esaudire le nostre preghiere. Egli rimane sovrano, e se ritiene di non doverci esaudire per qualche giusto motivo, egli non ci esaudirà. Ciononostante Dio può e vuole fare per noi più di quello che noi pensiamo! Quando soltanto noi ci rivolgiamo a Lui in preghiera. “Non startene zitto. Chiedi, implora, grida: fino a quando, o Signore, tutto questo durerà? Fino a quando tu non te ne farai carico? Quand’è che mi aiuterai?”, come dimostrano i Salmi. I Salmi della Bibbia, infatti, ci insegnano molto a questo riguardo. Così aveva fatto quella vedova con il giudice. Così dobbiamo fare noi con Dio. Dobbiamo però “avere pazienza” con Dio, pazienza di attendere i tempi che Egli saggiamente per noi deciderà. È la pazienza della fiducia. Quella vedova aveva avuto pazienza con il giudice.
Dobbiamo smettiamola di soffrire fatalisticamente in silenzio: non c’è nulla di particolarmente cristiano in questo! Non dobbiamo permettere che la depressione abbia presa su di noi. Non rassegnamoci troppo facilmente. Preghiamo e imploriamo, anche se Dio naturalmente sa bene ciò di cui il nostro cuore sia aggravato. Preghiamo e imploriamo, secondo la promessa di Gesù: “Ascoltate quel che dice il giudice ingiusto. Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti? Io vi dico che renderà giustizia con prontezza”.
Chiedere con fiducia
Le testimonianze del popolo di Dio attraverso i secoli ci incoraggiano a chiedere a Dio l’aiuto di cui abbiamo bisogno, quali che siano le circostanze in cui ci troviamo. Chiediamo a Dio che soddisfi ai nostri legittimi bisogni e aspirazioni. Gesù è come se qui dicesse: “Pregate per le altre persone. Pregate per il nostro mondo. Il messaggio di questo testo è: non rassegnatevi, non datevi per vinti, non allentate la presa e abbiate pazienza!”. Potremmo pensare di avere pretese troppo alte da Dio. Di fatto Lo preghiamo troppo poco. Dio, però, vuole essere pregato, e pregato incessantemente, perché vuole essere in comunicazione costante con noi. Iddio vuole, paternamente, che “Gli si faccia forza”. Quando però siamo disposti a “importunare” Dio, a “fargli la testa grande così” con le nostre preghiere, questo è segno che Lo prendiamo seriamente e che confidiamo in Lui!
Gesù termina la Sua parabola con questa osservazione: “Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?”. Sulla base di questa domanda e con l’immagine in mente della goccia che poco per volta, incessantemente può perforare la roccia ci si potrebbe fare questa domanda conclusiva: “Forse che Dio in noi trova credenti che pregano con perseveranza e costanza? Persone che a pregare non mollano e tengono duro?”.
Il muro potremmo averlo eretto noi
Un’ultima necessaria osservazione. Esiste solo un caso in cui Dio potrebbe essere per qualcuno “un muro impenetrabile” anche dalle preghiere più persistenti. Quando una persona, nel suo cuore, è sostanzialmente nemica di Dio. Quanto pretende da Lui ma non è disposta a riconoscere la Sua sovranità; quanto gli è sostanzialmente ribelle; quando vuole fare di testa sua e non è disposta a sottomettersi alla Sua legge morale, che è buona, santa e giusta. Se questo è il suo caso, allora il muro che ti separa da Dio l’ha messo in piedi da sola.
Lo afferma chiaramente il Signore nel libro del profeta Isaia: “Ecco, la mano del SIGNORE non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire; ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto. Le vostre mani infatti sono contaminate … dall’iniquità; le vostre labbra proferiscono menzogna (…) i loro pensieri sono pensieri iniqui, la desolazione e la rovina sono sulla loro strada. La via della pace non la conoscono, non c’è equità nel loro procedere; si fanno dei sentieri tortuosi (…) Perciò la rettitudine è lontana da noi, e non arriva fino a noi la giustizia; noi aspettiamo la luce, ma ecco le tenebre; aspettiamo il chiarore del giorno, ma camminiamo nel buio. (…) aspettiamo la rettitudine, ma essa non viene; la salvezza, ma essa si allontana da noi. Poiché le nostre trasgressioni si sono moltiplicate davanti a te e i nostri peccati testimoniano contro di noi” (Isaia 59:1-3).
Se è così nella vita di chi ora sta leggendo o ascoltando questo testo, la buona notizia è che quel muro può essere abbattuto attraverso il ravvedimento, come prosegue quello stesso testo d’Isaia: “Sì, i nostri peccati ci stanno davanti e le nostre iniquità le conosciamo. Siamo stati ribelli al SIGNORE e l’abbiamo rinnegato, ci siamo rifiutati di seguire il nostro Dio, abbiamo parlato (…) di rivolta, abbiamo concepito e meditato in cuore parole di menzogna. La rettitudine si è ritirata, e la giustizia si è tenuta lontana” (Isaia 59:9-15).
Il nostro sincero ravvedimento e l’appello che facciamo alla mediazione di Gesù Cristo che è morto in croce per risanare il nostro rapporto con Dio, rimuovendo il muro di peccati che ci separa da Lui. Solo quello che solo potrà aprirci la strada per una preghiera esaudita, come promette Gesù nella parabola che abbiamo letto oggi. Che così possa essere per tutti coloro che hanno seguito questa riflessione fino a questo punto.
Paolo Castellina, 7-10-2022, rifacimento di una mia predicazione del 10-10-2016 e del 5-1-1997.