Non è facile, ma è di sicuro effetto! (Marco 1:14-20)

Domenica 24 gennaio 2021 – Terza domenica dopo l’Epifania

Letture bibliche: Salmo 62:1-14; Giona 3:1-10; 1 Corinzi 7:29-31; Marco 1:14-20

Intorno a noi ci sono così tante contraffazioni dell’Evangelo di Gesù Cristo da rendere quasi “un impresa disperata” il suo genuino annuncio. La maggior parte delle persone oggi, a questo riguardo, è così confusa e disorientata da rifiutarsi persino di considerare l’annuncio dell’Evangelo. In ultima analisi, indubbiamente questa confusione è stata prodotta dal suo avversario, che vorrebbe impedire il più possibile alle persone di accostarvisi e di accoglierlo – quello autentico, naturalmente, quello che autorevolmente è presentato ed esposto dagli scritti del Nuovo Testamento. E’ un po’ come avviene oggi nei numerosi attuali tentativi di mettere a tacere nei media le voci critiche non allineate che si oppongono ai moderni “padroni del vapore” ed alle loro mire. In questo nulla di nuovo: è sempre stato così. La verità, però, non può essere soppressa, per quanto ci provino.

L’annuncio dell’Evangelo, e la sua accoglienza, non può essere considerata “un impresa disperata” perché la Parola di Dio non cade mai a vuoto senza avere compiuto ciò che Dio desidera e realizzato pienamente ciò per cui l’ha mandata (Isaia 55:11). Dio, infatti, rimane sovrano e porterà a sicuro compimento quello che si è proposto di fare con l’annuncio dell’Evangelo – nonostante tutto ciò che potrebbero architettare le forze avverse. Come nel tempo stesso in cui vivevano Gesù e i suoi primi discepoli, annunciare veracemente ed accogliere l’Evangelo di Gesù Cristo “non è facile” – è cosa che implica impegno, e spesso doloroso impegno – ma rimane fonte di grande gioia, perché, per grazia di Dio, è efficace in tutti coloro ai quali questo annuncio è destinato.

Quali siano stati gli esordi dell’annuncio dell’Evangelo e il suo contenuto, lo troviamo nell’Evangelo di Marco, al primo capitolo. Ascoltiamo:

14Ora, dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù venne in Galilea predicando l’evangelo del regno di Dio, 15e dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo». 16 Camminando poi lungo il mare della Galilea, egli vide Simone e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. 17E Gesù disse loro: «Seguitemi, e io vi farò diventare pescatori di uomini». 18 Ed essi, lasciate subito le loro reti, lo seguirono. 19Poi, andando un po’ oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, i quali riparavano le loro reti nella barca. 20E subito li chiamò; ed essi, lasciato Zebedeo loro padre nella barca con gli operai, lo seguirono” (Marco 1:14-20).

Dopo che Giovanni, il precursore del Cristo, termina tragicamente la sua missione con il suo arresto e morte, Gesù inizia vigorosamente dalla Galilea la sua personale missione di predicazione e di guarigione. Gesù comincia così ad insegnare rivelando di prima mano chi è Dio e la sua volontà. Egli lo fa insegnando non come veniva fatto nelle sinagoghe dagli esperti della fede di Israele che esponevano la sapienza della loro tradizione. Gesù, infatti, ne parla per esperienza personale, perché lui, in quanto dall’eternità Figlio di Dio, aveva ed ha comunione diretta con Dio. Egli comincia pure a guarire fisicamente e spiritualmente, persone di ogni tipo, dimostrando in questo modo la potenza di Dio all’opera in lui.

In che senso il suo era “l’evangelo del regno di Dio”? Per regno di Dio è da intendersi l’iniziativa sovrana di Dio, Re dell’universo, che opera da effettivo regnante. Questa sovranità egli la esercita portando avanti in questo mondo, in maniera certa e irresistibile, i suoi propositi. I decreti della sua giustizia prevedono la condanna inappellabile dell’umanità ribelle e criminale. Al tempo stesso, i suoi eterni decreti comportano il concedere la grazia della salvezza da questa condanna, vale a dire la salvezza dal peccato e dalle sue conseguenze, a coloro che si si sarebbero affidati alla persona ed opera del Cristo.

L’opera di Cristo si sarebbe compiuta attraverso il suo sacrificio di espiazione alla croce. Per questo il regnare di Dio, nel momento in cui Gesù l’annunciava, diceva essere “vicino”, cioè non ancora del tutto compiuto, ma prossimo a realizzarsi. L’annuncio era “evangelo”, cioè una buona notizia, la più grande. Il destino di perdizione in cui l’umanità era incorsa a causa del peccato non sarebbe stato più ineluttabile: era aperta una via di scampo con l’avvento del Cristo, il Messia, Gesù di Nazareth. Indubbiamente era e rimane una magnifica ed entusiasmante notizia!

Il messaggio di Gesù era triplice e lo vediamo così riassunto nell’espressione: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo».

“Il tempo è compiuto”. Era venuto finalmente il tempo della manifestazione della grazia salvifica di Dio nella sua persona ed opera. Era il tempo fissato  e pattuito dall’eternità fra Dio Padre, Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo. Era il tempo preannunciato dai profeti di Israele ed illustrato dai rituali stabiliti da Dio per il tempio di Gerusalemme.

“Ravvedetevi”. Si trattava dello stesso appello rivolto ai suoi uditori da Giovanni il battezzatore. L’appello conseguiva dall’essere stati posti a confronto con la Legge morale di Dio, alla cui osservanza è tenuto non solo Israele, ma l’umanità intera. Toccati nel loro cuore e coscienza dall’opera efficace dello Spirito Santo per mezzo della predicazione, chi udiva questo annuncio era chiamato a confessare apertamente e onestamente le proprie trasgressioni agli ordinamenti di Dio. Disponendosi ad una rinnovata ubbidienza, questi si impegnava ad un comportamento conseguente nella situazione particolare in cui si trovava – e questo era suggellato dal battesimo.

“Credete all’Evangelo”. Credete a ciò che annuncia Gesù, dimostrandolo con le sue parole e opere. Affidatevi a lui di tutto cuore, e si realizzerà nella vostra vita ciò che Dio ha promesso.

C’è dunque una sostanziale consonanza fra l’annuncio di Giovanni il battezzatore e Gesù. Questo annuncio trova nel ravvedimento e nella fede nel Cristo i suoi elementi essenziali. Dio ha stabilito che la grazia della salvezza non sia concessa a tutti indistintamente, ma passi necessariamente attraverso l’annuncio dell’Evangelo che fa appello al ravvedimento e alla fede operante nella persona e nell’opera del Cristo.   

Non sarebbe stata, indubbiamente, una grazia a buon mercato, ma una grazia “costosa” sia per chi l’annuncia che per chi la riceve. Ravvedimento e fede, infatti, non sono astrazioni che riguardano solo “il privato” del proprio cuore, ma atti concreti destinati a toccare in modo rilevante, anzi, a trasformare spesso “pericolosamente” la vita di chi ne è coinvolto. Il nostro stesso testo, infatti mette in rilievo “dopo che Giovanni fu messo in prigione”. Messo in prigione uno come Giovanni che predicava: “un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati”? Perché mai? Giovanni non era “innocuo”. Evidentemente Giovanni non era come tanti predicatori d’oggi, irrilevanti o asserviti al potere e che non scomodano nessuno. Anzi, predicatori che dicono solo quello piace al potere, o quel che la gente ha piacere o fa comodo di sentire. La parola di Giovanni metteva in crisi le persone che l’udivano: denunziava, infatti, con forza, ipocrisia ed ingiustizia, tutto ciò che Dio considera peccato ed è da condannare. Davanti alla sua predicazione non si poteva rimanere indifferenti o neutrali. Costringeva ad una presa di posizione: o l’accoglienza, e quindi il ravvedimento – il “cambiare mentalità” e l’emendare la propria vita conformandola alla volontà rivelata di Dio – oppure l’aperta opposizione. Le autorità politiche e religiose, allora come oggi, non tollerano che i loro interessi, i loro “sporchi affari” siano messi in luce e tanto meno intendono rinunciarvi, …che Dio sia d’accordo oppure no! Giovanni era “una voce scomoda” che “doveva” essere messa in ogni modo a tacere. Così era stato per molti antichi profeti, così sarebbe stato per Gesù stesso e per molti Suoi discepoli fedeli di ogni tempo. I “poteri forti” di questo mondo non tollerano, infatti, il dissenso, non tollerano che qualcuno vi si opponga e che le si metta in questione. Se non riescono ad asservire i discepoli del Cristo, essi non hanno scrupolo alcuno a reprimerli duramente. L’Evangelo di Gesù Cristo, però, può essere messo a tacere con successo? No: nessuno deve illudersi di poterlo realizzare con successo. Non ci sono mai riusciti e non ci riusciranno mai, quale che sia il metodo che scelgono per sopprimerlo. In un modo o in un altro torna a farsi sentire perché è la voce dell’Iddio onnipotente, voce di giudizio e di salvezza.

L’avvento e l’opera del Cristo stabilisce la sovranità di Dio sul creato e chiama le creature umane a sottomettersi ad essa. Il regno di Dio si manifesta nell’opera di Cristo ed attraverso la comunità dei Suoi discepoli quando vive nel suo spirito e in fiduciosa ubbidienza ai Suoi comandamenti. Ravvedimento e fede, all’inizio e durante la vita cristiana non è generico “amore”, amore a buon mercato, ma impegno morale personale e sociale. L’Evangelo è l’annuncio della grazia e di Dio, ma non avrebbe senso parlare di grazia senza la consapevolezza che siamo sottoposti alla Legge di Dio e della Sua giusta condanna in quanto Suoi trasgressori – a livello personale e sociale. L’Evangelo è grazia, ma non in vista di poter fare ciò che meglio ci aggrada, ma in vista della volenterosa e gioiosa sottomissione alla Sua volontà regale, consapevoli che solo nella volontà di Dio la vita umana è realizzata, compiuta veramente. Con il ravvedimento noi diamo gloria al nostro Creatore la cui autorità abbiamo offesa; con la fede diamo gloria al nostro Redentore che è venuto a salvarci dalla condanna che giustamente meritano i nostri peccati.

La nostra porzione del testo evangelico termina con la chiamata dei primi discepoli di Gesù e l’indicazione di quale sarebbe stata con Gesù la loro missione. Come per il ravvedimento e la conversione, anche diventare discepoli di Gesù implica abbandonare tutto un modo di essere e di pensare. Questo non vuole dire per noi necessariamente abbandonare come loro casa e lavoro (a meno che quelli non siano in chiara contravvenzione alla volontà del Signore Gesù Cristo), ma sicuramente rivedere, sottoporre ad esame critico, tutto il nostro stile di vita. …e questo per conquistare pure altri alla salvezza in Cristo ed al suo servizio. Una cosa rimane, però, chiara: l’annuncio dell’Evangelo e la sua applicazione “non è facile”, ma è di sicuro effetto, i suoi ottimi risultati sono sicuri. Non accontentiamoci di meno, illudendoci con vie più facili che non porteranno mai all’obiettivo desiderato.