Domenica 22 ottobre 2023 – Ventesima dopo la domenica della Trinità
Complottismo?
Un termine che ha guadagnato notorietà negli ultimi decenni, soprattutto con l’avvento di internet e dei social media, è il complottismo, vale a dire la credenza o l’atteggiamento che attribuisce avvenimenti o fenomeni complessi a complotti segreti o cospirazioni da parte di centri di potere politico, economico o religioso per i loro malvagi disegni. L’accusa, intesa come infamante o derisoria, di essere “un complottista” si sente spesso rivolgere dai principali media o da chi sostiene l’establishment per stigmatizzare chi guarda la realtà con spirito critico, non si fida delle narrazioni prevalenti e non si accontenta delle apparenze. Se può essere vero che certi complotti possano essere immaginari, molti tuttavia si sono rivelati dopo un po’ di tempo assolutamente veri tanto da potersi dire che “il complottista è chi capisce le cose tre anni prima degli altri”. La verità non si può nascondere a lungo!
La Bibbia ci parla di numerosi autentici complotti, come quello delle autorità politiche e religiose di assassinare Gesù di Nazareth. Il Salmo 2 dice: “Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia” (Salmo 2:2 CEI). Sebbene molti, però, nella loro malvagità ordiscano complotti contro la verità ai fini di acquisire e conservare potere, la Bibbia ci rende consapevoli che dietro ogni malvagità vi stanno oscure forze spirituali che dobbiamo smascherare e combattere: “… affinché non siamo raggirati da Satana, poiché non ignoriamo le sue macchinazioni” (2 Corinzi 2:11). Faremmo bene a prendere questo molto sul serio!
Il contesto
Oggi ci occuperemo del concetto espresso dal versetto biblico che dice:
“… affinché non siamo raggirati da Satana, poiché non ignoriamo le sue macchinazioni” (2 Corinzi 2:11).
Qual è il suo contesto originario?
Nella comunità cristiana di Corinto vi era stato il caso di un uomo che palesemente aveva un comportamento sessuale inaccettabile per la morale cristiana. La questione era: avrebbero dovuto tollerarlo come se la vita privata di un membro di chiesa non riguardasse la comunità, oppure dovevano ammonirlo severamente ed eventualmente espellerlo da essa se non se ne fosse ravveduto? Tolleranza oppure eccessivo rigore l’apostolo le considera opzioni entrambe pericolose perché Satana avrebbe potuto profittarne per rovinare la loro comunità e sicuramente assicurarsi l’anima di quell’uomo. Il paziente ricupero morale e spirituale di chi sbaglia doveva piuttosto essere l’obiettivo primario di quella comunità – secondo l’insegnamento ed esempio del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Indipendentemente da quel caso particolare e dalla questione della disciplina di chiesa (di cui oggi non ci occuperemo) quello che mi preme ora considerare è quanto l’apostolo Paolo afferma a proposito delle astute “macchinazioni” di Satana, una realtà che non dovremmo mai ignorare o sottovalutare.
Le macchinazioni del nemico
Le forze spirituali della malvagità, infatti, sono costantemente all’opera e in molti modi, per raggirare e portare alla perdizione non solo il mondo incredulo, ma anche per pregiudicare, corrompere e rovinare la comunità cristiana che, in quanto tale, ha il compito di vivere e diffondere l’Evangelo. Anche l’apostolo Pietro afferma questo concetto quando ammonisce, con un’efficace metafora: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1 Pietro 5:8).
L’esistenza stessa e quindi le macchinazioni delle forze spirituali della malvagità non solo vengono oggi negate dalla cecità del razionalismo (che pure talora infetta i cristiani), ma sono spesso ignorate da molti cristiani che, ingenuamente, credono o di non esserne vittima oppure di poterle facilmente identificare e neutralizzare. Senza per altro scadere nell’atteggiamento paranoico opposto di credere, come si dice, che il diavolo si nasconda dietro ogni cespuglio o angolo di strada, “le macchinazioni di Satana” sono una realtà di cui dobbiamo prenderne coscienza e che dobbiamo smascherare e combattere.
Quando l’Apostolo scrive “… affinché non siamo raggirati da Satana” (il verbo originale (πλεονεκτέω, pleonekteo) significa approfittarsi con furbizia dell’ingenuità di qualcuno per trarne vantaggio o profitto personale, avvantaggiarsi di qualcuno che non sta in guardia per colpirlo, farlo prigioniero, asservirlo e poi distruggerlo. Si tratta indubbiamente di un crimine.
Lo stesso concetto ricorre nella lettera agli Efesini, dove troviamo: “Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo” (Efesini 6:11). Qui l’Apostolo parla di insidie, in greco μεθοδεία [metodeia] termine da cui deriva il nostro termine “metodo”, cioè arti astute, inganni preparati astutamente e con metodo, si potrebbe dire “con scientifica metodicità”. È l’astuzia di un nemico che fa uso di strategie ben studiate. Le forze spirituali della malvagità sono infatti molto metodiche nel preparare trappole nelle quali far cadere le loro vittime. Ci dobbiamo quindi chiedere se anche noi combattiamo per la verità, per il Regno di Dio, in modo intelligente, studiando le strategie del nemico per poterle neutralizzare, vanificare, oppure se semplicemente procediamo “come capita”. Per molti di noi il concetto stesso di “arte della guerra” (per altro molto antico) è un concetto ripugnante, ma come altrimenti penseremmo di affrontare, senza una strategia, quello che la Scrittura chiama “il nostro combattimento”, che non è “contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12)?
Molti cristiani, a questo riguardo, sono incredibilmente, e direi anche pateticamente ingenui nella vita e nell’impegno cristiano. Si accontentano spesso di slogan, di luoghi comuni, di frasi tratte dalle Sacre Scritture che mai approfondiscono ed elaborano intelligentemente.
Semplici o semplicioni?
Quali sono le vittime favorite delle macchinazioni di Satana? Sono le persone, in particolare, i cristiani, fondamentalmente ingenui, semplicioni. Di solito con il termine “ingenuità” si intende sincerità, innocenza, candore d’animo, semplicità. Queste caratteristiche spesso sono considerate positive, desiderabili, ma esse sconfinano molto spesso con la dabbenaggine, l’eccessiva e sconsiderata fiducia nelle altre persone, soprattutto se queste abilmente si fanno passare per competenti in base ai loro titoli o riconoscimenti veri o presunti. Il famoso Nicolò Machiavelli scrisse: “Sono tanto semplici li uomini, e tanto obbediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare”.
C’è una sorta di mito che circonda “le persone semplici” o “i credenti semplici” come se la loro condizione fosse maggiormente desiderabile, una virtù, quella che si contrappone alle persone “cervellotiche” e “complicate”. Si dimentica però altrettanto spesso quanto diceva Gesù al riguardo: “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10:16). Per “semplici” Gesù intende, secondo l’etimologia del termine originale ἀκέραιος (akeiraios), puro “non mescolato” con il male, libero da colpe, innocente, integro.
L’apostolo Paolo pure diceva, usando lo stesso termine di Gesù: “Io dunque mi rallegro per voi, ma desidero che siate saggi nel bene e semplici per quel che concerne il male” (Romani 16:19). È però proprio nel versetto precedente che l’Apostolo afferma appunto come vi siano coloro che con: “lusinghiero parlare seducono il cuore dei semplici” (18). I “semplici” sono particolarmente passibili di essere sedotti. Qui il termine tradotto con “semplici” non è più quello di prima, ma ἄκακος (akakos) cioè liberi dal male, non maligni. Il che è ciò che più importa nella semplicità di cuore. L’Antico Testamento pure avverte: “Imparate, o semplici, l’accorgimento, e voi, stolti, diventate assennati! (…) L’uomo accorto vede venire il male, e si nasconde; ma i semplici vanno avanti e ne subiscono le conseguenze” (Proverbi 8:5, 22:3)
A questo punto, però, qualcuno potrebbe dirmi: “Ma le persone semplici non sono forse i “poveri di spirito” di cui parla Gesù in maniera positiva come di coloro a cui apparterrà il regno di Dio? Certo, Gesù dice: “Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli” (Matteo 5:3). Il concetto evangelico di essere “poveri di spirito”, però, non è esattamente equiparabile a essere “ingenui” o “naif”. Essere “poveri di spirito” non significa mancare di intelligenza o discernimento, né implica che siano facili da ingannare. Il significato di “poveri di spirito” nell’insegnamento di Gesù è più profondo. Essenzialmente, si riferisce all’umiltà spirituale, alla consapevolezza della propria dipendenza da Dio e alla disposizione a riconoscere la propria povertà interiore senza Dio. Gli individui “poveri di spirito” riconoscono la necessità di una relazione profonda con Dio e sono aperti a ricevere la Sua guida e grazia. D’altra parte, essere “ingenui” o “naif” indica solitamente una mancanza di esperienza o una tendenza a credere alle parole degli altri senza esaminarle criticamente. Mentre un individuo “povero di spirito” può essere aperto all’influenza divina, non è necessariamente ingenuo nel senso di essere facilmente ingannato da persone nel mondo terreno.
Pertanto, sebbene entrambi i concetti coinvolgano la disposizione a ricevere, il “povero di spirito” si riferisce principalmente alla sfera spirituale e alla relazione con Dio, mentre “ingenuo” si riferisce più comunemente all’atteggiamento verso le persone e le situazioni terrene.
Sviluppare senso critico
Il versetto 2 Corinzi 2:11, in cui si afferma “affinché non siamo raggirati da Satana, poiché non ignoriamo le sue macchinazioni,” può essere interpretato come un richiamo a sviluppare un senso critico e analitico per non essere ingannati. Perché? Perché noi viviamo in un mondo corrotto dal peccato dove non tutto è quello che sembra essere. Questo, però, non vale solo per il mondo, ma anche per coloro che professano essere cristiani, questo è sia perché il cristiano, anche il migliore, non è privo di contraddizioni, sia perché nel “campo” del Signore sono presenti anche zizzanie. In una Sua parabola Gesù dice: “I servitori del padrone di casa vennero a dirgli: ‘Signore, non hai tu seminato buona semenza nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della zizzania?’. Egli disse loro: ‘Un nemico ha fatto questo’. E i servitori gli dissero: ‘Vuoi tu che le andiamo a cogliere?’. Ma egli rispose: ‘No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano” (Matteo 13:27-29).
Ricordate l’esempio dei credenti di Berea che verificavano anche ciò che diceva loro l’apostolo Paolo: “Ora questi erano d’animo più nobile di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavano così” (Atti 17:11). Il verbo tradotto con “esaminare” è δοκιμαζο [dokimazo] e vuol dire testare, provare, scrutare per vedere se una cosa è autentica o no, come metalli preziosi, riconoscere come genuino dopo un esame, approvare, ritenere degno. Dovremmo forse mettere alla prova un teologo o un pastore “ufficialmente insediato”? Certamente e con cognizione di causa! Dovremmo esaminare con cura una comunità cristiana o una denominazione cristiana? Certamente! La Scrittura dice: “Esaminate ogni cosa e ritenete il bene” (2 Tessalonicesi 5:21). Allo stesso modo: “Diletti, non crediate a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti fuori nel mondo” (1 Giovanni 4:1).
La Confessione di fede riformata belga dice: “Non bisogna paragonare gli scritti degli esseri umani, per quanto santi possano essere stati, agli scritti divini, né i costumi alla verità di Dio (poiché la verità è al di sopra di tutto), né il gran numero, né l’antichità, né la successione dei tempi o delle persone, né i concili, i decreti o gli statuti: poiché tutti gli esseri umani sono da se stessi bugiardi e più vani della stessa vanità. Pertanto noi rigettiamo con tutto il nostro cuore tutto ciò che non si accorda con questa regola infallibile come ci hanno insegnato a fare gli Apostoli, dicendo: ‘Provate gli spiriti se essi sono da Dio’, e: ‘Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo affatto nella vostra casa’” [Confessione di fede belga, Art. 7].
In modo molto pertinente, l’apostolo Giovanni dice: “Noi sappiamo che … tutto il mondo giace nel maligno, ma sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere colui che è il vero” (1 Giovanni 5:19-20). Notate bene qui il termine tradotto con “intelligenza” nell’originale è διάνοια [diánoia], cioè capacità introspettiva, “pensiero critico”, letteralmente “ragionamento approfondito”, la capacità di esaminare gli aspetti di una questione per raggiungere una conclusione significativa personale al riguardo. Avete voi questo tipo di intelligenza?
Conclusione
Il filosofo e pedagogo bulgaro Omraam Aïvanhov (1900-1986) propose questo racconto: “Sul fondo di un fiume, una classe di pesciolini ascoltava il maestro che spiegava il pericolo rappresentato dagli ami, e tutti disegnavano degli ami in modo da essere in grado di riconoscerli. Ebbene, uno dei pesciolini, annoiato da quella lezione, scivolò fuori dalla classe per andare a passeggio. Improvvisamente, scorse un piccolo verme che si agitava nell’acqua, e siccome cominciava ad aver fame, si precipitò ad afferrarlo. Sentì allora qualcosa penetrargli violentemente nella gola. Dibattendosi, riuscì a sfuggire, ma in quale stato! Ritornò a scuola mogio mogio, si avvicinò al maestro e promise che in futuro sarebbe stato più attento. “Oh, – direte voi – ma è una storia per bambini!” Sì, ma quanti adulti non sono più ragionevoli di quel pesciolino! Fanno solo di testa loro, credendo di poter fare a meno delle lezioni dei saggi. Con una simile mentalità si espongono al rischio di essere presi ad ogni sorta di amo, ma avranno anch’essi la fortuna di poter sfuggire?”.
Le “lezioni dei saggi” si trovano soprattutto nelle Sacre Scritture, da esaminare e studiare a fondo, senza limitarci a qualche slogan, versetto o luogo comune, e questo “… affinché non siamo raggirati da Satana, poiché non ignoriamo le sue macchinazioni” (2 Corinzi 2:11).
Paolo Castellina, 14 ottobre 2023
Supplemento
Per accompagnare una persona ingenua a “non ignorare le macchinazioni” di Satana, è possibile seguire queste linee guida:
- Insegnamento delle Scritture: Guidare la persona nella comprensione delle Scritture e dei principi cristiani. Ciò può includere lo studio della Bibbia e l’analisi dei passaggi che trattano la lotta spirituale, la tentazione e la saggezza di Dio.
- Discernimento spirituale: Aiutare la persona a sviluppare un discernimento spirituale. Questo implica la capacità di riconoscere i segni delle influenze negative o delle tentazioni spirituali. Si può incoraggiare la persona a riflettere su situazioni in cui potrebbero essere stati tentati o ingannati in passato.
- Preghiera: Insegnare l’importanza della preghiera come mezzo per cercare la guida divina e la protezione contro le insidie del male. La preghiera può aiutare a rafforzare la relazione con Dio e ad aumentare la consapevolezza delle sfide spirituali.
- Educazione: Promuovere l’istruzione e l’educazione continua. L’istruzione può contribuire a migliorare la conoscenza generale e le capacità critiche di una persona, rendendola meno suscettibile alle trappole dell’inganno.
- Mentore spirituale: Incentivare la persona a cercare un mentore spirituale o un consigliere che possa offrire orientamento e condivisione di esperienze.
- Comunità cristiana: Coinvolgere la persona in una comunità cristiana in cui possono condividere le proprie sfide e ricevere supporto da altri credenti.
Bisogna comunque rammentare che il processo di sviluppo del discernimento e della consapevolezza richiede tempo e impegno. È importante essere pazienti e sostenere la persona nel suo cammino di crescita spirituale e maturità.