
Domenica 23 Marzo 2025 – Terza domenica del tempo di Quaresima
[Culto completo con predicazione, 59′ 24″]
[Solo predicazione, 25′ 67″]
La gratuità: un inganno?
Viviamo in un mondo in cui la parola gratis spesso nasconde un inganno. Un proverbio russo acutamente osserva: “Il formaggio gratis si trova solo nella trappola per topi” [1]. Qualcosa di simile lo dicevano anche gli antichi latini: “Nulla res gratuita est” (Non c’è nulla di gratuito). Allora la gratuità era ritenuta persino impensabile sulla base del principio del “do ut des”. Questo è radicato nella mentalità pure di molti oggi che nemmeno riescono ad accettare un dono se non lo possono in qualche modo contraccambiare. Essi hanno indubbiamente bisogno di cambiare la loro mentalità al riguardo, perché rischiano di vivere una vita ben misera. In ogni caso, quelle come altre espressioni simili come l’espressione: “Nessuno ti regala niente” che pur non avendo lo stesso significato, implica che dietro un dono ci sia essere un prezzo implicito da pagare, sottolineano come, in questo mondo, ogni offerta apparentemente gratuita abbia sempre un costo nascosto da parte di chi la riceve o un secondo fine. Le aziende regalano campioni per creare dipendenza da un prodotto, le piattaforme online offrono servizi gratuiti raccogliendo i nostri dati, e persino negli aiuti umanitari spesso si celano interessi economici o politici. Nulla è davvero senza un prezzo.
“Così va il mondo”, si dice. Appunto, “il mondo”, ma c’è un’eccezione, e si trova nell’invito che Dio, Creatore del cielo e della terra, rivolge all’umanità, quando nelle poetiche espressioni del profeta Isaia, dice: “O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate, mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte!” (Isaia 55:1). Questa è l’espressione della generosità di Dio che trova il suo punto culminante nell’Evangelo, l’annuncio della grazia di Dio della salvezza in Cristo Gesù. Esso ci indica davvero il dono immeritato che Dio ci fa in Cristo. È implicito nel termine stesso di “grazia” secondo che è scritto: “se è per grazia non è più per opere, altrimenti grazia non è più grazia” (Romani 11:6).
Dire però che si tratti di qualcosa di gratuito per noi non vuol dire che non abbia avuto un costo. Al contrario, il prezzo più alto, anzi altissimo, per la nostra riabilitazione come peccatori è già stato pagato sulla croce. Se il mondo ci offre doni con secondi fini, Dio ci offre la vita significativa ed eterna in comunione con Lui senza alcune clausole scritte in piccolo in fondo alla pagina: essa ci è possibile perché a quel fine tutto è stato pagato dal sacrificio di Cristo. Operare noi su quella base, il principio della gratuità e della generosità, vuol dire aprirci a possibilità che nessun altro in questo mondo è in grado di offrire e di generare.
Questa è la grande verità che il profeta Isaia aveva proclamato secoli prima della venuta di Gesù: Dio invita chiunque abbia sete a ricevere gratuitamente ciò che solo Lui può darci. Ma come risponderemo a questo invito?
Il testo biblico
Dio invita ogni creatura umana a ricevere gratuitamente salvezza in Cristo. Questo dono è universale, urgente e trasforma la vita di chi lo accoglie. Chi ha ricevuto la grazia è chiamato a sua volta a ritrasmetterla senza riserve. Ascoltiamo, però, questo testo biblico di Isaia 55 integralmente e poi ci rifletteremo su.
“O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate, mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane? e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti! Porgete l’orecchio e venite a me; ascoltate e vivrete; io stabilirò con voi un patto eterno, vi elargirò le grazie stabili promesse a Davide. Ecco, io l’ho dato come testimone ai popoli, come principe e governatore dei popoli. Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo dell’Eterno, del tuo Dio, del Santo d’Israele, perché egli ti avrà glorificato”. Cercate l’Eterno mentre lo si può trovare; invocatelo mentre è vicino. Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri: si converta all’Eterno che avrà pietà di lui e al nostro Dio che perdona abbondantemente. ‘Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie’, dice l’Eterno. ‘Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri’” (Isaia 55:1-9).
Isaia 55:1-9 è davvero un testo di straordinaria ricchezza teologica e spirituale, appartenente alla sezione del cosiddetto “secondo Isaia” (i capitoli 40-55). Questo blocco del libro si colloca nel contesto del ritorno degli israeliti dall’esilio babilonese e rappresenta per loro un messaggio di consolazione e speranza. Il capitolo 55, in particolare, è spesso considerato il culmine di questa sezione e un invito finale alla risposta umana all’opera redentrice di Dio. Senza dubbio, il capitolo è scritto per gli esuli giudei che erano tornati da Babilonia, ma la sua portata supera la semplice restaurazione nazionale dell’antico Israele. L’invito alla salvezza è universale, rivolto a tutti i popoli.
I. L’invito di Dio: la gratuità della grazia (1-3a)
Isaia si rivolge all’antico Israele nel contesto della fine del suo esilio in Babilonia, ma il suo messaggio, come dicevamo, è universale: riguarda un’offerta di salvezza che va oltre la restaurazione nazionale di quel popolo, anzi la trascende. L’immagine dell’acqua, del vino e del latte rappresenta i doni di Dio: elementi di base del nostro nutrimento che impartiscono soddisfazione e gioia del nutrimento del nostro spirito.
L’invito è rivolto, dice il testo, a chi non ha denaro: la salvezza non si compra, è un dono immeritato della generosità di Dio. Gesù riprende lo stesso indiscriminato invito in Giovanni 7:37: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva”.
Il bisogno umano più profondo non è materiale, ma spirituale: solo Cristo può saziare quella nostra sete. Ad una donna straniera rispetto ad Israele, incontrata ad attingere acqua da un pozzo, Gesù dice: “Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo, ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:13-14).
L’appello rimane chiaro a tutt’oggi: Dio chiama chiunque sia affamato e assetato spiritualmente di ciò che veramente più conta nella vita a venire a Cristo per ricevere vita significativa ed eterna in comunione con Dio. E queste non sono solo belle teorie, ma lo scopo stesso della Sua missione.
II. La promessa di Dio: il Suo patto in Cristo (3b-5)
Isaia richiama l’alleanza con Davide: “La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te e il tuo trono sarà reso stabile per sempre” (2 Samuele 7:16): Dio aveva promesso un Re eterno, discendente dall’antico Re Davide, che sarebbe stato strumento per la salvezza dal peccato per ogni creatura umana senza distinzione. Infatti, qui l’alleanza si allarga a tutte le nazioni: il futuro Re sarà una luce per tutti i popoli.
Questa profezia si compie in Gesù, il Figlio di Davide, che porta la salvezza a tutte le nazioni. Egli è il Salvatore del mondo, non solo dell’antico Israele. Le promesse fatte a Davide erano un punto di partenza per un’opera a livello globale. la predicazione apostolica mette in rilievo: “Siccome lo ha risuscitato dai morti, per non tornare più nella corruzione, egli ha detto così: ‘Io vi manterrò le sacre e fedeli promesse fatte a Davide’” (Atti 13:34). L’invito non è quindi solo per l’Israele etnico, ma per tutti, come si vede nel Grande Mandato finale di Gesù che dice: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28:19).
Quali che siano le distinzioni che noi operiamo nell’ambito dell’umanità: nessuna categoria umana è esclusa dall’amore di Dio: l’Evangelo è l’invito di Cristo e diventare parte della sua famiglia, a far parte dell’umanità redenta e rigenerata che vive in comunione con Dio.
III. La risposta della creatura umana: conversione, fiducia e dono (vv. 6-9)
Il testo dice: “Cercate l’Eterno mentre lo si può trovare; invocatelo mentre è vicino”: l’offerta di salvezza non è permanente, non è sempre disponibile, c’è un tempo favorevole. “… egli dice: ‘Ti ho esaudito nel tempo favorevole, e ti ho soccorso nel giorno della salvezza’. Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!” (2 Corinzi 6:2).
E ancora: “Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri”: la vera conversione implica un cambiamento di direzione della propria vita. La conversione, anche nell’etimologia del termine italiano, indica la serietà e l’importanza dell’appello a valutare criticamente la nostra vita e a camminare sulla via indicata da Dio in Cristo.
Non è tuttavia facile farlo, perché potrebbe implicare per noi essere decisamente anticonformisti a questo riguardo. Dice infatti il testo: “Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie”: Dio agisce in modi diversi da quelli umani. Daremo fiducia a Lui oppure all’opinione dell’andazzo di questo mondo?
Il tempo per rispondere a Cristo, in ogni caso, è adesso, ora. Abbandonare le proprie vie significa ravvedersi e credere nell’Evangelo. Credere è affidarsi all’opera di Dio in Cristo. Fidarsi di Dio significa accogliere la sua guida, anche quando non comprendessimo subito i Suoi piani, ma con la certezza che: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proposito” (Romani 8:28).
Chi ha ricevuto in Cristo il dono di una vita significativa ed eterna, inoltre – e questo è altrettanto importante – comincia a ragionare ed agire in linea con la generosità che Dio ha avuto verso di noi. Gesù dice ai Suoi discepoli: “Guarite i malati, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Matteo 10:8). Chi ha ricevuto gratuitamente, deve dare gratuitamente. I discepoli di Gesù servono gli altri senza cercarne un tornaconto, un contraccambio. Lo stesso faceva l’apostolo Paolo servendo l’Evangelo senza necessariamente aspettarsi dalle comunità cristiane di essere retribuito. Egli scrive: “Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che, annunciando l’evangelo, io offra l’evangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che mi dà l’evangelo” (1 Corinzi 9:18). L’annuncio dell’Evangelo e l’istruzione nei principi dell’Evangelo, benché possa essere un “servizio a pieno tempo” non può essere fatta aspettandosi una retribuzione terrena ma dev’essere compiuta nella volontarietà di un servizio disinteressato ad imitazione di Cristo.
Conclusione
Una vita che davvero sia significativa ed eterna in comunione con Dio può solo essere trovata nella generosità di Dio che ce la offre gratuitamente attraverso i meriti della persona ed opera del Salvatore Gesù Cristo applicati alla nostra vita. Questa “offerta” non è permanente, ma dev’essere accolta senza ritardo quando ci viene fatta. Non possiamo sapere se domani lo potremo ancora fare. Certo, dobbiamo avere discernimento e rifiutare, dopo averle bene esaminate, offerte ingannevoli. Possiamo però dire che l’offerta che proviene dal Cristo dei vangeli abbia mai deluso qualcuno? Una particolare chiesa può certo deluderci, ma Cristo non lo farà mai, per quanto tale chiesa pretenda di rappresentarlo. Nel libro dell’Apocalisse – che non è un libro solo di immagini tenebrose, ma anche di speranza, è scritto: “A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita”. Per usare un’immagine, quell’acqua è quella del pozzo scavato con gran fatica da Cristo stesso nell’arido deserto della vita umana. Di fatto, come già abbiamo osservato, la grazia di Dio è gratuita per noi, ma ha avuto un prezzo infinito: il sacrificio di Cristo sulla croce.
Che voi possiate essere fra coloro che non lo disprezzano come tanti facevano quando Gesù vi era stato inchiodato. Che voi possiate essere come quel romano “centurione che era lì presente di fronte a Gesù, avendolo visto spirare in quel modo, e che aveva detto: ‘Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!’” (Marco 15:39).
Per chi già cammina come discepolo di Cristo, può vivere con fiducia e riconoscenza nelle promesse di Dio e trasmettere agli altri la grazia ricevuta nell’Evangelo di Cristo, con le sue parole, testimonianza e, soprattutto, con una vita impostata alla Sua generosità.
Paolo Castellina, 13 marzo 2025.
Note
[1] “Бесплатный сыр бывает только в мышеловке” (Il formaggio gratis si trova solo nella trappola per topi), che evidenzia il pericolo dietro le offerte apparentemente gratuite.