13 Giugno 2021 – Terza domenica dopo Pentecoste
Letture bibliche: Salmo 20; 1 Samuele 16:1-13; 2 Corinzi 5: 6-17; Marco 4: 26-34.
La mia famiglia ha antiche tradizioni contadine. Nelle pianure del vercellese essi erano esperti agricoltori ed allevatori di bestiame. Come tanti allora, conoscevano l’arte dell’agricoltura, come utilizzare le leggi di natura ed il territorio per trarvi ciò che permetteva loro di vivere. Era una vita molto dura, tant’è vero che mio padre se ne era ben presto allontanato per intraprendere carriere professionali diverse. Quell’esperienza di famiglia a contatto con la natura, così, io l’ho perduta completamente, tanto che non avrei ora alcuna idea su come fare l’agricoltore. Dovrei imparare da zero. Il mio campo è diverso.
L’osservazione dei processi della natura (le leggi alle quali Dio ha sottoposto il mondo naturale), però, erano spesso oggetto delle parabole di Gesù. Egli vi si riferiva per essere compreso dal suo uditorio originale prevalentemente agricolo-pastorale. Oggi la maggior parte di noi rischiano di non cogliere più la sostanza di quelle illustrazioni. Dio, che ha dato alla natura le sue leggi e le sue dinamiche, è lo stesso Dio che ha stabilito le dinamiche della diffusione dei Suo regno, dei Suoi propositi, in questo mondo e per questo mondo. Fra le une e le altre c’è un’affinità che dobbiamo cogliere, un’intelligenza che ci permette di essere Suoi collaboratori.
Ascoltiamo che cosa ci insegna Gesù nel vangelo secondo Marco, al capitolo 4.
“Disse ancora: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme in terra. Ora la notte e il giorno, mentre egli dorme e si alza, il seme germoglia e cresce senza che egli sappia come. Poiché la terra produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. E, quando il frutto è maturo, il mietitore mette subito mano alla falce perché è venuta la mietitura»” (Marco 4:26-29).
Benché in sé stessa questa parabola, con il seme del grano, non parli direttamente della Parola di Dio, essa si pone in un capitolo del vangelo dove questo è il riferimento costante. Prima, infatti, un’altra parabola parlava di un seminatore che getta la sua semente in diversi tipi di terreno.Questa parabola si incentra sulla grande forza, sulla potenza, sulla dinamica insita nel seme della Parola di Dio, che è espressione della Sua sovranità, del Suo regnare, sulla realtà, proprio per incoraggiarci ad averne fiducia. Se infatti ci occupiamo di seminare e coltivare questo seme, possiamo avere la certezza che per noi il farlo non sarà mai tempo sprecato. Questa certezza si fonda sulla natura stessa di questo seme e della dinamica del suo crescere. Il modo in cui Dio opera sovranamente nei Suoi rapporti anche con le creature umane ha le sue leggi, e queste sono simili a quelle della natura, che hanno la stessa origine. In che modo Iddio si serve efficacemente della Sua Parola riportata negli scritti canonici della Bibbia come pure letta e predicata dai Suoi fedeli servitori? Dobbiamo spesso confessare con stupore che questo è un mistero per noi insondabile. Per quanto sia vero che nessuna creatura umana possa pretendere di comprendere la mente di Dio, Egli si è compiaciuto di rivelarci molte cose del Suo operare, e Gesù, in questa parabola, ci fa comprendere alcune di queste cose.
Tre lezioni di base
In primo luogo dobbiamo renderci conto che la Parola, scritta e predicata, è qualcosa di vivo, potente e fecondo. Gran parte delle chiese moderniste del giorno d’oggi spesso non se ne rendono conto e trattano la Bibbia come qualsiasi altro scritto. Non si tratta di “una parola qualsiasi”. E’ come se su di essa vi fosse scritto: “Maneggiare con cura”. Molti la trattano con sufficienza ed in modo casuale. Osano persino criticarla! Non si rendono conto di come essa sia, nelle mani di Dio, “l’agente di trasformazione” per eccellenza. Di questo era ben consapevole l’apostolo Pietro quando scriveva: “perché siete stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio vivente e che dura in eterno” (1 Pietro 1:23). Quanti sono oggi coloro che sottovalutano questa Parola! Se l’ascoltano non l’ascoltano come dovrebbero: non solo con le orecchie, ma con la mente ed il cuore! Essa, infatti, è verità, verità viva e reale. Essa ci deve afferrare, “catturare”. Quando l’udiamo o la leggiamo dobbiamo chiedere a Dio di aprircene il significato per applicarlo nella nostra vita e al nostro mondo di oggi. Solo così i credenti che si pongono al suo servizio potranno adempiere alla loro vocazione primaria. “Seminare” la Parola presuppone la preghiera, il “cercare il volto di Dio”, essere disposti proclamarla in verità e ad ubbidirvi.
Una seconda lezione che il contadino impartisce alla comunità cristiana è che è necessario coltivare il terreno in conformità alle leggi della natura. Se l’agricoltore vuole ottenere il raccolto sperato deve adattare la sua opera al tipo di pianta che semina, al terreno su quale opera ed al susseguirsi delle stagioni. Non decide lui quando e come seminare! Lo stesso si può dire anche al riguardo del “seme” della Parola di Dio: il cristiano lo deve trattare conformemente alla sua natura secondo le leggi che ne regolano la crescita. Se cerchiamo di comunicare la Parola senza ubbidire noi stessi a ciò che essa dice, abbiamo già rovinato la nostra testimonianza e quella parola sarà inefficace per molti di coloro che la odano. Non che essa sia inefficace in sé stessa, ma per l’abuso che ne fa il seminatore! Una comunità cristiana che trascura la Parola di Dio e non si conforma ad essa si svuota di significato e, perdendo la sua funzione primaria, altera sé stessa, diventa “altro”.
La terza lezione che il contadino impartisce alla comunità cristiana è che tutto il processo di crescita e maturazione della pianta che scaturisce da quel seme non dipende da noi, ma da Dio. Il nostro contributo è importante – è una componente dell’intero processo, ma il frutto che raccogliamo non dipende da noi: è connesso con la sovrana e misteriosa attività di Dio – questo è il punto della parabola. E’ Dio che fa crescere il seme. Gesù dice che questo avviene in tre fasi. Prima avviene la crescita dell’erba, poi la formazione della spiga, e infine la maturazione del seme nel grano ben formato. Tutto questo è responsabilità di Dio.
Questa è l’esperienza del cristiano. Egli sente come la Parola di Dio prenda radice nella sua vita. Un qualche versetto della Scrittura, una qualche grande frase, qualche suo grande pensiero ci affascina e “ci prende” e poi diciamo: “Signore, è proprio vero. Voglio vivere alla luce di questo pensiero, andare nella direzione che esso mi indica”. Quando così cerca di farlo, scopre che quella Parola in lui “sta lavorando” in modo che non saprebbe neanche spiegare. quando poi comincia ad apparirne il frutto, guarda indietro nella sua vita per vedere come quella Parola sia stata “seminata” in lui e come ora stia producendo buoni frutti, produca benedizioni – un effetto veramente meraviglioso. Si sente felice, realizzato, rinnovato, liberato da cattive abitudini e da quei pensieri negativi che prima lo turbavano. La Parola è giunta al “raccolto”, ha prodotto frutti nella sua vita. questo, dice Gesù, è parte del processo con il quale il regno di Dio si radica nel cuore umano – ed avviene ogni giorno nel mondo a tutt’oggi! Inoltre, tutto questo comporta precise conseguenze.
Conseguenze
In primo luogo, il cristiano e la comunità cristiana deve essere fedele nel seminare la Parola di Dio. Non si può pretendere di raccogliere se prima non seminiamo. Spesso è vero che non lo facciamo abbastanza! Spesso facciamo tante altre cose che riteniamo magari importanti, ma non seminiamo la Parola – il che sarebbe il nostro compito primario. Siamo negligenti a questo riguardo o persino vi opponiamo resistenza! Leggerla, studiarla, approfondirla, crederle, ubbidirle e proclamarla a chi ci circonda. questo è il solo modo che Dio ha previsto per vedere il regno di Dio all’opera in noi e nel nostro mondo. Esso non si diffonderà con conquiste politiche-militari o con qualsiasi altro programma umano o strategia. Dio regna attraverso la semina e la coltivazione della Sua Parola. Per questo dobbiamo essere fedeli nel farlo. Non vedremo mai il regno di Dio all’opera nella realtà in cui viviamo se non seminiamo questo seme deliberatamente, giudiziosamente, seriamente – se non coltiviamo questa Parola vivente.
In secondo luogo, dobbiamo lasciare spazio a Dio affinché operi. Si tratta di ciò che pure Gesù intende dirci in questa parabola. Quando seminiamo questo seme dobbiamo attenderci che Dio operi. Dopo aver aperto il nostro cuore alla Sua parola ed essa mette radice nella nostra vita, Dio continuerà a operare realizzando i Suoi propositi. Non c’è null’altro che noi si possa fare se non ubbidirgli con fiducia. Ad esempio, non basta conoscere teoricamente che cosa sia la Parola e come operi. Limitarci ad andare in una scuola di agricoltura non basta: dobbiamo applicare i principi e le tecniche che abbiamo appreso nel campo della nostra vita. La conoscenza teorica del contenuto delle Sacre Scritture non può sostituirsi all’ubbidienza nella nostra vita. Dio opera quando siamo in sintonia con Lui.
Dobbiamo poi non avere fretta. Dobbiamo evitare di aspettarci il raccolto prima del tempo. Gesù dice: “quando il frutto è maturo, il mietitore mette subito mano alla falce perché è venuta la mietitura”. Spesso vorremmo …raccogliere prima di aver seminato o quando non è giunto ancora il tempo del raccolto! Vorremmo avere tutto subito! Salvezza istantanea, maturità istantanea. Oggi è il tempo del “tutto e subito”, dei prodotti “istantanei”. …mettere nel forno a micro-onde per tre minuti e tutto è pronto! Non così con la Parola di Dio: non possiamo forzarne i tempi. Dobbiamo aspettare con pazienza i tempi di Dio. il contadino non esce il giorno dopo di casa per vedere come sia venuta l’opera! Dobbiamo permettere al seme di giungere a maturazione come Dio ha stabilito e non pretendere il raccolto prima del tempo! Pazienza e fiducia!
Si, il nostro problema è spesso l’ìmpazienza! E come se, lavando i panni in lavatrice fermassimo la macchina ogni minuto per vedere se la biancheria è pulita! Sarebbe stupido: dobbiamo lasciare finire il programma! questo è pure il motivo per cui fra i cristiani vi è pure tanto pessimismo e disfattismo. Guardiamo alla nostra opera e diciamo che …non sta accadendo nulla o che non funziona come credevamo. No, se abbiamo operato secondo le istruzioni di Dio il risultato ci sarà e non vi sarà niente e nessuno che potrà impedirlo! Tu fa quel che Dio ti comanda di fare, e poi Dio opererà con certezza quando e come egli vorrà – magari non esattamente secondo le tue aspettative, ma opererà.
Il regno di Dio opera secondo i suoi tempi. Come afferma Gesù nella parabola, l’uomo, dopo aver seminato, fatto ciò che doveva, torna a casa e vive una vita normale. Dorme la notte e si alza al mattino. Mentre il seme affonda le sue radici nella nostra vita, dobbiamo continuare la nostra vita “normale” e, mentre lo facciamo, i principi del regno di Dio stanno operando spesso al di là della nostra consapevolezza immediata.
Non siamo, dunque, scoraggiati se ci sembra che le cose non cambino. Forse che l’agricoltore si scoraggia quando semina? Forse che la mattina dopo, vedendo esattamente come prima, dice: “A che serve tutto il mio lavoro? Perché sto sprecando tempo, energia e sementi? Non accade nulla!”. No, l’agricoltore sa che “la natura deve fare il suo corso” e, se aspetta il tempo necessario, a suo tempo, potrà vedere i suoi campi verdeggianti e, a suo tempo il grano sarà pronto da raccogliere. Così è per il regno di Dio: ci rendiamo conto dei suoi risultati concreti solo ad opera compiuta e ci sorprenderemo dell’opera che Dio ha compiuto.
Inoltre, dobbiamo astenerci dal cercare di volere stabilire noi quale forma debba prendere il seme quando da esso la pianta cresce e fruttifica. Seminare la Parola di Dio vuol dire accettare che Dio operi anche al di là di quanto credevamo o in modi diversi da quanto avevamo immaginato. Siamo noi disposti a lasciare che Dio sovverta, se vuole, anche le nostre “onorate tradizioni” ed aspettative? L’opera è di Dio, non la nostra. il seme produrrà ciò che gli è proprio secondo i propositi di Dio. Noi possiamo solo riconoscerne il risultato come prodotto dell’azione di Dio.
Scoraggiati?
Come l’antico profeta Elia anche noi potremmo giungere ad affermare sconsolati: “Sono rimasto io solo ed essi cercano di togliermi la vita” (1 Re 19:14). Dio, però, gli risponde: “ho lasciato in Israele un residuo di settemila uomini, tutti che non hanno piegato le loro ginocchia davanti a Baal e che non l’hanno baciato con la loro bocca” (1 Re 19:18). Devo aver fiducia, nonostante tutto!
Dio sta portando avanti nella storia un piano che non potrà in alcun modo essere frustrato. il Signore Gesù è risorto, non ci ha abbandonato a noi stessi! Nostro compito è essergli fedeli secondo quanto ci ha comandato: “Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:19-20).
Le cose, poi, “funzioneranno” quando il Suo popolo porta avanti i compiti che gli sono stati affidati in maniera cooperativa. I ministri consacrati di Dio hanno un preciso compito da svolgere, ma non devono fare tutto loro! Ogni cristiano ha ricevuto dei talenti che deve mettere a buon frutto, e tutti insieme possiamo fare un lavoro ottimale.
Un terzo principio da considerare è poi che la potenza del Cristo risorto deve e può dimorare in ogni cristiano. La comunità cristiana ha, infatti, il dovere di “rendere visibile il Cristo invisibile”.
Un’ultima osservazione: il raccolto promesso e possibile è inteso per una seminagione ancora maggiore. Il grano, infatti, non è fatto solo per essere consumato, ma per ottenere ulteriori semi da spargere su altri campi. La semina è un processo ripetitivo. Ciò che Dio semina e raccoglie in noi dev’essere “passato avanti”. L’Apostolo così dice al discepolo Timoteo: “… le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri” (2 Timoteo 2:2).
Ci sarebbe ancora molto da dire al riguardo, ma questa è la dinamica della semina e del raccolto del grano, la dinamica della semina e del raccolto della Parola di Dio per la Sua gloria e l’avanzamento del Suo regno. Tutto ciò che Dio si è proposto di fare con noi e con questo mondo andrà a certo compimento. Chiese particolari possono essere più o meno fedeli e tradire il loro mandato, ma i progetti di Dio andranno a sicuro compimento. Quel che Dio ha fatto seminare crescerà, giungerà a maturazione e vi sarà il raccolto, esattamente come Gesù aveva detto. Comprendiamone la dinamica, facciamo fedelmente che cosa Dio manda ciascuno di noi manda a fare secondo i talenti che ci ha dato, contribuiamo all’avanzamento del Suo regno ed alla fine esso trionferà su ogni suo avversario ed intoppo. Di questo ne abbiamo la piena fiducia.
Riduzione di una mia predicazione del 30 gennaio 2005.
Musiche usate nel programma:
(culto)
- Prelude in C major (J. S. Bach, Hans Vollenweider)
- Vieni qui da noi (Gen Verde)
- Credo (Gen Verde, Gen rosso)
- Seme dell’eternità (Gen Verde, Gen rosso)
- Alleluia (Gen verde, Gen rosso)
- Amen (Gen verde, Gen rosso)
(Predicazione)
- Davanti al Re (Giulia Parisi)
- Auf meinem lieben Gott (J. S. Bach, Hans Vollenweider)
- Voce del mio canto (Gen Rosso)