Il ravvedimento, questo sconosciuto (Luca 3:7-18)

Domenica 12 dicembre 2021 – Terza domenica di Avvento

Culto completo con predicazione (55′)

Solo predicazione

L’annuncio del vangelo, vale a dire della buona novella dell’amore di Dio nella persona e opera del Salvatore Gesù Cristo, risuona anche nella nostra generazione. Ne siamo grati, perché questo vuol dire che Dio non ci ha ancora completamente abbandonati come “un caso disperato” per il quale non vi sia più rimedio – e lo si potrebbe ben pensare, vista l’attuale catastrofica condizione morale e spirituale dell’umanità. L’appello alla fede in Cristo, perciò, risuona ancora, grazie a Dio, in molti contesti ma… Sì, c’è un “ma”, perché se confrontiamo quanto oggi viene generalmente considerato come “vangelo”, o “evangelo”, con l’antico (e normativo) messaggio e pratica che troviamo nel Nuovo Testamento, troviamo spesso che non vi corrisponde completamente. Si sente certo parlare dell’amore di Dio e di fede, va bene, ma manca spesso di una sua componente essenziale.

Ascoltate quale fosse l’annuncio evangelico di Giovanni il Battista, di Gesù stesso e dell’apostolo Pietro (solo per citarne alcuni):

“Or in quei giorni comparve Giovanni il Battista, predicando nel deserto della Giudea e dicendo: ‘Ravvedetevi, poiché il regno dei cieli è vicino’” (Matteo 3:1-2); “Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: ‘Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino’” (Matteo 4:17); “Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando l’evangelo di Dio e dicendo: ‘Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete all’evangelo’” (Marco 1:14-15); “Pietro disse a loro: ‘Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo’” (Atti 2:38); “Pietro … parlò al popolo, dicendo: ‘Ravvedetevi dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati” (Atti 3:12,19).

L’avete notato? Quand’è l’ultima volta che, ascoltando l’annuncio dell’Evangelo, avete sentito parlare della necessità e dell’urgenza del personale ravvedimento come sua componente essenziale, così come dovrebbe essere? Se lo avete ascoltato e agito su quella base: ottimo, la cosa è in linea con l’insegnamento e l’esempio del Nuovo Testamento. Forse, però, avete sentito solo genericamente fare riferimento al peccato e non è stato spiegato abbastanza chiaramente che cosa sia il peccato, come pure il perché e il come noi si debba abbandonarlo. Se è così, si tratta di una grave carenza, che pregiudica il significato e l’efficacia stessa dell’Evangelo.

L’appello e le conseguenze pratiche, concrete, del ravvedimento erano parte integrante dell’annuncio di Giovanni il Battista che così preparava i suoi uditori a ricevere Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore. Ascoltate:

“Giovanni dunque diceva alle turbe che uscivano per esser battezzate da lui: Razza di vipere, chi v’ha mostrato a fuggir dall’ira a venire? Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento, e non vi mettete a dire in voi stessi: Noi abbiamo Abramo per padre! Perché vi dico che Iddio può da queste pietre far sorgere dei figliuoli ad Abramo. E ormai è anche posta la scure alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, vien tagliato e gittato nel fuoco. E le turbe lo interrogavano, dicendo: E allora, che dobbiam fare? ed egli rispondeva loro: Chi ha due tuniche, ne faccia parte a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto. Or vennero anche dei pubblicani per esser battezzati, e gli dissero: Maestro, che dobbiam fare? Ed egli rispose loro: Non riscotete nulla di più di quello che v’è ordinato. Lo interrogaron pure de’ soldati, dicendo: E noi, che dobbiamo fare? Ed egli a loro: Non fate estorsioni, né opprimete alcuno con false denunzie e contentatevi della vostra paga. Or stando il popolo in aspettazione e domandandosi tutti in cuor loro riguardo a Giovanni se talora non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose, dicendo a tutti: Ben vi battezzo io con acqua; ma vien colui che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco. Egli ha in mano il suo ventilabro per nettare interamente l’aia sua, e raccogliere il grano nel suo granaio; ma quant’è alla pula la brucerà con fuoco inestinguibile. Così, con molte e varie esortazioni, evangelizzava il popolo” (Luca 3:7-18).

Una definizione di ravvedimento

Ravvedimento, dunque, effettivo e concreto. Un’ottima e sintetica definizione di ravvedimento la troviamo nella Confessione di fede elvetica del 1566. Dice così: “Nell’Evangelo … il Signore dice che nel Suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti (Luca 24:47). Che cos’è il ravvedimento? Per ravvedimento noi comprendiamo: (1) Il rinsavimento dell’uomo peccatore, risvegliato dalla Parola dell’Evangelo e dallo Spirito Santo, ricevuto con vera fede, mediante il quale il peccatore prontamente riconosce la propria innata corruzione e tutti i peccati di cui la Parola di Dio lo accusa; (2) per essi sente nel suo cuore una grande tristezza e se ne dispiace a ragion veduta e non solo sinceramente li deplora davanti a Dio confessandoli con vergogna, ma (3) li detesta [li maledice] anche con grande rammarico, riflettendo e usando costantemente ogni diligenza e sforzo di emendarsi e di dedicarsi coscienziosamente ad una stabile innocenza e virtù, esercitandosi in essa per tutto il resto della sua vita”.

Soffermiamoci così su quali potrebbero essere definiti “i cinque segni del ravvedimento”, cioè quelli che dovrebbero essere espressi nell’annuncio e nell’esperienza del ravvedimento. Per far questo ci avvaleremo della spiegazione che ne dà un autore cristiano del passato – spesso le generazioni cristiane del passato sono più avvedute e profonde dei cristiani del presente.

I cinque segni del ravvedimento

Il ravvedimento è un completo cambiamento del cuore naturale di una persona riguardo al peccato. Così come attualmente si trova l’umanità, tutti nasciamo contaminati dal peccato. Amiamo il peccato per natura, cioè la difformità da quanto Dio prescrive per la nostra vita. Di fatto, cominciamo a peccare non appena possiamo agire e pensare, proprio come l’uccello inizia a volare e il pesce a nuotare. Non c’è mai stato un bambino che abbia richiesto istruzione o informazioni per imparare l’inganno, l’egoismo, la passione sconsiderata, l’ostinazione, la gola, l’orgoglio e la stoltezza. Queste cose non vengono apprese da cattivi compagni, o gradualmente da un lungo corso di tediosa istruzione. Nascono da soli, anche quando i ragazzi e le ragazze sono cresciuti da soli. I loro semi sono evidentemente il prodotto naturale del cuore umano nella condizione in cui attualmente si trova. L’attitudine di tutti i bambini a queste cose malvagie è una prova irrefutabile della corruzione e della caduta della creatura umana. Ora, quando questo nostro cuore è mutato, trasformato, dallo Spirito Santo, quando questo amore naturale per il peccato viene scacciato, allora avviene quel cambiamento che la Parola di Dio chiama “ravvedimento”. Si dice che la persona in cui si crea il cambiamento “si ravveda” o “si penta”. Questa può essere chiamata, in una parola, una persona ravveduta.

Questo merita un’indagine più attenta e approfondita. Non è sicuro occuparsi di affermazioni generali, quando si trattano dottrine di questo tipo. Cercherò così, di sezionare il ravvedimento, di analizzarlo davanti ai tuoi occhi. Ti mostrerò le parti e le porzioni di cui è composto il ravvedimento. Cercherò di presentarvi qualcosa dell’esperienza di ogni persona veramente pentita.

1) Il vero ravvedimento inizia con la conoscenza del peccato

Il vero ravvedimento inizia con la conoscenza del peccato. C’è molta confusione oggi a questo riguardo: il peccato è la trasgressione della legge rivelata di comportamento che Dio ha stabilito per le creature umane, affinché vivano nel modo migliore. La legge di Dio è radicata nella coscienza di ogni essere umano e proclamata attraverso la Bibbia. La presentazione della legge di Dio sta alla base dell’annuncio dell’Evangelo. Quando questa viene fatta e attraverso di essa lo Spirito Santo di Dio opera efficacemente nell’uditore, gli occhi del pentito si aprono. Vedono con sgomento e confusione la lunghezza e l’ampiezza della santa legge di Dio e l’estensione, l’enorme estensione delle loro trasgressioni. Scoprono, con loro sorpresa, che nel ritenersi magari una “persona buona” o di “buon cuore” come facevano prima, era un’enorme illusione. Scoprono che, in realtà, sono malvagi, colpevoli, corrotti agli occhi di Dio, e per questo perduti. Il loro orgoglio va a pezzi. I loro pensieri elevati si dissolvono. Vedono che sono di fatto grandi peccatori e che da essi non c’è alcuna facile via d’uscita. Questo è il primo passo verso il vero ravvedimento.

2) Il vero ravvedimento produce dolore per il peccato

Il vero ravvedimento continua a produrre dolore per il peccato. Il cuore di una persona pentita è toccato da un profondo rimorso a causa delle sue trasgressioni. Sono colpiti al cuore dal pensiero di aver vissuto così follemente e così malvagiamente da meritare giustamente la dannazione. Piangono per il tempo sprecato, per i talenti spesi male, per Dio che hanno disonorato, per la loro stessa anima ferita. Il ricordo di queste cose, delle loro trasgressioni all’espressa volontà di Dio, è per loro molto doloroso. Il peso di queste cose a volte è quasi intollerabile. Quando una persona soffre interiormente in questo modo, vediamo qui il secondo passo nel vero ravvedimento.

3) Il vero ravvedimento produce la confessione del peccato

Il vero ravvedimento procede nel produrre la confessione del peccato. La lingua di una persona pentita si scioglie. Sente di dover parlare a quel Dio contro il quale ha peccato. Qualcosa dentro di essa le dice loro che deve gridare a Dio, invocare la sua misericordia, pregare Dio, e parlare a Dio dello stato della sua anima. Deve aprire il suo cuore e riconoscere le sue iniquità, e farlo in preghiera presso il trono della grazia. Tutto questo è un pesante fardello dentro di essa e non può più tacere. Non può trattenere nulla. Non nasconderà nulla. Va davanti a Dio, senza supplicare nulla per se stessa, ed è disposta a dire: “Ho peccato contro il cielo e contro te, la mia iniquità è grande. Dio abbi pietà di me peccatore!” Quando una persona va in questo modo a Dio in confessione, abbiamo il terzo passo nel vero ravvedimento.

4) Il vero ravvedimento produce una rottura dal peccato

Il vero ravvedimento si manifesta necessariamente in una completa rottura con il peccato. La vita di una persona pentita è alterata. Il corso della sua condotta quotidiana è completamente cambiato. Un nuovo re regna nel suo cuore. Ha ripudiato il vecchio. Ciò che Dio comanda ora desidera praticarlo; e ciò che Dio vieta ora lo desiderano evitare. Si sforza in tutti i modi di tenersi lontano dal peccato, di lottare contro il peccato, di combattere contro il peccato, per ottenere la vittoria sul peccato. Smette di fare il male. Impara a fare bene. Si stacca bruscamente dalle cattive vie e dai cattivi compagni. Opera su sé stessa, per quanto debolmente, per vivere una nuova vita. Quando una persona fa questo, abbiamo il quarto passo nel vero ravvedimento.

5) Il vero ravvedimento produce un profondo odio per il peccato

Il vero ravvedimento si manifesta producendo nel cuore un’abitudine stabile di odio profondo per ogni peccato, per ciò che Dio considera peccato. La mente di una persona pentita diventa una mente abitualmente e gradualmente santificata. Aborrisce ciò che è male e si attacca a ciò che è bene. Si diletta nella legge di Dio. Non di rado viene ai ferri corti con i propri desideri. Trova in se stessa un principio malvagio che combatte contro lo spirito di Dio. Si ritrova nel freddo quando farebbe caldo; indietro quando sarebbe in avanti; pesante quando sarebbe stata viva nel servizio di Dio. E’ profondamente consapevole delle proprie infermità. Geme sotto un senso di corruzione innata. Tuttavia, nonostante tutto ciò, il pregiudizio generale del loro cuore è verso Dio e lontano dal male. Possono dire con David,“Perciò ritengo diritti tutti i tuoi precetti, e odio ogni sentiero di menzogna” (Salmo 119:128). Quando una persona può dire questo, hai il quinto passo, o coronamento, del vero ravvedimento.

Riassumendo

Dunque, l’essenza del vero ravvedimento è fatta di cinque punti: esso  inizia con la conoscenza del peccato; produce dolore per il peccato, produce la confessione del peccato, produce una rottura dal peccato, produce un profondo odio per il peccato.

Il vero ravvedimento non è mai solo nel cuore di una persona. Ha sempre una compagna, una compagna benedetta. È sempre accompagnata da una fede viva nel nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Dovunque c’è fede, c’è ravvedimento; dovunque c’è il ravvedimento, c’è sempre la fede. Non speculiamo su che cosa venga prima: se il ravvedimento viene prima della fede o la fede prima del ravvedimento. Ma le due grazie non si trovano mai separate l’una dall’altra. Proprio come non possiamo avere il sole senza luce, né il ghiaccio senza freddo, né il fuoco senza calore, né l’acqua senza umidità, non troverete mai vera fede senza vero ravvedimento, e non troverete mai vero ravvedimento senza una fede viva. Le due cose andranno sempre fianco a fianco.

Tutte queste cose non sono “teorie”, ma cose molto pratiche e devono necessariamente essere presentate nell’annuncio dell’Evangelo di Gesù Cristo. Quante carenti predicazioni dell’Evangelo si ascoltano oggi, e quante false conversioni pure. Come mi pongo io di fronte a tutte queste cose? Come vi ponete voi di fronte ad esse?

Paolo Castellina, 4 dicembre 2021.

Introduzione alle letture bibliche di oggi

Letture bibliche: Isaia 12; Sofonia 3:14-20; Filippesi 4:4-7; Luca 3:7-18

Le prime tre letture bibliche di oggi mettono fortemente l’accento sulla gioia, sull’esultare. sul “rallegrarsi del continuo”. C’è ben poco da esultare oggi, direbbe qualcuno… Non si tratta, però, di esortazioni gratuite, fallaci, irrealistiche. Si parla, infatti, dell’atteggiamento di fondo che assume la persona che vive nella prospettiva della fede biblica, dell’impostazione del cuore e della mente di chi si è affidato al Dio vero e vivente, di chi ha accolto l’Evangelo (la Buona Novella) di Gesù Cristo. Questi può dire (e fare esperienza): “Dio è la mia forza. In Lui ho fiducia. Non avrò paura di nulla. Non ho da temere alcun male. Per questo non sto in ansia. Ho nel cuore la pace di Dio (oltre ogni razionale considerazione)”. Chi diceva questo, fra l’altro, era spesso aggravato da molte pene – quindi sapeva ciò di cui stava parlando. Non si tratta, però, di una pillola calmante, di un sonnifero, soporifero, Non si tratta di un obnubilare il cervello come se si trattasse di una assumere una droga. E’ il presupposto dell’azione consequenziale. Come vediamo nella quarta lettura, coloro che accoglievano il messaggio di Giovanni il Battista, chiedevano: “Che cosa dobbiamo fare”. Vi sono necessariamente azioni consequenziali al dono della gioia e della pace interiore. Su quella base dobbiamo agire. Vi sono azione eticamente qualificanti da mettere in atto sulla base dei principi ed esempio del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Non depressione e mani infiacchite, non false sicurezze, ma azioni creative e costruttive. L’Evangelo è un impegno: dobbiamo viverlo e proclamarlo.

Le musiche usate in questo programma:

  • Tochter Zion (Hattinger Blechblaeserquintett)
  • Viene in mezzo a noi il Dio della gioia (Marco Frisina)
  • Nun Komm, der Heiden Heiland (Andreas Raselius)
  • Shemà Israel (Figli del Divino Amore)
  • Cercate prima il Regno di Dio (Parole di vita)
  • Apritevi, porte del mondo (Giuseppe Liberto)
  • Hark the Herald Angels Sing (Mendelson), Canadian Brass