Domenica 11 dicembre 2022 – Terza domenica di avvento
(Culto completo con predicazione, 60′)
(Solo predicazione, 30′)
Il metodo di verifica di Giovanni Battista
Siamo sommersi più che mai dalle parole – parole, fra l’altro dal significato sempre più “liquido”, mutevole. Politici e leader religiosi fanno discorsi, esortazioni, dichiarazioni d’intenti, promesse, danno consigli e ricette. Sono sempre più spesso solo fumo fastidioso. Non stiamo neanche più ad ascoltarli. È la fiera delle promesse non mantenute. Vogliamo giustamente vedere fatti, promesse realizzate e tangibili, non parole. Non ci lasceremo più ingannare dalla propaganda.
Giovanni, “il battezzatore”, l’ultimo dei profeti, aveva annunciato l’avvento imminente del Salvatore promesso, il Messia atteso. L’aveva indicato con precisione: “Eccolo colui del quale parlavo: Gesù di Nazareth”. Giovanni viene però incarcerato dal potere politico. La sua predicazione è “troppo scomoda”, potenzialmente sovversiva perché rivela “troppo” delle malefatte dei governanti. Dalla prigione Giovanni ode dei successi sempre più grandi di Gesù, ma vuole ancora avere una conferma: davvero Gesù è l’atteso Salvatore d’Israele? Ho bisogno di ulteriori prove. Manda così i suoi discepoli a verificare. Dell’apparente successo di Gesù non si fida completamente. Dell’opinione pubblica non si accontenta. Dei bei discorsi non gli bastano. I discepoli di Giovanni, così, vanno a verificare e tornano a riferirgli ciò che hanno appurato direttamente. Essi confermano: vi sono indiscutibili e concreti fatti. Nessuna ambiguità. Gesù è veramente ciò che Giovanni aveva annunciato.
Su quale base avviene questo giudizio? Leggiamo di questo in Matteo 11:2-6. Fra l’altro Giovanni non solo riconosce Gesù come il Cristo, ma Gesù stesso riconosce la genuinità di Giovanni come profeta e lo loda. Il riconoscimento è reciproco.
Giovanni, avendo udito parlare delle opere del Cristo nella prigione, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire, o ne aspetteremo un altro?”. Gesù rispondendo disse loro: “Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e l’evangelo è annunciato ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!”. Mentre essi se ne andavano, Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla: “Che andaste a vedere nel deserto? Una canna dimenata dal vento? Ma che andaste a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Ecco, quelli che portano delle vesti morbide stanno nelle dimore dei re. Ma perché andaste? Per vedere un profeta? Sì, vi dico, è più che un profeta. Egli è colui del quale è scritto: ‘Ecco, io mando il mio messaggero davanti al tuo cospetto, che preparerà la via davanti a te’. In verità io vi dico che fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il battista, però il minimo nel regno dei cieli è maggiore di lui” (Matteo 11:2-6).
Agli Israeliti, attraverso gli antichi profeti, Dio aveva fatto la promessa che un giorno sarebbe giunto il Salvatore per eccellenza, il Messia. La sua venuta avrebbe significato il riscatto della loro nazione e la sconfitta definitiva di tutti i loro nemici. Egli avrebbe inaugurato un’era di giustizia, di pace e di prosperità, la liberazione da ogni male. Ecco così che Giovanni, l’ultimo dei profeti, aveva indicato Gesù di Nazareth come Colui che tutti loro stavano aspettando, il compimento delle promesse di Dio. Si era così diffuso un grande entusiasmo. I nemici della loro nazione con i loro compiacenti servi, sembravano, però, più forti che mai e lo stesso Giovanni, per farlo tacere, era stato arrestato e imprigionato. L’attesa rivoluzione sembrava effettivamente non materializzarsi. Giovanni si era forse sbagliato? Gesù era forse solo uno dei “falsi cristi” che ogni tanto sorgevano raccogliendo attorno a sé un movimento che sarebbe stato ben presto represso e soffocato? Pone così delle domande critiche: «Sei tu colui che deve venire, o ne aspetteremo un altro?».
La risposta di Gesù è “Considera i fatti”. “Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e l’evangelo è annunciato ai poveri”. Tre cose vanno però dette su questi fatti che Gesù indica. Essi devono essere coerenti con la rivelazione biblica, devono manifestare un concreto beneficio fatto a corpo e anima di coloro che Lo ricevono, e devono essere sostanzialmente diversi da ciò che questo mondo offre.
Coerenza con le Scritture
Come devono essere questi fatti? Devono essere fatti coerenti con quanto le Scritture profetiche avevano annunciato. Il riferimento qui è preciso. Ciò che uno dei profeti maggiori aveva annunciato (fra gli altri) deve realizzarsi. In Isaia 35 leggiamo: “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto canterà di gioia”. Il principio è il seguente, e non solo per l’autenticità di Gesù di Nazareth. Le Sacre Scritture, vale a dire, la Parola di Dio, deve essere quella che interpreta autenticamente i fatti – quelli che riguardano Gesù, come pure ogni altro fenomeno di questo mondo – non le impressioni soggettive e pregiudizi. Il nostro criterio per conoscere veracemente la realtà è la Parola di Dio. Le cose sono come Dio dice che siano. Essa soltanto ci fornisce il discernimento che ci è necessario per valutare i fatti.
Contrariamente a quando alcuni sembrano pensare, non esistono fatti “allo stato grezzo”, fatti “oggettivi” e “crudi” che siano privi d’interpretazione. Quando ce ne giunge notizia, l’interpretazione di un fatto è sempre soggettiva e dipende dai presupposti che ha l’interprete. Quando i presupposti di un fatto sono errati, pure l’interpretazione che viene data di quel fatto è ingannevole. La dobbiamo analizzare bene per qualsiasi fatto di cui riceviamo notizia, in ogni campo. Qual è “l’agenda” che sta dietro a quella notizia come ci viene riportata? Se chi interpreta quei fatti, specificatamente qui al riguardo di Gesù, è un non credente, questi li valuterà in modo errato o pregiudiziale a causa di quella che è stata chiamata la “distorsione cognitiva” dell’essere umano dovuta al peccato – il suo pregiudizio negativo. Questa “distorsione cognitiva” lo porterà sempre, inevitabilmente, a trovare “spiegazioni” di quel fatto avverse a Dio. Un incredulo, ad esempio, cercherà sempre di trovare, ad esempio per i miracoli operati da Gesù, delle “spiegazioni naturali” oppure persino negherà che siano veramente avvenuti, dicendo magari che si tratta di “trucchi”, “miti”, “fantasie” o chissà che altro. Il non credente negherà ostinatamente, a causa dei suoi pregiudizi negativi, avversi a Dio, che Gesù è il Cristo di Dio, esattamente come facevano allora i Suoi nemici. L’interpretazione autentica dei fatti, però, è sempre quella fornita da Dio stesso nella rivelazione biblica.
Nel nostro caso, le opere di Gesù sono il compimento di quanto le Scritture profetiche affermano. Gesù, che “non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno” (1 Pietro 2:22) risponde agli inviati di Giovanni con una spiegazione che rimanda il significato delle Sue opere alle testuali parole del profeta Isaia. Giovanni le riconoscerà come tali e quindi la spiegazione che Gesù fa della Sua attività gli è pienamente sufficiente per confermare che davvero Gesù è l’atteso Messia. Essa risuona nel suo spirito come genuina.
Indubbiamente, però, la questione è complicata. Non tutte le “opere potenti”, quelle che chiunque potrebbe affermare di fare, provengono da Dio. Nel caso, per esempio, dell’anticristo la Scrittura dice: “La venuta di quell’empio avrà luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, con ogni tipo d’inganno e d’iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all’amore della verità per essere salvati. Perciò Dio manda loro una potenza d’errore perché credano alla menzogna; affinché tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nell’iniquità, siano giudicati” (2 Tessalonicesi 2:9-12). Il necessario discernimento lo possono avere coloro il cui cuore Dio ha aperto all’amore per la verità e sono animati dallo Spirito di Dio, come afferma l’Apostolo: “… tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio (…) Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio” (Romani 8:14,16); come pure: “… perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: «Abba, Padre»” (Galati 4:6).
Guarigioni integrali
Un secondo criterio di genuinità che qui viene indicato è che non si tratta solo di guarigioni fisiche quelle che opera Gesù, ma anche (come illustrano i vangeli) di guarigioni della mente e dello spirito finalizzate alla gloria di Dio e alla conformità con la Sua Legge morale. Esse comportano conseguenze benefiche per l’individuo nella sua interezza come pure per la società – le espressioni di testi come Isaia 35 lo illustrano. Ogni categoria di disabilità fisiche qui menzionate trova un corrispettivo nelle disabilità morali e spirituali che affliggono l’essere umano e che trovano nell’opera del Cristo, allora e oggi, il loro ristabilimento e guarigione. Cristo Gesù è Colui che toglie, sradica, il peccato dal mondo, dal cuore umano.
Una semplice “religione”, come pure una strategia politica, non riuscirà mai a sradicare dal cuore umano la malvagità che gli è propria, nemmeno con l’uso della forza. Lo può fare solo la rigenerazione morale e spirituale prodotta dallo Spirito Santo. Uno spirito malvagio potrebbe anche stare dietro a una guarigione esclusivamente fisica. Satana può sedurre anche tramite guarigioni fisiche, ma all’inferno finiranno pure …corpi sani! Come Gesù tratta chi è posseduto da spiriti immondi lo dimostra: Satana ne viene scacciato e stabilisce una vita morale conforme all’espressa volontà di Dio. Questa è una prova inconfutabile della genuinità messianica di Gesù. Ricordate? “Ma i farisei, udendo ciò, dissero: «Costui non scaccia i demòni se non per l’aiuto di Belzebù, principe dei demòni». Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina; e ogni città o casa divisa contro se stessa non potrà reggere. Se Satana scaccia Satana, egli è diviso contro se stesso; come dunque potrà sussistere il suo regno? (…) Ma se è con l’aiuto dello Spirito di Dio che io scaccio i demòni, è dunque giunto fino a voi il regno di Dio” (Matteo 12:24-28).
Un’opera sostanzialmente “diversa”
L’opera salvifica del Messia, dev’essere infine, “sostanzialmente diversa” da ciò che mai si potrebbe realizzare in questo mondo con metodi ordinari. Gesù stesso disse: “Allora, se qualcuno vi dice: “Il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non lo credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l’ho predetto. (…) infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo” (Matteo 24:23-27).
La “rivoluzione messianica” è molto diversa dalle sanguinose e violente rivoluzioni di questo mondo, perché parte dalla trasformazione del “cuore” della persona per allargarsi gradatamente alla società umana e al mondo. Questa rivoluzione rientra nella categoria del “già e non ancora”. L’opera del Messia è graduale e si manifesterà compiutamente quando Egli, come ha promesso, tornerà. Si veda quanto dice l’apostolo Giacomo nella sua epistola (5:7-8) sulla “pazienza” del credente che, come un agricoltore, dopo aver seminato e prendendosi cura delle sue piante, attende il momento del raccolto, dei frutti.
In particolare, l’opera del Messia è in particolare rivolta “ai poveri”. Questa è la buona notizia, l’Evangelo del Regno di Dio che sopravviene in Gesù. Essi non sono solo tanto chi, in questo mondo, è privo di risorse materiali e di capacità, ma soprattutto chi, privo di pretese, non si aggrappa alle sicurezze fallaci di questo mondo e si affida completamente all’opera del solo Gesù Cristo.
I “poveri”, però, sono anche coloro che sono privi, o rinunciano, a tutti quei presupposti errati che impediscono loro di abbracciare Cristo Gesù senza riserve perché sarebbero loro di ostacolo. Ecco perché Gesù qui soggiunge: “E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”. Gesù, infatti “scandalizza” chi si accosta a Lui con idee sbagliate sul suo insegnamento e ministero. Il Cristo dei vangeli “scandalizza” chi va a Lui con pregiudizi. “Quel” Gesù scandalizza ancora oggi molti perché non corrisponde alle loro (errate) idee preconcette. Il più grande “scandalo” rimane ancora oggi chi non può accettare un Messia che muore in croce. Fintanto che voi rimarrete attaccati ai vostri preconcetti non potrete mai comprendere e ricevere i benefici della venuta di Gesù, il Cristo, il vero e unico Messia. Che il Signore faccia cadere dalla vostra mente ogni preconcetto!
Come dice il Salmo 146: “Beato colui che ha il Dio di Giacobbe per suo aiuto, e la cui speranza è nell’Eterno, suo Dio, che ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi; che mantiene la fedeltà in eterno, che fa ragione agli oppressi, che dà del cibo agli affamati. L’Eterno libera i prigionieri, l’Eterno apre gli occhi ai ciechi, l’Eterno rialza gli oppressi, l’Eterno ama i giusti, l’Eterno protegge i forestieri, solleva l’orfano e la vedova, ma sovverte la via degli empi” (Salmi 146:4-9).
Conclusione
L’opera del Messia è così identificabile nei “fatti”, non nelle parole. Giovanni il Battezzatore l’aveva voluto verificare nell’opera di Gesù e non ne era stato deluso. Si tratta, però, di “fatti qualificati” e considerati dalla prospettiva di Dio. Che vuol dire questo? L’abbiamo visto oggi in modo sommario, perché si potrebbe dire molto di più a questo riguardo, ma il tempo non ce lo permette. Devono essere fatti in assoluta coerenza con l’intero complesso della rivelazione biblica, perché essa è il criterio della verità di Dio. Devono manifestare un concreto beneficio fatto a corpo e anima di coloro che Lo ricevono ed estendersi all’intero complesso della società umana in ogni sua sfera. Essi devono, infine, essere sostanzialmente diversi da ciò che questo mondo può offrire.
Che “il metodo di verifica” di Giovanni il Battezzatore diventi pure il nostro quando valutiamo la Persona e l’opera di Gesù Cristo allorché essa ci viene offerta dall’annuncio dell’Evangelo.
Paolo Castellina, 3 dicembre 2022, ampliamento di una riflessione del 25-6-2020