(Culto completo con predicazione, 60′)
(Solo predicazione)
Domenica 13 Febbraio 2022 – Quinta domenica dopo l’Epifania
Introduzione alle letture bibliche
Letture bibliche: Salmo 1; Geremia 17:5-10; 1 Corinzi 15:12-20; Luca 6:17-26
L’immagine dell’albero piantato lungo un torrente, le cui radici hanno a disposizione costante l’acqua che serve alla sua vita e produttività, è presentata sia dal Salmo 1, il primo nostro testo biblico. Questo concetto è ulteriormente allargato nel testo del capitolo 17 del profeta Geremia, la nostra seconda lettura (che già abbiamo udito). Da Dio, infatti, la persona saggia trae le risorse che gli sono necessarie non solo per sopravvivere, ma per vivere una vita piena che gli permetta di affrontare senza affanno le difficoltà e le sfide dell’esistenza. Confidare in sé stessi solamente o in altri, significa essere persone disavvedute e stolte che non si rendono conto della corruzione ingannevole del nostro cuore che, a causa del peccato, è condizionato verso il male e, quindi, alla nostra rovina. Non può essere “quaggiù” ciò a cui si aggrappiamo sperando di esserne sostenuti. Quanto sia vano lo apprenderemmo solo a nostre spese. La nostra speranza è nel Cristo risorto e vivente, così come proclamato dall’Evangelo annunziato sinteticamente nella terza nostra lettura, il capitolo 15 della prima lettera ai Corinzi. Il testo del vangelo di questa domenica, parla, infine, delle benedizioni che raccoglierà chi investe la sua vita in Cristo. Contiene però anche chiari avvertimenti sui fatali rischi che corre chi non lo vorrà fare, perché le fallaci sicurezze di questo mondo riveleranno alla fine tutto il loro inganno.
Il cuore del problema: il problema del cuore
Da dove sorgono fondamentalmente i problemi che affliggono l’umanità? Sono tanti che ne hanno fatto e ne fanno la diagnosi e che propongono, con ambiziosi ma scarsi successi, diversi tipi di medicine.
Gesù di Nazareth, il più grande medico che l’umanità abbia mai avuto, lo rileva accuratamente nell’ambito di una polemica con i leader religiosi del suo tempo che credevano bastassero rituali di purificazione e sistematica istruzione morale per “decontaminare” l’uomo. Egli aveva detto: “…poiché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose malvagie escono dal di dentro e contaminano l’uomo” (Marco 7:21-23).
La malvagità umana che contamina ogni espressione della nostra vita, infatti, esce “dal di dentro”, dal cuore dell’essere umano – ed è a quel livello che il male deve essere attaccato. Gesù non faceva altro che evidenziare una lezione importante che già i profeti d’Israele, sostanzialmente inascoltati, avevano ribadito. Ascoltate che cosa già aveva detto Dio attraverso il profeta Geremia:
“Il cuore è ingannevole più d’ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi lo conoscerà? Io, l’Eterno, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni” (Geremia 17:9-10).
Il mistero del cuore umano
Il cuore, lo spirito umano è davvero un mistero. Hanno provato a comprenderlo e a curarlo, ma invano, psicologi e psicoterapisti. Il profeta Geremia dice a chiare lettere che c’e solo Uno che può comprenderlo, diagnosticarlo e guarirlo: nessun altro che Dio.
Il profeta Geremia si poneva la domanda “chi lo conoscerà?” (il cuore umano) prima dei tragici avvenimenti che avrebbero visto l’assedio e la tragica caduta di Gerusalemme. Il Signore l’aveva chiamato ad annunciare la Sua Parola a un popolo presuntuoso e vanaglorioso che pensava di “essere a posto”, di non avere bisogno di nulla e di non avere nulla da rimproverarsi. Era gente che, nonostante le incombenti minacce alla sua sicurezza, pensava che tutto alla fine sarebbe andato bene.
La loro condizione morale e spirituale, però, era grave e non se ne rendevano conto. Ingannavano sé stessi e si circondavano di falsi profeti che li lusingavano dicendo loro solo quel che avevano piacere di sentire. Ben presto, però, sarebbero stati colpiti da un immane ed “inaspettato” disastro nazionale. Avrebbero detto: “Ma come? Com’è possibile una cosa del genere? Non siamo forse il popolo prediletto di Dio? Dio non ci aveva forse garantito la Sua protezione? Non ci avevano forse detto i nostri profeti (a parte quel Geremia, fanatico e negativo profeta di sventure) che eravamo a posto e che tutto sarebbe andato bene? Non abbiamo forse fatto tutto il nostro dovere?“. Erano ciechi sulla reale condizione del loro cuore, si ingannavano su di essa, non vedevano quanto fosse malato. Avrebbero però fatto meglio ad ascoltare Dio, a prenderlo sul serio. Dio, infatti, è il solo che “investiga il cuore” e che veda chiaramente la sua situazione, la sua malattia, che veda come ciascuno solo raccolga i frutti delle sue azioni e che quanto accade non può costituire una sorpresa, ma una logica conseguenza.
Per la cultura ebraica il cuore non è la sede simbolica delle emozioni, dei sentimenti (come di solito diciamo noi) ma dell’intelletto e della volontà. Il cuore è il nostro centro di comando, là dove prendiamo le decisioni di fondo della nostra vita, il “centro vitale”, il “quartiere generale” che condiziona tutta la nostra esistenza. Le manifestazioni esteriori del nostro comportamento, “come si muovono le nostre braccia e le nostre gambe”, sono il risultato degli ordini che vengono “dall’alto” o “dall’interno” del nostro cuore, dal “governo”. In una nazione, se il governo è corrotto, se segue una linea sbagliata, deve essere portato a emendare le sue vie ed spesso è necessario cambiare governo.
Tentare di correggere comportamenti sbagliati è spesso inutile se non si incide prima sul “cuore” che li genera. Ecco perché è spesso del tutto inutile rimproverare qualcuno di non fare ciò che deve o solo “istruirlo” o “consigliarlo” su ciò che deve fare: non cambierà se la direzione di fondo della sua vita è sbagliata. Ecco perché: “predicare la legge o la moralità” è del tutto inutile, un esercizio vano, parole al vento. E’ vano esortarlo a venire là dove la Parola di Dio è letta, spiegata e applicata. Non verrà, o verrà solo quando “non avrà nulla di meglio da fare”. Perché? Non verrà se non è consapevole dei bisogni del suo cuore che solo Dio può soddisfare. Non verrà perché non conosce e ama veramente Dio di tutto cuore, consapevole che la fonte che potrà soddisfare la sua sete è Dio. Le nostre esortazioni saranno solo parole al vento se prima non cambia “la linea di fondo” su cui si muove il suo cuore, correggendola in profondità, cambiandone il corso o, al limite, sostituendolo con “un cuore nuovo”. Perché? Perché il cuore è “insanabilmente maligno” e irriformabile in quanto tale! È quanto ci dice Dio stesso.
Dio stesso, infatti. non si è limitato a darci i comandamenti e dei consigli sul come condurre alla meglio la nostra vita, ma ha mandato il Suo unico figlio Gesù Cristo a dare l’intera Sua vita fino alla morte di croce per noi. Ha mandato lo Spirito Santo, che procede dal Cristo, per rigenerare cuori corrotti dal peccato. Lo ha fatto affinché tramite il Suo amore fosse cambiato il nostro stesso cuore, la direzione di fondo della nostra vita. È solo questo che ci permette di seguire volentieri e con piena persuasione i comandamenti di Dio!
Una diagnosi sgradita ma verace
Il fatto che noi non conosciamo il nostro cuore, la sua reale condizione, anzi, ci inganniamo su di essa, è evidente dal semplice fatto che molti rifiutano a viva voce di accettare la diagnosi che la Bibbia fa della sua salute, e protestano, quando dice :“Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno”. Questo concetto, che spesso viene considerato “negativo” e “pessimista”, è ribadito, per altro, in tutta la Bibbia. Contro ogni evidenza, quanti oggi continuano a coltivare l’immagine romantica e totalmente infondata che l’uomo sia fondamentalmente buono… e che vada solo educato o rieducato! È per questo che tanti reagiscono con indignazione contro chi fedelmente ribadisce ciò che l’intera Bibbia e la teologia riformata classica afferma sull’essere umano, cioè la totale corruzione della creatura umana. La teologia riformata parla di “depravazione totale” dell’essere umano. Pessimista? No, realista. Chi dice che il cuore umano è buono e si oppone a quanto afferma la Bibbia è solo un sognatore che inganna sé stesso.
È come la Gerusalemme che accusava Geremia, portavoce di Dio, di essere un disfattista, un menagramo, solo “un profeta di sventure”, che avrebbe dovuto “essere più positivo”… Geremia, però, riportava fedelmente la Parola di Dio, l’unico che realmente veda e sia in grado d’investigare “cuore e reni”. Solo a disastro avvenuto si sarebbero resi conto che Geremia aveva ragione! Che cosa dovrebbe ancora succedere perché la nostra generazione accetti che la Bibbia ha ragione sulla reale condizione del cuore umano? Che cosa deve ancora succedere perché accolga l’opera che solo il Signore e Salvatore Gesù Cristo può fare, l’unica che possa realmente cambiare le cose, perché lo fa dal profondo? L’ostinazione umana che respinge la diagnosi che Dio fa del nostro cuore e la cura che prescrive, è veramente stupefacente!
Corruzione totale del cuore umano non significa che tutti siano così radicalmente cattivi che in loro non ci sia nulla di valore, né che tutti si comportino il peggio possibile. Significa tre cose:
(1) che ogni essere umano è peccatore per natura e per scelta. Romani 3:23 ci rammenta: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23). Inoltre:
(2) significa che tutto ciò che le nostre mani toccano finiamo per sporcarlo. Abbiamo, infatti, la capacità di trasformare le cose buone in cose cattive. Infine:
(3), che nessuno di noi è in grado di salvarsi dal peccato e dalle sue conseguenze con i propri sforzi.
Certo, rispetto alla legge di Dio manchiamo in grado diverso, chi più chi meno. Tutti, però, dobbiamo ammettere che c’è qualcosa che non va al centro stesso del nostro essere, quello che la Bibbia chiama cuore. Ciò che in noi, nel nostro cuore, “non va” e che non solo pregiudica la nostra accettabilità davanti a Dio, ma anche ogni nostra migliore impresa, è ciò che la Bibbia chiama peccato.
La condizione del cuore umano
Come descrive Geremia il cuore umano?
1. Ingannevole. In primo luogo egli dice che il cuore umano è ingannevole. Il peccato è entrato nella vita umana attraverso un inganno. Lo troviamo nel libro della Genesi nel racconto su Adamo ed Eva, i nostri progenitori, che cadono nella trappola di una grave tentazione. L’inganno, però, riguarda anche il modo in cui esso rimane nel nostro cuore. Noi inganniamo noi stessi pensando che questo non importi, che non faccia molta differenza. Ci inganniamo quando presumiamo di non dovere rendere conto a Dio della nostra vita e delle nostre scelte. Noi inganniamo noi stessi quando riteniamo che ciò che facciamo non abbia effetto su altri che contano su di noi e hanno fiducia in noi.
La parola ebraica tradotta con “inganno” è interessante. Letteralmente significa seguire qualcuno passo passo con l’intenzione farlo inciampare prendendolo per il calcagno, di giocargli, quindi, qualche brutto tiro… È la parola da cui deriva il nome Giacobbe. Giacobbe, come forse ricorderete, era l’ingannatore per eccellenza. Aveva passato l’intera sua vita a ingannare gli altri, suo fratello, suo padre, suo suocero. Non era certo una persona da ammirare.
2. Insanabilmente maligno. La Parola di Dio dice che il cuore è pure “insanabilmente maligno” anche tradotto con “difficilmente guaribile” (CEI), “insanabile” (Diodati), “insanabilmente malato” (ND), “incorreggibile” (TILC). La sua condizione è così disperata che noi di fatto escogitiamo sempre nuovi modi, nuove scuse, per trasgredire la volontà di Dio e affermare noi stessi. Cerchiamo sempre modi per trarre vantaggio dagli altri e dalle situazioni. Perché facciamo questo? Perché il nostro cuore funziona in modo distorto, è “disfunzionale”.
3. Incomprensibile. Il cuore umano, poi, travalica la nostra capacità di comprenderlo. “Chi potrà conoscerlo?”, si chiede il profeta. Non riusciamo neanche a capire noi stessi! Non comprendiamo perché la nostra ostilità contro Dio e la nostra insanabile tendenza all’egoismo sia così forte. Anche l’Apostolo Paolo si chiedeva: “Perché io non approvo quello che faccio; poiché non faccio quel che voglio, ma faccio quello che odio” (Romani 7:15). Geremia ce ne dà la ragione: è radicata profondamente in noi. Lo ribadisce all’inizio del capitolo 17: “Il peccato di Giuda è scritto con uno stilo di ferro, con una punta di diamante; è scolpito sulla tavola del loro cuore e sui corni dei vostri altari” (Geremia 17:1). La complessità del cuore umano è davvero oltre alla nostra capacità di comprensione. “Perché lo fai?” chiede un padre a suo figlio sorprendendolo a fare proprio ciò che gli aveva ammonito di non fare. Sì, perché? Perché ciò che Dio considera peccato ci impregna fino al midollo!
L’unico che possa curarlo
Se questo è vero com’è vero – che il cuore umano, il centro del nostro essere, è ingannevole, corrotto e aldilà della nostra comprensione, c’è qualcosa che si possa fare per noi? Sì, c’è. Possiamo essere liberati “trapiantando” in noi un nuovo cuore. Quello che abbiamo è disfunzionale, difficilmente guaribile, insanabile, insanabilmente malato… il centro pulsante del nostro essere può essere cambiato affidandoci alle cure che solo il Signore e Salvatore Gesù Cristo può operare in noi.
Lo stesso profeta che descrive così la condizione del cuore umano, pure dichiara come sia possibile affrontare con successo questa situazione. Ascoltate le parole di Geremia nel capitolo 31 del suo libro:
“Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, che io farò un nuovo patto con la casa d’Israele e con la casa di Giuda; non come il patto che stabilii coi loro padri il giorno che li presi per mano per trarli fuori dal paese d’Egitto: patto ch’essi violarono, benché io fossi loro Signore, dice l’Eterno; ma questo è il patto che farò con la casa d’Israele, dopo quei giorni, dice l’Eterno: io metterò la mia legge nel loro intimo, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. E non insegneranno più ciascuno il proprio compagno e ciascuno il proprio fratello, dicendo: ‘Conoscete l’Eterno!’ Poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l’Eterno. Poiché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato” (Geremia 31:31-34).
Anche il profeta Ezechiele riprende il concetto del nuovo cuore quando scrive: “Io darò loro un medesimo cuore, metterò dentro di loro un nuovo spirito, toglierò dal loro corpo il cuore di pietra, e metterò in loro un cuore di carne, perché camminino secondo le mie prescrizioni e osservino le mie leggi e le mettano in pratica; essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio” (Ezechiele 11:19,20).
Lo scrittore della lettera agli Ebrei nel Nuovo Testamento applica queste antiche promesse all’opera di Gesù Cristo su quanti lo seguono come Suoi discepoli. Liberazione dal cuore peccatore e corrotto può venire solo da un “nuovo cuore”, quello che si ottiene per fede in Gesù Cristo. La promessa di Dio, il quale vuole essere il nostro Dio e noi il Suo popolo, è stata realizzata in Gesù Cristo. Noi entriamo in quella promessa per fede in Gesù Cristo.
Christian Baarnard, il chirurgo sudafricano che per primo riuscì a trapiantare un cuore in un essere umano, una volta disse che è un peccato seppellire un cuore che ancora può essere utilizzato. Dio desidera dare a ciascuno di noi un “cuore utilizzabile”, un cuore che possa essere usato al Suo servizio e dedicato alla Sua gloria. Come avviene questo? Avviene dando il nostro cuore in fede e impegno a Gesù Cristo, il Figlio di Dio che diede la Sua vita per noi. Per fede in Gesù Cristo, Dio ci dona un cuore nuovo e ci libera dal nostro peccato.
Un vecchio negro spiritual dice: “Son io, son io, Signor, che ho bisogno di pregare”. Sono indubbiamente io che ho bisogno di Cristo. Dov’è, così, che sta il bisogno? È proprio là, nel cuore umano. E la liberazione è disponibile per mano stessa del Signore Iddio che opera attraverso Gesù Cristo. Egli lo può e lo vuole fare ancora oggi.
Nessuno perda tempo prezioso cercando là dove non potremo trovare ciò che solo si trova in Gesù Cristo.
Paolo Castellina, 4-2-2022 rifacimento della mia predicazione del 14-10-2006