I veri protagonisti nel teatro della storia (Luca 21:5-19)

Domenica 13 novembre 2022 –  Ventitreesima domenica dopo Pentecoste

Letture bibliche: Salmo 98; Isaia 65:17-25; 2 Tessalonicesi 3:6-13; Luca 21:5-19

(Servizio di culto completo con predicazione, 56’30”)

(Solo predicazione, 29’17”)

I veri protagonisti nel teatro della storia (Luca 21:5-19)

Una sanguinosa lotta fra signorie in competizione

Sin da quando l’umanità si è ribellata a Dio, avendolo rinnegato come il suo unico legittimo Signore, la storia di questo mondo potrebbe essere descritta nei termini di una costante lotta fra centri di potere concorrenti che vogliono signoreggiare gli uni sugli altri. Si tratta di una costante lotta di carattere economico e militare per l’egemonia. In questo quadro, il popolo di Dio fedele attraverso i secoli, ieri e oggi, è fatto di coloro che, redenti e trasformati dalla Grazia, tornano a porre il Dio vero e vivente e il Suo Cristo sul trono della loro vita, il trono che a Lui soltanto spetta. Essi si adoperano affinché “ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:11).

Il popolo dei redenti trova pace con Dio. Troverà, però, pure pace in questo mondo? No, a meno che … non faccia col mondo peccaminosi compromessi! Sarà infatti perseguitato, perché il mondo empio non ha alcuna intenzione di sottomettersi al Dio vero e vivente. Il mondo non vuole neppure sentirne parlare: preferisce, infatti, i propri signori, anche se questo vuol dire scannarsi a vicenda… Come dice la parabola di Gesù, essi dicono: “Non vogliamo che costui regni su di noi” (Luca 19:14).

Il testo biblico

Questa situazione viene profetizzata da Gesù stesso in un Suo discorso, dove Egli parla del disastroso destino storico che, non molti anni dopo la Sua morte e risurrezione, avrebbe avuto Israele, Gerusalemme e il suo magnifico tempio. Un disastro accompagnato dalla parallela persecuzione e indicibili sofferenze degli stessi seguaci di Gesù, che si sarebbero così sparsi per il mondo. Esso richiama i cristiani prima di tutto alla consapevolezza che ogni cosa si muove secondo gli eterni propositi e il fine ultimo che Dio si è proposto dall’eternità, ma anche di che cosa voglia dire stare dalla parte di Gesù: azione, resistenza e perseveranza [1]. Benché quanto qui Gesù dice, riguardi la nazione d’Israele [2], Egli desiderava rendere attenti i Suoi discepoli a quello che sarebbe avvenuto non solo allora, ma al tempo del Suo annunciato Ritorno. Leggiamone il testo in Luca 21 dal versetto 5 al 19.

“Alcuni gli fecero notare come il tempio fosse adorno di belle pietre e di doni consacrati, ed egli disse: “Quanto a queste cose che voi contemplate, verranno i giorni che non sarà lasciata pietra sopra pietra che non sia diroccata”. Essi gli domandarono: “Maestro, quando avverranno dunque queste cose? E quale sarà il segno in cui queste cose staranno per avvenire?”. Egli disse: “Guardate di non essere sedotti, perché molti verranno sotto il mio nome, dicendo: ‘Sono io’ e: ‘Il tempo è vicino’; non andate dietro a loro. Quando udrete parlare di guerre e di sommosse, non siate spaventati, perché bisogna che prima avvengano queste cose, ma la fine non verrà subito dopo”. Allora disse loro: “Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno grandi terremoti e, in diversi luoghi, pestilenze e carestie; vi saranno fenomeni spaventosi e grandi segni dal cielo. Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza. Mettetevi dunque in cuore di non premeditare come rispondere a vostra difesa, perché io vi darò una parola e una sapienza alle quali tutti i vostri avversari non potranno contrastare né contraddire. Voi sarete traditi perfino da genitori, da fratelli, da parenti e da amici; faranno morire parecchi di voi e sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma neppure un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza guadagnerete le anime vostre” (Luca 21:5-19).

Un luogo che non è automaticamente garanzia

Alcuni gli fecero notare come il tempio fosse adorno di belle pietre e di doni consacrati” (5). Il tempio di Gerusalemme, nel mondo antico, era ampiamente riconosciuto per la sua bellezza. L’antico scrittore romano Tacito lo chiama “immensamente opulento”. Non si trattava solo di un edificio impressionante ma anche di un luogo sacro “intoccabile”, segno e “garanzia” della presenza di Dio accanto al popolo che Egli aveva eletto come il proprio tesoro particolare. La sua “solidità” era per loro “garanzia” della benedizione di Dio. Lo rendevano in qualche modo di per sé stesso, infatti, una sorta di “sacramento” per rafforzare la fede, per infondere fiducia e sicurezza. Si trattava, però più che di fiducia di presunzione.

Non avevano ancora imparato la lezione impartita da Dio attraverso il profeta Geremia: 

Ecco, voi mettete la vostra fiducia in parole false, che non giovano a nulla. Voi rubate, uccidete, commettete adulteri, giurate il falso, offrite profumi a Baal, andate dietro ad altri dèi che prima non conoscevate, e poi venite a presentarvi davanti a me, in questa casa, sulla quale è invocato il mio nome, e dite – Siamo salvi! … Ecco, tutto questo io l’ho visto’, dice l’Eterno. Andate dunque al mio luogo che era a Silo, dove una volta avevo posto il mio nome, e guardate come l’ho trattato, a causa della malvagità del mio popolo Israele. Ora, poiché avete commesso tutte queste cose’, dice l’Eterno, …  io tratterò questa casa, sulla quale è invocato il mio nome e nella quale riponete la vostra fiducia, e il luogo che ho dato a voi e ai vostri padri, come ho trattato Silo: vi scaccerò dalla mia presenza, come ho … tutta la discendenza di Efraim’ (Geremia 7:8-15).

Una rivelazione dei decreti di Dio

“… Quanto a queste cose che voi contemplate, verranno i giorni che non sarà lasciata pietra sopra pietra che non sia diroccata” (6). Gesù qui predice la totale distruzione del tempio, che sarebbe avvenuta nell’anno 70 AD. Questa predizione è ben documentata nei vangeli e in Atti [3]. Gesù non dice che questi fatti siano “molto probabili”, ma li indica come una certezza. Egli vedeva di fatto ciò che Dio ha disposto per la storia umana, nella quale nulla accade che Dio non abbia decretato. Dio si propone precisi obiettivi per la storia umana e ogni cosa si muove verso il fine per cui è destinata, anche fatti tragici che avvengono per il decreto concessivo di Dio sulla base delle dinamiche di causa ed effetto che pure Egli ha disposto. Le forze umane in gioco rimangono pienamente responsabili, ma tutto avviene secondo quanto Dio ha disposto. Quegli avvenimenti accadono esattamente come sarebbe avvenuta la morte violenta di Cristo in croce: “…quest’uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste (Atti 2:23). Gesù qui rivela che cosa sarebbe avvenuto per i decreti di Dio e lo fa per manifestare la Sua grazia al Suo popolo che, così preavvertito, si sarebbe preparato per questi eventi prendendone le misure necessarie. Come nulla avviene che possa sorprendere Dio, così il Suo popolo non si sarebbe dovuto sorprendere di questi fatti. La distruzione del tempio di Gerusalemme e la dispersione d’Israele era espressione del Giudizio di Dio, così come la morte di Cristo in croce è espressione della Grazia di Dio per la salvezza di coloro che Gli appartengono.

La prospettiva si allarga

“Essi gli domandarono: “Maestro, quando avverranno dunque queste cose? E quale sarà il segno in cui queste cose staranno per avvenire?” (7). Gli israeliti del tempo erano coscienti che la distruzione del Tempio di Gerusalemme sarebbe stato un evento di portata storica che avrebbe segnato l’inizio di una nuova era. Pietro, Giacomo e Giovanni ne erano consapevoli. Essi non chiedono a Gesù tanto “un segno” che dimostri la verità delle sue parole, come se essi ne fossero stati increduli, ma essi sapevano che quell’avvenimento sarebbe stata di fatto la fine del Giudaismo così come essi lo conoscevano. Infatti, quando i Babilonesi avevano distrutto il primo tempio nel 586 a. C. per i Giudei ne era risultato un disastro e la loro dispersione. Ora Gesù annunciava una simile catastrofe, ed erano persuasi che essa avrebbe segnato il Ritorno del Signore e, con la fine dell’era presente, l’inizio dell’era messianica [4]. Gli evangelisti Matteo e Marco si concentrano, nei loro vangeli, su quanto Gesù specificatamente risponde sul Suo ritorno, ma Luca mette in rilievo quanto Gesù dice sul fatto che la distruzione del tempio e il ritorno di Cristo non sarebbero avvenuti simultaneamente, ma vi sarebbe stato un periodo intermedio. 

Fatti non determinanti

“Egli disse: “Guardate di non essere sedotti, perché molti verranno sotto il mio nome, dicendo: ‘Sono io’ e: ‘Il tempo è vicino’; non andate dietro a loro. Quando udrete parlare di guerre e di sommosse, non siate spaventati, perché bisogna che prima avvengano queste cose, ma la fine non verrà subito dopo”. Allora disse loro: “Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno grandi terremoti e, in diversi luoghi, pestilenze e carestie; vi saranno fenomeni spaventosi e grandi segni dal cielo” (8-11).

Gesù dice loro: “State in guardia!“. Essi non dovevano lasciarsi sviare sulla portata di quegli avvenimenti. Essi non dovevano presumere che anche guerre e sommosse, terremoti, pestilenze e carestie, fenomeni spaventosi e segni dal cielo sarebbero stati segni dell’imminente fine perché quelle cose accadono continuamente! Allora pure ci sarebbe stato caos sociale e politico, rivoluzioni e fenomeni naturali, ma non avrebbero segnalato necessariamente i tempi della fine. Gesù non sottovaluta qui la tragicità di simili avvenimenti, ma la necessità di evitare la distretta emotiva paralizzante che avrebbero potuto suscitare.

Per altro, il Ritorno di Gesù sarebbe venuto in modo inatteso cogliendo il mondo di sorpresa, vale a dire senza segni premonitori. L’Apostolo scrive: ” … perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: “Pace e sicurezza”, allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta, e non scamperanno affatto. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro, poiché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre” (1 Tessalonicesi 5:1-5).

Ancora oggi tragici avvenimenti naturali, sociali e politici mettono in agitazione molti che danno retta a pseudo-profezie e pseudo-profeti. Parlano magari d’imminente fine del mondo e mettono in agitazione molti, ma si tratta di avvenimenti ricorrenti in questo mondo. Nessun motivo per agitarsi, a eccezione del fatto che, nel nostro caso, al ritorno di Cristo, dobbiamo sempre dimostrarcene pronti, vale a dire sempre all’opera, fiduciosi e ubbidienti a Lui.

Inevitabili persecuzioni

“Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno … e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome” (12, 16-17). Qui Luca di fatto interrompe l’insegnamento di Gesù sulla distruzione del tempio. È chiaro che Gesù allarga la Sua prospettiva fino a includere guerre posteriori, quelle che avrebbero preceduto il Suo ritorno sulla terra. A quel tempo i discepoli di Gesù non avrebbero forse compreso questa differenza, ma al tempo in cui Luca scrive il suo vangelo la differenza era diventata più chiara. Saranno rivelazioni posteriori a darci maggiori informazioni su questi argomenti (in particolar modo Apocalisse [5]), tribolazioni per altro già predette [6]. Parte dell’adempimento di questo può essere visto nel libro degli Atti degli Apostoli. I cristiani sarebbero stati oggetto di un sistematico ostracismo da parte degli ebrei ortodossi prima e poi da parte dei leader politici del paganesimo.

Perché mai? I cristiani non sono forse buoni e gentili, fondamentalmente innocui, anzi, benefici per la società? Eppure i cristiani fedeli sarebbero diventati “pericolosi” perché servivano un Signore molto più alto dei signori di questo mondo che pretendono sottomissione e ubbidienza. I cristiani autentici non sarebbero stati una massa manipolabile dal potente di turno, ma cittadini dotati di spirito critico e di “ubbidienza limitata”, limitata da ciò che il loro Signore. Chi diventa servo di Dio non è più servo di chi ha usurpato il potere su questo mondo ma in ultima istanza Satana stesso. I cristiani sono stati liberati dalla schiavitù ai dominatori di questo mondo. I cristiani fedeli subiranno persino ostracismo e persecuzioni da parte dei loro stessi familiari e amici. Non sopportano infatti neanche una testimonianza silenziosa. C’è da sorprendersi che i cristiani fedeli, quelli che “non servono due padroni” ma uno solo, siano perseguitati? Satana, infatti, vuole essere incontrastato e pateticamente si darà molto più da fare nel tempo precedente il Ritorno di Cristo, quando lui sarà definitivamente sconfitto.” 

Una preziosa occasione di testimonianza

La persecuzione e le sofferenze dei cristiani fedeli, però, non servirà per farli tacere ma ironicamente per aumentare la forza della loro stessa testimonianza! Cristo, infatti, dice: “Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza” (13). È la testimonianza alla verità in un mondo di menzogne, testimonianza di vita vera e significativa in un mondo fondato sulla morte. È questa la testimonianza insopprimibile che metterà a tacere Satana.

Che diremo, però, di fronte ai nostri persecutori? Non sappiamo parlare bene. Gesù risponde: “Mettetevi dunque in cuore di non premeditare come rispondere a vostra difesa, perché io vi darò una parola e una sapienza alle quali tutti i vostri avversari non potranno contrastare né contraddire” (14-15). Non vi preoccupate, non è necessario “premeditare” la vostra risposta come chi fa le prove per uno spettacolo o un discorso. Sarà lo Spirito Santo a mettere nella vostra bocca ciò che sarà convenevole per esaltare Cristo. È la promessa di Dio stesso [7]. Contate sulla sapienza che vi fornirà in quel momento lo Spirito di Cristo [8]. Lo dimostra la storia dei cristiani tutti  tutt’attraverso la storia.

Una preziosa promessa

Al termine di questo testo, troviamo due promesse che il Signore Gesù fa a quei Suoi discepoli che manifesteranno determinazione e perseveranza: “…neppure un capello del vostro capo perirà” (18), e “con la vostra costanza salverete le vostre vite” (19). Possono infatti essere facilmente equivocate: che cosa significano? “…neppure un capello del vostro capo perirà”, o “cadrà” non deve essere inteso letteralmente perché di fatto anche la profezia di Gesù indica come molti cristiani dovranno perdere la loro vita per amor Suo. Questo vuol dire senza la speciale provvidenza di Dio, non senza ricompensa, non prima del tempo dovuto. La seconda promessa: “Con la vostra perseveranza guadagnerete le anime vostre” significa: non lascerete questo mondo se non quando Dio lo riterrà opportuno (non secondo le pretese dei vostri avversari). In ogni caso questo non significa che la costanza dei martiri farà loro “guadagnare la salvezza”, perché l’insegnamento biblico è chiaro sul fatto che salvezza davanti a Dio procede dalla fede nella Sua grazia, la quale non è il risultato di ciò che noi facciamo. La perseveranza fino alla fine, dono di Dio, sarà prova della loro salvezza e risulterà nella loro certa e finale glorificazione.

Conclusione

Gesù nel discorso che abbiamo esaminato oggi, parla profeticamente del disastroso destino storico che, non molti anni dopo la Sua morte e risurrezione, avrebbe avuto Israele. Sarebbe stato accompagnato dalla parallela persecuzione degli stessi seguaci di Gesù, che così si spargono per il mondo. Non è cosa che sarebbe avvenuta “per caso”. Questo importante discorso chiama i cristiani prima di tutto alla consapevolezza storica che ogni cosa si muove secondo gli eterni propositi e il fine ultimo che Dio si è proposto dall’eternità, di che cosa vuol dire stare dalla parte di Gesù, come pure della necessità della resistenza e della perseveranza. Gli avvenimenti anche tragici della storia umana sono evidenza perenne di una vita vissuta disattendendo Dio e la Sua volontà, e quindi del Suo giudizio, non necessariamente del tempo della fine. I disastri della storia e le inevitabili persecuzioni che subiscono i fedeli, per la provvidenza di Dio, diventano, per il Suo popolo preziosa opportunità di testimonianza e sono accompagnati dalle Sue altrettanto preziose promesse. Che il Signore ci renda consapevoli del rilevante posto e funzione che personalmente occupiamo nei grandi progetti di Dio come protagonisti nel teatro della storia che avrà, per noi, per grazia di Dio, di un “lieto fine”. I personaggi principali di questa rappresentazione, non sono quelli che compaiono come tali nei libri di storia di questo mondo. Lo siamo ciascuno di noi nei “libri di storia” di Dio! Ciascuno ha la sua parte, ma, piccola o grande che sia, è importante!

Paolo Castellina, 5-11-2022 riduzione di una mia predicazione del 16-11-2013

Note

  • [1] Luca ha già riportato molto dell’insegnamento di Gesù sul futuro (Luca 12:35-48; 17:20-37). Valeva la pena di ripetere soprattutto per quanto riguardava i segni della fine e la perseveranza.
  • [2] Gesù non discute qui il Suo ritorno per la Sua chiesa, perché esso può avvenire in qualsiasi momento senza che dei segni lo precedano (1 Corinzi 15:51-5; 1 Tessalonicesi 4:13-18).
  • [3] Cfr. 19:44; Marco 14:58; Giovanni 2:19; Atti 6:14.
  • [4] Cfr. Matteo 24:2-3.
  • [5] Apocalisse 6:18.
  • [6] cfr Isaia 13:10, 13; 34:4; Geremia 30:4-7; Ezechiele 14:21; 32:7-8; Daniele 9:26-27; Amos 8:9; Aggeo 2:6; ed altri.
  • [7] cfr. Esodo 4:11, 15; Ezechiele 29:21.
  • [8] cfr. 12:11-12; Matteo 10:19-20; Marco 13:11.
  • [9] Atti 4:14;6:10; 8:3; 12:4; 21:11; 22:4; 27:1; 28:17
  • [10] Cfr. v. 16; Atti 27:34.