Domenica 19 giugno 2022 – Seconda domenica dopo Pentecoste
(Culto completo con predicazione, 55′)
Gesù “dalla parte sbagliata del lago”?
Conformità e trasgressione
Ci sono “cose che non si fanno” perché vanno contro ciò che in una data società si considerano come corrette, accettabili, rispondenti ai valori condivisi o desiderabili. Queste regole variano molto da cultura a cultura. Oggi, per esempio, si esige che si rispettino le regole del “politicamente corretto”, cioè che si faccia molta attenzione, in quel che si dice o si fa, per “non offendere la dignità” di determinate categorie di persone rispettandone “i diritti”. Qualsiasi idea o condotta in deroga più o meno aperta a tale indirizzo oggi appare quindi, per contro, politicamente scorretta, e quindi censurabile.
Nella cultura dell’antico Israele per gli ebrei tante erano le regole da rispettare, come per esempio: non si poteva parlare in pubblico con una donna oppure, per non contaminarsi, toccare una donna nel periodo delle mestruazioni, toccare del sangue, toccare un morto, entrare in casa di un non-ebreo e mettersi a tavola con lui o anche solo attraversare una zona abitata da pagani. Per sovvenire a queste situazioni era necessario sottoporsi a riti di purificazione. Molte di queste regole su ciò che è accettabile e ciò che non lo è, Gesù e i Suoi discepoli spesso le trasgredivano e le contestavano, suscitando lo scandalo e la riprovazione dei “benpensanti”, gli allineati al “pensiero corretto”. Per quanto vi sia oggi chi vorrebbe far diventare Gesù un campione del “politicamente corretto”, Egli era una persona eminentemente libera e non si assoggettava a conformismi di qualsiasi natura, se non la conformità al volere e propositi rivelati di Dio.
Un Gesù libero
Nel testo biblico di oggi Gesù deliberatamente si reca “dalla parte sbagliata” del lago di Galilea per entrare in una zona abitata da pagani. Lì affronta un uomo che era, come ci dice questo testo, sotto il controllo di spiriti maligni. Quell’uomo “posseduto” è il simbolo dell’asservimento morale e spirituale al nemico di Dio di un’intera società che si credeva libera e autonoma, ma che, ingannata, andava inesorabilmente verso la sua distruzione. Quella stessa società a cui egli apparteneva non è meno “posseduta” di lui, anche se la fenomenologia della sua possessione era diversa. Ascoltiamone il testo:
Gesù guarisce l’indemoniato di Gerasa. “Approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. Quando egli fu sceso a terra, gli venne incontro un uomo della città: era posseduto da demòni e da molto tempo non indossava vestiti, non abitava in una casa, ma stava fra le tombe. Appena vide Gesù, lanciò un grido, si inginocchiò davanti a lui e disse a gran voce: «Che c’è fra me e te, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi». Gesù, infatti, aveva comandato allo spirito immondo di uscire da quell’uomo, di cui si era impadronito da molto tempo; e, anche quando lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, spezzava i legami, e veniva trascinato via dal demonio nei deserti. Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?» Ed egli rispose: «Legione»; perché molti demòni erano entrati in lui. Ed essi lo pregavano che non comandasse loro di andare nell’abisso. C’era là un branco numeroso di porci che pascolava sul monte; e i demòni lo pregarono di permetter loro di entrare in quelli. Ed egli lo permise. demòni, usciti da quell’uomo, entrarono nei porci; e quel branco si gettò a precipizio giù nel lago e affogò. Coloro che li custodivano videro ciò che era avvenuto, se ne fuggirono e portarono la notizia in città e per la campagna. La gente uscì a vedere l’accaduto; e, venuta da Gesù, trovò l’uomo, dal quale erano usciti i demòni, che sedeva ai piedi di Gesù, vestito e sano di mente; e si impaurirono. Quelli che avevano visto, raccontarono loro come l’indemoniato era stato liberato. L’intera popolazione della regione dei Gerasèni pregò Gesù che se ne andasse via da loro; perché erano presi da grande spavento. Egli, salito sulla barca, se ne tornò indietro. L’uomo dal quale erano usciti i demòni, lo pregava di poter restare con lui, ma Gesù lo rimandò, dicendo: «Torna a casa tua, e racconta le grandi cose che Dio ha fatte per te». Ed egli se ne andò per tutta la città, proclamando tutto quello che Gesù aveva fatto per lui” Gesù “dalla parte sbagliata del lago”?
Gesù, dunque, va “dalla parte sbagliata del lago”, fra gente pagana, gente di “un’altra religione”, gente con “uno stile di vita diverso”. Che fa? Li “accetta” e “li rispetta”? Va forse a fare una bella conferenza ecumenica con loro celebrando “i valori condivisi” per promuovere “pace” e “tolleranza”? No, li sfida e combatte ciò che per lui è oggettivamente un male e, rivelando la loro soggezione a forze del male, libera uno di loro che poi ritroviamo “vestito e sano di mente”. Questo non impressiona più di quel tanto i suoi compatrioti, tant’è vero che respingono lo stesso Gesù come un “disturbatore” dello status quo.
Questo episodio rivela pure come Gesù fosse, di fatto, un “interventista”. Non se n’era stato, infatti, “buono buono” nel suo paese, coltivando la religiosità privatamente, ma “invade” campi che oggi si vorrebbero precludere al movimento cristiano in nome, magari, in nome della “neutralità” e “laicità” della società. Gesù, però, non si era lasciato impressionare da queste pretese e la Sua opera riguarda pure l’etica sociale, l‘etica politica e l’economia. Gesù “si intromette”. Egli è Signore su tutta la realtà, in ogni suo aspetto. Per lui “tutto è spirituale”, perché ha radici spirituali. La divisione fra “sacro” e “profano” conviene solo a Satana per essere lasciato in pace. Ma non sarà lasciato in pace!
Gesù trasgredisce il relativismo
“Approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea” (26). La regione dei Geraseni, a sud-est del lago di Galilea, era abitata prevalentemente da non-ebrei. L’accento di Luca cade espressamente sul fatto che Gesù si fosse recato in modo deliberato, consapevole, in un territorio pagano. La Sua è una trasgressione dell’isolazionismo degli israeliti di allora che, recandosi “all’estero”, temevano di contaminarsi. L’opera di salvezza di Gesù si estende a tutte le genti. Gesù è stato costituito dall’unico Dio, vero e vivente, il Salvatore del mondo. Gesù non considerava tutte le religioni espressioni ugualmente buone e valide di spiritualità, né considerava ogni stile di vita qualcosa di necessariamente accettabile. Se l’avesse creduto non vi si sarebbe recato per sfidarle. Gesù crede e vive valori assoluti, che esistono – checché ne dicano i relativisti. Anche oggi questo è occasione di scandalo. L’umanità, però, è una e ugualmente contaminata e rovinata da multiformi espressioni del peccato ed è chiamata a una conversione salvifica a Dio in Cristo. Il Suo regno intende estendersi in ogni dove: questo è l’eterno proposito di Dio.
Gesù trasgredisce la pretesa dell’autonomia
“Quando egli fu sceso a terra, gli venne incontro un uomo della città: era posseduto da demoni e da molto tempo non indossava vestiti, non abitava in una casa, ma stava fra le tombe” (27). La triste realtà di quella terra pagana si presenta a Gesù non appena approda. È una terra dove i demoni la fanno da padrone e nemmeno si nascondono sotto mentite spoglie. Non può essere diversamente là dove il Dio vero e vivente viene respinto. Ogni essere umano “conosce” Dio perché Egli ha lasciato tracce indelebili di Sé nella natura umana, ma la conoscenza che ha di Lui viene schiacciata e deformata.
Senza Dio l’essere umano non trova la libertà e l’autonomia che vorrebbe avere, ma si apre per essere posseduto da spiriti malvagi che lo corrompono moralmente e spiritualmente mirando alla sua distruzione. Quell’uomo posseduto aveva così perduto “ogni decenza” (“non indossava vestiti”) e il suo piacere è “la trasgressione”. Negata la famiglia e una normale abitazione, vive (se quella si può dire vita) all’insegna della morte (le tombe). La sua vita privata è ormai di senso e di prospettiva.
Il Signore Gesù “non ha rispetto” per la cultura di morte che disdegna ogni regola, le regole che Dio ha stabilito per il bene della società umana. Per quanto ami definirsi libera, la cultura umana priva di Dio si rende schiava di demoni. È ciò che Gesù intende espressamente sfidare e cambiare.
Gesù minaccia la cultura dell’autonomia
“Appena vide Gesù, lanciò un grido, si inginocchiò davanti a lui e disse a gran voce: «Che c’è fra me e te, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi»” (28). L’indemoniato di Gerasa “riconosce” subito Gesù per quello che è veramente. Gesù, infatti, non è “uno come gli altri”. La “diversità” di Gesù lo turba prima ancora che Gesù gli dica qualcosa. Per l’indemoniato, Gesù è di per sé stesso “una vista insopportabile” perché lo mette di fronte alla perversione della sua umanità e la denuncia. Comprende bene che fra lui e Gesù non c’è compatibilità. “Che c’è fra me e te?”, “Che vuoi?” “Che ho io a che fare con te?”, “Che vieni qui a fare? Lasciami in pace”. Gesù non gli ha ancora detto nulla, ma la vista stessa di Gesù gli è insopportabile perché è proprio la presenza del Dio Altissimo quella di cui vorrebbe liberarsi. Non c’è compatibilità fra l’Altissimo e gli abissi di bruttura e di perversione in cui i demoni hanno fatto sprofondare quell’uomo insieme alla società in cui vive. Non si può rimanere indifferenti di fronte a una simile umanità straziata, e Gesù agisce per liberarlo.
Gesù si oppone alle tirannie
Gesù, dunque, interviene con la forza e l’autorità irresistibile della Sua Parola per comandare a quello spirito immondo di uscire da quell’uomo del quale si era impadronito.
Scacciare gli spiriti maligni da una persona o da una società non è cosa che le risorse e le forze umane possano realizzare. In questo episodio si vede come la possessione demoniaca fosse tale da rendere quell’uomo molto forte. Quando demoni si impadroniscono di un uomo o di un’intera cultura la situazione, dal punto di vista umano, sembra insormontabile come opporsi al sistema malvagio e violento delle dittature. Ci si può, anzi, ci si deve opporre alle dittature, ma il costo da sopportare spesso è altissimo. Si tratta di combattere forze non a caso mostruose e terrificanti. Blandiscono e rimunerano i loro sostenitori ma si opporranno senza pietà contro tutti coloro che vi si oppongono resistendole. Le dittature quando riescono a impadronirsi di una società, sembrano invincibili. I loro metodi vengono non a caso definiti diabolici, di un’intelligenza diabolica. La parola di Gesù, però, è potente. Essa ha il potere di comandare agli spiriti malvagi di abbandonare le loro prede. Il popolo di Dio non deve farsi intimidire da queste forze, ma è chiamato a combatterle con la testimonianza di chi non intende sottomettersene e la preghiera, consapevoli degli inevitabili costi da affrontare. Oggi stiamo assistendo al sorgere di una nuova tirannia, quella che, negando, per esempio, la distinzione di genere nelle persone, vorrebbe sovvertire del tutto gli ordinamenti creazionali, ma ancor di più la tirannia di élite globaliste che vorrebbero tutto omogeneizzare e tutto dominare. Prima seducono con l’inganno ma sono senza pietà per chiunque vi si opponga.
Gesù costringe il nemico a rivelarsi per quello che è
“Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?» Ed egli rispose: «Legione»; perché molti demoni erano entrati in lui” (30). Gesù identifica le malvagie forze spirituali che si sono impadronite di quell’uomo. Dare un nome alle forze demoniache è il primo passo per sconfiggerle. Dobbiamo identificare chiaramente chi sia l’avversario, le sue caratteristiche, i presupposti sui quali opera. Colui che per natura è bugiardo e omicida e astutamente vuole ingannare, può ingannare solo gli sprovveduti che non hanno discernimento. Deve essere smascherato. Gesù gli chiede il nome non perché non lo sappia, ma perché le forze demoniache si rivelino per quello che veramente sono senza più nascondersi e così agire su di esse con autorità.
La risposta è “legione”, che sta a indicare mille uomini, un numero molto grande. Gli oppressori di quell’uomo sono innumerevoli e di varia natura. Ci si può chiedere come originalmente si sia aperto a loro tanto da richiamarne un numero così alto. La terra d’Israele allora era dominata da massicce forze di occupazione romane che ne si erano inserite dovunque per sfruttarne le risorse sottomettendola completamente e reprimendo duramente ogni resistenza e ribellione. L’opposizione a queste forze non è nulla di meno che una guerra. Lo stesso dev’essere oggi. Cristo e il suo movimento non si astrae dalla politica e dalle questioni sociali, non dice di essere “neutrale” rispetto alla politica. Il suo regno “non è di questo mondo” non nel senso che non se ne interessa o che “riguarda l’aldilà”, ma che i principi che lo caratterizzano sono del tutto diversi da quelli che si sono imposti in questo mondo.
Gesù ricaccia i demoni “nelle fogne” e li distrugge
“Ed essi lo pregavano che non comandasse loro di andare nell’abisso. C’era là un branco numeroso di porci che pascolava sul monte; e i demoni lo pregarono di permetter loro di entrare in quelli. Ed egli lo permise” (31-32). Il termine “abisso” indica nella Scrittura il luogo dove i morti attendono il giudizio di Dio e ospiterà anche spiriti ostili. Infatti “abisso” si riferisce al luogo dove verranno confinati il diavolo e i suoi angeli. Solo Dio può cacciare i demoni nell’abisso. È un’ulteriore indicazione che i demoni riconoscono Gesù come Dio.
I demoni appartengono “alle fogne” sporche e puzzolenti del peccato. Sono le profondità del cuore umano, generatrici di mostri, quelle in cui “sguazzano” i demoni. I demoni non amano stare in quelle profondità. Vorrebbero venirne fuori ed essere legittimati. Non è forse vero che oggi si vorrebbe legalizzare ogni sorta di perversione, non solo quelle legate alla sessualità, ma ogni sorta di anomia, tutto ciò che Dio condanna nella Sua Parola? La società che pretende di liberarsi dai vincoli morali posti da Dio è la società posseduta nella quale i demoni impazzano. I demoni vogliono “visibilità”, non vogliono rimanere nelle profondità del cuore non convertito. Chiedono allora a Gesù che “almeno” li lasci entrare nel branco dei porci, simbolo di tutte “le porcate” di cui sono capaci. I porci è quello di cui quella società fa commercio e ci guadagna. È l’industria della trasgressione di cui i demoni sono i manager e dove vi lavorano molti dipendenti guadagnandosi da vivere!
I demoni sono distruttivi. Chi lavora per essi ne ha profitto solo fino a un certo punto. Essi, di fatto, distruggono l’uomo, distruggono “i porci”, distruggono tutto ciò che toccano. Non solo la politica, ma anche l’economia può essere cosa perversa e strumento di oppressione e di morte. Gesù colpisce un’economia basata su criteri ingiusti, e questo è proprio rappresentato da quei porci. Si tratta indubbiamente di “sporchi affari” resi tali da forze demoniache e che, comunque sono destinate al fallimento, perché ciò a cui Satana mira è solo distruzione e morte, non prosperità. Difatti: “I demoni, usciti da quell’uomo, entrarono nei porci; e quel branco si gettò a precipizio giù nel lago e affogò” (33). È il fallimento ultimo della “industria” di Satana.
Gesù comanda la testimonianza
Consideriamo l’epilogo di questo racconto: “Coloro che li custodivano videro ciò che era avvenuto, se ne fuggirono e portarono la notizia in città e per la campagna. La gente uscì a vedere l’accaduto; e, venuta da Gesù, trovò l’uomo, dal quale erano usciti i demoni, che sedeva ai piedi di Gesù, vestito e sano di mente; e si impaurirono”. Quelli che avevano visto, raccontarono loro come l’indemoniato era stato liberato.
Coloro che basano la loro vita sugli “sporchi affari” approvati e promossi da potenze demoniache, si spaventano dell’attività di Dio in Gesù e, alla fine, “invitano” Gesù ad andarsene. Le loro attività commerciali non possono “certo” essere messe a rischio da Gesù, dai Suoi discepoli, dal suo movimento. Per loro è troppo inconveniente. Finché la religione non tocca la politica e se ne sta “buona buona” a pregare nei loro templi, essa può essere tollerata, ma non può essere tollerato un Gesù che metta in questione il loro modo di gestire la politica e l’economia! La religione può essere tollerata solo “in chiesa”. Che coloro a cui piace stiano lì a pregare e a sognare, ma non li vogliamo in piazza!
Quel loro concittadino che si aggirava fra le tombe e posseduto dai loro stessi demoni, poteva loro anche andare bene. Non dava fastidio più di quel tanto al loro stile di vita. Vederlo ora lì, convertito alla via di Gesù è cosa che li spaventa. Con Gesù “si corre il rischio” che altri siano convertiti, e che “l’infezione si allarghi”. e questo per loro “non potevano permetterselo”. È così che “gentilmente” essi mettono Gesù alla porta. Non c’è spazio nella loro società per una religione che non si sottometta ai loro principi, alle loro leggi, al loro stile di vita. “Se ti adatti puoi rimanere, altrimenti te ne puoi anche andare!”. Quante chiese moderne sono di fatto luoghi pieni di demoni, “sinagoghe di Satana”, asservite loro e che promuovono le politiche “illuminate” da Satana, l’ingannatore, il bugiardo e l’omicida.
La testimonianza dell’ex-indemoniato, però non può ne deve tacere. È il solo che sia libero da demoni, ma deve farsi sentire nella sua società. Egli deve far sapere che cosa Gesù gli ha fatto e perché. La sua testimonianza dovrà rimanere “la spina nel fianco” della sua società. L’uomo prega Gesù di permettergli di seguirlo. Il suo desiderio era ammirevole, ma Gesù ordina che il discepolo rimanga dov’è come testimonianza vivente alla potenza e persona di Gesù. L’uomo risponde come discepolo ubbidiente e diffonde l’Evangelo in una zona fino ad allora non raggiunta. La conversione a Cristo implica la responsabilità d’evangelizzare.
Conclusione
La società neo-pagana in cui viviamo è, di fatto, una società posseduta da una legione di demoni, e le conseguenze si vedono benissimo, anche se non sempre si manifestano in maniera macroscopica. È una società che respinge Dio e le sue leggi morali, che pretende autonomia e dove i demoni sono sempre più arditi nel pretendere legittimazione del loro “stile di vita”. Non si tratta, però, di uno “stile di vita”, ma di uno stile di morte perché si prefiggono solo la distruzione di ciò che Dio ha stabilito. Non ci riusciranno.
Il movimento cristiano in un contesto come questo deve continuare senza esserne minimamente intimidito a testimoniare che il Cristo rimane potenza di liberazione e di cambiamento, in vista del giorno in cui Egli estenderà incontrastato il Suo legittimo dominio su tutta la realtà umana. Il movimento cristiano deve essere altresì libero come il suo maestro, senza temere di essere trasgressivo. Anch’esso deve trasgredire il relativismo della “correttezza politica”, sfidare la pretesa autonomistica dell’uomo rispetto al Dio vero e vivente e continuare giustamente a esserne una minaccia. Il movimento cristiano deve continuare a opporsi e a lottare contro ogni tirannia, costringendo il nemico a rivelarsi per quello che è e, nel nome di Gesù, a ricacciare i demoni nell’abisso da dove sono provenuti negando loro ogni legittimazione, in vista della loro distruzione ultima. La testimonianza di coloro che per la grazia di Dio sono stati liberati dai demoni che li opprimevano deve continuare a farsi sentire inalterata e si farà sentire respingendo “la privatizzazione” della fede. Non il conformismo ma la trasformazione: ecco il compito del movimento cristiano, anche oggi.
Paolo Castellina, 11 giugno 2022, riduzione di una mia predicazione del 15 giugno 2016