(Culto completo con predicazione, 50′)
(Solo predicazione, 20′)
Domenica 9 Aprile 2023 – Domenica di Pasqua
Letture bibliche: Salmo 118:1-2, 14-24; Geremia 31:1-6; Colossesi 3:1-4; Giovanni 20:1-18
Nel giorno di Pasqua i cristiani di tradizione greca e russa ortodossa quando si incontrano dicono: “Χριστός ἀνέστη!” (in greco) o, in russo, “Христос Воскресе!” che significa “Cristo è risorto!”. La risposta a questo saluto è “Ἀληθῶς ἀνέστη!” (in greco) o “Воистину воскрес!” (in russo), che significa “E’ risorto veramente!”. Questo scambio di saluti è un segno di gioia e di condivisione della fede nella risurrezione di Cristo. Una formalità? Niente affatto: la risurrezione dai morti del Signore e Salvatore Gesù Cristo sta al centro del messaggio cristiano e non è solo “un simbolo”, ma, quando è preso seriamente, segna un’esperienza personale di rinnovamento e rigenerazione in Lui, l’anticipazione dei “tempi della restaurazione” di cui parlano le Sacre Scritture quando annunciano la Persona e l’opera del Cristo, “cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, tempi dei quali Dio parlò per bocca dei suoi santi profeti che sono stati fin dal principio” (Atti 3:21).
L’annuncio inerente la risurrezione del Cristo e della Sua immutata virtù trasformatrice è quanto mai importante oggi, immersi come noi tutti siamo nelle sabbie mobili della corruzione morale e spirituale che sporca singoli, società e nazioni in un’apparentemente inarrestabile trascinamento verso il basso di distruzione e morte. Tutto questo non ci impedisce, però, di essere ottimisti sulle sorti del mondo, non perché “confidiamo nell’uomo”, ma in Dio e nel Suo misericordioso piano di redenzione in Cristo.
Un appello a mirare in alto
Per questo accogliamo e diffondiamo l’appello della Parola di Dio a elevarci con Cristo e in Cristo, secondo quanto scrive l’apostolo Paolo in Colossesi 3:1-4, testo sul quale vorremmo soffermarci oggi. Ascoltiamo:
“Se dunque voi siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate l’animo alle cose di sopra, non a quelle che sono sulla terra, poiché voi moriste e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria” (Colossesi 3:1-4).
L’apostolo Paolo e il suo collaboratore Timoteo scrivono questa lettera alla comunità cristiana di Colosse (v. 1), una piccola città dell’Asia Minore (moderna Turchia). Paolo non aveva ancora mai visitato Colosse, ma aveva ricevuto rapporti da Epafra, il missionario che molto probabilmente vi aveva fondato la chiesa (1:7). In quella comunità vi erano diversi problemi da risolvere come dei falsi insegnamenti che vi circolavano e Paolo, in questa lettera, li affronta uno per uno. Prima, però, egli cerca di radicare saldamente questi cristiani nelle basi della fede – e Cristo sta al centro di questa fede. Se questi cristiani comprenderanno meglio la natura e la missione di Cristo – chi Cristo era ed è – e ciò che Cristo è venuto a fare per loro – quella comprensione avrebbe dato loro una solida base per affrontare i problemi che li affliggevano. Nel capitolo 2 (:12-13), Paolo aveva già detto ai cristiani di Colosse che erano stati in Cristo “sepolti nel battesimo” (il segno che avevano “messo a morte”, abbandonato lo stile di vita empio del paganesimo) e che erano “anche stati risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di Dio che lo ha risuscitato dai morti”. Essi erano stati “morti nei peccati e nella incirconcisione della vostra carne” e ora Dio li aveva “vivificati con lui”, avendo perdonato tutti i loro peccati. Cristo, cioè, aveva operato in loro una “circoncisione spirituale” mortificando la loro natura peccaminosa ed erano stati “risuscitati” a nuova vita affidandosi all’efficacia della grande potenza di Dio che ha risuscitato Cristo dai morti.
Cercate le cose di sopra
“Se dunque voi siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra dove Cristo è seduto alla destra di Dio” (1). Se dunque la loro esperienza di risurrezione morale e spirituale era autentica, quale doveva essere la disposizione di fondo della loro vita? Quella di chi cerca in maniera costante, persegue, desidera conoscere e fare sempre meglio proprie quelle che l’Apostolo chiama “le cose di sopra”. Esse sono le realtà spirituali e i valori del Regno di Dio, quelli incarnati dal Signore e Salvatore Gesù Cristo. Tanto questi valori sono importanti che ora Egli occupa il posto del massimo onore alla destra di Dio. I discepoli di Cristo autentici ora devono mettere necessariamente in secondo piano ogni loro preoccupazione terrena e materiale.
L’esperienza cristiana autentica dev’essere un totale coinvolgimento della nostra vita in tutto ciò che Cristo è e che le Sacre Scritture insegnano di Lui. Dev’essere una tale totale identificazione nella Sua morte tanto da poter dire che certe cose, nella nostra vita, sono ormai “morte e sepolte”. Soprattutto, che abbiamo abbracciato il Cristo in modo così stretto che con Lui, con la Sua risurrezione, siamo stati trascinati in un nuovo stile di vita dedicato a Dio e conforme a Lui. Esso è il preludio del giorno in cui, per Sua grazia e virtù, con Lui parteciperemo alla nuova creazione della quale la Sua risurrezione è primizia. Tutto questo è significato nel battesimo cristiano. Ripensare spesso al nostro battesimo ci stimola e sostiene proprio nel perseguire la realtà che rappresenta.
Nella sua lettera ai Galati, Paolo spiega questo in modo più dettagliato quando dice: “Sono stato crocifisso con Cristo, non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Galati 2:20).
Come conseguenza della loro nuova vita in Cristo, questi cristiani hanno così bisogno, per così dire, di alzare gli occhi dal fango che sta ai loro piedi verso “le stelle” sopra di loro. Abbandonano la loro preoccupazione per le cose mondane per concentrare la loro attenzione su “le cose che sono al di sopra”, dove Cristo vive e regna.
Abbiate l’animo per le cose di sopra
Non si tratta solo di perseguire i valori di Cristo, ma dobbiamo “averne l’animo”, così com’è scritto: “Abbiate l’animo alle cose di sopra, non a quelle che sono sulla terra” (2). Nel testo biblico di Colossesi 3:2, il termine tradotto in italiano con “aver l’animo”, cioè φρονεῖτε (phroneite) è un verbo greco che ha un’ampia gamma di significati correlati al pensiero, alla comprensione e all’atteggiamento mentale di fondo. In questo contesto, il verbo φρονεῖτε può essere anche tradotto come “pensate”, “concentratevi” o “prestate piena attenzione”. La forma verbale utilizzata qui è la seconda persona del plurale del presente dell’indicativo attivo, che indica un’esortazione o un comando. Paolo qui esorta i credenti a concentrarsi o prestare attenzione alle “cose di sopra” (τὰ ἄνω). Questo verbo sottolinea l’importanza proprio dell’atteggiamento mentale e delle priorità nella vita. Esso incoraggia i discepoli di Cristo a coltivare un orientamento spirituale che rifletta la loro nuova identità in Cristo. Esso esorta i credenti a dirigere i loro pensieri, l’attenzione e l’interesse verso le realtà spirituali e gli insegnamenti di Cristo, piuttosto che sulle preoccupazioni materiali o terrene. Questo ci incoraggia a mettere Dio al centro della nostra vita, vivendo in conformità con i valori del Regno e ricercando la nostra identità e la nostra sicurezza in Cristo.
Perché “piuttosto che sulle preoccupazioni materiali o terrene”? Per sottolineare l’invito di Paolo ai credenti di non concentrarsi eccessivamente su questioni legate al mondo materiale, come il possesso di beni, il desiderio di ricchezze, il potere, la fama o altre ambizioni e preoccupazioni puramente temporali e mondane. Al contrario, Paolo esorta i cristiani a rivolgere il loro pensiero e la loro attenzione agli insegnamenti di Cristo e ai valori del Regno di Dio, come l’amore, la giustizia, la misericordia e l’umiltà. Concentrarsi su tali valori e principi aiuta i discepoli di Cristo a vivere una vita in armonia con la volontà di Dio e ad avere un impatto positivo sulle persone che li circondano. Questo evidenzia la necessità di scegliere e dare priorità agli aspetti spirituali della vita, piuttosto che essere assorbiti dalle questioni temporali e materiali che possono allontanarci da Dio e dal vero scopo della nostra esistenza.
Per “le cose di sopra” o “le cose celesti” non si intende affatto una fuga dalla realtà o un “avere la testa nelle nuvole”. In questo contesto, Paolo utilizza questa frase per riferirsi agli aspetti spirituali della vita e ai valori del Regno di Dio, contrapponendoli alle preoccupazioni terrene e materiali. Questo è profondamente radicato nella visione biblica della realtà che sottolinea la radicale differenza fra i valori corrotti di questo mondo e i “valori superiori”. In questo quadro, le “cose celesti” hanno un valore superiore rispetto a quelle terrene (il fango maleodorante di questo mondo decaduto). Il concetto di “cose di sopra” è legato all’idea della presenza di Dio e della sua sovranità sul creato.
Nel contesto della lettera ai Colossesi, Paolo si rivolge a una comunità che affronta varie sfide, tra cui false dottrine e pratiche che distraggono dalla fede in Cristo. La sua esortazione a concentrarsi su “le cose di sopra” (τὰ ἄνω) è un invito a rivolgere l’attenzione alle realtà spirituali e a cercare la guida e la sapienza di Dio nel vivere la vita cristiana. Questo concetto ci incoraggia a mettere Dio al centro della nostra vita, vivendo in conformità con i valori del Regno di Dio e ricercando la nostra identità e la nostra sicurezza in Cristo.
Questo concetto rammenta il famoso verso della Divina Commedia di Dante Alighieri: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza…” dal canto XXVI dell’Inferno. Questa citazione si trova nel discorso di Virgilio a Dante, mentre osservano gli spiriti dei fraudolenti, tra cui Ulisse. Virgilio usa queste parole per esortare Dante a continuare il suo cammino verso la conoscenza e la virtù, spiegando che gli esseri umani sono stati creati per perseguire questi obiettivi più elevati, piuttosto che vivere come bestie, preoccupandosi solo delle necessità materiali e fisiche. Questo enfatizza l’importanza dell’aspirazione umana alla conoscenza e alla virtù, ma anche la necessità di mantenere l’umiltà e il rispetto per i limiti imposti dalla natura umana e dalla volontà di Dio. Virgilio, un poeta pagano, rappresentava la ragione umana e la saggezza, mentre Dante, un cristiano, è alla ricerca della verità e della redenzione. Indubbiamente questo sottolinea pure il tema dell’armonia tra la sapienza umana (le abbondanti tracce rimaste nel mondo della nostra immagine e somiglianza con Dio benché corrotta dal peccato) e la verità divina nella ricerca della virtù e della conoscenza.
Morire alle cose di quaggiù
Il versetto 3 del testo di Colossesi ribadisce questi concetti: “poiché voi moriste e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio” (3). Il significato di quel “voi moriste” è espresso dai versetti seguenti di questo capitolo: “Mettete a morte … tutto ciò che di peccaminoso e di terreno si annida in voi. Non abbiate nulla a che fare con l’immoralità sessuale, le impurità, le passioni e i desideri malvagi. Non siate avidi … Nel passato anche voi facevate queste cose … Ora però è il tempo per sbarazzarsi dell’ira, della collera, di atteggiamenti maligni, della calunnia e del linguaggio osceno. Non mentitevi gli uni gli altri: perché ormai vi siete spogliati della vecchia natura peccaminosa con tutte le sue azioni perverse. Indossate la vostra nuova natura che si va rinnovando nella misura in cui progredite nel conoscere il vostro Creatore, divenendo sempre più simili a Lui” (3:5-10 NTV).
“Voi moriste” per vivere, ma soprattutto, questo è pure importante rilevarlo, “la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio”. Questo significa che la loro vita è unita a quella di Cristo e che essa si trova al sicuro con lui in Dio. In altre parole, la vita cristiana non è solo un insieme di comportamenti esteriori, ma è una realtà spirituale interiore, che ha la sua fonte e la sua sicurezza in Cristo e in Dio. La vita cristiana è quindi “una vita nascosta”, che non può essere pienamente compresa o apprezzata da osservatori esterni, ma è conosciuta solo da coloro che sono uniti a Cristo per fede.
Questa “realtà nascosta” sarà però un giorno pienamente rivelata: “Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria” (4). La risurrezione di Cristo dai morti significa, per ogni autentico discepolo di Cristo una vita rinnovata da Lui che un giorno avrà pieno e glorioso compimento. Come dice il libro dell’Apocalisse: “Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui. Sì, Amen” (Apocalisse 1:7).
Aspettiamo quel giorno, dunque, da protagonisti. Per questo diciamo con convinzione: “Cristo è risorto!”, a cui si risponde: “E’ risorto veramente!”.
Paolo Castellina, 31-3-2023.
Per riflettere ulteriormente sul testo
Colossesi 3:1-4 è un passo del Nuovo Testamento, contenuto nella lettera di Paolo ai Colossesi. In questo testo, Paolo esorta i credenti a focalizzarsi su ciò che è spirituale e celeste, piuttosto che sulle cose terrene e temporali. Il messaggio centrale di questo passo è l’importanza di cercare e mantenere la propria identità in Cristo, vivendo una vita in armonia con i valori e gli insegnamenti cristiani. L’applicazione di Colossesi 3:1-4 nella vita quotidiana consiste nel ricercare una relazione sempre più profonda con Cristo e nel concentrarsi sui valori e sugli insegnamenti spirituali piuttosto che sulle cose terrene. Questo passo ci incoraggia a vivere una vita guidata dallo Spirito Santo, mettendo in pratica amore, perdono e umiltà, in modo da riflettere l’immagine di Cristo nelle nostre interazioni quotidiane. Inoltre, ci ricorda che la nostra speranza e la nostra identità sono saldamente radicate in Gesù, il che ci fornisce una prospettiva eterna e celeste nelle sfide della vita.
Ecco una lista di 10 domande che possono essere utilizzate per incoraggiarvi ad approfondire e applicare i concetti del testo biblico di Colossesi 3:1-4:
- Qual è la differenza tra “cercare le cose di sopra” e “cercare le cose della terra”?
- Come possiamo “mortificare” le nostre passioni terrene e vivere una vita centrata su Dio?
- Quali sono le “cose” che dobbiamo “mettere a morte” secondo il testo?
- Quali sono le “cose” che dobbiamo “mettere fuori” secondo il testo?
- Qual è il significato di “rivestirsi del nuovo uomo” e come possiamo farlo nella nostra vita quotidiana?
- Come possiamo sviluppare una mentalità orientata al cielo, invece di essere concentrati solo sulle cose del mondo?
- Che cosa implica sapere di essere “nascosti con Cristo in Dio”?
- Qual è il rapporto tra la nostra vita terrena e la nostra vita eterna con Dio?
- Come possiamo “cercare” le cose di sopra, come viene descritto nel testo?
- Quali sono i vantaggi di concentrarsi sulle cose di sopra, anziché limitarci alle cose terrene?