Domenica 26 Marzo 2023 – Quinta domenica di Quaresima
Ezechiele 37:1-14; Romani 8:6-11; Giovanni 11:1-45; Salmo 130
(Culto completo con predicazione, 60′)
(Solo predicazione, 30′)
È una questione di mentalità
“È una questione di mentalità”, si dice oggi nel campo dell’innovazione e del successo commerciale. Per quello, infatti, si tratta della capacità di “uscire fuori dagli schemi” ai quali siamo abituati per provare nuove iniziative.
È vero, cambiare il modo di pensare può portare a risultati significativi in molti ambiti della vita. Qual è la vostra mentalità? Che cosa la contraddistingue? Qual è l’orientamento di fondo della vostra vita, la principale disposizione della vostra mente, del vostro animo? Quali pensieri prevalenti vi caratterizzano? A che cosa generalmente rivolgete la vostra attenzione nella vita? Quale disposizione o prospettiva mentale vi caratterizza? E’ importante considerarlo criticamente.
L’apostolo Paolo, nel testo biblico che consideriamo oggi, distingue due categorie di mentalità. Esse sono distinte e contrapposte. Egli rileva come esse comportino, davanti a Dio, precise conseguenze: positive o negative – perché hanno rilevanti implicazioni. La mentalità, il modo di pensare, è il modo di considerare le cose, di reagire, di ragionare, di intendere la realtà dei fatti e le relazioni con il prossimo – quella che è caratteristica di una persona.
Consideriamo il testo di Romani 8:6-11. Esso si esprime con termini che probabilmente non vi sono famigliari, ma sarà necessario spiegarli.
“Perché ciò a cui la carne ha l’animo è morte, ma ciò a cui lo Spirito ha l’animo è vita e pace, poiché ciò a cui la carne ha l’animo è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo; e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se davvero lo Spirito di Dio abita in voi ma, se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di lui. Ma se Cristo è in voi, benché il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito è vita a motivo della giustificazione. Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Romani 8:6-11).
Due mentalità contrapposte
L’apostolo parla qui di due tipi di mentalità: la prima la chiama “carnale”. La seconda “spirituale”. Abituiamoci a questa particolare terminologia.
La “mente della carne” o “l’atteggiamento carnale”, si riferisce a un orientamento del proprio animo focalizzato su desideri e interessi mondani, come il potere, il successo, il piacere e il guadagno fine a sé stesso. Potreste magari avere pure “interessi religiosi”, ed essere anche cristiani professanti, ma è importante verificare se quella tendenza prevale in voi.
Questa mentalità, la Scrittura la considera “peccaminosa” perché va contro ai principi che Dio ha stabilito per il bene delle creature umane. Si tratta di una mentalità che non va assolutamente a nostro vantaggio, anche se potrebbe sembrarci sulle prime il contrario. Le inclinazioni peccaminose possono includere l’egoismo, l’orgoglio, la gelosia, l’ira, la lussuria e altri comportamenti che, di fatto, danneggiano noi stessi, gli altri e il nostro rapporto con Dio. È una mentalità materialista ed egocentrica, venale, cioè che agisce solo sulla base del lucro, del “guadagno” che può trarne. Non si tratta, però, solo di quello.
La seconda mentalità la Scrittura la chiama “mente dello Spirito” o “l’atteggiamento spirituale”. Esso rappresenta un orientamento rivolto a compiacere Dio, a vivere volentieri in conformità alla sua volontà rivelata seguendo la guida fornita dello Spirito Santo. Questo ha dei frutti: “Il frutto dello Spirito, invece, è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5:22).
La “mentalità carnale” ripaga, dice l’Apostolo, con “la morte”. Qui si intende principalmente morte spirituale. La morte spirituale è l’inevitabile risultato dell’intrattenere una tale mentalità, ed è la separazione da Dio, fonte di vita; una mancanza di comunione con Lui a causa del peccato che diventa forza dominante. Questa separazione può manifestarsi come alienazione da Dio, perdita di pace interiore, e infine, l’esclusione dalla vita durevole nella presenza di Dio. La “mente della carne” è focalizzata sui desideri, interessi e ambizioni terreni che sono in contrasto con gli insegnamenti e la volontà di Dio. Quando una persona si concentra esclusivamente su questi desideri mondani, si allontana da Dio e dalle Sue leggi, ponendo l’attenzione su sé stessa e sugli aspetti temporali della vita. Tale mentalità impedisce lo sviluppo morale e spirituale della nostra umanità e, di fatto, ci degrada. Il concetto di morte in Romani 8:6, dunque, non si riferisce solo alla morte fisica, ma anche alle conseguenze spirituali che derivano dall’allontanamento da Dio. La “mente dello Spirito”, al contrario, porta alla vita e alla pace, poiché è centrata sull’amore per Dio, sulla Sua guida e sull’osservanza dei Suoi insegnamenti. Seguire lo Spirito permette ai credenti di sperimentare una profonda connessione con Dio, di avere una vita significativa che gode di pace interiore e, alla fine, scaturisce in quella che la Scrittura chiama la vita eterna alla Sua presenza.
La tragica condizione della mente carnale
Ecco così che l’Apostolo approfondisce quale sia la tragica condizione di coloro che coltivano una “mentalità carnale”. La spiega in questo modo, dice: “… poiché ciò a cui la carne ha l’animo è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo” (7).
La ragione per la quale la “mentalità carnale” porta alla morte è fondamentalmente la sua presunzione, nella persona non rigenerata la sua radicale inimicizia verso Dio, quella che fa parte della natura decaduta dell’uomo naturale. Si oppone all’essere di Dio, mette in dubbio la sua onniscienza, mette in discussione la sua giustizia e fedeltà, disprezza la sua bontà e la sua grazia e misericordia. Essa trova difetti nei decreti e nei propositi di Dio, risente dell’espressione della sua provvidenza e se ne manifesta ingrata. Questo disprezzo giunge fino a ridere dell’Evangelo e delle dottrine della grazia. Questa ostilità è universale e radicata profondamente nella mente, e non può essere riconciliata senza un intervento diretto e potente della grazia di Dio. Questa mentalità si manifesta come estraneamento da Dio, amicizia con il mondo empio e si compiace di vivere sotto il governo del peccato e di Satana. La mentalità carnale carnale è “antinomica”, rifiuta cioè di sottomettersi alla legge rivelata di Dio. Potrebbe volerlo fare “in teoria”, ma in pratica è lontana dalla legge di Dio, la odia e la disprezza, la contraddice in ogni istanza, la vanifica. Senza la grazia rigenerante, la mentalità carnale non si assoggetta alla legge di Dio perché il peccato ha un effetto paralizzante. Anche se teoricamente potrebbe volerlo, è priva di forza per obbedire alla legge di Dio. La necessità del potere onnipotente e della grazia efficace nella conversione è qui evidente. Ecco perché l’esperienza della vera conversione a Dio è essenziale. L’opera di Cristo è quella di liberarsi dall’assoggettamento alle dinamiche mortali del peccato e dell’abilitarci a una volenterosa e fiduciosa conformità alla legge di Dio. Si, la natura peccaminosa della persona irrigenerata è sempre ostile a Dio. Non ha mai obbedito alle leggi di Dio e mai lo farà.
Una cosa, però, è chiara. Come dice l’Apostolo“quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio” (8) quand’anche facessero mostra di essere persone religiose ed “evangelicamente ortodosse”. Il loro atteggiamento di fondo, il loro cuore è di fatto lontano da Dio. Sono alienati dalla sua vita, privi di grazia e in particolare di una fede operante, senza la quale è impossibile piacergli. Si compiacciono dell’impurità e immoralità e la giustificano. Quindi, mentre sono in tale condizione, non godono di Lui o non hanno comunione con Lui. E’ per questo motivo che egli invia il Suo Spirito a operare in loro ciò che è gli gradito. Le persone non spiritualmente rigenerate non hanno inclinazione per tutto questo. Essendo in condizione di sostanziale inimicizia contro di Lui si trovano in questo dilemma: se fossero inclini, non saprebbero come fare; né potrebbero avvicinarsi a Dio per trattare con Lui i termini della pace; né possono fare ciò che può procurare loro pace con Dio. Cristo è l’unica persona che possa operare in loro riconciliazione con Dio, che possa vincere l’impotenza delle “persone naturali” di fare qualsiasi cosa che sia gradita agli occhi di Dio. Ci sono molte cose che piacciono a Dio, come la preghiera, la lode, la beneficenza, l’osservanza dei suoi comandamenti e camminare nelle sue vie; ma le persone non rigenerate spiritualmente non possono farlo in modo accettabile a Dio; perché sono di fatto privi del suo Spirito, senza Cristo, senza fede autentica. In tutto ciò che fanno non tendono alla gloria di Dio: non hanno né la grazia, né la forza, né i principi giusti, né i fini giusti.
La mente spirituale è diversa
Parliamo dunque della “mentalità carnale” della persona che non è stata spiritualmente rigenerata dalla grazia di Dio in Gesù Cristo e della “mentalità prevalente” in persone che ammetterebbero di essere pure, in qualche modo religiose, ma al versetto 9 l’Apostolo “taglia corto” in modo deciso e, rivolgendosi ai cristiani di Roma, dice: “Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se davvero lo Spirito di Dio abita in voi ma, se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di lui” (9). Egli afferma che i credenti in Cristo non sono più “nella carne”. La loro mentalità è stata trasformata, sono “nello Spirito”, cioè hanno assunto una prospettiva spirituale. Questo dipende dal fatto che lo Spirito di Dio abita in loro. Questo non in maniera astratta o superficiale: Dio opera in loro mediante il Suo spirito e questo lo si può verificare perché è uno spirito di illuminazione, rigenerazione, santificazione, consolazione, adozione, intercessione. Questo “abitare” dello Spirito in loro non dipende dalla loro bontà o preparazione, ma è dovuto al fatto che si sono relazionati significativamente con Lui. Questo è possibile grazie alla sua ascensione, alla sua intercessione per loro e all’amore che Dio Padre ha loro manifestato in Cristo. Chi non ha lo Spirito di Cristo operante visibilmente in sé stesso, non appartiene a lui – non importa che cosa dica di essere e di fare. Non si tratta solo di partecipare ai Suoi doni, ma di averlo fatto veramente proprio, di avere comunione con Lui. Chi non ha lo Spirito non può rivendicare alcun diritto su Cristo, né ha comunione con Lui o godimento di Lui.
Poi l’Apostolo aggiunge: “Ma se Cristo è in voi, benché il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito è vita a motivo della giustificazione” (10). Il versetto insegna che se Cristo vive in te, nonostante il tuo corpo sia mortale e soggetto alla morte a causa del peccato, lo Spirito Santo, che è presente in te grazie alla tua giustificazione operata da Cristo, ti dà vita e speranza per la resurrezione. In altre parole, il tuo corpo fisico è destinato a morire a causa del peccato, ma il tuo spirito è vivificato e rinnovato dalla presenza dello Spirito Santo in te. La giustificazione operata per te in Cristo ti dà la speranza di una vita eterna con Dio, anche dopo la morte fisica del tuo corpo. Essendo il tuo spirito strettamente legato a quello di Dio, puoi avere la certezza che la tua identità ultima, la tua anima non perirà con il tuo corpo. Pensate alle implicazioni di tutto questo: l’orientamento spirituale della vostra attuale vita è garanzia e promessa della permanenza in Dio della nostra persona anche al di là dei limiti dell’attuale nostra materialità!
Il presente ed il futuro della mente spirituale
L’ultimo versetto del nostro testo conferma proprio questo punto: “Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (11). Questo significa che, se abbiamo affidato la nostra vita a Gesù Cristo e lo Spirito di Dio vive in noi, avendoci rigenerati, alla fine risorgeremo anche noi come Cristo è risorto dai morti. Il nostro corpo, che è soggetto alla morte a causa del peccato, sarà trasformato in un corpo incorruttibile e immortale. Questo magnifico versetto parla della speranza della resurrezione dei nostri corpi attraverso il potere dello Spirito Santo di Dio che ci è stato concesso abitare in noi.
E’ dunque importante l’orientamento di fondo della nostra vita, la nostra mentalità? Assolutamente sì: a certe condizioni essa può ostacolare e impedire il successo di tante nostre imprese nella nostra vita personale, famigliare, sociale e professionale, oppure promuoverla. Dobbiamo avere la giusta impostazione mentale, essere aperti al cambiamento ed all’innovazione (nei limiti, beninteso, di ciò che è buono e giusto davanti a Dio). Ancora più importante è abbandonare la nostra “mentalità di fondo”, la disposizione mentale materialista (più o meno dominante in noi quand’anche ci professassimo cristiani) per assumere, per grazia di Dio, quella spirituale, conforme a quella del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Quale di queste è quella più “eternamente produttiva”? Indubbiamente “è questione di vita o di morte”. Va da sé che questo ci chiama ad esaminare accuratamente noi stessi e giungere al ravvedimento. Che Dio ci dia di realizzarlo pienamente.
Paolo Castellina, 18 marzo 2023
Testo, sommario e domande per la discussione
“Perché ciò a cui la carne ha l’animo è morte, ma ciò a cui lo Spirito ha l’animo è vita e pace, poiché ciò a cui la carne ha l’animo è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo; e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se davvero lo Spirito di Dio abita in voi ma, se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di lui. Ma se Cristo è in voi, benché il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito è vita a motivo della giustificazione. Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Romani 8:6-11).
Il passo di Romani 8:6-11 si concentra sulla distinzione tra la mentalità carnale e quella spirituale, e il ruolo dello Spirito Santo nella vita del credente. In questo brano, l’apostolo Paolo spiega che la mentalità carnale porta alla morte spirituale, mentre la mentalità spirituale porta alla vita e alla pace. Viene sottolineato che la presenza dello Spirito Santo nel credente è ciò che lo rende parte della famiglia di Dio e gli dà la vita eterna.
- Qual è la differenza tra la mentalità carnale e quella spirituale, secondo Paolo?
- Quali sono alcuni esempi concreti di mentalità carnale e spirituale nella nostra vita quotidiana?
- Come può un credente passare da una mentalità carnale a una mentalità spirituale?
- Qual è il ruolo dello Spirito Santo nella vita del credente, secondo questo brano?
- Come può la presenza dello Spirito Santo influenzare le scelte e le azioni di un credente nella vita di tutti i giorni?
- In che modo lo Spirito Santo ci aiuta a sperimentare la vita e la pace?
- Secondo il passo, qual è il segno che una persona appartiene a Cristo e fa parte della famiglia di Dio?
- In che modo la risurrezione di Gesù è legata alla vita eterna e alla presenza dello Spirito Santo nel credente?
- Come possiamo incoraggiarci a vicenda a vivere con una mentalità spirituale e a rimanere sensibili alla guida dello Spirito Santo?
- Quali sono alcune sfide che i credenti possono incontrare nel cercare di vivere con una mentalità spirituale e come possono superarle?