Può sembrare molto lodevole e cristiano per le chiese liberal (valdesi e affini) schierarsi in difesa di quelle che si percepiscono essere le “vittime” sempre nuove della società, i loro diritti che appaiono violati, promuovere la causa della “giustizia sociale” e essere “contro le discriminazioni”. Tutto questo diventa di fatto l’unica “azione” della chiesa e spesso solo questo viene identificato come Evangelo. Tutto il resto del messaggio biblico nella migliore delle ipotesi diventa un “contorno” culturale da assoggettarsi a quell’interesse principale. Ne consegue un cristianesimo detto “attuale”, “aggiornato”, “riveduto e corretto” rispetto a quella che per secoli è stata l’ortodossia cristiana.
Di fatto, quest’approccio – condiviso in larga misura dai “progressisti” della sinistra politica, vale a dire (secondo i tipici slogan) “stare dalla parte di”, “stare dalla parte degli ultimi”, cercare “la vittima” – corrisponde ad una precisa ideologia che ben poco ha a che fare (anche se può in qualche modo somigliarvi) con la concezione biblica del mondo e della vita. Essa trova le sue radici nella perversa “teoria critica”, che sorge dagli intellettuali neo-marxisti della “Scuola di Francoforte”.
Si veda per esempio “le vittime” di cui si fanno, via via, paladini: (in “ordine storico”): classe operaia (operaismo, sindacalismo, anti-capitalismo), ambiente (ambientalismo), guerra e pace (antimilitarismo, pacifismo), donne (femminismo), omosessuali (LGBT+, ideologia gender), nomadi, carcerati, migranti, africani (ideologia gender, “black lives matter”, antirazzismo) mondialismo (omogeneizzazione, movimento “no border”, nessuna frontiera), islamici “oppressi” (palestinisti, anti-sionismo), ecc.
Questo e altre cose simili stanno nella tipica agenda di queste chiese (temi che persino leader religiosi come l’attuale Papa alla ricerca di consenso, stanno cavalcando).Un’analisi di queste ideologie e della loro origine, la fanno i seguenti articoli: