Dio sta per compiere il Suo globale resettaggio (Genesi 6:8-9)?

Domenica 14 Luglio 2024, settima dopo quella detta della Trinità

(Culto completo con predicazione, 1 03′ 23″)

(Solo predicazione, 33′ 05″)

Globalizzazione

Un tempo erano certi stati e i loro sovrani dalle smisurate ambizioni a creare imperi, vale a dire ad imporre il loro predominio, diretto o indiretto, su altre nazioni, mediante conquista militare, annessioni territoriali, sfruttamento economico ed egemonia politica e culturale. Oggi sono sempre meno gli stati a creare imperi, ma lo fanno società commerciali private, le cosiddette “multinazionali”, le quali diventano così ricche, potenti e smisurate tanto da diffondersi ed imporsi in tutto il mondo per acquisire profitti e potere sempre più grandi. Cercando di “mettere le mani” dovunque possano ed in ogni campo, hanno sempre meno scrupoli di ordine etico e morale e, in forza della loro superiorità economica e schiacciando ogni concorrente che non riescono ad assorbire, condizionano e determinano, attraverso corruzione e ricatti, la politica stessa degli stati, stati che così sempre di più perdono sovranità sui loro territori e popolazione.

Tutto questo è espressione della moderna globalizzazione [1] che amplifica, generalizza e, appunto “globalizza” che cosa? Non tanto il vantato progresso e prosperità (che rimane comunque un vantaggio, per quanto effimero, di pochi) ma il peggio della malizia umana, assumendola a “sistema”. Viene cioè sempre di più globalizzato ciò che Gesù rilevava nel cuore dell’essere umano quando diceva: “…perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l’uomo” (Marco 7:21-23). Se è vero com’è vero che tutto questo “contamina l’uomo”, che accade, infatti, quando questi “germi patogeni” [2] di carattere morale e spirituale assurgono a sistema globale? Essi pongono le basi, sono i presupposti, della distruzione di intere nazioni, e perfino, un giorno, di gran parte dell’umanità. Come? Tramite guerre mondiali, appunto globali, combattute con armi sempre più potenti e micidiali, “fuoco dal cielo”.  Ricordate che dice l’apostolo Giacomo? Scrive: “Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioni che si agitano nelle vostre membra? Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi contendete e guerreggiate” (Giacomo 4:1-2).

Si tratta di disastri che – notiamolo bene – non solo sono causati da smodata avidità umana, ma che pure sono espressione del giudizio di Dio sulle malefatte collettive di società e nazioni guidate da manager, governanti e da chi li appoggia compiacente. Il peccato, infatti, ha una dimensione non solo individuale, ma pure sistemica. Dio non solo condanna il singolo peccatore inconvertito, ma sono pure le nazioni nel loro insieme a finire …nell’inferno che esse si sono ben meritato.

Al profeta Giona, per esempio, Dio comanda: “Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me” (Giona 1:2). Ed è il re di Ninive, non solo i suoi abitanti, che, come capo di quella nazione, si ravvede dai loro peccati collettivi: “Essendo giunta la notizia al re di Ninive, questi si alzò dal trono, si tolse il mantello di dosso, si coprì con un sacco e si mise seduto sulla cenere” come segno di ravvedimento, esclamando poi: “Forse Dio si ricrederà, si pentirà e spegnerà la sua ira ardente, così che noi non periamo” (Giona 3:6,9). Ninive e i suoi governanti, di fronte alla predicazione profetica, si ravvedono e sono risparmiati, ma la maggior parte dei manager e dei governanti iniqui non lo fanno – e ne pagano le inevitabili conseguenze.

Cicli storici

Così come autorevolmente ci racconta la Bibbia, questi disastri globali non solo sono riservati ad un futuro che oggi sembra prossimo. Questa distruzione di nazioni, anzi, di gran parte del genere umano e della natura, è già avvenuta una volta in un lontano passato! Essa ha coinciso con quanto ci è raccontato nella Bibbia sul diluvio universale a partire dal sesto capitolo del libro della Genesi. Sono solo coloro ai quali Dio si compiace di concedere la Sua grazia, pochi eletti, (rappresentati da Noè e dalla sua famiglia) che ne sopravvivono e diventano così il nucleo di un’umanità ricostituita, rinnovata.

Indubbiamente ci troviamo qui di fronte ad una sorta di pulizia generale che si ripete come cicli storici, ad una globale distruzione seguita da una successiva misericordiosa rinascita. Infatti, dice il libro della Genesi, “… quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra”, la situazione era giunta a questo livello:  “… e l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra, e che tutti i disegni del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo” (Genesi 6:5), come pure: “Ora la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era piena di violenza. Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta, poiché ogni carne aveva corrotto la sua via sulla terra” (6:11-12). Qual’è la conseguenza e sentenza di Dio di fronte a questa situazione? Dice: “Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta; poiché la terra è piena di violenza a causa degli uomini” (6:13). Notatelo bene: di fronte alla globalizzazione della malvagità, alla globalizzazione della corruzione, alla globalizzazione della violenza, vi è la globalizzazione del giudizio di Dio – e non è cosa da poco. La giustizia di Dio non fa sconti di pena con chi non si ravvede.

Qualcuno, però – notatelo pure altrettanto bene – qualcuno mantiene la sua individualità, la sua unicità, la sua particolarità. Qualcuno non si conforma “all’andazzo di questo mondo”. Qualcuno è differente e fa differenza e si salva! È appunto Noè con la sua famiglia, com’è scritto: “Noè trovò grazia agli occhi dell’Eterno” (6:8), e poi: “Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio” (6:9). Noè e la sua famiglia sopravvive in un mondo corrotto, ubbidisce a Dio, nonostante tutto e tutti, e diventa il nucleo di una nuova umanità. Si tratta di una potente prefigurazione questa che, con il giudizio di Dio su un’umanità degradata, ci è di grande insegnamento. In che modo Noè e la sua famiglia si salvano dal disastro?

Il testo biblico

Esaminiamo tutto questo da vicino, per quanto sommariamente. Ascoltiamone bene il testo da cui abbiamo già ripreso alcune frasi.

“(5) E l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra, e che tutti i disegni del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo. (6) E l’Eterno si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo. (7) E l’Eterno disse: “Io sterminerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti”. (8) Ma Noè trovò grazia agli occhi dell’Eterno. (9) Questa è la discendenza di Noè. Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio. (10) E Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. (11) Ora la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era piena di violenza. (12) Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta, poiché ogni carne aveva corrotto la sua via sulla terra. (13) E Dio disse a Noè: “Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta; poiché la terra è piena di violenza a causa degli uomini; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra. (14) Fatti un’arca di legno di gofer (…)” (Genesi 6:5-14).

Oltre a quello che già abbiamo osservato, oggi ci concentriamo solo sui versetti 8 e 9 che dicono: “Ma Noè trovò grazia agli occhi dell’Eterno. (…) Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio”. Oggi non ci occuperemo delle questioni riguardanti l’entità del diluvio, dell’arca in quanto tale o degli animali in essa ospitati. Potremo farlo in altra occasione: quello che ci deve interessare ora è ciò che Dio ci vuole comunicare attraverso il particolare testo indicato, il messaggio contenuto nelle espressioni che Egli ha ispirato ai suoi autori.

La grazia di Dio con Noè

In primo luogo, il versetto 8 inizia con “Ma…”. È una congiunzione coordinativa avversativa intesa ad esprimere contrapposizione, contrasto, rispetto a quel che precede. L’umanità primordiale è condannata perché corrotta e piena di violenza, e questo ad un livello per Dio non più tollerabile. Dio, così, ne decreta la fine – …ma, …tuttavia, …però: “Noè trovò grazia agli occhi dell’Eterno”. Dio condanna il genere umano, ma si compiace di Noè, gli è propizio, lo favorisce.

L’espressione ebraica “trovare favore, o grazia, agli occhi di…” è idiomatica e significa “essere oggetto dell’indole o dell’azione favorevole da parte di qualcuno”, “essere destinatario del favore, della gentilezza, della misericordia di un altro”. Per quanto questa disposizione favorevole fra le persone sia spesso guadagnata e arrivi come risposta ad un’azione o condizione [3], la grazia che Dio si compiace di elargire è sempre immeritata. Infatti, come dice l’apostolo Paolo: “… se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia” (Romani 11:6). Nel suo commentario alla Genesi, Giovanni Calvino al riguardo dice: “… certi uomini ignoranti deducono con futile sottigliezza che se gli uomini trovano grazia agli occhi di Dio, è perché la cercano con la propria industriosità e i propri meriti. Riconosco, in effetti, che qui si dichiara che Noè era stato accetto a Dio, perché, vivendo rettamente e umilmente, si era mantenuto puro dalle comuni contaminazioni mondane. Da dove, tuttavia, Noè aveva ottenuto questa integrità, se non dalla grazia preventiva di Dio? L’inizio, quindi, di questo favore era stata la misericordia gratuita di Dio. In seguito, il Signore, dopo averlo abbracciato una volta, lo trattiene sotto la sua mano, perché non perisca insieme al resto del mondo” (Calvino, Commentario alla Genesi).

Sì, Dio è giusto e il mondo empio deve essere condannato. Dio, però, è anche misericordioso. Per questo provvede all’umanità con Noè e la sua famiglia un nuovo inizio, un riscatto, una rinascita dopo la catastrofe. Noè è reso diverso dal resto dell’umanità empia perché Dio gli dà, eccezionalmente, un carattere diverso. Noè è simile al personaggio biblico di Giobbe: “L’Eterno disse a Satana: ‘Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male’” (Giobbe 1:8). Noè è pure una prefigurazione del Cristo, del “Nuovo Adamo” seme di un’umanità rigenerata e rinnovata in Lui.

A Noè si riferisce infatti il Nuovo Testamento, quando dice: “Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore, preparò un’arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede” (Ebrei 11:7). La fede operante è dono di Dio. Noè e la sua famiglia sono salvati, come molti altri santi dell’Antico Testamento, si potrebbe anche dire, in maniera prospettica, nella fede nel futuro sacrificio redentore di Cristo. In effetti, che ci piaccia oppure no, la grazia è quella che Dio sovranamente concede ad un numero limitato di eletti, com’è scritto: “…quando la pazienza di Dio aspettava, ai giorni di Noè, mentre si preparava l’arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l’acqua” (1 Pietro 3:20).

L’integrità morale di Noè

Il versetto 9 dice poi: “Questa è la discendenza di Noè. Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio”. Questo si può meglio tradurre letteralmente: “Noè era un uomo pio, irreprensibile nelle sue generazioni”. Le “sue” generazioni è il tempo in cui era vissuto suo padre, quella sua e poi quella dei suoi figli”, in altre parole, le generazioni a lui contemporanee. “In quei tempi” Noè e la sua famiglia vivevano in maniera giusta, cioè secondo i criteri di giustizia rivelati da Dio e “integro”, cioè con una costante coerenza ad essi. Noè non era perfetto (ne abbiamo pure alcune evidenze nel racconto) ma il suo cuore era in comunione con Dio, Lo amava, Lo rispettava, intendeva vivere come a Dio piace ed ha rivelato.

Matthew Henry, nel XVII secolo, scrive nel suo commentario abbreviato: “Noè non ebbe simpatia tra gli uomini: essi lo odiavano e lo perseguivano poiché, sia a causa della sua vita che della sua predicazione, egli rappresentava una continua condanna per il mondo. (…)  Che questo possa essere il nostro desiderio principale e cioè operare in modo da essere accettati da Lui. Mentre il resto del mondo diventò malvagio, Noè tenne ferma la sua integrità. Il buon volere di Dio nei confronti di Noè aveva prodotto questa buona opera in lui: Egli era un uomo veramente giusto, giustificato prima da Dio per la fede nella discendenza promessa. Perciò fu reso santo e visse con principi giusti: era giusto nel parlare, non era solo onesto, ma devoto ed era sua costante preoccupazione fare la volontà di Dio. (…). È facile essere religiosi quando la religione segue i dettami del mondo, ma la profonda fede e la vera decisione si vedono quando si nuota controcorrente e ci si schiera dalla parte di Dio quando tutti gli altri non lo fanno e Noè fece proprio questo. (…). Il peccato riempiva la terra di violenza e questo giustificò pienamente la decisione di Dio nel volere distruggere il mondo. Il contagio si estese. Quando la malvagità diventa generale, la rovina non è lontana e fintantoché c’è ancora un gruppetto di persone che pregano in una nazione, il giudizio di Dio può ancora rimanere sospeso a lungo, ma quando tutti operano per allontanarsi dal Signore e per peccare e nessuno tenta di riparare la rottura, che ci si può attendere se non un diluvio di ira divina?”.

Il Riformatore Giovanni Calvino pure osserva nel suo commentario alla Genesi: “La frase ‘nelle sue generazioni’ è enfatica. (…) nulla fu più corrotto di quell’epoca. Fu quindi un notevole esempio di costanza il fatto che Noè, circondato da ogni parte dalla sporcizia dell’iniquità, non avesse quindi contratto alcun contagio. Sappiamo quanto è grande la forza del costume, tanto che nulla è più difficile che vivere tra i malvagi, ed evitare di lasciarsi trascinare dai loro cattivi esempi. (…) Come, tuttavia, qui viene lodata la singolare virtù di Noè; ricordiamoci quindi che ci è stato detto cosa dobbiamo fare, anche se il mondo intero corresse verso la propria distruzione. Se oggi la morale degli uomini è così viziata e tutto il modo di vivere così confuso, quella probità è diventata rarissima; ancora più vile e terribile fu la confusione ai tempi di Noè, quando non aveva nemmeno un compagno nell’adorazione di Dio e nella ricerca della santità. (…) Non ci è lasciata qui alcuna scusa, a meno che, con uguale fortezza d’animo, non perseguiamo una giusta via attraverso innumerevoli ostacoli del vizio. (…) Quanto strenuo e invincibile combattente fu Noè, che, attraverso tante epoche, era rimasto inalterato. Inoltre, il modo di coltivare la giustizia da lui adottato è spiegato nel contesto; cioè che aveva ‘camminato con Dio’ (…). Quando la corruzione dei costumi era così grande sulla terra, se Noè avesse badato di conformarsi alla società del suo tempo sarebbe stato gettato in un labirinto profondo. Vede, quindi, questo come il suo unico rimedio; cioè trascurare gli uomini, per fissare tutti i suoi pensieri in Dio e farne unico arbitro della sua vita. (…) [Il testo] menziona ancora i suoi tre figli, per mostrare che, nel più grande dolore dal quale era quasi consumato, poteva ancora avere una discendenza, affinché Dio potesse avere per sé un piccolo resto di seme” (Giovanni Calvino, Commentario a Genesi).

Conclusione

Per concludere, io non propongo alcuna speculazione apocalittica sul futuro che ci sta davanti. So che la giustizia di Dio è “cosa seria” da giammai “prendere sotto gamba”, come si dice, o minimizzare. So però anche che la grazia e la misericordia di Dio in Gesù Cristo è altrettanto vera e che Lui, il Cristo, così com’è annunciato e spiegato dalle Sacre Scritture, è l’unica “arca di salvezza” a nostra disposizione. Quella è l’unica certezza nell’incertezza della mia vita sia personale che globale. Qualunque cosa il domani mi riservi in questo mondo, a Lui mi affido, a Lui voglio essere fedele e ubbidiente, di Lui voglio essere discepolo e al Suo servizio. Sia a livello personale che globale molte potrebbero ben essere le sofferenze da affrontare, ma possono essere tutte trascese confidando nelle certe promesse di Dio contenute nella Sua Parola: “il nuovo cielo e la nuova terra” nel quale la Sua misericordia si è compiaciuta di invitarci.

Simile è l’appello che rivolgo a chi mi ascolta o legge: cercate e trovate nel Signore e Salvatore Gesù Cristo la vostra “arca di salvezza” e vivete guidati da un tale esperto “capitano”. Non ne sarete delusi. Una citazione dalla Lettera agli Ebrei è, alla fine, particolarmente appropriata: “Perché, … se Dio non risparmiò il mondo antico ma salvò Noè predicatore di giustizia, con sette altri, quando fece venire il diluvio su un mondo di empi; se, riducendo in cenere le città di Sodoma e Gomorra, le condannò alla distruzione perché servissero d’esempio a quelli che in avvenire avrebbero vissuto empiamente, e se salvò il giusto Lot che era contristato dalla condotta dissoluta degli scellerati (perché quel giusto, che abitava fra loro, per quanto vedeva e udiva si tormentava ogni giorno l’anima giusta a motivo delle loro opere inique), il Signore sa liberare i pii dalla prova e riservare gli ingiusti per essere puniti nel giorno del giudizio” (2 Pietro 2:4-9).

Paolo Castellina, 5 Luglio 2024

Note

[1] Globalizzazione. https://www.tempodiriforma.it/mw/index.php?title=Teopedia/Globalizzazione  

[2] Germe patogeno. Un “germe patogeno” è un microorganismo, come un batterio, un virus, un fungo o un parassita, capace di causare malattie nell’ospite che infetta. Questi agenti patogeni, una volta introdotti nell’organismo, possono replicarsi e produrre tossine o altri fattori di virulenza che compromettono la salute dell’ospite. La capacità di un germe patogeno di causare malattie dipende da vari fattori, tra cui la sua virulenza, il sistema immunitario dell’ospite e le condizioni ambientali.

[3] Vedasi Genesi 32:5; 39:4; Deuteronomio 24:1; 1 Samuele 25:8; Proverbi 3:4; Rut 2:10.