Domenica 30 Aprile 2023 – Quarta domenica di Pasqua
Letture bibliche: Salmo 23; Atti 2:42-47; 1 Pietro 2:19-25; Giovanni 10:1-10
(Culto completo con predicazione, 50′).
(Solo predicazione, 20′).
Cercando di ricostruire la storia molto poco nota dei cristiani evangelici italiani in Gran Bretagna nel corso dei secoli, la loro presenza ed influenza, mi sono imbattuto nelle vicende di Salvatore Ferretti (1817-1874). Dopo aver studiato per diventare sacerdote cattolico-romano, rimane molto colpito dopo aver udito una predicazione evangelica. Per grazia di Dio comprende i suoi errori e peccati e se ne ravvede, riscoprendo l’Evangelo purgato da tutte le sovrastrutture del Cattolicesimo che glielo avevano oscurato. Aderendo così alla fede evangelica si rifugia in Svizzera, aiutato da amici protestanti legati all’ambiente riformato fiorentino, e lì studia come maestro evangelista a Losanna. Si trasferisce in seguito a Londra per evangelizzare ed assistere gli immigrati italiani in quella città, immigrati dalla vita allora molto misera. Si prende anche cura dei molti bambini italiani orfani, spesso costretti a mendicare per le strade di Londra. Nel 1856 troviamo il Ferretti che assiste tre italiani condannati a morte per pirateria e omicidio, di cui aveva letto sul giornale, ottenendo dalle autorità di prendersene cura spiritualmente nelle due settimane precedenti la loro impiccagione. Da questa esperienza, che si conclude con la conversione dei tre uomini, scrive poi un libro, inedito in Italia, dove parla del loro ravvedimento.La loro sentenza di morte doveva essere eseguita – ora però essi sono in pace con Dio. Indubbiamente questa è una struggente testimonianza di fede per tre criminali ed assassini! Ci sono naturalmente anche oggi numerosi esempi che parlano di criminali giungono ad un sincero ravvedimento ed alla fede in Cristo.
Il ravvedimento, che fa parte integrante del l’annuncio evangelico, riguarda forse solo persone che hanno commesso gravi peccati e crimini? No, esso riguarda ogni sorta di persone, voi e me. Quando infatti si giunge veracemente a conoscere la persona e l’opera di Gesù Cristo, comprendiamo la miseria morale e spirituale in cui noi tutti siamo immersi e dalla quale Egli è venuto per salvarci. Si aprono così i nostri occhi sulla nostra vera condizione e, ravvedendoci dalla nostra ribellione a Dio e trasgressioni della Sua volontà, abbracciamo Gesù Cristo come nostro Signore, Salvatore e Maestro.
Quando, nel giorno di Pentecoste, l’apostolo Pietro presenta l’Evangelo ad una grande folla di persone quale ne era stata la risposta? Ascoltate:
“Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Fratelli, che dobbiamo fare?”. E Pietro a loro: “Ravvedetevi, ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Poiché per voi è la promessa, per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore Dio nostro ne chiamerà” (Atti 2:37-39).
La salvezza dal peccato e dalle sue fatali conseguenze passa attraverso l’affidarsi all’opera rigeneratrice di Cristo come pure dal ravvedimento. Che cosa vuol dire “ravvedimento”?
Un dovere per ciascuno
“Mi sono ravveduto, non mi comporterò più a quel modo” dice il criminale che riconosce i propri errori, che si pente del male fatto, che è disposto a farne riparazione ed ammenda, promettendo di vivere da ora in poi secondo giustizia. Molti di noi sono pronti ad elogiare i criminali sinceramente pentiti, ma ciascuno di noi, per essere salvato, riabilitato di fronte a Dio, deve per prima cosa ravvedersi – anche se magari non ha mai infranto le leggi della società umana! “Ravvedersi? Da che cosa?” dice il piccolo borghese che afferma di non aver mai fatto male a nessuno e di vivere una vita accettabile ai suoi occhi ed a quelli della società. Eppure, la Bibbia insegna chiaramente che proprio ora Dio esige un profondo e sincero ravvedimento, e questo fa parte dell’esperienza dell’accogliere nella nostra vita la persona e l’opera di Cristo. L’apostolo Paolo dice proprio questo quando scrive: “io non mi sono tratto indietro dall’annunciarvi e dall’insegnarvi in pubblico e per le case cosa alcuna di quelle che vi fossero utili, scongiurando Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù Cristo” (Atti 20:20-21). Il ravvedimento, cioè la confessione e rinuncia a ciò che non è conforme all’espressa volontà di Dio deve essere chiaramente espresso sia all’inizio che durante il nostro cammino cristiano.
Anche noi dobbiamo deporre le armi
Parlavamo prima di criminali ravveduti: pensiamo a terroristi e mafiosi che depongono le armi della loro ribellione, sottoponendosi alle legittime autorità. Tutti noi comprenderemo però il ravvedimento quando diventiamo coscienti di chi siamo noi agli occhi di Dio, cioè anche noi ribelli al Suo legittimo governo e trasgressori della santa Legge. Il Signore Gesù Cristo è venuto sulla scena di questo mondo predicando il ravvedimento. Il suo primo discorso in Matteo 4:17 era: “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino” o “ravvedetevi, perché il re è venuto”. Coloro che vogliono entrare nel regno di Dio devono “deporre le armi” della loro ribellione, sventolare la bandiera bianca della resa, perché noi viviamo per natura e per consuetudine da nemici di Dio. In altre parole, chi vuole entrare nel Regno di Dio cambia idea sul peccato. Ravvedersi significa cambiare idea sul peccato e cambiare idea su Dio, voltare le spalle a ciò che Dio considera peccato e volgersi risolutamente ad obbedirgli. Si tratta di un rivolgimento che influisce sull’intera vita della persona che si ravvede! Il ravvedimento è così essenzialmente un atteggiamento verso il peccato: odiare ciò che Dio considera sbagliato e riprovevole e detestare noi stessi per averlo commesso verso Dio. Inoltre daremo a vedere che questo ravvedimento è autentico quando camminiamo per il sentiero della giustizia e della vera santità: un vero e proprio “portare frutti di giustizia”, evidenza, prova che questo cambiamento è di fatto avvenuto nella nostra vita.
Caratteristiche del vero ravvedimento
Il ravvedimento comporta precise caratteristiche ed esse devono pure trovarsi in noi.
- 1. Ravvedimento è quando il peccatore si assume tutta la colpa della sua condizione di peccato davanti a Dio e si mette dalla parte di Dio contro sé stesso, senza scuse o attenuanti. Adamo ed Eva, colti in flagrante si giustificavano dando la colpa di quello che avevano fatto l’uno all’altra o al tentatore. Ravvedimento, però, significa dire onestamente: “E solo colpa mia!”. Questo significa riconoscere di essere peccatore e ribelle davanti a Dio e riconoscere senza alcuna riserva di meritare il giusto giudizio di condanna che Dio, nella Sua Parola emette su di noi.
- 2. Ravvedimento è pure onesta, circostanziata e sincera confessione di peccato, confrontarci cioè la nostra vita con la Parola di Dio e dire: “Io sono colpevole perché non sono come Dio mi comanda”, senza nascondergli nulla.
- 3. Ravvedimento però include pure addolorarsi profondamente d’aver peccato, farne cordoglio, perché se uno non è veramente rattristato e dispiaciuto per aver insultato Dio con il proprio peccato, egli certo non potrà ravvedersene.
- 4. E poi noi, evidentemente, ravvedimento implica l’abbandono di ciò che Dio considera peccato, la determinazione di non ritornarvi più.
Una ribellione da piegare
Un atteggiamento di questo genere sembra impossibile, ostinati come siamo nel voler fare sempre e solo ciò che ci aggrada. Il ravvedimento, però, è uno dei doni operato nel cuore dallo Spirito Santo che ci convince di peccato. In Atti 11:18 troviamo scritto che Dio, ai pagani “ha concesso il ravvedimento… per ottenere la vita”. Il ravvedimento è sia un comando che una concessione della grazia di Dio in Gesù Cristo che ci libera dalla condanna che meriteremmo. Tutti noi, infatti, a causa della nostra natura decaduta, meriteremmo solo il peggio e senza appello. Di fatto, come dice Pietro nel suo discorso di Pentecoste: “… tutta la casa d’Israele sappia con certezza che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (2:36). Quand’anche fossimo stati indifferenti verso Cristo, è come se di fatto gli avessimo sputato in faccia, bestemmiato il suo nome, chiesto la Sua crocifissione, perché ci siamo inchinati ai nostri idoli. Così ci deve essere da parte nostra un cambiamento nel nostro atteggiamento rispetto all’orgoglio e all’arroganza, alla cupidigia e al piacere mondano, come pure alla nostra pretesa di autonomia. Ci deve essere il nostro grido affinché Egli abbia pietà di noi: di tutto questo costituisce il vero ravvedimento. Non lo abbiamo amato con tutto il nostro cuore, anima, mente, e forza, ed abbiamo rivolto questo amore a noi stessi ed al mondo. Nel vero ravvedimento, il nostro io viene deposto dal trono e Cristo viene incoronato ed insediato come nostro Signore.
Un giorno Gesù, commentando un tragico fatto di cronaca del suo tempo, dice: “Se non vi ravvedete, tutti, allo stesso modo, perirete” (Luca 13:5). “Esagerato!”, potremmo dire, ma Gesù non nasconde la gravità della nostra condizione davanti a Dio dalla quale ci dobbiamo ravvedere. Fintanto, infatti, che non confessiamo i nostri peccati, che non li lasciamo fino ad odiarli, non potremo essere liberati dal loro potere distruttore. L’appello lo troviamo continuamente: “Dio dunque, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (Atti 17:30), un appello rivolto a tutti indistintamente.
Le condizioni della salvezza le pone Dio
Dio è sovrano nell’operare salvezza ed Egli solo pone le condizioni secondo le quali egli riceverà peccatori ribelli nel suo regno. La sua parola dichiara che egli è amore, misericordia e grazia, ma anche giustizia e santità, e quindi egli deve esigere il ravvedimento. Dio non vuole ricevere un ribelle nella comunione con sé stesso in Cristo se prima questa ribellione non è stata piegata ed il peccatore ribelle ridotto in sottomissione alla sua volontà. Questi è tenuto a fare credibile professione di odiare il peccato, confessare il peccato, abbandonare il peccato, e di conversione a lui con cuore contrito.
Dio promette di non respingere un peccatore ravveduto: “Cercate l’Eterno mentre lo si può trovare; invocatelo mentre è vicino. Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri: si converta all’Eterno che avrà pietà di lui e al nostro Dio che perdona abbondantemente” (Isaia 55:6-7).
Un ravvedimento costante
Un’ultima cosa da sottolineare è che pure il ravvedimento dev’essere una costante nella nostra vita. Così come è necessario lavarsi regolarmente così è necessario farlo costantemente dal punto di vista morale. Pietro, ammonendoci, scrive: “La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango” (2 Pietro 2:22). Se pure è nella natura dei porci tornare a sguazzare nel fango, noi non siamo e non dobbiamo “essere dei porci” (anche se la similitudine potrebbe adattarsi a diversi). Il processo può essere lento ma il ravvedimento dev’essere costante, regolare. Il costante confronto della nostra vita con la parola di Dio è “il sapone” di cui abbiamo bisogno.
Lesa maestà
Può essere dunque particolarmente impressionante la testimonianza di criminali che giungono al ravvedimento ed alla fede nel Signore e Salvatore Gesù Cristo. Se ci pensiamo però bene, confrontandoci con l’insegnamento delle Sacre Scritture, ci rendiamo conto che il peccato, non importa di quale grado, è un crimine contro la santità di Dio. Una volta esisteva il crimine di lesa maestà, una forma di reato che si riferiva all’offesa o all’insulto commesso contro la dignità, l’autorità o la reputazione di un sovrano o di un governo. Un tempo generalmente il reato prevedeva una pena severa come la morte, la prigione a vita o la confisca dei beni. Seppure le pretese di autorità umane sono molto discutibili, come potremmo prendere alla leggera le trasgressioni alla maestà di Dio e presumere un perdono facile e a buon mercato? E’ proprio questo che rende il ravvedimento essenziale e costante quando disattendiamo alla volontà di Dio. Il ravvedimento non solo ci è comandato, ma pure ci è concesso dalla grazia di Dio in Gesù Cristo. Siamone riconoscenti, prendendolo molto seriamente.
Paolo Castellina, rielaborazione del 23-4-2023 di una mia predicazione del 30-6-1992.
Domande per l’approfondimento e la discussione
- Il ravvedimento, che fa parte integrante del l’annuncio evangelico, riguarda forse solo persone che hanno commesso gravi peccati e crimini? Perché?
- Perché il ravvedimento è un dovere a cui l’Evangelo ci chiama?
- Il ravvedimento è una condizione o un risultato dell’opera della grazia di Dio in Gesù Cristo?
- Perché si può dire che il ravvedimento sia un “deporre le armi”? e una ribellione da piegare?
- Quali sono le caratteristiche del ravvedimento?
- E’ esagerato che Gesù ci dica: “Se non vi ravvedete, tutti, allo stesso modo, perirete” (Luca 13:5)?
- Perché il ravvedimento è pure una costante nella vita cristiana?
- Che cosa vuol dire che il peccato è un attentato di lesa maestà nei confronti di Dio?