Domenica 22 Dicembre 2024 – Quarta domenica di Avvento
[Servizio di culto completo con predicazione, 59’30”]
[Solo predicazione, 30′ 04″]
L’arte dell’inganno
L’arte dell’inganno, sviluppatasi attraverso le tecniche della caccia e della pesca, è un’arte predatoria molto antica che si è via via raffinata nelle strategie militari. L’idea è quella di catturare una preda adescandola con il raggiro o la tentazione, cioè attirarla in una trappola, condurla fuori strada con astuti metodi seduttivi, allettarla. L’arte dell’inganno è diventata oggi pure una raffinatissima disciplina scientifica largamente utilizzata soprattutto attraverso i mass-media da gruppi di potere che così consolidano il proprio controllo sulla popolazione e la dirigono. In questo modo essi promuovono le proprie finalità politiche ed economiche sopprimendo le facoltà critiche della gente e, nel contempo, facendo loro credere di essere liberi e di vivere in democrazia!
L’arte dell’inganno si avvale di tecniche ben consolidate che, come vedremo più avanti, giocano sul mettere in dubbio l’esistenza di verità univoche, oggettive, assolute, che vengono così relativizzate, sull’equivocarle e distorcerle, come pure sul sollecitare artificiosamente la concupiscenza, vale a dire desideri inopportuni ed incontrollati. È quanto accade, per esempio, nello spaccio della droga che prima viene offerta gratuitamente, creandone così dipendenza e richieste sempre maggiori – aumentando di pari passo i profitti degli spacciatori.
Risultato delle tecniche dell’inganno è la disumanizzazione, sfruttamento e distruzione finale delle sue vittime – quando siano state sfruttate abbastanza… Dal punto di vista spirituale l’arte dell’inganno è espressione delle forze spirituali della malvagità, forze oscure che, contrapponendosi a tutto ciò che è buono e giusto e che in Dio si trova, sono evocate e liberate come mostri che diventano sempre più grandi e potenti nei loro effetti distruttori. La morte dell’umanità è, di fatto, la finalità ultima delle forze spirituali della malvagità, maestre dell’inganno, docenti di una scuola il cui “magnifico rettore” la Bibbia lo identifica come Satana, loro capo – forze, fra l’altro, molto abili a dissimulare la stessa loro presenza.
Gli allievi più diligenti di questa scuola ne sono “i figli”, così come Gesù aveva detto un giorno ai Suoi malvagi avversari: “Voi siete dal diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è bugiardo e padre della menzogna” (Giovanni 8:44).
Come promuovere la menzogna?
Per analizzare, benché sommariamente, come operi Satana e i suoi servi per promuovere la menzogna e far sì che sia creduta, vorrei oggi tornare al racconto biblico primordiale della tentazione di Adamo ed Eva così come lo troviamo in Genesi 3. L’antico linguaggio che lo caratterizza presenta dinamiche che continuano oggi a riproporsi pari pari in tutte le loro tragiche caratteristiche. Senza perderci nei dettagli, ne andremo alla sostanza. Ascoltiamone i primi sei versetti.
“Ora il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che l’Eterno Iddio aveva fatto; ed esso disse alla donna: “Come! Dio vi ha detto: ‘Non mangiate del frutto di tutti gli alberi del giardino?’”. La donna rispose al serpente: “Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: ‘Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete’”. E il serpente disse alla donna: “No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male”. E la donna vide che il frutto dell’albero era buono da mangiare, che era bello da vedere, e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò, e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò” (Genesi 3:1-6).
Il contesto primordiale
Il contesto nel quale si svolge questo racconto è quello della primordiale creazione degli esseri umani (Genesi 1,2). Creati a immagine e somiglianza di Dio, gli esseri umani erano destinati a vivere in armoniosa comunione con Lui come saggi amministratori del creato. Il dominio che era stato loro accordato sul creato non aveva alcuna accezione negativa. Di tutto ciò che Dio aveva messo a loro disposizione potevano e dovevano, infatti, avvalersene creativamente e rispettosamente secondo la sapienza e la volontà rivelata di Dio. Godevano di ampie libertà e discrezionalità, ma sempre nei limiti della creaturalità – Dio e le Sue leggi dovevano essere sempre considerate supreme ed unica garanzia del loro essere e benessere ultimo. Dovevano però apprendere il fatale costo del trasgredirle. Subiscono così gli attacchi delle forze del caos e della malvagità che le avrebbero portate a rovinare il creato ed a pregiudicare, degradandola, la stessa umana esistenza, loro e della loro progenie. In che modo queste forze di morte riescono a prevalere? Con quale astuta strategia riescono a fare breccia nell’integrità delle creature umane?
Sminuire la Parola di Dio
La prima strategia che Satana adotta è quella di confondere le idee oscurando la chiarezza di ciò che Dio aveva comandato, distorcendolo o facendolo equivocare, fraintendere. Satana inizia con una domanda, non con un’affermazione, e questo per instillare insicurezza. “Come! Dio vi ha detto: ‘Non mangiate del frutto di tutti gli alberi del giardino?’ (1). Satana, manipolando la Parola di Dio, vuol far credere che Dio abbia detto qualcosa che di fatto non ha detto. Eva aveva capito correttamente il comando di Dio (2), ma Satana le insinua il dubbio di non averlo capito bene, o che Dio sottintenda un’implicazione della quale lei non aveva coscienza.
Gli avversari della Parola di Dio, da sempre promuovono abili ragionamenti critici atti ad insinuare dubbi sull’aver bene compreso ciò che Dio intende, o che Dio abbia “secondi fini”, interessi nascosti, non dichiarati, vale a dire, che Dio stesso, giocando con le parole, in quel che afferma abbia intenzioni ingannevoli e quindi malvagie. Tipico è l’attribuire ad altri quel che loro stessi fanno, capovolgere la realtà. Lo scopo è di far mettere in questione il comando di Dio con ragionamenti di fatto vani ed insensati. L’avversario rende appositamente complesse e “problematiche” le espressioni della Parola di Dio con l’intenzione di neutralizzarne l’esecuzione. L’Apostolo, però, esorta: “Nessuno vi seduca con vani ragionamenti, poiché è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli” (Efesini 5:6).
Questa strategia dell’avversario è chiara nelle tentazioni di Satana a Gesù, alle quali controbatte con la chiarezza delle Scritture. Questa strategia mette in questione quella che è stata chiamata la perspicuità delle Sacre Scritture. La perspicuità delle Scritture è la dottrina secondo la quale i contenuti essenziali e salvifici della Bibbia sono comprensibili a tutti coloro che la leggono con fede, umiltà e il desiderio sincero di conoscere la volontà di Dio, grazie all’opera illuminante dello Spirito Santo. Questa dottrina non implica che ogni passaggio biblico sia facilmente comprensibile, ma che il messaggio centrale della salvezza è chiaro e accessibile.
Distorcere la verità
La seconda strategia dell’avversario è la distorsione della verità: “No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male” (4-5). Satana qui esprime una negazione diretta: contraddice apertamente Dio, minimizzando o negando le conseguenze del peccato.
L’avversario rifiuta l’avvertimento di Dio che gli umani sarebbero morti se avessero mangiato il frutto dell’Albero della conoscenza del bene e del male. La strategia, così, inizia con l’iniziare una conversazione al riguardo della Parola di Dio, quindi mette sottilmente in dubbio l’equità del comando, poi chiama candidamente Dio bugiardo. “Dio ha davvero fatto quella dichiarazione… Dio sta davvero dicendo la verità… dovrei fidarmi di ciò che dice… non ne so davvero di più… non dovrei scegliere la mia strada?”: Queste sono le domande e il percorso di orgoglio e peccato, attraverso cui l’avversario conduce Eva.
Un aspetto chiave di questa strategia, ovviamente, è che Satana non mente mai completamente. L’inganno convincente è sempre costruito su mezze verità sulle intenzioni e le restrizioni di Dio. Secondo l’avversario, Dio vorrebbe solo spaventarli in modo che non diventino come Lui, insinuando che questo sia possibile e che Dio sarebbe competitivo e geloso. “Non ci si può fidare di Lui per dare ordini per il loro bene”. Infatti, dice il serpente, mangiare quel frutto “aprirà i loro occhi”. Vedranno finalmente il mondo com’è realmente, conoscendo tutte le cose proprio come Dio…
Guardando avanti di qualche versetto, vediamo che gli occhi dell’umanità sono aperti. Arrivano a conoscere il bene e il male. Ma quella conoscenza non porta loro né il potere di Dio, né la Sua saggezza, né la Sua capacità di amare. La conoscenza senza una corrispondente maturità porta perversione. L’umanità non è equipaggiata per questa conoscenza, e quindi porta loro vergogna, paura e dolore. Arrivano a conoscere il bene abbandonandolo. Acquisiscono la conoscenza del male commettendolo.
Il potere nella tentazione era il suo attacco al carattere e alle motivazioni di Dio: non obbedire a Dio perché non è né buono né amorevole né degno di fiducia. Il diavolo dice che Dio vorrebbe derubarci dell’esperienza del vero potere, dell’acquisizione della piena comprensione. Questa menzogna continua a spingere gli esseri umani verso il peccato e ad allontanarli da Dio che ci ama. L’avversario, quindi, introduce l’idea che le regole di Dio siano in malafede, oppure siano superflue o assurdamente restrittive.
Esaltare il desiderio egoistico
La terza strategia dell’avversario è quella di far leva sul loro desiderio egoistico. “… sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male” (5). Sollecita la voglia di essere di più di quel che si è, promuove l’insoddisfazione come se ci fosse una possibile “pienezza” della quale sarebbero stati privati. Più ancora, facendo loro considerare la dipendenza da Dio come qualcosa di limitante ed ingiusto, prospetta loro il superamento della condizione di creaturalità e l’ugualmente ingannevole promessa di autonomia. Satana li spinge a credere che l’indipendenza da Dio comporti per loro libertà e potere. È il fascino dell’orgoglio, quel desiderio di essere “come Dio” che fa appello all’ego umano.
Si tratta della hỳbris, l’insolenza, la tracotanza», che nella cultura greca antica, come nel mito di Prometeo, è anche personificazione della prevaricazione dell’uomo contro il volere divino. È l’orgoglio che, derivato dalla propria potenza o fortuna, si manifesta con un atteggiamento di ostinata sopravvalutazione delle proprie forze, e come tale viene punito direttamente o indirettamente. L’avversario fa qui leva su quello che la Bibbia chiama la concupiscenza, ovverosia l’intenso umano desiderio di appagamento dei desideri della propria carne senza tener conto di criteri di moralità. Si tratta dell’inconfondibile dinamica espressa dall’apostolo Giacomo quando scrive: “… ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca. Poi la concupiscenza, avendo concepito, partorisce il peccato e il peccato, quando è compiuto, produce la morte” (Giacomo 1:14-15).
Questa “voce tentatrice” Giacomo la identifica come provenire da dentro di noi. Il desiderio di peccare è sempre nostro. Di fatto stiamo tentando noi stessi a peccare. Giacomo ci avverte della conseguenza di cedere al nostro desiderio, che è cadere nel peccato. Quando diciamo “sì” al desiderio di fare ciò che vogliamo, invece di fidarci di Dio e obbedirgli, nasce il peccato. Poi il peccato cresce e produce la morte. Il peccato porta sempre alla morte. Per coloro che non sono in Cristo, che non hanno accolto il dono gratuito di Dio del perdono del peccato, che non sono rinati a una nuova vita, quella morte è permanente ed eterna. Ma anche per i cristiani, il peccato porta a gravi conseguenzei.
Caduta e separazione
Il testo poi dice: “E la donna vide che il frutto dell’albero era buono da mangiare, che era bello da vedere, e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò, e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò” (6). In questo versetto troviamo la triplice attrazione del peccato. “Buono da mangiare”: tentazione fisica (desiderio della carne); “bello da vedere”: tentazione estetica (desiderio degli occhi); desiderabile per acquistare saggezza: tentazione intellettuale (superbia della vita). Come scrive l’apostolo Giovanni: “tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo” (1 Giovanni 2:16).
Quel che l’avversario nega, così, avverrà esattamente come Dio aveva minacciato. Adamo ed Eva non moriranno fisicamente all’istante dopo aver compiuto quella trasgressione. Tuttavia, iniziano la “morte lenta” del processo di invecchiamento e perdono immediatamente la loro profonda e vitale connessione con Dio. Si separano spiritualmente dalla fonte di tutta la vita. Nel Nuovo Testamento, Paolo descrive questo come essere “morti nei nostri peccati”, lo stato di morte spirituale in cui ognuno di noi oggi nasce (Efesini 2:1–2) ed al quale solo la grazia della rigenerazione spirituale in Cristo può porre rimedio.
La situazione risultante non è solo “colpa di Eva”. Eva coinvolge Adamo, che vi acconsente senza opporre obiezioni mostrando come il peccato abbia un effetto sociale.
Conclusione
È essenziale dunque, conoscere il nostro vero nemico, soprattutto quando, dissimulandosi, si presenta come nostro amico. Identificarne le strategie è fondamentale. Lo scrittore britannico C. S. Lewis, fra gli altri, nella sua opera “Le lettere di Berlicche” ne illustra creativamente le dinamiche [1]. Così come dobbiamo prendere coscienza delle dinamiche dell’arte dell’inganno operata dai dominatori di questo mondo a livello sociale e politico e contrastarle proattivamente, così dobbiamo, come cristiani prendere coscienza di come le forze spirituali della malvagità possano operare nella nostra vita e come contrastarle. La Scrittura ci dice: “Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo” (Efesini 6:11); come pure: “… affinché non siamo raggirati da Satana, poiché non ignoriamo le sue macchinazioni” (2 Corinzi 2:11). Ignorare le macchinazioni di Satana è quanto di peggio possiamo fare. L’apostolo Pietro continua a dirci: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1 Pietro 5:8).
Pericoli di questa genere possono insinuarsi anche nelle comunità cristiane: “…Con discorsi pomposi e vacui, adescano mediante i desideri della carne e le immoralità quelli che si erano già un poco allontanati da coloro che vivono nell’errore” (2 Pietro 2:18-19).
Nel Suo discorso profetico sugli ultimi giorni riportato dai vangeli, poi, Gesù dice: “… se qualcuno vi dice: ‘Il Cristo eccolo qui, eccolo là’, non lo credete, perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ma voi, state attenti; io vi ho predetto ogni cosa” (Marco 13:21-23). Sapremo riconoscerli?
Come “militanti” di Cristo e per Cristo, siamo chiamati a studiare le strategie che ci portino alla vittoria del Regno di Dio, ma anche a prendere coscienza, per contrastarle, delle strategie del nemico dell’anima nostra. Chiediamoci anche quali sono le aree più vulnerabili della nostra vita personale, famigliare e comunitaria. Come possiamo rafforzarci in esse?
Paolo Castellina, 13 Dicembre 2024