Chiamati a essere come sale e luce  (Matteo 5:13-16)

Domenica 5 febbraio 2023 – Quinta domenica dopo l’Epifania  

Testi biblici: Salmo 112:1-10; Isaia 58:1-12; 1 Corinzi 2:1-16; Matteo 5:13-20

(Culto completo con predicazione, 60′)

(Solo predicazione, 25′ – Vedi il video di questa predicazione al fondo della pagina)

 Chiamati a essere come sale e luce  

C’è chi, considerando la propria vita, la vede essenzialmente come futile e priva di significato. Il movimento filosofico dell’esistenzialismo[1] metteva in evidenza proprio l’intrinseca mancanza di significato della vita. Sosteneva che gli individui dovessero creare essi stessi il proprio significato e scopo nella vita, poiché non esisterebbe alcun significato o scopo intrinseco nell’universo. Tutto questo, però, è il risultato dell’espulsione di Dio dall’umana consapevolezza. La fede cristiana, infatti, indica chiaramente quali siano i compiti a cui sono state chiamate le creature umane e, nella fede del Cristo, ogni Suo discepolo trova in Lui il senso della propria vita e lo esplicita con gioia. 

L’apostolo Pietro scrive la sua prima lettera pastorale rivolgendosi a cristiani che erano dispersi in vaste aree di quella che oggi è la Turchia. Essi erano dispersi qui e là, così come oggi continuano ad esserlo tanti cristiani in molte aree del mondo. Talvolta privi di una comunità cristiana organizzata, essi si trovano in mezzo a gente che non condivide la loro fede – e questo indubbiamente è causa per loro di problemi di diversa natura. L’apostolo, però, vuole che essi, benché dispersi, abbiano la consapevolezza di essere membra un unico popolo che trascende la loro appartenenza a diverse nazioni, razze e culture, un popolo con una precisa identità e una precisa missione da compiere in questo mondo al servizio di Dio. Egli dice loro: “Ma voi siete una generazione eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, affinché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce” (1 Pietro 2:9).

L’Evangelo della grazia di Dio in Gesù Cristo ci ha chiamati ad appartenere in modo speciale a Dio e ci ha affidato un servizio da svolgere, lì dove siamo e nel quadro degli eterni propositi di Dio per la storia. Si tratta di un compito “sacerdotale” (così si esprime l’apostolo) che riguarda tutti i cristiani, nessuno escluso, e ciascuno secondo i propri doni ed opportunità. Quell’affinché è significativo: eletti da Dio affinché… e poi specifica che essi sono chiamati a proclamare le virtù del Signore e Salvatore Gesù Cristo, cioè l’immutata efficacia salvifica della Sua opera in questo mondo. Il Cristo, infatti, è come una meravigliosa luce e noi siamo chiamati a rifletterla intorno a noi nelle tenebre che ci circondano.

Questo è esattamente ciò che aveva insegnato il Cristo ai Suoi discepoli com’è contenuto in quello che è stato chiamato “il Sermone sul monte”. Lo ascoltiamo ora dall’Evangelo secondo Matteo dal versetto 13:

“Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente, anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io non sono venuto per abolire ma per compiere. poiché io vi dico in verità che, finché non siano passati il cielo e la terra, neppure uno iota o un apice della legge passerà, che tutto non sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati, sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico che, se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli” (Matteo 5:13-16).

Gesù, dunque, dice: “Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo” due elementi che hanno un effetto rilevante in questo mondo. Simboleggiano i risultati della fede in Cristo. A che sarebbe servito un sale che avesse perduto il suo sapore? Non sarebbe stupido accendere una lampada per poi nasconderla sotto ad un secchio? Gesù così fa uso di queste semplici osservazioni per illustrare il tipo di influenza che i suoi discepoli avrebbero dovuto esercitare nel contesto della società. Quando Gesù diceva loro queste parole, essi erano pochi, il nucleo iniziale di qualcosa di nuovo nel mondo. Anche solo un pizzico di sale ed una debole fiammella possono dare sapore al mondo insipiente e luce nelle tenebre. Che cosa implica il nostro mandato di essere sale e luce?

Quattro precisi imperativi 

1. I cristiani sono chiamati ad essere fondamentalmente diversi nel loro comportamento da tutti gli altri. Le immagini del sale e della luce contrappongono due modi di essere, due modi di vivere. Gesù intendeva che il mondo giace nelle tenebre e che i suoi discepoli dovevano essere come dei riflettori di luce. Seppure nel mondo vi sia un progresso scientifico e tecnologico, il mondo si sta sempre di più degenerando e corrompendo spiritualmente e moralmente. I discepoli di Cristo ne devono essere, però, quel sale che ne deve impedire il decadimento! I discepoli di Gesù devono caratterizzarsi in modo tale da essere come luce contrapposta a tenebre, come sale contrapposto a corruzione. Dio sceglie nel mondo persone che gli appartengano in modo speciale, e la vocazione di questo popolo è quella di essere “santa”, o speciale, così come Dio è santo, speciale, a parte.

2. I cristiani sono chiamati a permeare la società non cristiana. Gesù dice: “…e non si accende una lampada per metterla sotto ad un secchio; anzi, la si mette sul candeliere ed ella fa lume a tutti quelli che sono in casa”. I cristiani non sono chiamati a separarsi fisicamente dagli altri, ma a distinguersene moralmente e spiritualmente. Devono diventare come luce e come sale che penetra, che viene assorbito nel cibo che senza di esso ben presto marcirebbe. Una lampada non avrebbe alcun senso se fosse posta sotto un secchio o sotto un letto, ed il sale non serve a nulla se non è usato. Allo stesso modo del sale e della luce i cristiani non devono stare staccati, ritirati dagli altri, od essere indifferenti alla società e ai suoi problemi, ma immergersi nella vita ed incidere su essa con le specifiche qualità che Dio ha loro donato.  Debbono far brillare la loro luce affinché le loro buone opere siano palesi. Questo non per la propria gloria ma affinché tutti, per loro mezzo, riconoscano, onorino e glorifichino Dio che tali cose ha reso possibili.

3. I cristiani devono influenzare la società non-cristiana. Prima dell’invenzione del frigorifero, il sale era il conservante meglio conosciuto. Così il processo di decadimento veniva ritardato. Allo stesso modo anche la luce è ovviamente efficace. Quando si accende la luce l’oscurità è dissipata. Allo stesso modo i discepoli di Gesù devono “ostacolare il decadimento” sociale ed allontanare le tenebre del male. E’ nostra abitudine lamentarci che nel mondo i modelli morali decadano e questo con un aria di scandalo ed allarme. Siamo noi estranei a tutto questo? Critichiamo la violenza, la disonestà, l’immoralità, la negligenza nel difendere la vita umana. Se una casa è buia, non ha senso incolparne la casa. Dovremmo chiederci: Come posso farvi entrare la luce? Se la carne va a male e diventa immangiabile, non ha senso incolparne la carne stessa, perché questo è naturale. Dovremmo piuttosto salarla. Allo stesso modo, se la società si deteriora ed i modelli di giusto comportamento tramontano, fintanto che diventa come una notte oscura e come un pesce che puzza, c’è un motivo. Certo, questo accade quando ci si priva del Dio vero e vivente. Dovremmo allora chiederci: Dov’è il movimento cristiano? Che fa? Perché il sale e la luce di Gesù Cristo non permea e non trasforma la società? Credete che sia impossibile? No, il Signore Gesù Cristo ha lasciato a noi il compito di essere il sale e la luce del mondo. Potremmo dunque dire che se le tenebre e la corruzione abbondano, è anche colpa nostra. Nevvero?

4. I cristiani devono conservare i loro tratti specifici. Questa “assenza” del sale e della luce nel mondo, questa nostra assenza non sottointenderebbe forse quello che Gesù afferma nel nostro testo: “…ora, se il sale diviene insipido” se perde cioè il suo sapore, la sua forza, la sua qualità, “con che lo si salerà?” come potrà essere ristabilita la sua funzione? Gesù dice: “Non è più buono a nulla se non ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. Siamo noi un “sale” che ha perduto la sua funzione e che merita d’essere calpestato?  Questo ci può accadere. Se il sale non conserva la sua qualità di sapore, se la luce perde il suo splendore, diventa inutile. Come cristiani dobbiamo adempiere a due condizioni, se vogliamo servire Cristo. Permeare la società non cristiana, immergerci nella vita del mondo, e vigilare a non essere assimilati dal mondo. Dobbiamo conservare inalterate le nostre convinzioni, i valori, i modelli, e lo stile di vita tipico di coloro che hanno Gesù Cristo come loro Signore e Maestro. Ci conformiamo forse noi a quello che fan tutti? Adattiamo le nostre dottrine biblicamente rivelate e il nostro modo di vivere, al mondo per essere, magari, “più accettabili” da esso? Che cosa vale di più: essere accettabili al mondo o accettabili per Dio?

Gesù ci chiama a distinguerci. Non apparteniamo più a quest’ordine di cose ma ci dobbiamo rimanere con una missione da compiere. Nel Sermone sul Monte Gesù ci esorta a non essere come gli altri e a distinguerci da essi con una giustizia maggiore, un amore più vasto, una devozione più profonda, e ambizioni più nobili. E’ soltanto quando scegliamo e seguiamo la sua via, che il nostro sale continuerà ad avere il suo sapore, la nostra luce brillerà, e saremo suoi efficaci servitori e testimoni, esercitando un’influenza benefica sul mondo intero. La società secolare potrebbe certo fare del suo meglio per emarginarci e neutralizzarci. Rifiutando però di essere marginalizzati, dovremmo occupare per Cristo una sfera di influenza. Questa dev’essere la nostra giusta ambizione. Le nostre opere saranno inevitabilmente imperfette, ma dovremmo avere la determinazione per la sua grazia di “infiltrarci” nei segmenti del mondo secolarizzato e là issare la nostra bandiera, mantenendo senza compromesso il Suo modello di amore, giustizia, verità e bontà.

Sei linee direttive 

Per rispondere a questo imperativo di essere sale e luce nel mondo si possono identificare aspetti specifici nei quali si deve manifestare il nostro impegno:

1. La potenza della preghiera. Non si tratta questa di “una pia insulsaggine”. Non possiamo leggere la Bibbia senza rimanere impressionati dall’accento che pone sull’efficacia della preghiera. “Molto può la supplicazione del giusto fatta con efficacia” dice la Bibbia (Giacomo 5:16). Certo, forse non comprendiamo completamente la dinamica della preghiera, ma è un comandamento del Signore che ci abilita ad entrare nel campo di battaglia dei conflitti spirituali, di metterci in sintonia con i buoni propositi Dio per far fluire in noi e tramite noi la Sua potenza ed incatenare le forze spirituali della malvagità.

2. Il potere dell’Evangelo. Nostro secondo compito è quello di evangelizzare, di proclamare cioè con forza la Parola di Dio che chiama a volgersi a Cristo per essere riconciliati con Dio e rinnovati moralmente e spiritualmente.  Evangelizzazione, però, è anche promozione nella società umana dei principi di Cristo, la Legge di Dio data per l’autentico benessere di tutti. L’evangelizzazione è come le due lame di una forbice: appello alla fede in Cristo che trasforma la vita e promozione dei principi di vita di Dio. “L’Evangelo è potenza di Dio” (Romani 1:16), dice l’Apostolo.

3. Testimoniare verità. La verità è potente e siamo chiamati a promuoverla in ogni campo. Dobbiamo affermare sempre con forza e dovunque la verità, ogni verità scientifica, teologica, morale, politica. Verità è trasparenza. Dobbiamo testimoniare della verità ad ogni costo e con ogni mezzo contro ogni menzogna dovunque essa si manifesti, perché la nostra società è permeata di menzogne a tutti i livelli. Gesù disse: “Per questo sono venuto nel mondo, per testimoniare della verità” (Giovanni. 18:37). Se noi manchiamo di testimoniare per la verità, allora noi saremmo da biasimare non meno che coloro che la sopprimono per i loro interessi.

4. La protesta.  Accanto alla nostra positiva testimonianza alla verità deve esserci la controparte negativa, la protesta contro la stupidità, l’inganno e la malvagità. E’ sempre importante la protesta e la denuncia! La Bibbia dice chiaramente: “Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, anzi piuttosto denunciatele, poiché è vergognoso perfino parlare delle cose che costoro fanno di nascosto. Ma tutte le cose, quando sono riprese dalla luce, diventano manifeste, poiché tutto ciò che è manifesto è luce” (Efesini 5:11-13).

5. L’esempio. La verità è potente quando viene pubblicata, ma è ancora più potente quando viene manifestata nei fatti. La gente ha bisogno non solo che si dimostri loro la fondatezza delle nostre argomentazioni, ma di vedere i suoi benefici nella pratica della nostra vita. Dovunque siamo e qualunque cosa facciamo, possiamo avere un’enorme influenza. E chi può calcolare l’influenza per il bene di una famiglia cristiana coerente nel suo vicinato? I cristiani debbono essere persone chiaramente profilate sia al lavoro che in casa: il mondo ci osserva!

6. La comunità. Quello che però è ancora più influente che l’esempio di singoli cristiani e delle famiglie, è l’esempio di un’intera comunità cristiana nel suo insieme. Perché Dio intende la chiesa come un’umanità nuova e redenta, che in sé incorpora gli ideali del Regno, benché con tutte le sue naturali limitazioni. Vivere e pensare in modo alternativo, secondo la volontà di Dio, può avere una straordinaria influenza sul resto della società, anche in pochi! Numerosi sono gli esempi nella storia. Dobbiamo diventare visibile incarnazione dell’Evangelo. Anche da poche forze possono nascere benefiche rivoluzioni se quel gruppo è fedele alla volontà di Dio. Gesù ha cominciato con dodici discepoli. Non erano certo persone perfette, ma Dio li ha potenziati.

 Conclusione 

In questo mondo, dunque “abbiamo da fare”.  Nel popolo di Dio non ci sono disoccupati! Siamo un popolo sparso per il mondo e “in missione”. Tutti i discepoli di Cristo hanno un compito da svolgere al servizio di Dio là dove Egli li ha posti o mandati. Il Signore Gesù ancora a noi oggi ripropone la sua sfida affinché noi occupiamo diligentemente il posto che come cristiani dobbiamo occupare in questo mondo. Sta lì il senso della nostra vita. Non ci sono scuse che tengano: Se non svolgiamo la funzione che ci è propria, che se ne farà Dio di noi?Paolo Castellina, 28 gennaio 2023. Predicazione Ispirata da:  “John Stott, “Issues facing Christians Today, A major Appraisal of Contemporary Social and Moral Questions”, Basingstoke (GB): Marshalls, 1984, p. 62 ss: Alienation: Have We any Influence?).


Nota

L’esistenzialismo è un movimento filosofico che enfatizza la libertà e la scelta individuale e l’intrinseca mancanza di significato della vita. Sostiene che gli individui devono creare il proprio significato e scopo nella vita, poiché non esiste alcun significato o scopo intrinseco nell’universo. Le figure chiave dell’esistenzialismo includono Jean-Paul Sartre, Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger. Søren Kierkegaard è considerato il padre dell’esistenzialismo. Il suo lavoro, in particolare il suo concetto di “terrore esistenziale”, ha gettato le basi per molte delle idee che sarebbero state successivamente sviluppate da altri pensatori esistenzialisti, come Jean-Paul Sartre e Martin Heidegger. L’enfasi di Kierkegaard sull’esperienza soggettiva dell’individuo e l’importanza della scelta personale nel plasmare la propria esistenza è un aspetto centrale dell’esistenzialismo. Ha anche esplorato il concetto di “salto di fede”, in cui gli individui devono fare una scelta consapevole per credere in qualcosa, nonostante l’intrinseca incertezza e la mancanza di prove concrete. In generale, le idee di Kierkegaard e l’esistenzialismo condividono la stessa idea di libertà e scelta dell’individuo e la ricerca di un significato nella vita attraverso l’esperienza personale.