Chi magnifica il Magnificat? (Luca 1:39-55)

Domenica 19 dicembre 2021 – Quarta domenica di Avvento

Culto completo con predicazione (1h 1′)

Solo predicazione

Luca, all’inizio del suo vangelo, ci parla della famiglia di Gesù: gente ordinaria del popolo non particolarmente prominente o meritevole, eppure fatta oggetto da Dio del singolare privilegio di essere le persone da cui sarebbe sorto Gesù, il Salvatore del mondo. Non solo, ma anche di Giovanni, il profeta che lo avrebbe annunciato preparandone, nella sua, generazione, cuori e menti. Maria, madre di Gesù e Elisabetta, madre di Giovanni, donne di fede, si riconoscono nella loro elezione e, ad imitazione degli antichi Salmi, esprimono il loro canto di lode e di ringraziamento – come quello di Maria che noi conosciamo come il Magnificat. Sono per noi impareggiabili lezioni che ci fanno capire che cosa sia la grazia elettiva di Dio, veramente stupefacente.

I protagonisti di un’altra storia

La storia che ci fanno studiare a scuola ci parla della vita e delle imprese di “personaggi importanti”, spesso di discutibile moralità. Quasi mai si occupa delle virtù e vicende delle “persone semplici” del popolo. Forse manca adeguata documentazione per poterne parlare; forse vengono considerate “irrilevanti”. Più spesso, però, se ne parla, e così vengono sfruttate, solo se considerate “utili” agli interessi e alla gloria dei primi, i “personaggi importanti”… Non così i protagonisti della storia biblica.

Il testo della Parola di Dio sottoposto oggi alla nostra attenzione, si trova nel vangelo secondo Luca, al capitolo primo. Parlandoci delle vicende legate alla nascita del Salvatore Gesù Cristo, esso ci presenta la sua famiglia, una famiglia fatta oggetto del privilegio di una singolare elezione da parte di Dio. A questa famiglia, infatti, non solo appartiene Maria, sua madre, ma anche la cugina Elisabetta, madre di Giovanni, chiamato da Dio a diventare il profeta (conosciuto poi come il Battista) che avrebbe annunciato, nella sua generazione, l’avvento del Cristo. Non c’è nulla nei testi dei vangeli o negli scritti del canone biblico che ci suggerisca come questa famiglia fosse particolarmente eminente in Israele o meritevole di tale scelta da parte di Dio. Si tratta di persone comuni del popolo, la cui fede in Dio e ubbidienza alla Sua volontà le rende protagoniste di eventi chiave nella storia della salvezza. In quanto tali, le loro vicende diventano per noi non solo esemplari ma intese a magnificare la grazia di Dio che si compiace di eleggere a salvezza e al Suo servizio persone non dissimili dalla maggior parte di noi. Questo è il caso di Maria, la madre di Gesù, della quale viene riportato il canto di lode e ringraziamento conosciuto oggi con il termine latino “il Magnificat”. Simile agli antichi Salmi, si tratta di una composizione molto celebrata nel corso della storia della musica – che pure ispira umiltà, speranza e fede nel Dio vero e vivente che porta a compimento ogni Sua promessa.

Ascoltiamo così il testo del vangelo che ci parla dell’incontro fra Maria e sua cugina Elisabetta e che culmina nel Cantico di Maria: Luca 1:39-55.

 “In quei giorni Maria si levò e se ne andò in fretta nella regione montuosa, in una città di Giuda, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. E avvenne che come Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le balzò nel seno; ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, e a gran voce esclamò: Benedetta sei tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno! E come mai m’è dato che la madre del mio Signore venga da me? Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto m’è giunta agli orecchi, il bambino m’è per giubilo balzato nel seno. E beata è colei che ha creduto, perché le cose dettele da parte del Signore avranno compimento. E Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio mio Salvatore, poiché egli ha riguardato alla bassezza della sua ancella. Perché ecco, d’ora innanzi tutte le età mi chiameranno beata, poiché il Potente mi ha fatto grandi cose. Santo è il suo nome; e la sua misericordia è d’età in età per quelli che lo temono. Egli ha operato potentemente col suo braccio; ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del cuor loro; ha tratto giù dai troni i potenti, ed ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni i famelici, e ha rimandati a vuoto i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servitore, ricordandosi della misericordia di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abramo e verso la sua progenie in perpetuo»” (Luca 1:39-55).

Maria condivide la nostra condizione di peccatori 

Nel corso dei secoli è stata costruita sulla figura di Maria un enorme castello di mitologie. Non stiamo ora a discuterne le motivazioni – basti ora dire che nulla di tutto quello è presente nei testi biblici, perché si tratta di deduzioni del tutto indebite e pretestuose.

In Luca 1:28, troviamo il racconto di come un messaggero di Dio porti a Maria un annuncio: «Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è teco». Nel Cattolicesimo romano insegnano che Maria sarebbe nata “immacolata”, per questo parlano della sua “immacolata concezione”. In realtà Maria non era più “immacolata” di voi e me! Dicono che Maria, per dare alla luce a un Salvatore privo di peccato, dovesse essere lei stessa essere stata generata “priva di peccato”. Vero è che questa giovane donna fosse moralmente pura, che non avesse commesso peccati degni di nota, in particolare di tipo sessuale. Maria, però, non era “priva di peccato” perché la Scrittura dice, senza ammettere eccezione alcuna, che: “Non v’è alcun giusto, neppure uno”, e lo afferma “…affinché ogni bocca sia turata, e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio” (Romani 3:10,19). L’idea che lei fosse “immacolata” è il risultato di speculazioni filosofiche e non di un insegnamento oggettivo e teologicamente fondato nella  Scrittura. Non era infatti necessario che Maria fosse “immacolata” per generare il Cristo, perché la Bibbia dice che ciò che il lei era stato generato era opera dello Spirito Santo. In altre parole, quando Gesù viene concepito nel grembo di Maria si trattava totalmente una creazione da parte di Dio, unica nel suo genere, senza precedenti. L’essere preservato dalla contaminazione del peccato non dipendeva dalla particolare condizione di Maria, ma dal singolare proposito di Dio. Maria era discendenza d’Adamo proprio come voi e me.

Notate il versetto 47. Non c’è prova migliore e più chiara di questo di quanto Maria  stessa afferma: “lo spirito mio esulta in Dio mio Salvatore”. Solo chi sa di essere un  peccatore può riconoscere Gesù come suo Salvatore. Il problema oggi, semmai, non è  Maria, ma molti dei nostri contemporanei che ritengono loro stessi d’essere …immacolati  e di non avere bisogno di un Salvatore! Si, non potrete mai veramente affermare che  Cristo è il vostro Salvatore, fintanto che non riconoscete d’essere peccatori. La Bibbia  dice: “…difatti, tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:23,24). 

Questo non vuol dire, evidentemente, mettere in cattiva luce Maria, ma solo essere  realistici! Non è questo ciò che lo scrittore intendeva. Luca, che ci riporta questo testo,  intendeva che noi vedessimo l’atteggiamento di Maria verso Dio e verso la nascita di Cristo come esempio per noi come credenti. Maria manifestava caratteristiche esemplari che dovremmo imitare. Inoltre, questo è pure da rilevare, anche noi potremmo essere utilizzati e bene detti grandemente da Dio in termini diversi ma non meno reali. 

L’umiltà di Maria 

La caratteristica che più risalta qui di Maria è la sua umiltà. Lei accetta la volontà di  Dio. Dice: “Ecco, io son l’ancella del Signore; siami fatto secondo la tua parola” (1:38). 

Non c’è evidenza alcuna che ci possa portare a pensare che lei fosse stata diversa da chiunque altro. Si rende conto di come, a differenza d’altre donne, sia stata “fortunata” a essere stata scelta per portare alla luce in questo mondo Colui che ne sarebbe stato il Salvatore.

Non possiamo sapere perché sia stata scelta proprio lei e non altre per generare il Cristo, allo stesso modo in cui non possiamo sapere perché Dio elegga alla salvezza e infonda fede e ravvedimento a certe persone e non ad altre. Questo dipende dall’insondabile sovranità di Dio e sappiamo da tutta la Bibbia che le scelte che Dio compie non sono in alcun modo fondate su ciò che può essere trovato nell’uomo. È grazia, grazia del tutto immeritata, anche per Maria. Inoltre, non ci è concesso di mettere in discussione ciò che Egli  decide di fare e fa: dobbiamo semplicemente e umilmente accettarlo. Proprio qui sta il  punto nell’atteggiamento di Maria: lei accetta umilmente questo fatto, lei è umile e sottomessa alla volontà di Dio. Questo si che oggi non è comune: infatti, oggi prevale l’arroganza e la presunzione, anche nei confronti di Dio. Non così Maria. Maria, infatti, dice: “Lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore” (47). Anche Maria  rientra nella categoria di peccatori salvati per grazia. Con tutta umiltà lei riconosce Gesù  come proprio Salvatore. Allo stesso modo dobbiamo fare noi, se vogliamo “entrare nel  regno dei cieli”.

Notate il vers. 48: “egli ha riguardato alla bassezza della sua ancella. Perché ecco, d’ora innanzi tutte le età mi chiameranno beata, poiché il Potente mi ha fatto grandi cose”. Letteralmente Iddio ha guardato all’umile condizione di questa donna: nonostante il suo rango e povertà, Egli le ha manifestato il suo favore. 

Vale per Maria ciò che Iddio pure fa nella scelta di Davide come re: “Non badare al suo aspetto né all’altezza della sua statura, perché io l’ho scartato; giacché l’Eterno non guarda a quello a cui guarda l’uomo: l’uomo riguarda all’apparenza, ma l’Eterno riguarda al cuore” (1 Samuele 16:7). Egli cerca un umile vaso che possa usare per la Sua gloria. Non è meraviglioso che Dio possa scegliere qualcuno che, agli occhi del  mondo, è un “nulla” e renderlo grande, per grazia Sua soltanto? Dio non cerca ricchezza,  rango od onore. Cerca umili servitori disposti a essere utilizzati per la Sua gloria. 

Una volta un’orchestra aveva presentato il Messia di Haendel, in modo così sublime  che gli applausi erano stati scroscianti, e tutti si erano voltati verso il compositore. Haendel si era così alzato e con il dito indice della mano destra silenziosamente puntato verso  l’alto. Aveva così voluto dire che la gloria doveva essere data a Dio, piuttosto che a lui. Questo è esattamente ciò che aveva fatto Maria quando si era così rivolta a Elisabetta.  E’ come se stesse dicendo: “Non lodare me, ma magnifica il Signore, che è il mio Salvatore”.

La speranza di Maria 

Una seconda caratteristica che qui troviamo in Maria è il fatto che lei riponga ogni speranza nelle promesse di Dio. Senza dubbio Maria conosceva le Scritture, difatti lei si rammenta di ciò che Iddio aveva fatto nelle passate generazioni. 

Notate il vers. 55: “Santo è il suo nome; e la sua misericordia è d’età in età per quelli che lo temono. Egli ha operato potentemente col suo braccio”. Maria conosceva la promessa che era stata fatta ad Abramo, che i suoi discendenti sarebbero stati più che i granelli di sabbia del mare. Maria sapeva che Iddio avrebbe mantenuto la Sua promessa. Maria si rallegrava di essere stata scelta per diventare la madre di quel Messia profetizzato così tanto tempo prima. Notate la frase: “grandi cose mi ha fatte il Potente. Santo è il suo nome”. Maria conosceva la magnificenza di quanto accadeva perché aveva  familiarità con le promesse di Dio. 

I versetti dal 50 al 55 parlano della grande speranza del futuro adempimento della  profezia. La venuta di Gesù avrebbe adempiuto a quella speranza. La venuta di Gesù aveva portato grande speranza per il mondo, ma c’è una speranza che ancora deve essere adempiuta: il ritorno del Messia, quando Egli porterà a finale compimento la Sua opera. Un giorno Gesù tornerà e metterà fine a tutto il male  che c’è nel mondo mostrando la Sua potenza e schiacciando Satana e le sue armate di  malvagità. 

Allora Egli avrà misericordia di coloro che Lo temono e Lo servono. Tutto questo è da mettersi sul calendario di ciò che ancora avverrà e darci grande speranza e grande gioia. Non sarà un bel giorno per chi deride e ignora Cristo, ma per chi lo ama e lo apprezza!

Uno dei più grandi doni dell’Avvento del Signore Gesù è la promessa di un luminoso futuro. Credete che Gesù sia un personaggio della storia, protagonista del passato e del  futuro, oppure ritenete che sia solo una figura mitica e favolistica? Gesù è il Cristo vero e vivente. La Sua nascita in quella mangiatoia di Betlemme ci dà  grande speranza. Non abbiamo in questa vita altra speranza che Cristo.

La Scrittura dice: “Annienterà per sempre la morte; il Signore, l’Eterno, asciugherà le lacrime da ogni viso, torrà via di su tutta la terra l’onta del suo popolo, perché l’Eterno ha parlato” (Isaia 25:8), “…e i riscattati dall’Eterno torneranno, verranno a Sion con canti di gioia; un’allegrezza eterna coronerà il loro capo; otterranno gioia e letizia, e il dolore e il gemito fuggiranno” (Isaia 35:10). 

In Luca 2:10 troviamo ancora scritto: “Non temete, perché ecco, vi reco il buon annunzio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà”. Cristo è venuto a dare speranza. Se voi  non avete la certezza di una futura vita vera, significativa ed eterna, vi è grande speranza se, come Maria, vi affidate alle promesse fedeli e veraci di Dio. La cugina Elisabetta dice a Maria parole che potrebbero valere anche per noi: “E beata è colei che ha creduto, perché le cose dettele da parte del Signore avranno compimento” (Luca 1:45). 

Scoprire la grazia di Dio 

Maria, dunque, canta al Signore, lodandolo e adorandolo di tutto cuore, perché scopre di essere stata amata e scelta da Dio, nonostante la sua miseria, non solo per  ottenere la grazia della salvezza, ma anche il dono di poter essere utilizzata da Dio per realizzare lo stesso momento culminante degli eterni propositi di Dio: mettere al mondo il Cristo, il Salvatore del mondo. Certamente non avrebbe potuto esservi cosa più grande e  stupefacente. 

Certo nessuno potrà più pretendere di essere oggetto di altrettanta grazia, ma non è pure fonte di grande gioia e riconoscenza oggi scoprire di essere personalmente oggetto dell’amore di Dio che, nonostante la nostra miseria morale e spirituale, ci destina alla  salvezza eterna, purificandoci dal peccato e promettendoci d’essere un giorno partecipi di  nuovi cieli e di una nuova terra? 

Ascoltiamo, a questo riguardo, le parole di Martin Lutero nel suo commento al Magnificat: “Le parole di Maria qui sono l’espressione di un grande amore e di una vivissima gioia, ciò spiega perché il suo animo e la sua vita si elevano nello spirito. Maria non dice:  Io magnifico Dio, ma l’anima mia; come se volesse dire: tutta la mia vita e i miei sensi  sono come sorretti dall’amore di Dio, dalla sua lode e dalla gioia che è in Lui, tanto che, non più padrona di me stessa, vengo elevata più di quanto io non mi elevi alla lode di  Dio, come accade a tutti coloro che, pervasi da una dolcezza divina nello spirito, sentono più di quanto non riescano a esprimere; lodare Dio con gioia non è, infatti, opera umana, ma è piuttosto un subire gioiosamente un’influenza che deriva solo da Lui, che non si  può esprimere a parole, ma che si può percepire solamente con l’esperienza, come dice  Davide nel Salmo 33: “Gustate e vedete quant’è dolce il Signore Iddio; beato l’uomo che  in lui confida”. Egli dice prima gustate e poi vedete, perché non Lo si può conoscere senza averlo prima personalmente sperimentato e sentito, cosa impossibile per chi non confida in Lui con tutto il cuore, quando si trova nei luoghi profondi dell’angustia. Perciò il  Salmista aggiunge subito: “Beato l’uomo che confida in Dio”, poiché sperimenterà l’opera  di Dio e sentirà quella dolcezza che pervade ogni intelletto e conoscenza”. 

Ritengo che non ci siano parole migliori di queste per terminare oggi la nostra meditazione. Facciamole nostre!

Paolo Castellina, 12 dicembre 2021. Riduzione di una mia predicazione del 19 dicembre 2002.

Introduzione alle letture bibliche

Letture bibliche: Luca 1:46-55; Michea 5:2-5; Ebrei 10:5-10; Luca 1:39-55

Gli antichi profeti di Israele, come Michea, la nostra prima letture biblica di oggi, portavano la Parola di Dio alla loro generazione. Era una parola di giudizio quando denunciavano le inadempienze al patto che legava quella nazione a Dio e le loro conseguenze. Essa, però, era anche parola di grazia che parlava della fedeltà di Dio che avrebbe adempiuto, nonostante l’infedeltà della nazione, i propositi ultimi di Dio attraverso di essa, cioè di dare un giorno al mondo il Salvatore. Le espressioni di questi profeti celavano molto di più che riferimenti alla situazione contingente del loro tempo. Adombravano il sorgere di un re messianico la cui fama e benefici avrebbe raggiunto tutto il mondo, “fino ai suoi estremi confini”, stabilendo la Sua pace, la Sua shalom. Questa pace è molto più che assenza di guerre: è soprattutto pace con Dio, armonia con Lui, fonte di ogni autentico benessere dell’umanità. Come annuncia la seconda lettura, dal Nuovo Testamento, lettera agli Ebrei, i rotoli dei libri dei profeti parlavano, dunque, di Lui, venuto per adempiere perfettamente la volontà di Dio. Dio gli avrebbe “preparato un corpo”. Come? Generandolo attraverso una giovane discendente dell’antico Davide nell’ambito di una famiglia di persone umili e fedeli al Dio di Israele. E’ Luca, all’inizio del suo vangelo, che ci parla della famiglia di Gesù: gente ordinaria del popolo non particolarmente prominente o meritevole, eppure fatta oggetto da Dio del singolare privilegio di essere le persone da cui sarebbe sorto Gesù, il Salvatore del mondo. Non solo, ma anche di Giovanni, il profeta che lo avrebbe annunciato preparandone, nella sua generazione, cuori e menti. Maria, madre di Gesù e Elisabetta, madre di Giovanni, donne di fede che conoscono le Sacre Scritture, si riconoscono nella loro rispettiva elezione e, ad imitazione degli antichi Salmi, esprimono il loro canto di lode e di ringraziamento – come quello di Maria che noi conosciamo come il Magnificat e che troviamo al termine della terza nostra lettura biblica di oggi. Sono per noi impareggiabili lezioni che ci fanno capire che cosa sia la grazia elettiva di Dio che salva in Cristo Gesù, grazia veramente stupefacente.

Musiche utilizzate in questo programma

  • Sussex Carol
  • Dal ceppo secolare del popol d’Israel (IC 66) – Corale valdese Torino
  • Ukrainan Carol (Spencer Brewer)
  • Ihr Kinderlein Kommet (Claire Haimilton)
  • Gaudete! (Silverwood Quartett)
  • Magnificat (Roberto Fabbriciani), The Millennium Choir
  • Fa splendere il tuo volto (Valentino Miserach)