Servizio di culto per Domenica 6 Marzo 2022 – Prima domenica di Quaresima
(Servizio di culto con predicazione)
(Solo predicazione)
Introduzione alle letture bibliche
Letture bibliche: Salmo 91; Deuteronomio 26:1-11; Romani 10:8-13; Luca 4:1-13
Abitare “al riparo dell’Altissimo”, dell’Eterno Iddio, così come si esprime il Salmo 91, la nostra prima lettura di oggi, significa trovare in Lui una dimora eterna, un riparo sicuro, protezione nel tempo e nell’eternità. Non perché ne avremmo diritto, ma per la grazia che Egli ci concede. Non perché questo sia garanzia di completa immunità in questo mondo, ma ci rallegriamo di poter essere sicuramente partecipi dei Suoi eterni propositi che andranno a sicuro compimento. La seconda lettura, dal libro del Deuteronomio, mette in evidenza il dovere di riconoscenza che ha il popolo dei credenti verso Dio per le innumerevoli e immeritate grazie che esso ha ricevuto: “tutto il bene che l’Eterno, il tuo Dio, avrà dato a te e alla tua casa”, beni che comanda (nei versetti seguenti) di condividere pure con stranieri, orfani e vedove. A chi è destinata la grazia di Dio in Gesù Cristo? Ce lo dice la nostra terza lettura, tratta dall’epistola ai Romani, che culmina nell’affermazione: “il Signore è ricco verso tutti quelli che lo invocano”, senza distinzione alcuna. La quarta lettura di oggi, infine, sulla quale è incentrata la predicazione, riguarda l’episodio evangelico della Tentazione di Gesù in Luca 4. In comunione con Cristo chi si affida a Lui trionfa sulle tentazioni di dubitare che Egli sia suo sicuro e permanente rifugio e fortezza, offrendo pure la chiave per resistere a ogni altra tentazione.
C’è una via che sembra diritta, ma…
Il concetto di “tentazione” ha perduto il significato che aveva un tempo ed è stato banalizzato. Essere tentati di seguire una via diversa da quella che Dio ha per noi stabilito può essere una forte tentazione, ma che non ci porterà a destinazione. Nell’episodio evangelico della Tentazione di Cristo, Gli viene suggerito di adempiere alla Sua missione in maniere apparentemente più facili rispetto a quelle stabilite nei propositi di Dio. Si tratta, però, di un inganno che Egli respinge. Il movimento cristiano nella storia è caduto in simili tentazioni. Come resistervi? Lo vediamo nel testo del vangelo di Luca 4:1-13.
Che cos’è la tentazione?
Che cosa vuol dire quando qualcuno dice: “Sono tentato di fare…”. Indubbiamente questo concetto oggi è stato in gran parte banalizzato. Come chi dice: “Dovrei dimagrire ma sono tentato di mangiare quella bella torta alla crema”. Tentare, in questo senso, indica quindi l’allettamento, l’impulso o lo stimolo a compiere qualche cosa che non si dovrebbe, il desiderio di fare qualche cosa che sarebbe meglio astenersene. A un livello “più serio”, però, il concetto di tentazione ha perduto il significato che aveva un tempo, cioè l’esperienza di chi subisce l’attrazione di una condotta contrastante con principi etici e morali. Perché? Perché tutti i principi etici e morali sono stati oggi relativizzati, non sono più un punto di riferimento indiscutibile, e le proprie decisioni dipendono solo più dalla percepita maggiore o minore convenienza di una data azione. “Lo faccio se mi conviene”, si dice, senza star li a tanto pensare se sia giusto oppure no. Ancor meno generalmente si crede che vi sia una legge morale assoluta stabilita da Dio e “certo” neanche un Dio al quale dovremmo rendere conto di noi stessi. Al massimo, si ha a che fare con la propria coscienza, ma è facile oggi “venire a patti” anche con essa. Che piaccia o non piaccia, però, Dio esiste, ed Egli ha espresso la Sua volontà per le creature umane nella Sua Legge, la quale sempre garantisce il meglio per noi. Per questo essere tentati di fare diversamente da quanto Dio stabilisce, è un inganno che può risultare solo in nulla di buono.
Oggi considereremo l’episodio evangelico delle Tentazioni di Cristo, tentazioni alle quali Egli è stato sottoposto prima d’iniziare il Suo ministero pubblico. In che modo Gesù doveva compiere la Sua missione? Secondo gli eterni propositi di Dio, nelle modalità per altro rivelate ed esemplificate nella Sua Parola. V’erano altri modi per farlo? No, se non quelli ingannevoli propostigli furbescamente dall’avversario di Cristo. Lo stesso vale per noi cristiani: come, in che modo, dobbiamo svolgere il mandato che ci è affidato? Come per ogni altra cosa, l’adempimento del mandato cristiano deve rispettare i criteri e gli esempi che ci vengono dati al riguardo nella Parola di Dio. Questo è importante, perché potremmo svolgerlo cedendo a tentazioni di farlo in maniere che sembrano efficaci o più facili ma che solo ci porterebbero fuori strada. Proponendoci “modalità errate” la tentazione vorrebbe pervertire la nostra fede e farla fallire. Le tentazioni di Gesù ci vengono presentate dagli evangelisti Matteo, Marco e Luca. Il loro resoconto non solo ci parla dell’identità e forza di Gesù ma pure ci parla di simili tentazioni che riguardano anche per il tempo presente. Lo esamineremo sommariamente oggi nella versione dell’evangelista Luca. Ascoltiamola.
“Gesù, ripieno dello Spirito Santo, se ne ritornò dal Giordano, e fu condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni, ed era tentato dal diavolo. Durante quei giorni non mangiò nulla; e dopo che quelli furono trascorsi, ebbe fame. E il diavolo gli disse: Se tu sei Figliuol di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane. E Gesù gli rispose: Sta scritto: Non di pane soltanto vivrà l’uomo. E il diavolo, portatolo in alto, gli mostrò in un attimo tutti i regni del mondo e gli disse: Ti darò tutta quanta questa potenza e la gloria di questi regni: perché essa mi è stata data, e la do a chi voglio. Se dunque tu ti prostri ad adorarmi, sarà tutta tua. E Gesù, rispondendo, gli disse: Sta scritto: Adora il Signore Iddio tuo, e a lui solo rendi il tuo culto. Poi lo portò a Gerusalemme e lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se tu sei Figliuolo di Dio, gettati giù di qui; perché sta scritto: Egli ordinerà ai suoi angeli intorno a te, che ti proteggano; ed essi ti porteranno sulle mani, che talora tu non urti col piede contro una pietra. E Gesù, rispondendo, gli disse: È stato detto: Non tentare il Signore Iddio tuo. Allora il diavolo, finita che ebbe ogni sorta di tentazione, si partì da lui fino ad altra occasione” (Luca 4:1-13).
Come sempre, Luca inquadra il racconto evangelico in una precisa struttura teologica di per sé stessa significativa – cosa che spesso sfugge al lettore superficiale.
In Matteo e in Marco, la tentazione segue immediatamente il battesimo di Gesù. Luca inserisce una genealogia tra le due storie, modellando così il suo racconto su Esodo 6, che inserisce una genealogia tra la chiamata e il ministero di Mosè. La genealogia aiuta a stabilire chi è Gesù. Egli è «Figlio di Dio» (3:38). Questo titolo è importante sia per i racconti del Suo battesimo che per le Sue tentazioni. Possiamo pensare ad Adamo, creato a immagine di Dio come il primo Figlio di Dio. Come Gesù, anche Adamo era stato messo alla prova. Come Gesù, era stato tentato da del cibo. A differenza di Gesù, che, dopo un lungo digiuno aveva fame, Adamo aveva cibo in abbondanza a sua disposizione, ma Adamo fallisce comunque la prova. A differenza di Adamo, Gesù si dimostra fedele anche nelle prove più dure.
Resistenza
Luca ci ha già parlato delle forze del male all’opera nel mondo: forze del male che colpiranno Gesù. Satana, entità malvagia, ora cerca di pervertire la missione di Gesù. In che modo Gesù vi resiste con successo?
In primo luogo, Gesù è “ripieno di Spirito Santo” e quindi ha il potere di resistergli (v. 1). Le forze del male, altresì, cercano di frustrare l’opera del movimento cristiano, distoglierla dal compiere i suoi doveri in questo mondo al servizio di Dio e farlo fallire. Solo chi è “ripieno di Spirito Santo” può resistervi con successo. Noi abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo quando Dio ci ha portato al ravvedimento e alla fede. Egli rimane con noi e possiamo e dobbiamo servircene.
In secondo luogo: Gesù combatte per noi. L’autore di Ebrei chiarisce che Gesù aveva sopportato queste tentazioni per noi: “Perché non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ma ne abbiamo uno che in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare” (Ebrei 4:15). Di conseguenza, “…in quanto egli stesso ha sofferto essendo tentato, può soccorrere quelli che sono tentati” (Ebrei 2:18).
In terzo luogo: Gesù combatte in forza della verità rivelata nelle Sacre Scritture, la conosce e la riafferma. Gesù, infatti, le cita in risposta a ciascuna delle tre tentazioni. Conosce le Scritture, le ha studiate fin dalla sua infanzia. Nelle sue mani essa diventa la “spada dello Spirito” e se ne avvale per difendersi (Efesini 6:17). La sua profonda conoscenza delle Scritture è così completa che Egli sa, senza esitazione, trovare in esse il punto esatto con cui contrastare il pericolo particolare che deve affrontare. Lo stesso è a nostra disposizione. Le Scritture ci sono disponibili: ciò che ci manca è spesso l’alfabetizzazione biblica. La Bibbia è spesso come una cassetta degli attrezzi nelle mani di una persona non qualificata. Ci arrabattiamo con essa a fatica. Con il tempo apprendiamo, ma le tentazioni raramente ci permettono il lusso del tempo. La tentazione arriva, ci intrappola e prosegue nella sua opera distruttiva. Dobbiamo essere quindi sempre “in allenamento” e saremo pronti quando ci verranno proposte menzogne che così potremo identificare, smascherare e respingere.
Gesù, dunque, “ripieno dello Spirito Santo, se ne ritornò dal Giordano, e fu condotto dallo Spirito nel deserto”. Il deserto è il crogiolo della prova, ed è lo Spirito di Dio che ve Lo conduce. Non perché avesse dubbi sulla Sua effettiva capacità, ma per noi, perché noi di questo non ne avessimo dubbio alcuno. Inoltre, anche lì Gesù resiste alle tentazioni per noi e per nostra istruzione. Dice la Scrittura: “Beato l’uomo che sostiene la prova; perché, essendosi reso approvato, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che l’amano” (Giacomo 1:12).
“… per quaranta giorni, ed era tentato dal diavolo” (v.2a) Quaranta è un termine convenzionale che significa molti giorni. Il legame tra i quaranta e la fame è un tema ricorrente nella storia della salvezza d’Israele: Mosè trascorse quaranta giorni e quaranta notti sul monte Sinai senza cibo né acqua (Esodo 34:28); il popolo d’Israele vaga per quarant’anni nel deserto, dove si lamentava del pericolo di morire di fame (Esodo 16:2-3); Elia viaggia per quaranta giorni senza cibo (1 Re 19:8). Le parole “quaranta giorni” collegano Gesù con le persone e gli eventi più significativi della storia d’Israele.
Prima tentazione
“E il diavolo gli disse: Se tu sei Figliuol di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane. E Gesù gli rispose: Sta scritto: Non di pane soltanto vivrà l’uomo”. Luca ha appena riferito del battesimo di Gesù con la voce dal cielo che diceva: «Tu sei il mio diletto Figlio mio: in te mi sono compiaciuto» (3:22). Ora il diavolo, come un esperto lottatore, cerca di rivolgere la forza di Gesù contro di lui stesso, di usare la filiazione di Gesù per tentarlo a volgere il suo potere a scopi egoistici. “Dicono che sei il Figlio di Dio. Se questo è vero, non dovresti avere problemi a gestire questo piccolo progetto”; “Se sei il Figlio di Dio, tuo Padre non si aspetta certo che ti privi di ciò che è essenziale per la vita. Sii ragionevole! Fatti una pagnotta! Prenditi cura di te! Devi mantenere la tua forza!”. Questa è una tentazione potente. Sono soprattutto gli uomini sono facilmente coinvolti in una sfida che inizia con “Se tu…” Siamo tentati di metterci alla prova e quindi di permettere al tentatore di stabilire l’agenda. Invece, dobbiamo fermarci e chiederci quale diritto ha il tentatore di suggerirci ciò che dovremmo fare. Gesù deve fare ora quello che poi insegnerà ai suoi discepoli: pregare: «Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano» (11:3) – cercare prima per il regno di Dio e il resto ci verrà dato in sovrappiù. In effetti, se viene dal diavolo, bugiardo e omicida, come potremmo fidarci? Il diavolo spesso attacca il muro che pensavamo non fosse necessario custodire. “Dì a questa pietra che diventi pane (singolare) suggerendo a Gesù di alleviare la Sua fame. Le persone (e Gesù è umano) hanno una forte volontà di sopravvivere. È possibile fare una buona causa per la sopravvivenza personale. Quanto spesso le chiese vengono corrotte dall’offerta di beni di questo mondo che garantirebbero la nostra sicurezza! Li accettiamo? E a che prezzo?
Gesù aveva bisogno di sopravvivere per poter svolgere il suo ministero, vero! Quale può essere il danno di una pagnotta? Rafforzerà Gesù per il ministero. Gesù risponde con una citazione da Deuteronomio 8:3, che recita per intero: “Egli dunque t’ha umiliato, t’ha fatto provar la fame, poi t’ha nutrito di manna che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuta, per insegnarti che l’uomo non vive soltanto di pane, ma vive di tutto quello che la bocca dell’Eterno avrà ordinato”. C’è un collegamento tra la manna (il pane d’Israele nel deserto) e il pane con cui il diavolo tenta Gesù nel deserto. Sia gli israeliti che Gesù sono tentati nel deserto dal pane. La differenza era che Israele inciampa nella tentazione perché mancava di fede in ciò che Dio avrebbe provveduto, ma Gesù rimane saldo di fronte alla tentazione.
Seconda tentazione
“E il diavolo, portatolo in alto, gli mostrò in un attimo tutti i regni del mondo e gli disse: Ti darò tutta quanta questa potenza e la gloria di questi regni: perché essa mi è stata data, e la do a chi voglio. Se dunque tu ti prostri ad adorarmi, sarà tutta tua. E Gesù, rispondendo, gli disse: Sta scritto: Adora il Signore Iddio tuo, e a lui solo rendi il tuo culto”. La seconda tentazione vorrebbe indurre Gesù ad adorare un falso dio, per raggiungere un fine buono (gloria e autorità) con mezzi malvagi. Gesù è venuto per gloria e autorità, ma le otterrà essendo innalzato su una croce, non inginocchiandoci davanti al maligno. La sua gloria e autorità vengono da Dio, non da Satana. Anche noi spesso siamo tentati di realizzare fini buoni con mezzi malvagi. Uno di questi è con l’esercizio indiscriminato del potere che si avvale della coercizione, come Maometto che intendeva conquistare il mondo con la violenza della guerra. Anche nella storia del cristianesimo si sono viste “conversioni” forzate di un’intera popolazione. Hanno forse prodotto una “società cristiana”? No, solo una massa d’ipocriti. Vi sono predicatori potrebbero volere riempi i banchi della chiesa dicendo alle persone ciò che vogliono sentire invece di chiamarle al ravvedimento – il che è molto più difficile e non remunerativo! Siamo tutti tentati di raggiungere buoni fini con mezzi cattivi.
Il diavolo promette a Gesù: “tutti i regni del mondo … Io ti darò tutta questa potestà e la loro gloria” (v. 6). Gesù, però, ce l’aveva già. Insegnava con autorità (4:32); comandava con autorità agli spiriti impuri, ed essi gli obbedivano (4:36). Gesù aveva l’autorità di perdonare i peccati (5:24). Gesù avrebbe dato ai Suoi discepoli autorità sui demoni (9:1) e calpestare … “Tutta la potenza del nemico” (10:19). No, Gesù respinge di essere autorità secondo i fallaci canoni di questo mondo: le “soluzioni di forza” sono un successo apparente. Egli adora il Signore l’Iddio nostro e serve solo Lui. Gesù non si lascia fregare dal diavolo.
Terza tentazione
“Poi lo portò a Gerusalemme e lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se tu sei Figliuolo di Dio, gettati giù di qui; perché sta scritto: Egli ordinerà ai suoi angeli intorno a te, che ti proteggano; ed essi ti porteranno sulle mani, che talora tu non urti col piede contro una pietra. E Gesù, rispondendo, gli disse: È stato detto: Non tentare il Signore Iddio tuo”. Gesù si sarebbe gettato dall’alto del tempio, sicuro che Dio lo avrebbe esentato da riceverne danno? Gesù usa la Scrittura per contrastare due tentazioni, quindi il diavolo formula la terza tentazione nel linguaggio biblico citando il Salmo 91:11-12. Questo non è un salmo messianico – una promessa di proteggere il Messia dal male – ma è piuttosto un inno di lode per la protezione che Dio offre ai Suoi fedeli. Ironia della sorte, il diavolo tenta Gesù a essere infedele a Dio mettendolo alla prova e, pur essendo infedele, a confidare nella promessa che il salmo fa a coloro che Gli sono fedeli. È un linguaggio al contrario, una pericolosa mezza verità calcolata per confondere. Ancora una volta, questo dimostra perché non dovremmo associarci a persone di carattere discutibile. Queste persone sanno come far sembrare buono il cattivo suono, per non emettere alcun suono come un sì. Quando vediamo il luccichio del loro amo, lo hanno già fatto passare nella nostra carne. Gesù, però, non si lascia conquistare così facilmente.
Nella mente di Luca, la sfida di saltare dal pinnacolo del tempio è la tentazione culminante, perché tenta Gesù a lasciare che Satana lo salvi dalla morte, forse non solo ora ma anche sulla croce. Anche Gesù deve trovare questa offerta piuttosto allettante. Sa che la volontà del Padre è che muoia sulla croce per la remissione dei peccati del Suo popolo, ma forse il tentatore può trovare una via più facile perché Gesù compia la sua missione. “Non tentare il Signore Iddio tuo” è tratta da Deuteronomio 6:16 e si riferisce a un episodio in cui “i figliuoli d’Israele avevano tentato l’Eterno, dicendo: ‘L’Eterno è egli in mezzo a noi, sì o no?’” (Esodo 17:7). Dio sarebbe stato con Gesù alla croce, ma diversamente da come noi ce lo saremmo aspettato.
Conclusione
Poco prima della Sua sofferenza e morte Gesù dice ai Suoi discepoli: “Non mi resta molto tempo per parlare con voi, perché Satana, il malvagio principe di questo mondo, s’avvicina. Egli, però, non ha alcun potere su di me” (Giovanni 14:30). La potenza e la gloria dei regni di questo mondo è stata indubbiamente data a Satana, entità bugiarda e assassina, come strumento del giudizio di Dio sugli uomini malvagi. Essi, infatti, come afferma l’Apostolo: “…siccome non si son curati di ritenere la conoscenza di Dio, Iddio li ha abbandonati a una mente perversa perché facessero le cose che sono sconvenienti” (Romani 1:28). Sia l’uno che gli altri, “sono riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli uomini empi” (2 Pietro 3:7). Nel frattempo, però, la voce menzognera di Satana, con le sue tentazioni, continua a mettere alla prova il popolo di Dio affinché si possa distinguere chi appartiene a lui e chi appartiene a Dio. Gesù respinge le tentazioni di Satana e così devono fare coloro che, discernendone l’inganno, pure le rifiutano. Come possono comprendere che si tratta di un inganno? Attraverso la loro profonda conoscenza dei propositi di Dio esplicitati nelle Sacre Scritture. Chi conosce la verità di Dio contenuta nelle Scritture non si lascia ingannare, neppure se Satana le utilizzasse egli stesso distorcendone il significato. L’Apostolo dice: “Nessuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:13).
Paolo Castellina, 28 febbraio 2022