Luciano Sesta ha pubblicato il 22/8/21 nella sezione “Pillole di filosofia” del social Sfero un’interessante analisi dal titolo: “Le (ambigue) radici cristiane dell’obbligo vaccinale”. Esso presuppone, tipicamente per la nostra cultura male informata, che le dottrine del Cattolicesimo romano corrispondano a quelle del Cristianesimo tout court. Ciononostante, le sue tesi mi sembrano fondate se riferite solo al Cattolicesimo romano. Ne propongo qui ampie citazioni.
“Si polemizza spesso su presunte analogie fra la gestione dell’emergenza sanitaria e le dittature del Novecento. A me pare invece più interessante un’analogia-filiazione delle attuali politiche sanitarie con la religione cristiana. Non a caso si tratta di politiche sanitarie prevalentemente occidentali, che dunque riguardano il cosiddetto mondo sviluppato, che è quello in cui il cristianesimo ha messo più profonde radici. Anche nel cristianesimo c’è un virus che contamina e uccide, ed è il peccato. Il rimedio a questo virus è il battesimo, vero e proprio vaccino dell’anima. Il richiamo, diciamo la seconda dose, è la cresima, o anche la confessione periodica. Chi rifiuta questo rimedio si perde. E mette in pericolo anche gli altri, nella misura in cui peccando li induce a peccare. Nessun uomo è un’isola. Ci si perde e ci si salva insieme. Sia per il cristianesimo sia per l’OMS”.
[E’ vero che il peccato (come biblicamente inteso) può essere equiparato ad “un virus che contamina ed uccide”, ma la risposta biblica, evidentemente, non è il sacramentalismo cattolico!].
“‘Vaccinarsi è un atto di amore’, ha detto non a caso papa Francesco, facendo eco vaticana al “dovere civico e morale” a cui invita il Quirinale, nell’ennesima conferma che i Patti Lateranensi non conoscono crisi. E non può che essere così. La cultura occidentale, in cui è nata quella particolare impresa che è la scienza moderna, è infatti irrimediabilmente cristiana [leggasi cattolico-romana]. Diversamente non si spiegherebbe come mai la scienza abbia oggi potuto prendere il posto della religione conservandone le due principali caratteristiche di rimedio alla paura e di garanzia di salvezza. Nel quadro storico di una religiosità sponsorizzata dalla politica perché ampiamente diffusa nella maggioranza del volgo, a ritenere la religione come “oppio dei popoli”, e dunque come inganno, è sempre stata una minoranza. Da Senofane, il primo complottista, a Freud, l’ultimo.
[Sicuramente, idolatrare la scienza è un surrogato di chi tendenzialmente idolatra il sistema “chiesa cattolica” con tutti i suoi annessi e connessi di sacramentalismo e sacerdotalismo].
Qui non è certo la scienza in quanto tale a essere un inganno, ma la tendenza, appunto religiosa, ad attribuirle un’assolutezza salvifica, che non tollera quegli stessi dubbi che pure hanno contribuito alla sua nascita e al suo sviluppo. I gruppi religiosi sono nati, storicamente, dalla paura della morte e dalla conseguente esigenza di purificarsi da agenti contaminanti. In un perfetto parallelismo fra l’anima e il corpo, anche la medicina ha seguito la stessa strada, ma senza poter esibire la divina infallibilità vantata dai riti sacri. Finché la salute del corpo non ha avuto una superiore importanza rispetto alla salvezza dell’anima, questo non ha rappresentato un problema. Ma quando la cura del corpo è divenuta più vitale di quella dell’anima, ecco che anche la medicina, nel frattempo divenuta scientifica, ha cominciato ad alimentare le stesse aspettative salvifiche associate alla religione. La questione è di sorprendente attualità: cosa significa “scienza” in una cultura che, a motivo della paura, tende ad assorbirla nella religione? Significa essenzialmente ricerca aperta, dubbio e distacco critico dai propri stessi risultati. Significa laicità di un’impresa le cui conquiste non si impongono come un assoluto solo perché uno ha paura, ma si espongono al confronto e alla smentita. Senza paura.
[Le “aspettative salvifiche” dello scientismo corrispondono indubbiamente alle superstizioni indotte dal Cattolicesimo romano. Ci si potrebbe anche domandare in che misura questo abbia influito sull’evangelicismo moderno.
Non è esattamente ciò a cui stiamo assistendo. E l’intervento di papa Francesco ne è una dimostrazione. Erede secolarizzata del proselitismo cattolico, la campagna vaccinale assomiglia sempre di più a una versione laica dell’evangelico compelle ad intrare. È facile ironizzare di fronte a una simile analogia, ma un minimo di senso storico aiuta a capirne l’imbarazzante pertinenza. Se un tempo il principale bene da preservare era infatti la salvezza dell’anima, oggi è quella del corpo. Non si spiegherebbe, diversamente, l’assolutizzazione dei rispettivi strumenti con cui ottenere l’una e l’altra, né la criminalizzazione di chi osi dubitarne o non avvalersene. Non sei battezzato? Meriti l’inferno. Non sei vaccinato? Non meriti le cure. Non sei battezzato? Contamini i battezzati. Non sei vaccinato? Contagi i vaccinati. Non sei battezzato? Non benefici dell’amore di Dio. Non ti vaccini? Non stai amando il prossimo. E così via demonizzando.
[Analogie più che pertinenti della cultura cattolica-romana.
Se il green pass del vecchio mondo era il battesimo, unico lasciapassare per la salvezza, oggi è il vaccino per tutti, inclusi i bambini. Anche in questo la nuova scienza replica le strategie politiche della vecchia religione. Come quest’ultima ha aggirato l’ostacolo del blasfemo rifiuto battezzando chi non poteva opporlo, e cioè appunto gli infanti, così la nuova fede nella scienza immunizza l’innocente a tradimento, prevenendo, oltre che la sua malattia, anche la sua possibile opposizione. L’urgenza della causa non può attardarsi in faticose opere di persuasione: compelle ad intrare, recita appunto il Vangelo. Non si chiede il permesso di salvare chi sta per rovinarsi. Lo si salva e basta. Da qui l’invito, tanto dell’antica religione quanto della moderna medicina, a fidarsi dell’autorità costituita. Non ragionate. Battezzatevi! Non dubitate. Vaccinatevi e basta! Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur!
[L’invito a “fidarsi dell’autorità costiruita” e del conseguenze statalismo è indubbiamente il retaggio di una certa cultura nostrana.]
Eppure la storia è piena di eroici esempi di chi ha opposto un fiero rifiuto di fronte a questa ottusa prepotenza. Chi conosce il caso Galileo sa che la stessa scienza moderna nasce da un atto di disobbedienza nei confronti di chi avrebbe voluto censurarla in nome della scienza ufficiale del momento (il geocentrismo) e dell’ordine pubblico (l’unità della Chiesa e la salvezza delle anime). Le superiori ragioni della salvezza, sia essa dell’anima o del corpo, non tollerano alcun contraddittorio. Chi non è con noi è contro di noi. E va ricondotto all’ordine per il suo bene. Tertium non datur.
Questa premura liberticida è sintomo dello stesso disagio di sempre. Ed è il disagio che ogni potere sperimenta di fronte alla libertà di chi non si sottomette al ricatto della paura. Le continue minacce di rendere obbligatorio il vaccino nascono, in questi giorni, dalla consapevolezza che i giochetti ricattatori non stanno funzionando. E non c’è reazione più nervosa di quella che scaturisce dallo scoprire che le paure dell’altro non sono le nostre stesse paure. Perché le paure non sono tutte uguali. Ciò che spaventava a morte i cardinali dell’Inquisizione non era ciò che temeva Giordano Bruno. E se oggi non c’è più il rogo, rimangono i ricatti e le sanzioni, gli obblighi e la pubblica riprovazione. In una logica antica e sempre nuova, che rimane violenta e intollerante al di là della forma convenzionalmente religiosa o sanitaria che assume, perché pur sempre incapace di accettare l’altro, l’estraneo, il diverso, e di coltivare quel dubbio di cui ogni scienza che si rifiuta di essere religione si alimenta.
L’articolo originale si trova qui: https://sfero.me/article/ambigue-radici-cristiane-obbligo-vaccinale