Buoni motivi per essere un Bastian Contrario (Romani 12:2)

Domenica 25 Agosto 2024, tredicesima dopo quella dedicata alla Trinità

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Anticonformismo

Sicuramente è più facile trovare dei conformisti che degli anti-conformisti, cioè dei “Bastian Contrario” perché la natura della maggior parte della gente è essere gregaria, “seguire il gregge” perché vi vede dei “vantaggi”. Nel linguaggio comune, l’espressione “Essere dei Bastian Contrario” viene spesso utilizzata con una connotazione leggermente negativa o critica, per descrivere qualcuno che sembra non riuscire mai a essere d’accordo con gli altri, rendendo difficile il dialogo o la collaborazione. “Gianni è sempre il solito Bastian Contrario, non è mai d’accordo con niente di quello che diciamo!”. Questa o simili espressioni la usano spesso i conformisti per sottolineare la loro riprovazione per qualcuno che sembra avere un comportamento di opposizione sistematica, una persona che per natura o abitudine contraddice sistematicamente gli altri, spesso prendendo una posizione opposta rispetto alla maggioranza o a ciò che viene comunemente accettato. Spesso, però, “Bastiano” ha i suoi buoni motivi per fare così perché ha un sano e necessario spirito critico.

L’espressione “essere un Bastian Contrari” [1] ha a che fare con la storia del Piemonte. Una delle teorie più accreditate a questo riguardo, si riferisce, infatti, al conte di San Sebastiano. Durante la battaglia dell’Assietta nel 1747, egli aveva disobbedito all’ordine di ritirata del suo re, riuscendo, grazie al supporto di alcuni granatieri, a determinare l’esito favorevole dello scontro contro l’esercito franco-ispanico che minacciava il Piemonte. Questa sua ostinazione, contraria agli ordini ricevuti, ha contribuito a diffondere l’uso del termine per indicare chi si oppone alle direttive, ma con buona causa e con successo. Un’altra interpretazione popolare si collega a un bandito chiamato Bastiano, vissuto tra il XVII e XVIII secolo, che, secondo alcune leggende, era noto per la sua natura ostinata, ribelle e anticonformista e …che era finito impiccato! Infine, la prima attestazione scritta del termine risale al 1819, grazie al giornalista e scrittore torinese Ludovico di Breme [2], che pubblica un articolo usando questo soprannome per indicare chi si opponeva alle idee dominanti.

Un’esortazione biblica 

Come discepoli del Salvatore Gesù Cristo, però, la Parola di Dio ci chiama a non conformarsi all’andazzo di questo mondo e a mantenere sempre un sano spirito critico. Il conformismo, infatti, contrariamente a quanti molti ritengono, porta solo alla rovina. L’appello a non conformarsi a questo mondo lo troviamo, uno fra tanti, nella lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani di Roma, all’inizio del capitolo 12. Ascoltiamone i primi due versetti in una traduzione in lingua corrente:

“Dio ha manifestato la sua misericordia verso di noi. Vi esorto dunque, fratelli, a offrire voi stessi a Dio in sacrificio vivente, a lui dedicato, a lui gradito. È questo il vero culto che gli dovete. Non adattatevi alla mentalità di questo mondo, ma lasciatevi trasformare da Dio con un completo mutamento della vostra mente. Sarete così capaci di comprendere qual è la volontà di Dio, vale a dire quel che è buono, a lui gradito, perfetto” (Romani 12:1-2).

Paolo scrive questa lettera ai cristiani di Roma, una comunità mista di origine ebraica e pagana, per offrire una sintesi della sua teologia e per incoraggiarli a vivere in modo conforme al Vangelo. Nei primi undici capitoli, Paolo sviluppa una complessa argomentazione teologica sulla giustificazione per fede, la grazia di Dio e il ruolo di Israele nel piano di salvezza. Quando arriva al capitolo 12, Paolo introduce una serie di esortazioni pratiche. Il riferimento alla “misericordia di Dio” in Romani 12:1 si basa sulle verità teologiche che ha già esposto: la misericordia è la risposta di Dio al peccato umano, manifestata nella vita, morte e resurrezione del Cristo. Il concetto di “offrire i vostri corpi come sacrificio vivente” richiama l’immagine dell’Antico Testamento del sacrificio, ma qui Paolo la rielabora in chiave cristiana. Invece di offrire sacrifici rituali di animali, i credenti sono chiamati a offrire sé stessi, l’intera loro vita, come un sacrificio continuo, vivente, santo e gradito a Dio. Questo rappresenta il “culto spirituale” o “logico”, cioè un servizio razionale e consapevole a Dio. Il versetto 2 continua così con un invito ad una vita realmente trasformata dalla grazia di Dio. Letteralmente dice: “Non conformatevi a questo mondo” o “secolo”. Qui, “questo mondo” rappresenta il sistema di valori e comportamenti che, in contrasto con la volontà rivelata di Dio, sono prevalenti nella società umana. Invece di conformarsi, i cristiani devono essere trasformati attraverso il rinnovamento della loro mente. Questo rinnovamento permette di discernere la volontà di Dio, riconoscendo ciò che è buono, gradito e perfetto. Romani 12:1-2 rappresenta perciò un appello ad una trasformazione radicale, una vita offerta a Dio come culto razionale e una mente rinnovata per discernere e praticare la Sua volontà rivelata, buona, giusta e salutare.

Del versetto 2 che dice: “Non conformatevi a questo secolo”, vorrei oggi soffermarmi sul significato di due parole qui usate: “questo secolo” (o mondo) e “non conformatevi”.

Cos’è “questo mondo ”

Il termine tradotto come “questo mondo” o “questo secolo” è (aión). Gli ebrei distinguevano fra due ere o epoche [3]: questa epoca, il tempo prima dell’arrivo del Messia e “l’era che verrà”, il tempo dopo l’arrivo del Messia. Nello stesso modo, la maggior parte degli scrittori del Nuovo Testamento fanno una distinzione [4] fra “questa epoca”, il tempo prima del ritorno di Cristo, e quella futura, quella che verrà. L’epoca che stiamo vivendo, l’attuale epoca è ancora caratterizzata come un periodo di instabilità, debolezza, empietà, malvagità, calamità e miseria. L’era futura [5], l’era dopo il ritorno di Cristo in maestà come il periodo del compimento, dello stabilimento del regno di Dio con tutte le sue benedizioni. Il cristiano anticipa quel tempo testimoniando fin da oggi “lo stile di vita” che caratterizzerà l’era nuova. C’è dunque una contrapposizione fra l’attuale “stile di vita” e quello che caratterizzerà la nuova era.

Questo tempo, quest’era, “questo secolo”, tradotto anche “questo mondo” è pieno di gente che si occupa di interessi e sollecitudini del tutto futili (gli “impegni mondani”, “cure mondane”), le cose di cui si occupano coloro che soffocano la Parola di Dio seminata in loro come su un terreno spinoso (Matteo 13:22, Marco 4:19).

Il Signore e Salvatore Gesù Cristo è centrale in questa trasformazione di epoche. Egli è “…al di sopra di ogni principato e autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello a venire” (Efesini 1:21). Egli è venuto per “strapparci”, sottrarci, dallo stile di vita che caratterizza questa epoca. Infatti, Egli “ha dato sé stesso per i nostri peccati per sottrarci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre” (Galati 1:4) (o “dalla presente malvagia età” ND).

Quei cristiani che sono ricchi “nel presente secolo”, “in questo mondo”, secondo i criteri di questo mondo, vengono così esortati: “…ordina che non siano d’animo altero, che non ripongano la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, il quale ci fornisce abbondantemente ogni cosa perché ne godiamo” (1 Timoteo 6:17). Così Dema, collaboratore dell’apostolo Paolo, sedotto dai valori di questo mondo, aveva abbandonato l’apostolo, “…avendo amato il presente secolo” (2 Timoteo 4:10). Egli aveva “preferito il secolo presente” (CEI 1974).

La grazia di Dio, però, “ci insegna a rinunciare all’empietà e alle mondane concupiscenze, per vivere in questo mondo temperatamente, giustamente e piamente” (Tito 2:12). Infatti: “…ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli” (Efesini 2:2)

Gesù stesso descrive la nuova futura era come sostanzialmente diversa da questa: “… quelli che saranno reputati degni di avere parte al mondo a venire e alla risurrezione dai morti non sposano e non sono sposati” (Luca 20:35). Tant’è vero che, dice: “Io vi dico in verità che non c’è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi, per amor mio e per amor dell’evangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna” (Marco 10:29-30). Fin da oggi, dunque, noi cristiani siamo stati “…  risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nelle età a venire l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù” (Efesini 2:6-7).

L’artefice, il protagonista della trasformazione di questo mondo è lo Spirito Santo, così importante che: “… Chiunque dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli” (Matteo 10:32). I cristiani sono coloro che stanno pregustando l’opera dello Spirito Santo, che già: “…hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire” (Ebrei 6:5).

Le cose, quindi, che appartengono a questa epoca sono menzionate negativamente nel Nuovo Testamento come qualcosa che i cristiani devono abbandonare, perché saranno presto superate. I “figli di Dio” sono messi in contrapposizione ai “figli di questo secolo” (o mondo), sono caratterizzati da tratti diversi, sebbene: “… i figli di questo secolo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più accorti dei figli della luce” (Luca 16:8).

Fra chi appartiene a questo mondo, che sta bene in questa epoca, e i figli del mondo a venire c’è pure una differenza cognitiva: “… fra quelli che sono maturi, noi esponiamo una sapienza, però una sapienza non di questo secolo né dei dominatori di questo secolo che stanno per essere annientati” (1 Corinzi 2:6). “…per gli increduli, dei quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio, non risplenda loro” (2 Corinzi 4:4). E’ Satana che domina i pensieri e la condotta di chi appartiene a “questa età”. Tale sapienza è piena di errorI, arroganza, ed ostilità all’Evangelo.

L’attuale epoca sta per essere vanificata, superata. Che senso avrebbe rimanere attaccati ai suoi valori? “Ora, queste cose avvennero loro per servire d’esempio e sono state scritte per nostra ammonizione, [noi] che ci troviamo agli ultimi termini dei tempi” (1 Corinzi 10:11). Ne siamo consapevoli?

Non conformarsi 

Se dunque l’andazzo di questo mondo è ormai condannato e giungerà presto a termine, a noi, discepoli del Salvatore Gesù Cristo, viene ordinato di “non conformarci” ad esso. Traduciamo così dall’originale verbo greco:  Συσχηματίζω (Suskēmatizō) composto da syn e schématizó (schema) [6] vuol dire assumere una certa forma, figura, modellarsi allo stesso modello, schema, stampo: “non lasciatevi mettere nello stesso stampo”.  È molto significativo che l’essere “conformati” al mondo presente sia visto come una nozione passiva, poiché potrebbe suggerire che ciò accada, in parte, inconsapevolmente, ma qui c’è anche una certa consapevolezza del conformismo in atto, una certa compiacenza, quindi “Non lasciatevi conformare” e “non compiacetevi di essere come tutti gli altri”, pensando che sia per voi “più conveniente”. Non è e non sarà così. Questo verbo può essere inteso passivamente con “non siate conformati” che attivamente: “non conformatevi”. Esso ricorre nel nuovo Testamento solo due volte. L’altro versetto è: ‘…come figli ubbidienti, non conformatevi alle concupiscenze del tempo passato quando eravate nell’ignoranza” (1 Pietro 1:14). I “figli ubbidienti” sono, di fatto, le persone caratterizzate dall’ubbidienza a Dio.

E’ consuetudine, poi, intendere il “non conformatevi” soltanto in ambito morale privato, individuale, al conformismo rispetto al mondo ribelle a Dio, a ciò che esso ritiene un valore, all’immoralità o concupiscenza. Il “mondo” in questo senso esercita un’influenza che riguarda la moralità e l’etica. Quando però il mondo, come succede oggi, si struttura ideologicamente e pretende ed impone l’omologazione, quest’esortazione assume tutto un altro peso, di opposizione sistemica e militante ad un mondo che Dio ha condannato all’estinzione. Non si tratta, quindi solo di “usi e costumi” da respingere a livello personale. Spesso i regimi politici ci vorrebbero omologare ad un modello, i programmi politici ed economici del globalismo come quello promosso dal World Economic Forum di Davos. Essi teorizzano e promuovono uno schema prestabilito di cittadini o sudditi sottoposti al loro potere. Vorrebbero controllare se e come lo facciamo, e reprimerci se opponiamo resistenza o ci ribelliamo.

Il “non conformatevi”, quindi, implica la nostra resistenza e lotta contro le forze del conformismo politico e sociale che ci vorrebbero forzosamente omologare ai loro modelli. Quello che ci rivolge la Parola di Dio, quindi, è molto di più che di un imperativo morale, ma qualcosa che ha implicazioni sociali e politiche. E’ anche a questo punto che si collega la pretesa di certi circoli cristiani a sottometterci acriticamente a tutto ciò che le autorità civili ci comandano, spesso sulla base di una malintesa interpretazione di Romani 13. Si può quindi ben chiedere anche a loro come essi vedano in quel quadro l’esortazione della Parola di Dio di cui abbiamo trattato oggi: “Non conformatevi a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:2).

Conclusione 

Molti, così, ritengono che “fare il bastian contrario” sia una mania di persone strambe e disadattate… Quando, però, “Bastiano” è un uomo o una donna che intende essere discepolo coerente del Signore e Salvatore Gesù Cristo; quando “Bastiano” rifiuta di lasciarsi mettere nello stampo impostoci dai dominatori di questo mondo ed è trasformato dallo Spirito Santo di Dio mediante i rinnovamento della sua mente; quando “Bastiano” fa esperienza di quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà, egli ha più che buoni motivi per fare quello che fa, perché, in ubbidienza al suo Signore, ha un sano e necessario spirito critico. Egli sa che “i dominatori di questo secolo stanno per essere annientati” (1 Corinzi 2:6) e che questo è ineluttabile. La storia non va nella direzione che essi futilmente vorrebbero che andasse. “Bastiano” vuole stare “dalla parte giusta della storia”, quella che corrisponde agli eterni propositi rivelati di Dio e che si stanno realizzando in Cristo – certamente anche fuori dalle chiese corrotte, conniventi e vendute all’establishment!

Paolo Castellina, 16 Agosto 2024

Note

[1] Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Bastian_contrario  

[2] Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Ludovico_di_Breme  

[3] הַזֶּה הָעולָם (hazé haolam, quest’epoca) il tempo prima dell’arrivo del Messia, e הַבָּא הַעולָם (habba’ haolam, l’era che verrà) il tempo dopo l’avvento del Messia.

[4]  ὁ αἰών οὗτος (aion outos oppure semplicemente ὁ αἰών questa epoca), il tempo prima del ritorno del Cristo [cioè la παρουσία (parusìa)] e quella futura (ὁ αἰών ὁ ἐρχόμενος).

[5] Anche αἰών μέλλων (aion mellon). Nel Nuovo Testamento, αἰών μέλλων (aion mellon) è un’espressione che compare in 1 Corinzi 2:7 e in Apocalisse 1:6. È un termine greco che può essere tradotto in italiano come “età futura” o “età che verrà”. In 1 Corinzi 2:7, Paolo scrive: “Ma noi abbiamo ricevuto lo Spirito che è αἰών μέλλων, perché siamo figli di Dio” (Ma noi abbiamo ricevuto lo Spirito che è l’età futura, perché siamo figli di Dio). In questo contesto, αἰών μέλλων sembra riferirsi all’età futura in cui lo Spirito Santo sarà pienamente manifestato e in cui i cristiani saranno glorificati. In Apocalisse 1:6, Gesù dice: “E ho visto il Cielo aperto, e un cavallo bianco, e colui che sedeva su di esso chiamato Fedele e Verace, e in mezzo ai sette candelieri sette stelle della Chiesa. E disse: ‘Io sono il Alpha e l’Omega, il principio e la fine. Chiunque ha orecchie, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Scrivi ciò che ti vedo: αἰών μέλλων, il quale deve venire, è vicino'” (E ho visto il Cielo aperto, e un cavallo bianco, e colui che sedeva su di esso chiamato Fedele e Verace, e in mezzo ai sette candelieri sette stelle della Chiesa. E disse: ‘Io sono il Alpha e l’Omega, il principio e la fine. Chiunque ha orecchie, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Scrivi ciò che ti vedo: l’età futura, la quale deve venire, è vicina’). In questo contesto, αἰών μέλλων sembra riferirsi all’età futura in cui Gesù tornerà e instaurerà il suo regno. In generale, αἰών μέλλων sembra riferirsi all’età futura in cui Dio realizzerà la sua volontà e in cui i cristiani saranno glorificati. Tuttavia, è importante notare che il significato esatto di questo termine può variare in base al contesto in cui compare. Inoltre, è interessante notare che il termine αἰών μέλλων non è un termine tecnico o teologico specifico, ma piuttosto un’espressione che si trova anche in altri testi greci antichi. Tuttavia, nel contesto del Nuovo Testamento, αἰών μέλλων assume un significato specifico e teologico che è strettamente legato alla dottrina cristiana.[6] Συσχηματίζω. Che cosa significa questo verbo? Συσχηματίζω (Suskēmatizō) è un verbo greco antico che significa “ordinare”, “organizzare”, “disporre” o “ordinare in ordine”. In senso più specifico, il verbo Συσχηματίζω può avere i seguenti significati:  Organizzare o disporre qualcosa in modo ordinato o sistematico: (1) Preparare o predisporre qualcosa per un uso o un fine specifico. (2) Creare o stabilire un ordine o una struttura per qualcosa. Nella letteratura cristiana, il verbo Συσχηματίζω è spesso utilizzato per descrivere l’attività di Dio di creare e organizzare il mondo e la storia umana. Ad esempio, in 1 Corinzi 8:6, Paolo scrive: “ma noi abbiamo un Dio che ci ordina (Συσχηματίζω) e ci dà la grazia” (la traduzione italiana utilizza il verbo “ordinare”, ma il significato originale è più vicino a “organizzare” o “disporre”). Συσχηματίζω [suschématizó] da syn e schématizó (schema) vuol dire assumere una certa forma, figura, modellarsi allo stesso modello, stampo, conformarsi allo stesso modello. Sebbene συσχηματίζεσθε [suschēmatizesthe] possa essere un passivo o un medio-passivo, il passivo è più probabile poiché altrimenti dovrebbe essere un medio diretto (“conformatevi”) e, come tale, sarebbe piuttosto raro per il greco del N.T.