Atanasio (295-373 AD) sul valore di studiare e cantare i Salmi della Bibbia

Nella lettera di Atanasio (295-373), vescovo di Alessandria d’Egitto, a Marcellino sui Salmi, Atanasio loda Marcellino perché, durante un periodo di malattia, ha profittato di quel tempo per leggere e meditare la Bibbia, concentrandosi in particolare sui Salmi e cercando di coglierne la forza interiore ed il senso. Questo dà l’opportunità ad Atanasio di evidenziare, in questa sua lettera, il valore dei Salmi per un cristiano. Lo fa citando il pensiero di uno studioso cristiano a lui precedente (Atanasio vive nel III secolo) e che non nomina e dal quale egli stesso dice d’avere appreso. In questa sua lettera così pure egli testimonia della pratica della chiesa antica di cantare i Salmi, lo prescrive e ne spiega le ragioni. Riassumo qui il contenuto di questa lettera.

La Bibbia è paragonabile ad un frutteto nel quale alberi di diverso tipo producono diversi tipi di frutti, ciascuno con le proprie caratteristiche, gusto e valore. Così lo sono i diversi libri della Bibbia. Il libro dei Salmi, però, li raccoglie tutti nella loro varietà. Esso parla della creazione (19, 24); riflette gli avvenimenti dei libri storici: l’esodo (78, 106, 114 ecc.), il tabernacolo ed il sacerdozio (29), Giosuè (105), Giudici, Esdra (122). Cosi pure riflette i libri profetici, in particolare sull’avvento del Salvatore (107, 45, 110, 33). I Salmi parlano di Cristopersino nei dettagli: Dio e uomo (45, 87), nato da una vergine (45), la Sua sofferenza (22, 88, 69, 138, 72).

I Salmi parlano di morale, di peccato e di ravvedimento. Parlano di come il fedele in questo mondo subisca persecuzioni. Di fatto i Salmi riflettono ogni circostanza della vita, tanto che vi possiamo trovare sempre ciò che si adatta alla condizione in cui ci troviamo e venire incontro ad ogni bisogno. Essi parlano al cuore e danno voce ai pensieri più profondi tanto che possiamo fare nostre le loro parole. In essi ciascuno trova la descrizione di sé stesso, sia il peccatore che il fedele. Essi sono uno specchio in cui ciascuno vede sé stesso e la propria anima. Essi generano ravvedimento, speranza, fiducia, gioia. “Proprio come in uno specchio, essi riflettono i movimenti della nostra anima e le nostre stesse parole e ci sono date sia per rammentarci i cambiamenti della nostra condizione sia come modello per l’emendamento della nostra vita”. I Salmi si identificano nella nostra vita così come il Cristo si è identificato nella nostra. I Salmi sono così come Cristo stesso lo è per il credente. Non solo sono modello, ma anche strumento di guarigione e di correzione. Il Salterio ci fornisce un’immagine della vita spirituale. Non solo questo, ma i Salmi ci aiutano ad esprimerci nel modo che al Signore piace. Atanasio, così suggerisce quali salmi cantare per ciascuna occasione.

Atanasio, però rileva come le parole dei Salmi non debbano solo essere lette e ripetute, ma soprattutto cantate e sottolinea moltissimo questa esigenza. Il motivo per farlo non è quello di renderli più piacevoli all’orecchio. Non è una questione estetica! E’ per il profitto dell’anima che i Salmi devono essere cantati. E’ così infatti che noi esprimiamo il nostro amore per Dio con tutta la forza ed il potere che possediamo. Inoltre è per l’effetto che il canto ha su chi canta. Il canto richiede la concentrazione di tutto il nostro essere tanto che non vi sarà più disarmonia fra mente e corpo, così come le note di un flauto sono composte insieme in armonia. “E’ affinché la melodia possa esprimere la nostra armonia spirituale interiore proprio come le parole danno voce ai nostri pensieri che il Signore stesso ha ordinato che i Salmi siano cantati e recitati come cantilena. Inoltre, fare questo in modo artistico e bello è desiderio e la gioia del cuore … il tono addolcisce ogni asperità, così la nostra anima mentre cantiamo ne viene alleggerita”.

Certo, sopraggiunge Atanasio, bisogna cantare intelligentemente e con partecipazione, non per semplice divertimento, altrimenti saremmo da condannare. Bisogna cantare per compiacere a Dio avvicinando a Lui la nostra anima. Quando la melodia delle parole sorge naturalmente dal “ritmo dell’anima” e della propria unione con lo Spirito, quando si canta non solo con la lingua, ma anche con l’intelligenza, anche chi ascolta ne ha beneficio, come il canto di Davide calmava la furia di Saul. Chi canta (la Parola di Dio nei Salmi) accorda l’anima. regolarizza nel giusto ritmo la confusione della mente, dà pace ad ogni vana immaginazione. In ogni circostanza della vita o sentimento, possiamo dunque fare nostre le parole più appropriate dei Salmi.

Atanasio termina così con una parola di avvertimento: “Nessuno deve permettere di essere persuaso, qualunque ne siano le argomentazioni, di decorare i Salmi con materia estranea, oppure di alterarli per cambiarne le parole stesse. Essi devono essere cantati nella loro intera semplicità, proprio come sono scritti, proprio come i santi uomini di Dio ce li hanno dati, affinché essi, riconoscendo le loro parole, possano pregare con noi, anzi, lo stesso Spirito Santo, che parlò attraverso questi santi, vi riconosca le parole che Egli ha ispirato, possa unirsi Egli stesso al nostro canto. Proprio come le vite dei santi sono più amabili degli altri, così le loro parole sono migliori di qualunque possano essere le nostre, e maggiormente esserci di utilità, purché siano espresse da un cuore giusto”.

Chi dunque fa uso dei Salmi deve avere la certa speranza che Dio presterà ascolto ai suoi bisogni, perché essi vi rispondono in modo eccellente ed insuperabile. Essi radicano nella verità e ci tengono lontani dagli errori. Essi sono sufficienti a richiamare le menti alla virtù e soccorrere chiunque sinceramente vi rifletta. Cantare i Salmi mette in fuga i demoni e gli spiriti impuri.

Cantando in modo meditativo ed intelligente i Salmi, Marcellino, il destinatario della lettera, guidato dallo Spirito che parla ed opera attraverso di essi, sarà in grado di coglierne il significato ed imitare la vita di pietà di coloro che queste parole hanno composto.

La lettera intera di Atanasio nell’originale in greco è riprodotto a questo indirizzo. La traduzione italiana, a cura di Simone Caneparo, si trova qui.

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