Domenica 18 Aprile 2021 – Terza domenica di Pasqua
Letture bibliche: Salmo 4; Atti 3:12-19; 1 Giovanni 3:1-7; Luca 24:36-48
Creare un’umanità sempre più instupidita, fatta di persone sottomesse, ubbidienti e priva di facoltà critiche sembra essere l’aspirazione delle forze politiche ed economiche che vorrebbero controllare questo mondo – e sembra che ci stiano riuscendo molto bene!
Si tratta di ciò che si propongono i mass media in mano ai dominatori di questo mondo. Un’analista rileva: “!Attraverso di essi si scorgono due regole del decalogo sulla manipolazione sociale: mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità e stimolare il pubblico a esserne compiacente. (…) Lo spettacolo, sempre più spazzatura, funge anche da faro morale, estetico ed etico soprattutto per i più giovani. (…) La prima regola insegna come fare in modo che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo. La qualità dell’educazione deve essere la più povera e mediocre possibile. La demonizzazione della cultura comporta un appiattimento di essa sui meri interessi economici. (…) La cultura è stata svuotata progressivamente dall’interno con un’azione tesa a rendere ignoranti gli studenti e incapaci di pensiero critico. Ciò che infatti dovrebbe essere alimentato – lo spirito critico e l’immaginazione – viene abbattuto in modo da creare cervelli in serie che si adeguino al consenso. (…) Privilegiando la mediocrità si scoraggiano le nuove generazioni a investire sulla cultura (…). Ciò ovviamente non basta e subentra lo “spettacolo”, anch’esso sempre più svuotato, volgare e mediocre che offre come modelli coloro che ce l’hanno fatta: personaggi sempre più gretti, ignoranti, disinibiti, senza competenze. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ha come riscontro il fiorire di libri, film, musica e programmi televisivi spazzatura. (…). Il potere non è interessato a “emancipare” o a rendere “adulto”, quanto semmai a controllare sempre meglio, indirizzando le scelte dopo essere penetrati nell’anima, nell’immaginario, anche attraverso lo spettacolo”.
Essenziale, quindi, è rifiutare la manipolazione e coltivare la nostra mente e il nostro spirito: questo ci rende più umani, libera le nostre potenzialità e ci salva dall’alienazione. Non c’è però nessuno meglio del Signore Gesù Cristo che possa portare a compimento “l’operazione salvezza” della creatura umana, perché la restituisce alla condizione e propositi originari. E’ Lui solo che sia in grado di aprirci pienamente a realtà rispetto alle quali siamo diventati insensibili. Il “vecchio Adamo” (che noi siamo) sussiste in condizione di morte, ma, come annuncia l’Evangelo: “Cristo è stato risuscitato dai morti, ed è la primizia di coloro che dormono. Infatti, siccome per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Perché, come tutti muoiono in Adamo, così tutti saranno vivificati in Cristo” (1 Corinzi 15:20-22). …e la vivificazione comincia oggi per tutti coloro che si affidano al Salvatore Gesù Cristo. Egli ci porta ad aprire la nostra mente ed il nostro spirito affinché riconosca la realtà di Dio, una realtà molto più vasta di quanto noi conosciamo.
L’opera di Cristo incontra indubbiamente molte resistenze in noi. Resistenze, dubbi e perplessità li avevano avuti i Suoi stessi discepoli quando Lui si era presentato risorto dai morti di fronte a loro. È proprio durante una delle Sue apparizioni come il Risorto che Gesù stesso, così è espressamente scritto, “apre la loro mente” per intendere una realtà del tutto nuova per questo mondo e per fare loro intendere il senso delle Sacre Scritture che la preannunciavano.
Leggiamo quanto scrive l’evangelista Luca – al capitolo 24 del suo vangelo – di quando Gesù è comparso risorto di fronte a loro.
“Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso si rese presente in mezzo a loro e disse loro: «Pace a voi!». Ma essi, terrorizzati e pieni di paura, pensavano di vedere uno spirito. Allora egli disse loro: «Perché siete turbati? E perché nei vostri cuori sorgono dei dubbi? Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono io. Toccatemi e guardate, perché uno spirito non ha carne e ossa, come vedete che ho io». E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché essi non credevano ancora per la gioia ed erano pieni di meraviglia, egli disse loro: «Avete qui qualcosa da mangiare?». Ed essi gli diedero un pezzo di pesce arrostito e un favo di miele. Ed egli li prese e mangiò in loro presenza. Poi disse loro: «Queste sono le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: che si dovevano adempiere tutte le cose scritte a mio riguardo nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi». Allora aprì loro la mente, perché comprendessero le Scritture, e disse loro: «Così sta scritto, e così era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicasse il ravvedimento e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Or voi siete testimoni di queste cose” (Luca 24:36-48).
Ciò di cui fanno esperienza i discepoli di Gesù quando Egli, dopo la Sua morte, compare loro, sfida qualsiasi spiegazione razionale. Da allora, innumerevoli sono stati i tentativi di spiegare questa loro esperienza. Si tratta, però, di spiegazioni sostanzialmente futili, perché la risurrezione di Cristo è qualcosa di unico e senza precedenti. Difatti, è una “nuova creazione” che per noi che viviamo in quella vecchia è impossibile da spiegare perché ce ne mancano i termini di confronto. È una realtà che va al di là di tutte le nostre possibili verifiche sperimentali ed ipotesi, ma altrettanto oggettiva, tangibile e materiale.
Ciò di cui i discepoli di Gesù quel giorno fanno esperienza non sono allucinazioni: davvero incontrano Gesù risorto dai morti in tutta la sua tangibile fisicità, diversa, ma autentica. Vi è sicuramente continuità fra la realtà vecchia e quella nuova, perché Gesù era per loro riconoscibile. Si tratta del nuovo che si interseca con il vecchio e per il quale è necessario “aprire la mente”.
Quella di Gesù risorto è una realtà nuova, ma non inaudita, perché era stata preannunciata nelle Scritture dell’Antico Testamento – che i discepoli di Gesù devono saper rileggere in quella prospettiva.
1. Gesù è risorto fisicamente e concretamente. “Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!»” (36).
Qui troviamo il gruppo dei discepoli di Gesù mentre animatamente discutono delle testimonianze loro riferite di coloro che avevano visto Gesù vivo. “Sarà vero? Com’è possibile? Come possiamo spiegare tali testimonianze?”. Proprio in quel momento Gesù li rende partecipi della Sua risurrezione: compare in mezzo a loro. Gesù era già comparso per breve tempo a quei Suoi discepoli che si erano incamminati sulla via per Emmaus. Ora, proprio mentre le porte del luogo dove si trovavano erano state chiuse, anzi, sbarrate, Gesù ricompare rivolgendo loro il tipico saluto “Pace a voi”. Era “Gesù stesso”, non di uno che Gli somigliava, indubitabilmente Lui.
2. “Ma essi, sconvolti e atterriti, pensavano di vedere uno spirito. Ed egli disse loro: «Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nel vostro cuore?” (37-38). Era stato per loro uno shock vedersi improvvisamente davanti, ed entrato chissà come, il loro amato Maestro, che era morto in croce e poi sepolto. Quel “sconvolti ed atterriti” richiama l’esperienza che aveva avuto il sacerdote Zaccaria al quale era apparso un angelo (Luca 1:12). Qui, però, non si tratta di un angelo perché lo riconoscono chiaramente come lo stesso Gesù.
Non si tratta nemmeno di una proiezione delle loro speranze, una loro immaginazione: di fronte a Lui rimangono senza parole, pieni di domande e di dubbi. Quello che coglie i discepoli alla presenza del Cristo risorto, non è qui tanto o solo lo spavento causato da un fatto fuori dal comune, ma è “turbamento”, l’essere stati colti da una vera e propria “azione di disturbo” delle loro percezioni. “Disturbo” dell’istruzione che avevano ricevuto era la loro incredulità. Gesù, però, a sua volta, quell’incredulità “la disturba” e li prende di sorpresa!
Dubbio ed incredulità sono turbamenti che affliggono tutti i figlioli di Dio quando sono “disturbati” dal pensiero incredulo, suggerito da Satana sempre all’opera. Si tratta di una latente incredulità intesa a farli tornare a pensarla come il mondo incredulo. Gesù così chiede loro: “Vi rendere conto del perché siete turbati?”. Si tratta, da parte di Gesù di una Sua azione mirata a farli prendere coscienza come sia dal cuore irrigenerato che esce quella loro incredulità, conseguenza dell’essere ribelli a Dio, così come la fede può solo essere “prodotto di Dio” e della Sua grazia.
Avere occhi ed orecchi che funzionano non garantisce di vedere la realtà di Dio, perché l’uomo naturale pur avendo occhi non vede e pur avendo orecchi “non sente” (Matteo 13:14). Anzi: “…si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato” (Romani 1:21).
3. “Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io! Toccatemi e guardate, perché uno spirito non ha carne e ossa, come vedete che ho io. “E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi” (39, 40). Di fronte ai loro dubbi, così, Gesù offre loro evidenze sensoriali, cosa che non sarebbe stata possibile se si fosse trattato solo di uno spirito: possono constatare di persona dai segni lasciati nelle sue mani e nei suoi piedi dalla crocifissione. Il Suo corpo era autentico. Nei primi tempi della storia della chiesa cristiana vi era chi negava che il corpo di Gesù fosse stato autenticamente umano, ma che solo “sembrava” umano. Era l’eresia del Docetismo, dal greco “sembrare”. Questi fatti avrebbero aiutato i primi cristiani a combattere quest’errore.
4. “Ma siccome per la gioia non credevano ancora e si stupivano, disse loro: «Avete qui qualcosa da mangiare?» Essi gli porsero un pezzo di pesce arrostito; egli lo prese, e mangiò in loro presenza” (41-43). Neanche il toccare Gesù serve loro per persuaderli del tutto. Quel “non credevano ancora” non era tanto un’espressione di incredulità, ma di stupore. Il fatto che Gesù mangiasse avrebbe potuto eliminare l’idea che si trattasse proprio di lui. Nell’Antico Testamento pure si parla di esseri angelici che concretamente mangiano (Genesi 18:18; 19:3) testimoniando così della loro fisicità, per quanto diversa dalla nostra. Così è per Gesù. I discepoli non avrebbero più potuto non credere per mancanza di prove, ma ancora essi avevano difficoltà ad accettare la risurrezione di Gesù: …troppo bella per essere vera. Da questo non dobbiamo però dedurre che il corpo di risurrezione di Gesù dipendesse dal cibo fisico per nutrirsi. Qui abbiamo semmai un ulteriore atto di condiscendenza da parte di Gesù: Gesù viene incontro alla loro incredulità. Ogni speculazione che si possa fare su questo mangiare di Gesù risorto è fuori luogo.
5. “Poi disse loro: «Queste sono le cose che io vi dicevo quand’ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi»” (44). Gesù rammenta ai Suoi discepoli le cose che aveva loro detto quand’era, prima, ancora con loro, vale a dire che Egli avrebbe adempiuto tutto ciò che l’Antico Testamento aveva detto al riguardo del Messia. Quelle cose “si dovevano compiere”. La Bibbia è veramente Parola rivelatrice di Dio. Oggi è “uno sport di moda” il minimizzarla o negarla. Gli “esperti” critici di questo mondo, però, sono “ciechi guide di ciechi” ed hanno bisogno essi stessi di vedersi aprire la mente. Difatti, dice il versetto seguente:
6. “Allora aprì loro la mente per capire le Scritture e disse loro: «Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno” (45-46). Prima della Sua morte e risurrezione, i discepoli di Gesù non avevano del tutto compreso come Egli adempisse le Scritture, e così ora glielo mostra. Si tratta di una lezione che continuerà prima della Sua ascensione e poi ancora a Pentecoste con il dono dello Spirito Santo, affinché essi stessi diventino depositari della verità per ogni popolo e tempo. Anche loro, per comprendere le cose di Dio, hanno bisogno che Dio apra loro la mente, tanto è ottusa e corrotta dal peccato essa è. Mentre Gesù “apre” le Scritture, Dio apre la mente dei discepoli.
7. “…e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme” (47). I discepoli di Gesù sono chiamati ad essere “apostoli”, cioè, inviati, messaggeri. Gesù li manda nel mondo per annunciare l’Evangelo, la buona notizia dell’efficacia perenne della Sua Persona ed opera.
Devono predicare espressamente “il ravvedimento”. È il concetto ebraico del “cambiare direzione di marcia” e lo devono fare ai “Gentili”, cioè a tutte le nazioni. Era un insegnamento a cui i Giudei del tempo di Gesù opponevano molta resistenza ma non avevano capito le antiche Scritture. Gerusalemme, città di forte simbolismo nei propositi di Dio, deve diventare il punto di partenza dell’evangelizzazione del mondo. Fra parentesi, l’appello al ravvedimento è parte essenziale dell’annunzio dell’Evangelo. Molti cristiani moderni se ne dimenticano. L’Evangelo è l’annuncio dell’amore di Dio verso i Suoi eletti ma la sua accoglienza implica necessariamente il ravvedimento, il sincero e profondo dispiacimento di aver vissuto nella ribellione a Dio ed alle Sue leggi e il proponimento determinato di vivere da quel momento in poi secondo la volontà rivelata di Dio. L’Evangelo accoglie persone di ogni tipo e condizione, ma non per lasciarle in quella condizione, ma per trasformarle, cambiarle.
8. “Voi siete testimoni di queste cose” (48). Il concetto è un concetto-chiave per l’evangelista Luca. Gli apostoli sono essenzialmente testimoni di Cristo e della Sua risurrezione. I testimoni raccontano quello di cui hanno fatto esperienza e la fede di tutti i cristiani di ogni tempo e paese si fonda sulla loro testimonianza. “Queste cose” sono le profezie messianiche adempiute da Gesù. Gli apostoli dovevano essere testimoni del fatto che il Messia era venuto proprio com’era stato predetto e che la Sua opera rimane efficace. Quando Dio aveva creato l’essere umano gli aveva dato un mandato culturale: essenzialmente quello di governare la terra. Questo implica un progresso di civilizzazione. Quella è la responsabilità di ogni essere umano. Risorto dai morti Gesù dà ai Suoi discepoli un mandato che sembra diverso, quello cioè di “cristianizzare” il mondo. Per noi è un mandato indiscutibile. Si tratta di un aspetto dello stesso mandato: l’applicazione della volontà di Dio alla vita dell’intero mondo, che trova in Cristo il suo compimento.
È molto importante, dunque, avere “una mente aperta”. Naturalmente questo non vuole dire in aperta in modo indiscriminato. Non rinunciamo ad un sano spirito critico e al discernimento. Le migliori tecniche educative, però, non riusciranno ad aprirci verso la realtà ultima, la realtà di Dio, quella che più conta e che ci dà la giusta prospettiva sulla nostra esistenza. Riconoscere nella Bibbia la Parola di Dio, autorevole e vincolante sulla nostra vita e, soprattutto, riconoscere in Gesù di Nazareth il Salvatore del mondo, non è cosa della quale nessuno possa persuaderci se non l’azione diretta di Dio su di noi. È Lui, infatti, che fa sì che coloro che sono spiritualmente ciechi possano vedere. È Dio che converte, è Dio che ci porta al ravvedimento ed alla fede con il Suo Santo Spirito attraverso la predicazione dell’Evangelo di Cristo. È Dio che “apre la mente”, come espressione della Sua grazia. La nostra “chiusura mentale”, la nostra ottusità di comprendonio, è frutto dell’indurimento prodotto dal peccato. Tutto questo, alla scuola del Cristo può essere eliminato.Paolo Castellina, riduzione ed adattamento di una predicazione del 2015.