Domenica 19 febbraio 2023 – Ultima domenica dopo l’Epifania – Trasfigurazione di Gesù
Testi biblici: Salmo 2; Esodo 24:12-18; 2 Pietro 1:16-21; Matteo 17:1-9
(trascrizione della riflessione biblica di questa domenica)
Domenica 19 febbraio 2023 – Ultima domenica dopo l’Epifania, celebrazione della Trasfigurazione di Gesù. Gesù di Nazareth, un uomo comune della Galilea di due millenni or sono, dalle apparenze non particolarmente degne di nota, manifesta conoscenza e virtù fuori dal comune. Raccoglie attorno a sé per tre anni dei discepoli che apprezzano il suo insegnamento morale e spirituale. Le autorità religiose e politiche del suo tempo, però, gelose della sua influenza, riescono a toglierselo di torno facendolo arrestare e ingiustamente condannare a morte. Fine della storia? No, dopo due millenni, milioni di persone di ogni tempo e paese ancora lo confessano come il loro Maestro, Salvatore e il Figlio di Dio per eccellenza. Dicono di avere scoperto la sua profonda identità e che da lui dipende il destino di ogni essere umano. Un’assurda follia? No, Gesù aveva già manifestato la sua identità nascosta, la sua gloria, a tre suoi discepoli scelti nell’episodio della sua vita che è andato sotto il nome di Trasfigurazione, quella che anche noi celebriamo oggi nell’ambito del culto. Lo facciamo nella preghiera, ma anche nella certezza, che la gloria e l’importanza di Gesù possa apparire anche a voi.
Oggi viviamo più che mai nell’epoca dell’apparire, dell’apparenza ingannevole. L’industria cinematografica e lelevisiva è maestra in quest’ambito. Non tutto ciò che “appare”, però, è quello che sembra, sia in positivo che in negativo. C’è chi appare grande, bello e seducente, ma si tratta di un inganno, perché la realtà è ben diversa. Quelli che vediamo sono spesso personaggi costruiti dall’industria dello spettacolo e che sono resi seducenti e persino apparire come autorevoli quando si esprimono pubblicamente, dei burattini manovrati da mani invisibili. Con un abile trucco molte donne dello spettacolo appaiono seducenti, ma senza trucco, nel privato, non fanno generalmente “una bella figura”.
C’è però anche chi appare insignificante, umile, di poco conto e valore, chi “non attira gli sguardi”, che “non fa chiasso” ma che, ciononostante, nasconde è una persona che varrebbe la pena di considerarla e ascoltarla perché portatrice di valori importanti e bellezza interiore, ciò che più conta nella vita. Solo “pochi intenditori” se ne rendono conto, non le persone superficiali che badano all’apparenza e che quindi, si fanno facilmente manipolare.
La gloria e l’identità straordinaria del Salvatore Gesù Cristo era nascosta allora agli occhi dei più e ancora oggi si nasconde nella “orrenda visione” di un uomo inchiodato su una croce. Solo pochi si rendono conto che proprio lì, invece, si nasconde Dio, la sapienza, la bellezza, la nobiltà, il vero amore, la giustizia, la vita, i valori ultimi dell’esistenza, quelli che salvano la nostra miserabile umanità. La gloriosa e unica identità di Gesù di Nazaret Dio la rivela, di fatto, a pochi eletti. Sì, non temiamo di usare questa espressione.
E’ ciò che accade, nel testo biblico che oggi consideriamo, nell’episodio evangelico della Trasfigurazione. Gesù un giorno prende con sé i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, e li porta – solo loro – su un monte, dove a essi egli rivela la gloria della sua identità, quella che ai più è nascosta. Si tratta di una sorta di “anteprima” dell’esperienza che i discepoli di Gesù faranno più tardi quando saranno testimoni della Sua risurrezione dai morti, della Sua vittoria sul peccato e sulla morte – anche questa riservata ad un numero limitato di persone.
Tutto questo è del tutto coerente con gli eterni propositi di Dio – c’è un motivo ben chiaro – com’é evidente da tutto l’insegnamento biblico per chi, senza pregiudizi, ne affronta lo studio. Leggiamo così il testo di Matteo 17:1-9.
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E fu trasfigurato davanti a loro; la sua faccia risplendé come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che stavano conversando con lui. E Pietro prese a dire a Gesù: “Signore, è bene che stiamo qui; se vuoi, farò qui tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia”. Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa li coprì della sua ombra ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo”. E i discepoli, udito ciò, caddero con la faccia a terra e furono presi da gran timore. Ma Gesù, accostatosi, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Ed essi, alzàti gli occhi, non videro nessuno, se non Gesù tutto solo. Poi, mentre scendevano dal monte, Gesù diede loro quest’ordine: “Non parlate di questa visione a nessuno, finché il Figlio dell’uomo non sia risuscitato dai morti”.
Ecco così che Gesù prende con sé in disparte i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni e li conduce su un alto monte. Essi vengono condotti in alto, elevàti, “educati”, estratti dalle masse di questo mondo, per raggiungere un livello superiore rispetto alla percezione comune. “In alto” vengono fatti accedere alla dimensione di Dio stesso, quella che trascende questo mondo e dalla quale possono avere una prospettiva più ampia sulla realtà. Essi ricevono la grazia, il privilegio, di accedere alla presenza immediata di Dio stesso, normalmente inattingibile dalla creatura umana decaduta. A questa dimensione bisogna esserne indubbiamente “invitati” perché nessuno, contaminato com’è dal peccato, può essere ammesso alla santità di Dio.
Quella era stata l’esperienza di Mosè, strumento scelto da Dio per liberare il Suo popolo e per dargli la Sua Legge. Si tratta pure dell’esperienza del profeta Elia. Il racconto della trasfigurazione di Gesù qui ricorda il modo in cui Mosè aveva condiviso la gloria del Signore dopo la sua visita alla montagna. Leggiamo quanto troviamo nell’Esodo 24:12-18 – Mosè, strumento di Dio per la rivelazione della Sua legge, viene chiamato a salire sul Monte Sinai per riceverla solennemente.
“L’Eterno disse a Mosè: “Sali da me sul monte, e fermati qui; e io ti darò delle tavole di pietra, la legge e i comandamenti che ho scritto, perché siano insegnati ai figli di Israele”. Mosè dunque si alzò con Giosuè suo ministro; e Mosè salì sul monte di Dio. E disse agli anziani: “Aspettateci qui, finché ritorneremo da voi. Ecco, Aaronne e Cur sono con voi; chiunque abbia qualche affare si rivolga a loro”. Mosè dunque salì sul monte, e la nuvola ricoprì il monte. La gloria dell’Eterno rimase sul monte Sinai e la nuvola lo coprì per sei giorni; e il settimo giorno l’Eterno chiamò Mosè dalla nuvola. 1L’aspetto della gloria dell’Eterno era agli occhi dei figli di Israele come un fuoco divorante sulla cima del monte. E Mosè entrò in mezzo alla nuvola e salì sul monte; e Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti” (Esodo 24:12-18).
Davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni Gesù, così, viene trasfigurato: il suo volto brilla come il sole e le sue vesti diventano candide come la luce: è lo splendore di una realtà molto diversa da quelle di questo mondo. E’ pure una ben attestata dottrina biblica che ai giusti, o giustificati, verrà dato un giorno nuovi corpi glorificati per entrare alla presenza di Dio (cfr. 1 Corinzi 15:42-49; 2 Corinzi 5:1-10) per condividere la sua gloria. Questa gloria Gesù, l’unigenito Figlio di Dio, la vive pienamente dall’eternità. Facendosi uomo per coloro che Gli sono stati affidati affinché ricevano la grazia della salvezza, Egli non ha mai contaminato la sua divina gloria. E’ così che questi discepoli vedono Gesù trasfigurato e ottengono un’anteprima “privata” della grande gloria che Gesù avrebbe di nuovo avuto in seguito alla sua esaltazione.
L’apparizione con Gesù di Mosè ed Elia che “conversano” con Lui è pure significativa del fatto che non solo Gesù fa loro ripetere quell’esperienza, ma che c’è un indissolubile legame di continuità fra Gesù e tutto ciò che rappresenta l’Antico Testamento e che il Signore e Salvatore Gesù Cristo ne è il compimento ultimo. Molti anni dopo, lo stesso apostolo Pietro, riflettendo su questa esperienza della trasfigurazione di Gesù la descrive. L’apostolo Pietro era stato costituito da Dio fra i testimoni più importanti della persona ed opera del Cristo. In questo testo della sua seconda epistola egli mette in evidenza non solo la veracità della sua testimonianza, ma anche quella degli antichi profeti di Israele e, con loro, quella dell’intera Bibbia, che è Parola di Dio. Ascoltiamo:
“Poiché non è con l’andare dietro a favole artificiosamente composte che vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà. Poiché egli ricevette da Dio Padre onore e gloria quando giunse a lui quella voce dalla magnifica gloria: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”. E noi stessi udimmo quella voce che veniva dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo. Abbiamo pure la parola profetica più ferma, alla quale fate bene a prestare attenzione, come una lampada splendente in luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori, sapendo prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura procede da un’interpretazione personale, poiché non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” .
Testimonianza indubitabile, parola solidissima, verità incontrovertibile. Quanto disprezzo, derisione e dileggio tutto questo riceve nel nostro mondo! Quanta ignoranza e presunzione! Non sorprende: un mondo che era giunto a inchiodare su una croce il Signore della gloria credendo di liberarsene è il mondo dei perduti che pervicacemente continua anche oggi a riprodursi con le stesse caratteristiche. Pensa di vincere, di prevalere. Di esso il Signore Iddio se ne prende gioco, ma un giorno sarà spazzato via come merita. Lo illustra bene il salmo numero due che leggiamo proprio al termine della nostra riflessione.
Ascoltiamolo. In questo salmo regale l’autore afferma lo status speciale del re davidico scelto da Dio stesso e mette in guardia le nazioni e i loro sovrani di sottomettersi all’autorità di Dio e al suo vice-reggente scelto abbandonando le loro futili pretese.
“Perché questo tumulto fra le nazioni, e perché i popoli meditano cose vane? I re della terra si ritrovano e i principi si consigliano insieme contro l’Eterno e contro il suo Unto, dicendo: “Spezziamo i loro legami e gettiamo via da noi le loro funi”. Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si befferà di loro. Allora parlerà loro nella sua ira, e nel suo furore li renderà smarriti: “Eppure”, dirà, “io ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo. Io annuncerò il decreto”.L’Eterno mi disse: “Tu sei mio figlio, oggi io ti ho generato. Chiedimi, io ti darò le nazioni per la tua eredità e le estremità della terra per tuo possesso. Tu le spezzerai con uno scettro di ferro; tu le frantumerai come un vaso di vasellaio”. Ora dunque, o re, siate saggi; lasciatevi correggere, o giudici della terra. Servite l’Eterno con timore, e gioite con tremore. Rendete omaggio al figlio, che talora l’Eterno non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché d’un tratto l’ira sua può divampare. Beati tutti quelli che confidano in lui!” (Salmo 2).
Se tu che hai ascoltato fin qui queste riflessioni, ti rendi conto che è proprio così, come la Parola del Signore descrive, che Gesù di Nazareth è il Salvatore del mondo, il Maestro e il Figlio di Dio per eccellenza, il Signore Iddio ti vuole fare partecipe delle stesse benedizioni che Egli aveva voluto impartire ai primi discepoli di Gesù e alle innumerevoli altre persone che nel corso dei secoli e in ogni luogo hanno accolto con fede l’annuncio dell’Evangelo. Come dicono le Sacre Scritture: “In nessun altro è la salvezza, poiché non vi è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12). Per questo, se non l’hai ancora fatto prima, l’Evangelo ti chiama ora a ravvederti dall’aver escluso dalla tua vita Dio, il Signore della gloria, trasgredendo I suoi giusti comandamenti e ad affidare la tua vita al Signore e Salvatore Gesù Cristo. Se questa è stata già la tua esperienza in un giorno benedetto della tua vita, puoi davvero rallegrarti e ringraziare il Signore insieme a noi di trovarti fra coloro che Dio vuole far oggetto della grazia della salvezza, non per merito loro, ma per la sua misericordia.
Erano allora solo “pochi eletti” a essere chiamati ad assistere alla gloria altrimenti nascosta di Gesù, e poche centinaia erano state le persone alle quali si era manifestato Gesù risorto dai morti. Allo stesso modo non ti turbare se relativamente pochi intorno a te sono coloro che di tutto cuore hanno abbracciato Gesù come loro Signore e Salvatore. Come disse egli stesso: “Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita e pochi sono quelli che la trovano” (Matteo 7:14).
I propositi di Dio sono imperscrutabili ma sempre giusti. Accogli anche questo con fiducia e, condividendo con altre persone l’Evangelo, dì con l’apostolo Paolo: “O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e incomprensibili le sue vie! Poiché: “Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi è stato il suo consigliere? O chi gli ha dato per primo, e gli sarà contraccambiato?”. Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen” (Romani 11:33-36).[
Paolo Castellina, 12 febbraio 2023