di Stephen C. Perks
“Andate dunque e ammaestrate [discepolate] tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo” (Matteo 28:19-20 CEI 1974).
Introduzione
Il Grande Mandato si compone di tre parti: (1) il comando di ammaestrare tutte le nazioni, (2) il comando di battezzare tutte le nazioni, e (3) il comando di insegnare alle nazioni ad obbedire alla legge di Dio. Prima di considerare le implicazioni di questo Grande Mandato, tuttavia, c’è una questione grammaticale che deve essere affrontata preliminarmente se vogliamo comprendere bene ciò che Cristo ha incaricato la Sua chiesa di fare.
La moderna traduzione italiana della prima parte del v. 19 è ambigua. La ragione di ciò è che l’italiano, in senso stretto, non ha un verbo che derivi da “discepolo”. Si potrebbe dire “discepolare”, ma questa non esiste in lingua italiana. Potrebbe rendersi al massimo con “rendere discepoli”. Il termine greco utilizzato è μαθητεύσατε (aor. att. imp. μαθητεύω). Il verbo μαθητεύω significa essere discepolo. Questo verbo è usato nel greco classico solo in senso intransitivo. Nella koinè greca del Nuovo Testamento, invece, che era la lingua quotidiana parlata dal popolo dell’impero romano nel primo secolo, era usato in modo transitivo per significare fare discepolo di, prendendo come oggetto diretto in Matteo 28:19 “tutte le nazioni” (πάντα ἔθνη). A rigor di termini, quindi, non esiste un solo termine in italiano che traduca questo verbo greco. Solo la Nuova Diodati traduce: “fate discepoli ‘di tutti i popoli’. Ancora, però, non rende bene che l’oggetto del verbo sono le nazioni e non tanto, per quanto si crederebbe, “persone che appartengono (di/da) a tutte le nazioni”, per cui “ammaestrate le nazioni” è più preciso. La differenza è significativa, e come viene reso questo versetto può indurre a equivocare.
Purtroppo nei tempi moderni, a causa del pietistico consenso teologico che è arrivato a dominare l’individualismo nella comprensione della fede, è stata presa in modo schiacciante per significare qualcos’altro, vale a dire “fare discepoli di fra le nazioni”. Questa comprensione, per quanto ragionevole e corretta in italiano non è ciò che l’espressione greca intende. Il greco dice che dobbiamo andare a ammaestrare le nazioni in quanto nazioni, non “fare discepoli di fra le nazioni”, o tra le nazioni. Questo, di fatto, ostacola la nostra comprensione della Scrittura. Molte persone fraintendono il Grande Mandato come comando di rendere discepoli persone di tutte le nazioni. Questo è, in un certo qual senso, ragionevole, ma non è ciò che Gesù ha comandato di fare ai suoi discepoli nel Grande Mandato. Piuttosto, egli aveva ordinato di discepolare le nazioni in quanto nazioni, cioè cristianizzare le nazioni!
Matteo 28:19 a – Confronto delle traduzioni italiane con l’originale greco
Greco | πορευθέντες | οὖν | μαθητεύσατε | πάντα τὰ ἔθνη |
nomin., plur. masch. aor. di πορεύομαι | 2a pers. plur. aor. imperf. att. di μαθητεύω | acc. neutro plur. oggetto diretto | ||
letterale | andando | quindi | discepolate /rendete discepole | tutte le nazioni |
Diodati | Andate | adunque | ed ammaestrate | tutti i popoli |
Riveduta | Andate | dunque | ammaestrate | tutti i popoli |
Nuova Riveduta | Andate | dunque | e fate miei discepoli | tutti i popoli |
Nuova Diodati | Andate | dunque | e fate discepoli | di tutti i popoli |
CEI 1974 | Andate | dunque | ed ammaestrate | tutte le nazioni |
CEI 2008 | Andate | dunque | e fate discepoli | tutti i popoli |
TILC | Andate | <> perciò | fate che tutti diventino miei discepoli | |
BDG | Perciò andate ad ammaestrare tutti i popoli | |||
TNM | Andate | <> perciò | e fate discepoli di persone di tutte le nazioni |
Questo equivoco è venuto fuori facilmente a causa della natura pietistica della fede cristiana contemporanea, cioè l’idea che la fede cristiana si riferisca a una comprensione della spiritualità che è strettamente focalizzata sulla condizione privata di un individuo, della vita vocazionale, del culto della Chiesa, che è sempre più equiparato a …cantare cori celesti, nell’aldilà… In questa prospettiva la fede non è vista come in rapporto diretto con i problemi quotidiani che determinano gran parte della nostra vita, per esempio l’istruzione, la politica, il benessere, economia, arte e cultura in genere. Tanti cristiani oggi dicono che non bisognerebbe, quindi, occuparsi delle nazioni in quanto tali. La fede è stata privatizzata e di conseguenza è stato neutralizzato il suo potere di trasformare la società. In questo contesto l’errata interpretazione del Grande Mandato come comando da fare singoli discepoli tra le nazioni è sembrato naturale. Ma il contesto moderno ha distorto la comprensione che la chiesa ha della Bibbia. Per questo la comprensione moderna del Grande Mandato è errata.
Questo malinteso del Grande Mandato e della natura della fede cristiana in genere non ha però prevalso sempre. Nei secoli precedenti la Chiesa aveva compreso la necessità di convertire le nazioni in quanto tali. Il concetto di cristianità era il risultato della comprensione della Chiesa del Grande Mandato storicamente: cioè la creazione di nazioni cristiane. La Gran Bretagna, per esempio, è ancora costituzionalmente una nazione cristiana, anche se non è più così in pratica a causa del trionfo dell’umanesimo laico, che ha aiutato e incoraggiato la distruzione della cultura cristiana e valori nella società. E’ prevalsa la diffusa concezione pietistica della fede come un culto devozionale privato che non ha alcun ruolo di verità pubblica e quindi nessun valore religioso. In effetti è stato uno degli shibboleth che permette della moderna pratica cristiana di affermare che la fede cristiana non sia “una religione”. Di conseguenza, anche all’interno della Chiesa d’Inghilterra si parla molto di disestablishment, vale a dire del distacco della Chiesa d’Inghilterra dallo Stato, che così non sarebbe più “chiesa nazionale” o “religione ufficiale dello stato”. Il disestablishment significherebbe ovviamente non solo che la Gran Bretagna diventerebbe ufficialmente apostata, come di fatto lo è ora, ma anche non più costituzionalmente cristiana. Non farebbe quindi più parte della cristianità, ma aderirebbe di fatto ad un’altra religione: l’umanesimo laico.
Perché l’idea della cristianità è così impopolare tra i cristiani? Perché il cristianesimo non è più creduto essere una religione da tanti cristiani? Semplicemente perché i cristiani hanno creduto a ciò che hanno detto loro i non credenti, gli umanisti laici, sulla natura della fede cristiana, vale a dire che sarebbe solo un culto devozionale privato e che non avrebbe alcuna attinenza con il resto della vita. In particolare è stato detto dai laici che il cristianesimo dovrebbe essere tenuto completamente fuori dalla politica e dagli affari sociali. Nessuna religione ufficiale, quindi? No, in quel caso la nuova religione diventa l’umanesimo secolare ed è questo, con i suoi dogmi ed i suoi riti a diventare verità pubblica, che è la politica umanista laica che ora domina le nostre vite e la nostra società, non il cristianesimo. I laici insistono a viva voce sul fatto che il cristianesimo non avrebbe più alcun diritto di “interferire” in queste aree1.
Il cristianesimo – dicono – sarebbe “una questione privata” e i cristiani dovrebbero mantenere la loro fede del tutto fuori da questi affari.
Che cosa è più sorprendente in tutto questo? Non che siano stati i laici ad argomentare in questo modo, ma che i cristiani nel loro complesso siano stati d’accordo con loro, abbiano seguito il loro consigli e abbiano ridotto la loro fede a poco più di un hobby di culto personale. Questa restrizione della fede cristiana ad uno stretto “regno spirituale” della vita non è la fede cristiana della Bibbia o della storia; esso è, piuttosto, un allontanamento da essa.
Un tale allontanamento dalla fede è già avvenuto in epoche precedenti tra alcune sette eretiche e movimenti, ma non è stato considerato ortodosso nel modo in cui lo è oggi. Il Grande Mandato, al contrario, è un comando per lavorare per la creazione della cristianità, per convertire i regni di questo mondo nel regno di Cristo. Questo è, dopo tutto, ciò che la Bibbia insegna sarà la conseguenza del Grande Mandato: “Ed il settimo angelo sonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: Il regno del mondo è venuto ad essere del Signor nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà ne’ secoli dei secoli” (Apocalisse 11:15); “E le nazioni cammineranno alla sua luce; e i re della terra vi porteranno la loro gloria” (Apocalisse 21:24).
Vediamo ora le implicazioni delle tre parti del Grande Mandato.
§ 1 Discepolare le nazioni
In primo luogo, ci viene detto di discepolare le nazioni. Questa prima parte del comando significa che dobbiamo lavorare per sottomettere le nazioni alla guida ed alla disciplina di Gesù Cristo. Ci viene comandato di operare per l’instaurazione di nazioni cristiane, e di conseguenza, laddove una nazione è stata cristiana ma ha apostatato, come il Regno Unito, dobbiamo operare per il suo ravvedimento e la sua restaurazione come nazione cristiana.
È essenziale che non comprendiamo l’esistenza di una nazione cristiana per significare che tale nazione sarebbe perfetta. No, non implica perfezione o mancanza di contraddizioni. Non c’è perfezione in questa vita, sia a livello individuale, familiare, Chiesa o livello nazionale. Questo, però, non significa che non ci possa essere una nazione cristiana, che Dio non possa essere onorato a livello nazionale, la Chiesa stabilita e la legge di Dio consacrata nella costituzione nazionale come base del suo sistema giuridico, come d’altronde è stato in passato. Nessun singolo cristiano è perfetto in questa vita. Ciò non significa che non possano esistere singoli cristiani. Nessuna famiglia cristiana è perfetta in questa vita. Né questo significa che non ci possano essere famiglie cristiane, o che una famiglia cristiana sia solo una raccolta di singoli cristiani che si trovano a vivere nello stesso tetto. Una famiglia cristiana è molto più di una pensione per singoli credenti; è una comunità legata a Dio da un’alleanza.
Una famiglia cristiana ha un ethos e una vita pratica che è cristiana, o almeno lo dovrebbe avere. Ha uno stile di vita che coinvolge l’onorare Dio e l’obbedienza alla sua Parola, una comprensione condivisa del senso della vita e uno standard di comportamento comuni. Nessuna società cristiana è perfetta in questa vita. Ciò non significa che non ci possano esserci società cristiane. La Chiesa è una società cristiana, una comunità legata a Dio da un patto. Il fatto che nessuna Chiesa sia perfetta in questa vita non significa che non ci possa essere una Chiesa cristiana e nessuna nazione cristiana, che è una società cristiana, un’organizzazione sociale legata a Dio da un patto e sottoposta a Lui come lo sono la famiglia e la Chiesa. Le società cristiane, comunità legate a Dio da un patto, non saranno mai perfette in questa vita. Ciò non significa che non possa esistere una nazione cristiana. La negazione della cristianità da parte di tanti cristiani moderni è assurda. Se le implicazioni del ragionamento alla base di tale negazione dovesse essere seguita fino alle loro logiche conclusioni, non ci potrebbe essere nessuna società cristiana, nessuna famiglia cristiana e nemmeno una chiesa cristiana. Il fatto che le nazioni cristiane non siano perfette non invalida la possibilità di una nazione cristiana più di quanto si possa dire che non essendoci famiglie cristiane perfette non possa esistere una famiglia cristiana, o che dato che non esiste una chiesa perfetta non possa esistere una chiesa. Questo significa piuttosto che dobbiamo pregare e operare per il suo miglioramento allo stesso modo in cui preghiamo e lavoriamo per migliorare, per progredire, per usare di più un linguaggio “religioso”, per la santificazione, in questa vita a livello individuale, di famiglia o di chiesa.
Anche un breve sguardo alla storia della cristianità mostra che c’è progresso, sviluppo in questo, come c’è nella vita cristiana individuale; e mostra anche che c’è ricaduta e apostasia, il che è dimostrato dalla condizione della Gran Bretagna oggi. Questo dovrebbe essere di grande preoccupazione per noi. Dovremmo essere preoccupati per la conversione della nazione in quanto nazione, cioè la conformità delle sue istituzioni, cultura, sistema giuridico ecc. alla volontà di Cristo, e questo tanto quanto ci riguarda per la conversione dell’anima individuale e la sua sottomissione alla signoria di Cristo.
La Gran Bretagna è stata una nazione cristiana per molto tempo. L’incoronazione del monarca e il giuramento di incoronazione sono istituzioni cristiane, e il servizio di incoronazione è un servizio della Chiesa cristiana — comprende un servizio eucaristico. Il giuramento prestato dalla Regina alla sua incoronazione nel 1953 includeva la promessa di mantenere le leggi di Dio e la vera professione del Vangelo, e per mantenere nel Regno Unito la religione riformata protestante stabilita per legge. La Bibbia è stata presentata alla Regina mentre l’Arcivescovo pronunciava le seguenti parole: “Nostra graziosa Regina: per conservare la tua Maestà sempre memore della Legge e del Vangelo di Dio come Regola per tutta la vita e il governo dei Principi Cristiani, noi ti doniamo questo libro, la cosa più preziosa di questo mondo si permetta”. Il Moderatore della Chiesa di Scozia ha poi detto: “Qui c’è la saggezza. Questa è la Legge reale; Questi sono i vivi Oracoli di Dio». Seguì poi un servizio eucaristico durante il quale la regina venne consacrata con olio santo.
Ora, il Regno Unito non era in quel momento, né in nessun altro tempo prima, un regno di persone perfettamente santificate. Ma era una nazione cristiana. E anche se c’è stata una grande quantità di grave apostasia dal 1953 in poi, rimane una nazione costituzionalmente cristiana. Resta da vedere se rimarrà così in futuro, ma il futuro non sembra propizio. Come mai? Non solo perché l’erede al trono sembra molto lontano dall’essere un cristiano con alcuna intenzione di funzionare come un monarca cristiano, né semplicemente perché i nostri governi sembrano così determinati a cancellare tutto ciò che resta della fede cristiana nella nostra cultura calpestando i valori e le istituzioni cristiane che per tanto tempo hanno costituito l’anima della nazione, ma anche perché il popolo non è più preoccupato di far parte di una nazione cristiana, e forse, soprattutto, perché i cristiani stessi in gran parte non credono più più nel valore, e nemmeno nella possibilità, del nostro paese ad essere una nazione cristiana. La cristianità è un concetto che diventato obsoleto nella mente della maggior parte dei cristiani a causa dell’adozione di un ristretto mondo ultraterreno e prevalentemente una spiritualità effemminata – cioè il pietismo – che somiglia poco al concetto di spiritualità datoci nella Bibbia. E per mantenere questa spiritualità difettosa la maggior parte della Bibbia, l’Antico Testamento è stato spiritualizzato fino a renderlo irrilevante nella maggior parte delle chiese perché è difficile conciliarlo con questa spiritualità pietistica. Con l’Antico Testamento così emarginato, il Nuovo Testamento viene di conseguenza tagliato fuori dal suo contesto, cioè l’Antico Testamento, e re-interpretato in chiave pietistica. A causa del predominio di questa spiritualità pietistica si pensa nel complesso oggi che l’idea stessa di cristianità non sia più valida, e questo a sua volta ha contribuito all’incomprensione del Grande Mandato come comando per convertire gli individui piuttosto che le nazioni. Il risultato di questa teologia difettosa, di questo fraintendimento del Grande Mandato, è stata la scristianizzazione dell’intera nazione. Il popolare fraintendimento pietistico del Grande Mandato come comando per i discepoli individui tra le nazioni ha, ironia della sorte, portato alla negazione del Grande Mandato, cioè alla scristianizzazione della nazione, il che è l’opposto di ciò che Cristo ha comandato.
§2 Battezzare le Nazioni
In secondo luogo, nel Grande Mandato ci viene detto di battezzare le nazioni. Non è raro a questo punto che Battisti facciano notare che la Scrittura dice “battezzandoli” non “battezzare le nazioni” e che la ragione di ciò sarebbe che non sia possibile battezzare una nazione, ma solo individui tra le nazioni2.
Qui vi sono due punti da considerare: primo, è innaturale introdurre qui un “essi”, un “loro” per riferirsi ad individui immaginari piuttosto che appoggiarsi a l’antecedente naturale menzionato prima, cioè “nazioni”3. In secondo luogo, è di fatto possibile battezzare una nazione!
Prima di passare a considerare come si possano battezzare nazioni, tuttavia, dobbiamo capire quale sia il significato di “battesimo delle nazioni”. L’idea fondamentale alla base della pratica del rito cristiano del battesimo è l’iniziazione alla comunità dell’alleanza, la Chiesa, mediante un lavacro simbolico, un “lavare” che significa il perdono del peccato attraverso i meriti di Cristo, la morte sacrificale di Cristo sulla croce. Il battesimo è il rito dell’alleanza dell’iniziazione nel corpo di Cristo, mentre l’eucaristia è il rito, legato al Patto, che suggella la continuazione, la conferma, di far parte del corpo di Gesù Cristo. Il Battesimo nel nome della Trinità significa l’unione tra il battezzato e il Signore Gesù Cristo. Il battesimo, dunque, è il rito dell’iniziazione alla vita dell’Alleanza di fede in Cristo e nella vita di alleanza corporativa della comunità cristiana.
Il battesimo di una famiglia (cfr Atti 16:334) è l’iniziazione della famiglia al corpo di Cristo, e quindi nella vita di alleanza della fede in Cristo e nella vita collettiva della comunità cristiana. Allo stesso modo, il battesimo della nazione è l’iniziazione della nazione nel patto corporativo vita di fede in Cristo. Questa vita di fede di alleanza corporativa come comunità cristiana include, ma non ne è limitata o esaurita, la sottomissione al rito del battesimo da parte di coloro che costituiscono la nazione perché questo è il rito di iniziazione all’alleanza e un atto importante importante di obbedienza alla parola di Dio.
Come il rito di iniziazione al corpo di Cristo, tuttavia, il battesimo punta oltre sé stesso alla realtà di una vita di fede come membro della comunità dell’alleanza. Certo, il comando di battezzare una nazione necessariamente comporta una il battesimo di individui, ma un comando di battezzare individui non esclude necessariamente il battesimo della nazione! La differenza è una questione di missione. La nostra missione qui è strappare tizzoni dal fuoco o discepolare le nazioni? Il Grande Mandato richiede quest’ultimo. Non c’è motivo di imporre sul testo l’ossessione individualistica della moderna cultura occidentale.
Come dunque, ci si potrebbe chiedere, è possibile battezzare una nazione, e come andiamo a battezzare una nazione? Per rispondere a questa domanda dobbiamo considerare un’altra questione e poi esaminare una delle responsabilità più importanti che affronta la comunità cristiana, il battesimo, l’educazione dei bambini cristiani. La domanda è questa: è possibile battezzare una società o solo individui? Se è possibile battezzare solo individui, allora la Chiesa non potrebbe esistere se non nient’altro come una semplice raccolta di persone che sono anche battezzate, perché la Chiesa è una società. Ma è chiaro dalla Bibbia che la Chiesa è più che questo. La Chiesa non è un semplice club per persone singole. Non ci sono molti battesimi e molte fedi nella Chiesa cristiana, ma un solo battesimo e una fede (Efesini 4:4-65), e i cristiani sono tutti battezzati da un solo Spirito in un solo corpo (1 Corinzi 12:136). La Chiesa è definita, almeno in parte, dal rito del battesimo. Una società non-battezzata non può essere una Chiesa cristiana. Il battesimo è il mezzo formale di ingresso nella Chiesa. Se uno non è battezzato non è accettato come membro della Chiesa7.
La Chiesa è una società battezzata. Ma la Chiesa, ci viene detto nella Scrittura, è anche una nazione, un popolo: “Ma voi siete una generazione eletta, un real sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua maravigliosa luce” (1 Pietro 2:9). Queste parole, scritte da Pietro, sono solo una riaffermazione delle parole pronunciate in Esodo 19:5–68 alla nazione d’Israele. Pietro si identifica e si rivolge alla Chiesa come nazione, popolo, proprio come Mosè si era rivolto al popolo d’Israele in quanto. E la parola scelta dallo Spirito Santo per designare il corpo di Cristo, la Chiesa (ἐκκλησία), è un termine politico riferito all’assemblea del popolo (δῆμος) in quanto corpo politico. La Chiesa è una società battezzata, una comunità legata e sottoposta a Dio da un patto. Essa è molto più di una semplice raccolta di individui. La Chiesa è fatta di individui, ma i membri insieme costituiscono qualcosa di più di un semplice insieme di individui. Se non fosse possibile avere una società battezzata ma solo individui battezzati, allora non sarebbe possibile avere neanche una Chiesa, perché la Chiesa è una società battezzata, né sarebbe possibile avere una famiglia battezzata, perché la famiglia è una società. Questo equivarrebbe a dire che tutte le associazioni di individui, come le famiglie, le società e le nazioni, non sarebbero altro che conglomerati di individui e che non potrebbero mai essere di più che questo. Ma è chiaro dalla Bibbia che Dio non vede famiglie, Chiese o nazioni in modo così individualistico, che sebbene il singolo sia importante, questi è considerato parte di qualcosa di più grande di se stesso; fa parte di una società unita da un’alleanza. Dio tratta sempre con gli uomini per mezzo di un patto. Il rapporto che l’uomo ha con Dio è sempre un rapporto di alleanza. L’uomo è sempre una creatura del patto e quindi sta sempre in un rapporto pattizio con Dio. Anche questo rapporto di alleanza con Dio determina il rapporto dell’uomo con il resto del mondo. In altre parole, l’alleanza struttura non solo il rapporto dell’uomo con Dio ma anche il suo rapporto con gli altri e il mondo intorno a lui. È importante capire a questo punto, quindi, che il patto non è semplicemente individualistico; è anche sociale, a livello familiare, a livello ecclesiale e anche a livello nazionale.
Sicuramente non può essere negato che è possibile per una nazione essere in alleanza con Dio. La nazione di Israele lo era. E, come tale, Israele è stato chiamato ad essere un esempio e il modello per tutte le nazioni (Genesi 18:18; 22:18; 26:4; Isaia 2:1–4). E Cristo è venuto ad adempiere la legge e i profeti, per portarli al loro pieno sviluppo, non per abrogarli (Matteo 5:17). Questo è il motivo per cui Cristo ha comandato ai suoi discepoli di discepolare tutte le nazioni. Se la visione individualistica moderna fosse corretta, non vi potrebbe potrebbe essere alcuna Chiesa, non nel senso biblico di un solo corpo dove ciascun membro appartiene a qualcosa di più grande di lui. La Chiesa è una società di persone, una società battezzata9. E la Chiesa è una famiglia, una famiglia di figli adottivi di Dio. Il battesimo è l’atto formale di adozione in questa famiglia. Così come è possibile battezzare una famiglia, che è una piccola società, e abbiamo la testimonianza della Scrittura in questo (Atti 16:33), così anche è possibile battezzare una società più ampia.
Quando qualcuno è battezzato, è battezzato in una nazione, in un popolo legato a Dio da un patto, la Chiesa. Perché allora così tanti oggi insistono sul fatto che sia impossibile battezzare una nazione? Una tale teologia è sia un sintomo che un fattore contribuente nella persistenza della spiritualità pietistica che domina la moderna vita della Chiesa nel Regno Unito, ed è questa spiritualità pietistica che ha svolto un ruolo così importante nel progressivo smantellamento delle nazioni cristiane d’Occidente. E. L. Hebden Taylor ha rilevato chiaramente il problema:
Il Pietismo, senza dubbio, esprimeva la reazione religiosa di devoti evangelici contro il formalismo ortodosso, e tendeva a concentrarsi sulla dottrina della salvezza e sviluppare una dottrina della grazia piuttosto arminiana più che riformata. L’offerta di salvezza di Dio doveva essere fatta a tutti gli uomini e si credeva che Cristo fosse morto per tutta l’umanità. Data tale dottrina della grazia non sorprende che i pietisti abbiano teso, con a poche eccezioni degne di nota, a pensare che la religione sia principalmente interessata con la salvezza dell’individuo e con i suoi stati d’animo spirituali e sentimenti. Di conseguenza, il pietismo ha molto aiutato la laicizzazione della società occidentale nel suo insieme, dal suo individualismo religioso dà per scontate o ignora le strutture della chiesa e dello stato, cercando all’interno della società di organizzare cellule religiose significative. La preoccupazione principale dei pietisti olandesi, come i pietisti wesleyani in Inghilterra e in America, divennero la salvezza della propria anima individuale piuttosto che della società nel suo insieme. Invece di pensare che i cristiani dovrebbero preoccuparsi del tutto della vita: affaristico, politico, educativo e culturale, il pietismo esige la segregazione di una certa sfera di vita come peculiarmente religiosa e insegna che il credente dovrebbe concentrare tutti i suoi sforzi nel coltivare stati d’animo e sentimenti religiosi soggettivi, nonché varie discipline devozionali e ascetiche. Le questioni più grandi di chiesa, stato e cultura tendono a essere scontate, a volte a causa di aspettative apocalittiche, o perché considerate religiosamente neutrali. Di conseguenza, l’attenzione del pietista evangelico tendeva a concentrarsi sulla morale personale piuttosto che sociale, e i peccati della carne sono stati temuti più spesso dei peccati spirituali, come come egoismo, superbia, invidia e gelosia10.
Il pietismo, la riduzione della vita cristiana ad un hobby devozionale personale con un programma essenzialmente effeminato—ha condotto la Chiesa ad una spiritualità incapace di confrontarsi con le sfide del mondo moderno. Di conseguenza, la pratica della fede nel ventesimo secolo è crollata sotto il peso della secolare opposizione umanista ai valori cristiani. Essa è crollata perché non era abbastanza forte, non abbastanza robusta, per affrontare la sfida della crescente fede umanista laica, e questo è stato dovuto in gran parte perché la spiritualità pietistica ha indebolito la capacità dei cristiani di vedere l’intera vita come l’arena della loro fede, come loro campo di missione; gli individui erano considerati come bisognosi di convertirsi al cristianesimo, ma le nazioni in quanto tali non erano più viste come nel bisogno di essere conquistate per Cristo. Questo ha sostanzialmente viziato la testimonianza della Chiesa proponendo una visione pietistica della fede che la rende irrilevante per la vita reale e quindi irrilevante e inutile per la società. La visione pietistica del mondo della Chiesa non può competere con l’umanesimo laico e il neopaganesimo che dominano sempre di più la nostra società.
Come è stata elaborata nella pratica questa spiritualità difettosa nella Chiesa moderna? Innanzitutto, la pratica generale della maggior parte delle chiese oggi, almeno nel Regno Unito, è stata quella di mandare i bambini fuori dal servizio di culto comunitario della Chiesa per relegarli nella “Scuola domenicale” fino al raggiungimento dell’età in cui si ritiene siano in grado di prendere una decisione in merito alla fede per sé stessi. Qual è il messaggio che i bambini ricevono da questa pratica? Questo: i bambini non capiscono, e quindi la fede non è rilevante e non si applica a loro come lo fa per gli adulti che hanno “fatto una decisione”. Naturalmente essi sono intrattenuti con storie bibliche nella Scuola domenicale quando sono piccoli, ed essi possono ricevere un’istruzione sulla fede quando diventano più grandi, ma il messaggio che ricevono, di fatto, è che il cristianesimo non sia per loro, o comunque non ancora. Non sarebbero abbastanza maturi per capire. Questo è il messaggio che ricevono i bambini anche se non è detto apertamente, ed è molto spesso affermato apertamente. Nonostante il fatto che Gesù abbia detto: “Lasciate i piccoli fanciulli venire a me; non glielo vietate, perché di tali è il regno di Dio” (Marco 10:14; Luca 18:17), la Chiesa ha mandato i figli fuori dal culto della comunità dell’alleanza e ha detto loro che esso non era per loro, e che avrebbero poi deciso loro sulla fede quando sarebbero diventati adulti.
Questo potrebbe non essere stato detto in modo aperto ma è il messaggio che i bambini ricevono da questa pratica. Per certi versi, più un messaggio è sottile, maggiormente è efficace, anche per i bambini. Ai bambini viene detto nel complesso che loro non fanno parte della comunità del patto, la partecipazione al rituali dell’alleanza viene loro negato – e sfortunatamente il battesimo, la Cena del Signore e il culto della Chiesa sono tutto ciò che rimane dell’alleanza della vita di fede nella maggior parte delle Chiese. Anche là dove si amministra il battesimo ai neonati e quindi nominalmente i bambini sono considerati inclusi nella vita di alleanza della Chiesa, la rimozione costante dei bambini dal servizio di culto e il rifiuto di ammetterli alla Cena del Signore di fatto risulta in una scomunica pratica che li esclude da quel poco che resta della vita di alleanza della fede nelle chiese moderne. A questo proposito la differenza tra la teologia battista e la moderna teologia pedobattista è diventata oggi praticamente insignificante. La maggior parte delle Chiese pedobattiste sono in realtà solo battiste cotte a metà. Ai bambini viene negata la partecipazione alla vita dell’alleanza della Chiesa in entrambi i sistemi.
In secondo luogo, i genitori cristiani stessi hanno rafforzato potentemente questo messaggio mandando i propri figli per essere educati nelle scuole secolari dove si forma la visione del mondo dei loro figli sotto l’influenza di una religione senza Dio, l’umanesimo laico, nei termini di un curriculum che nega il Dio cristiano e insegna ai bambini che il mondo e tutte le cose in esso possono essere comprese indipendentemente dal Dio che l’ha creato. Questo rafforza la comprensione pietistica della fede che viene insegnata ai bambini in chiesa e che vedono praticata dai loro genitori, cioè la convinzione che la fede abbia una ristretta applicazione spirituale alla vita devozionale e all’invisibile mondo dell’aldilà. Questa è la versione del cristianesimo laico che gli umanisti hanno imposto ai cristiani pigri che si rifiutano di usare la loro mente al servizio di Dio. La fede, per queste persone, non riguarda la vita ed avere la propria mente rinnovata dallo Spirito Santo affinché il cristiano veda tutte le cose in un modo nuovo, in una nuova relazione con Dio. Piuttosto, si tratta solo di andare in chiesa a cantare cori, sviluppare le proprie devozioni private ed essere …liberati dai tormenti dell’inferno dopo la morte. La fede diventa essenzialmente una forma di evasione; fuggire da questo mondo qui e ora in un regno “spirituale” invisibile, fuggire dall’inferno nell’aldilà. In questo contesto tutto ciò che i bambini imparano a scuola sul mondo e la vita come indipendente da Dio e irrilevante per la fede cristiana dei loro genitori acquista senso; si adatta al tipo di fede praticata dai genitori e insegnato in chiesa. Il cristianesimo in questa prospettiva non è una religione, è un hobby di culto privato. La vera religione che determina come i bambini cristiani pensano e vivono e come pensano e vivono i loro genitori, e della maggior parte della loro vita è forgiata di fatto dall’umanesimo laico, che raggiunge tutte quelle parti del corpo politico che la versione pietistica del cristiano non riesce a toccare. Questo tipo di cristianesimo è stato giustamente descritto come “misticismo grossolano”, cioè “una resa intermittente alla concezione pietistica e ad idee spirituali che non interferisce in alcun modo con il materialismo della vita ordinaria”11.
Una delle conseguenze di questa comprensione pietistica della fede è che l’istruzione sia stata separata dalla missione del Vangelo. Ciò ha avuto conseguenze disastrose sia per la Chiesa che per la nazione. Il sistema scolastico laico è un completo indottrinamento nella visione del mondo umanista secolare. In Gran Bretagna gli insegnanti delle scuole statali sono incaricati delle funzioni intellettuali, fisiche, educazione affettiva e spirituale del bambino. Si tratta di un’educazione completa nei termini di visione del mondo, una religione che nega Dio. E anche se questi bambini vanno in chiesa e imparano che Gesù li salverà dal fuoco dell’inferno nel Giorno del Giudizio se credono in lui, essi vedono che la fede praticata dai loro genitori e la Chiesa non si occupa della vita, ma solo di questioni relative all’hobby della devozione personale dei loro genitori e alle loro aspettative dell’aldilà.
Questa vita è governata da una religione diversa: l’umanesimo secolare, e un’ora di scuola domenicale una volta alla settimana non è riesce minimamente a competere con cinque giorni interi di indottrinamento ogni settimana nella religione dei Baal dell’umanesimo secolare. In questo senso la maggior parte dei cristiani in Occidente oggi sono di fatto politeisti, cioè non adorano un solo Dio, ma diversi. Servono il Dio cristiano la domenica e in nelle questioni relative alla loro vite spirituali ben definite: adorazione in chiesa, devozioni private, le loro convinzioni sulla soteriologia, l’aldilà e l’escatologia, ma nella loro vita quotidiana, nell’educazione dei figli, nelle loro credenze politiche, le loro vite culturali in generale, servono gli déi dell’umanesimo secolare, compreso il dio principale dell’umanesimo secolare, lo Stato laico idolatra12. Avendo rifiutato di battezzare i propri figli; dopo averli esclusi dal servizio di culto della Chiesa per la maggior parte della loro vita perché ritenuto “inadatto” per loro; avendo detto loro che la Cena del Signore non era per loro; dopo aver detto loro che devono fare un giorno le proprie menti sulla fede cristiana quando diventeranno adulti; e dopo averli mandati a scuole secolari senza Dio per tutta la loro vita scolastica (il periodo più formativo della loro vita) per essere indottrinati alla religione dell’umanesimo secolare; in altre parole, avendo effettivamente scomunicato i propri figli dall’Alleanza della vita di fede dalla nascita, i genitori poi si rivolgono a loro quando raggiungono l’adolescenza e chiedono loro di prendere una decisione sulla fede! Poi sono scioccati e sconvolti quando il loro figli rispondono dicendo: “Beh, ci ho pensato e ho deciso che non fa per me”. Cos’altro dovrebbero aspettarsi questi genitori? L’istruzione non è religiosamente o spiritualmente neutrale. In effetti nulla che noi si faccia come esseri umani è religiosamente o spiritualmente neutrale.
Se falliamo nel dare ai nostri figli un’educazione cristiana e diamo loro invece, consapevolmente o inconsapevolmente, un’educazione non cristiana, ad esempio un’educazione umanista, che non è un’educazione religiosamente neutrale ma piuttosto un’educazione in ribellione contro Dio, di che cosa ci lamentiamo? Tanti genitori sembrano pensare che non dovrebbero “indottrinare” i loro figli con la fede cristiana. Ma la loro determinazione ad evitare ciò che loro chiamano “indottrinare” i propri figli con la religione cristiana li ha portati, forse inconsapevolmente, a indottrinare i loro figli con l’umanesimo laico, una religione che insegna che l’uomo è il padrone del proprio destino. Perché allora dovrebbero essere sconvolti o delusi? Quando i loro figli dimostrano, con la loro “decisione”, la convinzione che essi sono i capitani del proprio destino, e non Gesù Cristo? È dovere dei cristiani educare i propri figli nella fede, come cristiani, insegnando loro a vedere il mondo e tutto ciò che contiene in relazione con il Dio che l’ha creato. Questo viene chiamato “indottrinamento” sia da non credenti che da molti cristiani, eppure in qualche modo non si vede come sottoporre i propri figli a un’educazione secolare senza Dio sia pure indottrinamento. Ma lo è. È la peggior forma di indottrinamento che un genitore possa imporre ai suoi figli perché li trasformerà in incoerenti umanisti laici e neopagani con una visione del mondo che, di fatto, è in ribellione contro Dio.
I genitori potrebbero pensare che i loro figli stiano arrivando da soli ad una loro “matura decisione sulla fede”. In realtà non è così. I bambini in un contesto del genere non si decideranno sulla fede più di quanto farebbero i bambini che sono stati “indottrinati”con la fede cristiana dei genitori. Le loro menti sono già state formate dall’educazione atea senza Dio, dalla visione del mondo senza Dio, che hanno assorbito nel sistema scolastico laico13. Ma le loro menti dovrebbero essere formate da un’educazione cristiana, da una visione cristiana del mondo e della vita assorbita in una scuola cristiana o nei termini di un’istruzione scolastica in casa, perché solo una tale educazione potrà equipaggiarli per la vita nel mondo reale, vale a dire il mondo che Dio ha creato e che provvidenzialmente governa secondo il suo volere. Questo è il mondo in cui devono vivere, non il mondo senza Dio che gli umanisti laici immaginano che esista. Certo, è lo scopo dell’educazione preparare i bambini alla vita.
Se i bambini devono essere attrezzati per la vita nel mondo reale, il mondo di Dio, devono essere dotati di una visione del mondo cristiana, non una visione del mondo umanista secolare senza Dio. L’unico mondo che esiste là fuori è il mondo di Dio. La visione secolare del mondo umanista è falsa, una fantasia, e coloro che vivono in termini di quella visione del mondo sprecheranno la loro vita. I cristiani devono provvedere ai loro figli di un’educazione nei termini di una visione cristiana del mondo, non una visione del mondo umanista laica. Un’educazione in entrambi i contesti condizionerà la comprensione della vita da parte del bambino. Quand’anche diversi bambini che vengono mandati nelle scuole laiche possono diventare cristiani, per grazia di Dio, questo non significa necessariamente che essi diventino cristiani nel loro pensiero, che la loro visione del mondo diventi istantaneamente una visione cristiana del mondo. Non lo sarà. Potrebbero bene trascorrere il resto della loro vita disimparando la visione del mondo secolare che hanno assorbito a scuola e imparando a pensare in termini di una visione cristiana del mondo. Ci vorrà tempo e sarà difficile perché non si tratta solo di conoscere la verità, ma anche di un processo di deprogrammazione della mente, che è stata accuratamente programmata per pensare in modo contrario alla visione cristiana del mondo da parte del sistema scolastico laico, che ha il suo effetto nel periodo più formativo della vita di una persona. C’è un detto:”è difficile insegnare a un vecchio cane nuovi trucchi”.
Non è impossibile per degli adulti cambiare la loro visione del mondo, ma è più difficile inculcare una nuova visione del mondo in un adulto piuttosto che crescere un bambino in una tale visione del mondo fin dall’inizio, che è molto di più efficace. Ma sfortunatamente, da adulto chi si converte alla fede potrebbe benissimo non trascorrere il resto della sua vita imparando la visione cristiana del mondo, ma invece attraversa la vita con anime salvate e vite sprecate, confidando in Cristo per la loro salvezza dall’inferno ma vivere come umanisti laici in termini di una visione umanista laica del mondo, proprio come vivono oggi tanti cristiani. Potrebbero non comprendere mai l’effetto che la visione secolare del mondo ha avuto su di loro e non vedere mai la necessità di portare il loro pensiero sul tutto della vita in un giusto rapporto con Dio e la sua legge. La loro fede cristiana potrebbe ben equivalere a nient’altro che una forma di evasione da questa vita e una buona polizza assicurativa per la prossima, il che è come tanti cristiani vedono la fede, cioè non come una religione da vivere ma come rete di sicurezza per l’aldilà. Potrebbero benissimo vedere il cristianesimo come essenzialmente non riguardi affatto la vita, ma piuttosto la morte. In questo tipo di prospettiva Cristo è visto come venuto per salvare gli uomini non dal loro peccato, ma semplicemente dalle sue sfortunate conseguenze, la morte. I bambini cresciuti con questa ristretta comprensione pietistica della fede quindi probabilmente non andranno oltre ai loro genitori nella vita cristiana, e in una cultura aggressivamente laica come quella dell’Occidente, molto probabilmente andranno indietro e finiranno con meno comprensione di quella che avevano i loro genitori. La proposta dell’educazione è preparare e formare un bambino per la vita. Se diamo a qualcuno una formazione umanista laica lo prepariamo e lo formiamo per una vita umanista laica. Potrebbe anche avere un’anima salvata come adulto convertito alla fede cristiana, ma se la sua comprensione della fede è pietistica e si concentra solo sulla vita devozionale, la Chiesa e l’aldilà, la sua vita sarà in gran parte vissuta in termini della comprensione secolare umanista del cristianesimo assorbito nella loro giovinezza, vale a dire, vedrà la fede cristiana non come una religione da vivere, ma come un hobby devozionale personale che ripagherà bene quando morirà.
Come possiamo aspettarci di convertire e battezzare la nazione mentre questa rimane la prassi della maggior parte della Chiesa? E’ impossibile per la nostra società, la nostra nazione, essere discepoli di Cristo fino a quando non iniziamo a educare la prossima generazione in termini di fede cristiana. Senza questo i bambini non andranno oltre nella loro vita cristiana rispetto ai loro genitori, che spesso non è affatto lontano. L’abbandono dell’educazione cristiana e usurpazione dello Stato laico della responsabilità genitoriale nell’educazione dei figli, con la volontà dei cristiani di consegnare i propri figli ai non credenti di essere indottrinati alla religione laica l’umanesimo nelle scuole secolari, è stato e continua ad essere uno dei principali fattori che contribuiscono alla scristianizzazione della Gran Bretagna in quanto nazione cristiana perché ha prodotto una generazione di persone che vivono in termini di negazione di Dio in tutto ciò che pensano e fanno. Anche i cristiani educati nella visione laica del mondo molto probabilmente lo faranno, negando Dio per gran parte della loro vita. Anche se potrebbero aver salvato l’anima, nel complesso possono rimanere ribelli nel modo in cui vivono le loro vite, rifiutando di sottomettersi alla signoria di Cristo nella maggior parte degli ambiti della vita. Questa è la situazione che abbiamo oggi nella Chiesa britannica.
Mandare i nostri figli a scuole laiche che operano nei termini di questa visione del mondo umanista laica ribelle è una contraddizione del Grande Mandato. Non aiuterà a discepolare la nazione in ogni senso; è piuttosto un aspetto significativo dello smantellamento della nazione come nazione cristiana. Fa parte della grande di-missione, l’abdicazione della responsabilità genitoriale da parte genitori cristiani che è una contraddizione, un ribaltamento, del Grande Mandato. La risposta a questo problema è che i genitori battezzino i loro bambini come cristiani, perché Dio ha fatto loro una promessa come genitori (Atti 2,39). La Scrittura ci dice: “allevateli in disciplina e in ammonizione del Signore” (Efesini 6:4), e che è ciò che implica il battesimo. Battezzare i propri figli nella fede cristiana e poi mandarli nelle scuole laiche per essere indottrinati nella religione dell’umanesimo secolare è accettare il rito esteriore di un battesimo, ma negare la realtà che esso significa. Il battesimo implica la risurrezione dei nostri figli come cristiani e dando loro un’educazione cristiana nei termini di una visione cristiana del mondo. Ma questo implica molto di più di qualcosa meramente accademico, sebbene includa l’educazione accademica come bene. Coinvolge l’intero sviluppo dei nostri figli, e questo significa anche che devono essere pienamente inclusi nella vita di alleanza della Chiesa. È l’intero processo che informerà e modellerà le menti dei nostri figli e inculcare in loro una visione cristiana del mondo che li preparerà per tutta la vita, che è il loro campo di missione.
Le menti dei nostri figli o saranno formate da una visione cristiana del mondo o saranno deformati da un mondo umanista laico. Se desideriamo discepolare la nazione a Cristo, non dobbiamo inviare i nostri figli alle scuole laiche per essere indottrinati nella visione atea del mondo dell’establishment secolare. Dobbiamo fornire un’alternativa cristiana, o nelle scuole cristiane o per mezzo dell’istruzione domestica cristiana e la Chiesa deve appoggiare questo pienamente, sia incoraggiandolo che facilitandolo, specialmente dove i genitori affrontano difficoltà insormontabili senza l’aiuto della Chiesa. Quando un’intera generazione è stata allevata ed educata in questo modo, in termini di una visione cristiana del mondo, inizieremo a vedere il discepolato della nazione a Cristo. I risultati di questo approccio sarà molto più efficace degli scarsi risultati del lobbismo, che molti cristiani sembrano pensare esaurire il loro dovere nella sfera pubblica. Questo è ciò che implica il battesimo della nazione. Il compito comporta molto più che battezzare i convertiti adulti, anche se ovviamente include anche quello. Implica molto di più del semplice rito del battesimo. Il Battesimo nel nome della Trinità è il rito di iniziazione al corpo di Cristo e quindi nella vita di alleanza della fede. Questo implica un nuovo modo di vivere per le persone coinvolte, sia che si tratti di un individuo o una famiglia, dal battesimo in poi. Allo stesso modo, battezzando la nazione implica battezzare individui e famiglie, ma implica molto più della mera esecuzione del rito. Proprio come il battesimo dell’individuo e della famiglia è l’iniziazione dell’individuo e della famiglia essendo battezzata nella vita di alleanza della fede, così anche il battesimo della nazione (cioè degli individui e delle famiglie che costituiscono la nazione) è l’iniziazione della nazione alla vita dell’alleanza di fede.
Questa vita di fede di alleanza richiede il battesimo dei nostri bambini e un’educazione alla fede cristiana in tutta la vita dalla nascita in poi mentre sono sotto le nostre cure in modo che quando raggiungono l’età adulta possano vivere la vita pienamente nei termini della visione cristiana del mondo e a loro volta faranno emergere allo stesso modo la prossima generazione. Questo è il modo in cui discepoliamo le nazioni. Se non vuoi questo non lo otterrai. Potete allevate i vostri figli come non credenti, date loro un’educazione secolare e poi evangelizzarli quando raggiungono l’adolescenza o l’età adulta. Potrebbero persino diventare cristiani e iniziare una vita passata a lottare per spogliarsi della visione del mondo umanista laica imposta loro da bambini dal sistema scolastico secolare, o forse, anzi probabilmente, dato l’attuale clima spirituale nella Chiesa, passeranno semplicemente per il resto della loro vita come pietisti con una comprensione dualistica della fede, incapaci di mettere in relazione la loro fede con il mondo reale e la loro vita quotidiana. Ma non aspettatevi come risultato il discepolato della nazione a Cristo. Esso non accadrà perché la scristianizzazione della nazione è il risultato inevitabile di tale teologia e pratica, come è evidente dalla situazione prevalente oggi in Gran Bretagna.
Molto più di questo è necessario se vogliamo discepolare la nazione. Battezzare la nazione richiede il battesimo dei nostri figli, che significa iniziazione alla vita cristiana nella sua pienezza e implica quindi allevarli nella disciplina e in ammonizione del Signore. Ciò significa che ogni generazione deve essere iniziata in tutta la vita di alleanza della Chiesa ed educata in termini di una visione cristiana del mondo. Non possiamo battezzare una nazione senza battezzare i nostri figli nella fede e allevarli come cristiani. Ci vorranno diverse generazioni e un grande sacrificio e duro lavoro per realizzare questo. Ma funzionerà perché Dio è in esso. Questo è la sua volontà e comando alla sua Chiesa ed egli lo compirà mediante la sua Chiesa per opera dello Spirito Santo. Lo farà, ma non potrà essere realizzato in nessun altro modo. Il cristianesimo non funziona per magia. Dio opera attraverso la sua Chiesa, il corpo di Cristo sulla terra. È attraverso la testimonianza e l’opera della Chiesa che taleinazioni saranno rese discepole. Ma solo se la Chiesa abbraccia quell’opera obbedientemente. Battezzare la nazione, quindi, richiede l’adozione di una teologia di alleanza multigenerazionale e di uno stile di vita che si conforma a quella teologia in pratica, non solo a parole.
§3 Insegnare la legge di Dio alle nazioni
Terzo, nel Grande Mandato ci viene comandato di insegnare la legge di Dio alle nazioni: “tutte quante le cose che v’ho comandate”. E qual è il comando di Cristo? Cristo è venuto per adempiere la legge, portarla a piena espressione, a compimento, cioè a metterla pienamente in atto. Non è venuto ad abrogarla (Matteo 5:17). E’ apparso sul monte della trasfigurazione alla presenza di Mosè ed Elia per confermare la continuità del Vangelo con la Legge e i Profeti (Matteo 17:1-8; Marco 9:2-8). “Se mi amate” dice Gesù «osservate i miei comandamenti» (Giovanni 14:15). Quali sono i suoi comandamenti? Sono i comandamenti di Dio. Come facciamo a saperlo? Perché ce lo dice Gesù stesso. Lui e il Padre sono uno (Giovanni 10:30). È venuto per fare la volontà del Padre (Giovanni 4:34; 5:20; 8:28-30). È venuto nel nome di suo Padre (Giovanni 5:43). Ha osservato i comandamenti di suo Padre (Giovanni 15,10). Mosè scrisse di Cristo (Giovanni 1:45; 5:46). Cristo disse agli ebrei che se avessero creduto a Mosè gli avrebbero creduto (Giovanni 5:46). Gesù chiese agli ebrei, e ci fa oggi la stessa domanda: “Ma se non credete agli scritti di lui [Mosè], come crederete alle mie parole?” (Gv 5:47).
Cristo ci dice che i grandi comandamenti sono amare Dio e il nostro prossimo (Marco 12:28-31). In che modo facciamo questo? La Bibbia dice che noi lo facciamo adempiendo, cioè osservando la legge di Dio (Giovanni 14:15; Romani 13:8–10)14.
Eppure abbiamo oggi in Occidente una forma di cristianesimo che è fondamentalmente ostile alla legge di Dio. Non è sempre stato così. In epoche precedenti la Chiesa ha pienamente riconosciuto l’importanza della legge di Dio e il suo ruolo essenziale nella sua missione di discepolare le nazioni. Ma non come forma di ipocrisia o mezzo di giustificazione. La legge non ha mai voluto funzionare in quel modo, nemmeno nell’Antico Testamento. La sua funzione è piuttosto quella di uno stile di vita positivo, uno standard o una regola di vita. La legge è, dopo tutto, una trascrizione della giustizia di Dio, e dobbiamo essere perfetti come è perfetto il nostro Padre nei cieli (Matteo 5:48). Ciò significa che il nostro obiettivo deve essere quello di conformarci alla volontà di Dio così com’è rivelato nella sua legge. Non ci può dunque essere discepolato alle nazioni senza le nazioni che abbracciano la legge di Dio. Ed era così che la Chiesa compreso il Grande Mandato in epoche passate. Questa non è una dottrina nuova; è la dottrina ortodossa della Chiesa, ed è ciò che storicamente è successo. La religione cristiana è stata descritta in epoca medievale come lex Christiana (la legge cristiana) in contrapposizione a lex Muhametana (religione musulmana) e lex Antichristi (religione pagana)15. La common law inglese si è formata sotto l’influenza di concetti cristiani di giustizia ed equità. Una dottrina del diritto comune affermava che “Ogni legge è o di diritto dovrebbe essere secondo la legge di Dio”16. Allo stesso modo, l’equità mirava a sostenere la giustizia in termini di legge di Dio17. Il sistema giudiziario britannico era basato sulla legge di Dio e una comprensione cristiana dello stato di diritto. Ecco perché il sistema giudiziario britannico è stato in passato così efficace. Una differenza qualitativa tra i sistemi giudiziari di quei paesi che hanno abbracciato la fede cristiana e quelle che non l’hanno fatto. La nostra civiltà, e la civiltà occidentale in generale, è stata superiore alle civiltà delle nazioni pagane in tanti modi perché è stata una civiltà cristiana. I sistemi giudiziari delle nazioni cristiane sono state superiori ai sistemi barbari di giustizia di culture pagane perché i sistemi di giustizia delle nazioni cristiane sono cadute sotto l’influenza disciplinante della legge di Dio. L’istituzione della legge di Dio come base sulla quale la giustizia è compresa e praticata è stata una parte essenziale dell’adempimento del Grande Mandato, e senza di esso in futuro non ci saranno progressi nel Grande Mandato. Eppure oggi abbiamo una Chiesa che nega ampiamente l’importanza della legge di Dio. C’è da meravigliarsi se i non credenti l’hanno abbandonata e che ora stiamo assistendo alla progressiva scristianizzazione delle nazioni occidentali? Al tempo della Riforma in Inghilterra i Dieci Comandamenti erano esposti su grandi assi in tutte le chiese affinché la gente potesse leggere e i Dieci Comandamenti ad alta voce in chiesa ogni domenica18. Nel ventesimo secolo i Dieci Comandamenti sono stati rimossi maggior parte delle chiese e non vengono più letti nella maggior parte delle funzioni religiose. Che tipo di messaggio questo dà alla nazione? È un messaggio che si sposa bene con la visione pietistica della fede cristiana che domina la vita della Chiesa oggi, cioè l’idea che la fede cristiana non ha rilevanza per la nazione o nella sfera pubblica; è un culto devozionale privato. La Chiesa in Inghilterra non crede più che sia suo dovere predicare la legge di Dio. Il consenso di opinione nella Chiesa, tra sia clero che laici, è che la legge di Dio non si applichi alla nazione. Non si ritiene nemmeno più applicabile all’individuo, figuriamoci alla nazione. Predicare un messaggio così negativo sulla legge di Dio è impegnarsi nella scristianizzazione della nazione come nazione cristiana.¹
La Gran Bretagna oggi è in procinto di essere dismessa come nazione cristiana. Il processo è quasi completo e i cristiani che hanno sostenuto che la legge di Dio non si applichi alle nazioni, che non abbiamo l’obbligo di obbedire e di basare il nostro sistema giudiziario su di essa, sono complici di quel processo di smantellamento della nazione come nazione cristiana. Il rifiuto della legge di Dio non solo come standard personale di comportamento morale ma anche come standard su cui la nazione dovrebbe basare la propria legislazione e il proprio sistema giudiziario è una negazione e un ribaltamento del Grande Mandato. Dove una nazione è già stata una nazione cristiana il rifiuto della legge di Dio è un capovolgimento, un naufragio, di ciò per il quale i cristiani di generazioni passate hanno lavorato e con l’aiuto di Dio realizzato. Ed è quello per il quale alcuni di loro hanno dato la loro stessa vita. La giustizia britannica e il concetto dello stato di diritto come questo è stato storicamente inteso nell’Occidente era basato sulla legge di Dio19.
La predicazione della legge di Dio è un aspetto vitale del Grande Mandato di discepolare le nazioni. La Bibbia ci dice che la legge di Dio uscirà da Sion e da tutti i popoli della terra verrà a Sion per conoscere la legge di Dio, e per conseguenza di questo le nazioni impareranno a vivere in pace (Isaia 2:1-4). Questo era stato scritto solo per gli ebrei? Difficilmente. Non è mai stato realizzato. E’profezia inadempiuta. È importante per noi oggi? Certo che lo è. È solo l’instaurazione della legge di Dio come fondamento dei nostri sistemi giudiziari che consentirà alle nazioni del mondo di raggiungere la pace. Solo quando la legge di Dio sarà abbracciata dalle nazioni, i popoli del mondo saranno liberati dall’ingiustizia che caratterizza così gran parte della politica mondiale contemporanea. Eppure oggi la Chiesa fa marcia indietro, insieme alla nostra cultura umanista laica, perché ha, insieme alla nostra società generalmente abbandonato la legge di Dio come standard di giustizia che dovrebbe governare la vita della nazione. La nostra società ha sofferto immensamente dall’abbandono della legge di Dio come norma di comportamento personale e sociale e come base della nostra comprensione della giustizia, e come nazione continueremo a declinare in questo fino a quando la legge di Dio non sarà ristabilita come norma di condotta non solo nella nostra vita personale ma anche come standard su cui dovrebbe basarsi il nostro sistema giudiziario nazionale.
La Bibbia non ci dà una visione negativa della legge di Dio, e questo sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Piuttosto, sottolinea la perfezione della legge di Dio e il suo ruolo nel fornire una guida per l’umanità personalmente e a livello nazionale (Salmi 19:7–11; Isaia 2:2–4). La legge di Dio è la legge di Cristo, e nel Grande Mandato ci viene comandato di insegnare la legge di Dio alle nazioni. Solo quando questo sarà compiuto la benedizione di Isaia 2:2-4 sarà realizzata, poiché ciò che descrive Isaia è il compimento del Grande Mandato.
§4 Conclusione
Per riassumere, il Grande Mandato si compone di tre comandi,o un comando in tre parti: (1) il discepolato delle nazioni, (2) il battesimo delle nazioni, e (3) l’insegnamento della legge di Dio per le nazioni.
Sono le nazioni ad essere l’oggetto di ciascuna parte del comando, non solo individui tra le nazioni. Il Grande Mandato non ci comanda di uscire per cercare di portare individui alla conversione strappandoli dal fuoco. Ci comanda di discepolare le nazioni. Questa comprensione della natura e della pratica del Grande Mandato produce risultati molto diversi dall’idea del Grande Mandato come comando per convertire gli individui dalle nazioni. Certo, discepolare le nazioni implica necessariamente la conversione di individui alla fede cristiana. Non ci può essere una nazione cristiana senza singoli cristiani. Ma un comando convertire gli individui alla fede cristiana non significa necessariamente che questo porterà al discepolato della nazione in quanto tale, specialmente nel clima spirituale che oggi domina la vita della Chiesa in Occidente, dove la fede è vista in termini ristretti come una devozione personale, un hobby senza alcuna rilevanza sociale o politica per la nazione. Convertire gli individui non porta necessariamente al discepolato delle nazioni. Discepolare la nazione è impossibile senza convertire individui alla fede, ma implica anche molto di più. Sfortunatamente, a causa del moderno malinteso sulla natura della fede cristiana come hobby devozionale privato, e del Grande Mandato come comando per fare discepoli individuali, il Grande Mandato è stato trasformato nell’esatto contrario di ciò che Gesù comandò, cioè ottenere di fatto la scristianizzazione della società. Sotto l’influenza di questa comprensione individualistica, privatizzata e dualistica della fede la Chiesa si è impegnata non meno che nello smantellamento della nazione.
La visione contemporanea dominante della fede cristiana come una fede soggettiva, privata, devozionale che non interagisce con il mondo non è biblica. La Bibbia non vede la fede in termini di un hobby di culto personale, ma piuttosto come una religione che supera e trasforma il mondo. La fede cristiana è verità pubblica e la verità pubblica è religione. Moltissimi cristiani oggi, però, negano che il cristianesimo sia esso stesso una religione. E va riconosciuto che per queste persone non è una religione. È solo un hobby di culto. Un hobby importante senza dubbio, con conseguenze di portata eterna. Viene come una buona polizza assicurativa, ma è essenzialmente un hobby. Ma nel negare che il cristianesimo sia una religione cristiani gli hanno inconsapevolmente negato lo status di verità pubblica, con terribile conseguenze per la vita della nazione. Lo scopo della fede del cristiano non è semplicemente trasformare la vita personale del credente e renderlo più santo. È glorificare Dio trasformando il mondo, portando il mondo sotto la disciplina di Gesù Cristo e della sua parola.
La fede cristiana è una fede politica e sociale, nonché una fede personale; la sua missione inizia con l’individuo, ma non lo fa terminare sull’individuo ma sul mondo intero, il che significa essere sottoposto alla volontà del Signore Gesù Cristo. Se vogliamo vincere il mondo per Cristo, dobbiamo prendere il Grande Mandato seriamente come commissione per portare le nazioni della terra sotto la disciplina di Gesù Cristo non solo mediante la predicazione del vangelo della salvezza personale mediante la fede in Cristo ma anche mediante il discepolare e battezzare le nazioni e insegnando la legge di Dio alle nazioni. Non aspettarti di vedere il ritorno di Cristo prima che questo succeda. Perchè no? Perché la Bibbia ci dice cosa il mondo sarà quando il Grande Mandato sarà compiuto: “Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa dell’Eterno si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al disopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno ad esso. Molti popoli v’accorreranno, e diranno: ‘Venite, saliamo al monte dell’Eterno, alla casa dell’Iddio di Giacobbe; egli ci ammaestrerà intorno alle sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri’. Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola dell’Eterno. Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi delle loro spade fabbricheranno vomeri d’aratro, e delle loro lance, roncole; una nazione non leverà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra” (Isaia 2:2–4). E questa immagine dell’adempimento del Grande Mandato è confermata nel Nuovo Testamento. “Ed il settimo angelo sonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: Il regno del mondo è venuto ad essere del Signor nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà ne’ secoli dei secoli” (Ap 11:15).
EXCURSUS
Nella prima parte della Grande Commissione in Mt. 28:19a il comando è di “discepolare” ἔθνη, “nazioni”, che è accusativo plurale neutro; successivamente nei vv. 19b e 20 il comando è di battezzare e insegnare “loro”, αὐτοὺς, accusativo plurale maschile. Molto è stato discusso su questo disaccordo di genere tra la parola nazioni e il pronome successivo “essi”, “loro”, soprattutto da Battisti, poiché un comando di battezzare le nazioni pone un problema alla teologia battista. Per esempio, nel suo commento a questo passaggio John Gill afferma: “…battezzandoli, non tutte le nazioni, per l’antecedente al loro relativo, non possono essere tutte le nazioni: poiché παντα τα εθνη, le parole per tutte le nazioni sono di genere neutro, mentre αυτους, è del maschile. . .”20. Secondo John Gill, dunque, l’oggetto diretto della seconda e terza parte del Grande Mandato è diverso da quella della prima parte e compresa, cioè solo implicita, non dichiarata. La parola “loro” non potrebbe riferirsi alle nazioni, ma dovrebbe invece riferirsi solo ai discepoli tra le nazioni. Come mai? Secondo la prospettiva battista semplicemente perché il pronome usa un caso maschile mentre il suo antecedente, le “nazioni”, è neutro. Qualche altro antecedente deve essere fornito mentalmente quindi al fine di rendere conto per il disaccordo di genere. Ovviamente questo è molto conveniente per teologia battista, che affronterebbe notevoli problemi se questo non fosse così. Ma è un argomento valido? La logica per l’argomento Battista è che il greco sia grammaticalmente scorretto a meno che non presumiamo qualche altro antecedente rispetto al sostantivo a cui il pronome si riferisce più naturalmente, cioè “nazioni.” Ma il greco non richiede questo rigore grammaticale e il Nuovo Testamento è coerente con la grammatica greca nell’usare un pronome maschile plurale per riferirsi a un sostantivo neutro plurale. Secondo Blass e Debrunner in ”A Greek Grammar of the NewTestament” e altra letteratura paleocristiana “La cosiddetta constructio ad sensum, senza seguire regole fisse, era molto diffusa in greco dai primi tempi e si trova nel NT come nei papiri. . . I collettivi personali femminili o neutri stanno al plurale possono essere continuato da un plurale maschile”21 Si fai poi un esempio da Galati 1:22-23 dove Paolo dice “…ma ero sconosciuto, di persona, alle chiese della Giudea, che sono in Cristo; esse sentivan soltanto dire: Colui che già ci perseguitava, ora predica la fede, che altra volta cercava di distruggere”. Nel v. 22 il sostantivo ἐκκλησίαις, “chiese”, che è femminile plurale, è continuato nel versetto successivo da ἀκούοντες ἦςαν, “sentivano dire”. Ma ἀκούοντες è un maschile plurale presente attivo. Secondo la rigida regola di accordo richiesta da coloro che insistono che a Matteo 28:19-20 αὐτοὺς non può fare riferimento a ἔθνη a causa del disaccordo di genere, la costruzione in Galati 1:22-23 sarebbe anche sgrammaticata e per lo stesso motivo ἀκούοντες² nel v. 23 non può fare riferimento al sostantivo ἐκκλησίαις in v. 22. Qualche altro antecedente quindi va inteso22.
Ma certo questo è abbastanza inutile. La frase “sentivano dire” in Galati 1:23 si riferisce abbastanza naturalmente alle “chiese” del v. 22, anche se il participio ἀκούοντες è maschile. Questo mostra quindi che una regola di accordo così rigorosa non è nemmeno richiesta dalla grammatica greca né praticata dagli scrittori greci. Inoltre, il Nuovo Testamento è stato scritto nella lingua volgare del popolo, non nell’alta prosa del greco classico. Il Nuovo Testamento è “sgrammaticato” in un certo numero di posti. La lingua parlata non segue sempre le rigide regole della grammatica usata in letteratura e il Nuovo Testamento è scritto nel tipo di lingua parlata dalla gente. Supponiamo per il bene dell’argomentazione, tuttavia, che debba essere mantenuto uno stretto accordo e che ogni allontanamento da esso in tali casi indica qualcosa diverso dal semplice significato del testo. In Giovanni 16:13 ci viene detto:;“…ma quando sia venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annunzierà le cose a venire“ La parola “egli”, ἐκεῖνος, pronome dimostrativo maschile, è qui continuato dalla parola “Spirito”, πνεῦμα, che è neutro. In altre parole non c’è accordo di genere tra il sostantivo e il pronome. Come dobbiamo interpretare questo versetto se “egli” non può fare riferimento allo Spirito Santo? E questo cosa dice del genere dello spirito Santo? La teoria che richiede un rigoroso accordo di genere fallisce qui. Il neutro “Spirito” e il pronome maschile devono riferirsi tra loro, non importa quanto questo sia “sgrammaticato”. A complicare le cose ancora oltre, a volte viene rispettata una grammatica rigorosa , mostrando che tali punti grammaticali non possono determinare il senso del testo solo per i propri meriti. Ad esempio, Giovanni 14:17 parla dello “ Spirito di verità; che il mondo non può ricevere, perchélo vede [lett. esso ] lo” πνεῦμα, “Spirito”, è neutro, e i pronomi²² “chi” e αὐτό, “lui” (lett. “esso”), sono anch’essi neutri. Allo stesso modo in Romani 8:16 ci viene detto: “Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio”. Il termine greco πνεῦμα,”spirito”, che è neutro, è qui seguito da un pronome neutro, αὐτό, “se stesso” (similmente al v. 26). Questo significa forse che lo Spirito Santo non sia una persona ma una forza? Alcuni potrebbero obiettare in questo modo. Ma in Giovanni 16:13, come abbiamo visto, il pronome dimostrativo è usato nel maschile per riferirsi allo Spirito, che è neutro. Cosa significa tutto questo? Cosa vuole dimostrare allora? Proprio niente! Nessun peso teologico può essere posto sull’accordo di genere o disaccordo tra un pronome e il suo referente in tali casi senza il rischio di falsare l’insegnamento generale della Bibbia (ad es. se insistiamo sul fatto che lo Spirito non è una persona ma una forza perché il termine greco πνεῦμα è neutro, noi distorciamo altrove la testimonianza della Scrittura). Allo stesso modo in Matteo 28:19-20. Insistere sul fatto che “loro” non possa riferirsi a “nazioni” è fare la grammatica del greco parlato ordinario del Nuovo Testamento facendogli portare un peso che non avrebbe mai dovuto sopportare. Inoltre, una regola così rigida non è richiesta dalla grammatica greca e le prove del Nuovo Testamento altrove dimostrano che una regola così rigida non è di fatto osservata. Infatti, secondo Blass e Debrunner, come abbiamo visto, non è stato nemmeno osservata nel greco classico fin dai tempi antichi. Stando così le cose, un argomento per non portare “loro” a fare riferimento a “nazioni” in Matteo 28:19-20 dovrebbe essere mostrato da altri passi della Scrittura. Ma la Bibbia testimonia che il risultato del Grande Mandato è enfaticamente non che semplici individui tra le nazioni saranno discepoli di Cristo; piuttosto è che i regni di questo mondo diventeranno il regno di Cristo (Apocalisse 11:15). Questi due testi, Matteo 28:19–20 e Apocalisse 11:15, rappresentano l’Alfa e l’Omega dell’escatologia. Se desideriamo sapere cosa Matteo 28:19–20 significa, qual è il suo scopo e il risultato finale è che viene spiegato chiaramente in Apocalisse 11:15, vale a dire la conversione delle nazioni, dei regni di questo mondo, a Cristo, poiché “E le nazioni cammineranno alla sua luce; e i re della terra vi porteranno la loro gloria” (Apocalisse 21:24 cfr. Isaia 2:2–4).
Alla luce di queste considerazioni l’argomento per “loro” per riferirsi non alle “nazioni” ma a qualche altro antecedente sottinteso ha poco da lodare e sembra essere piuttosto guidato da un precedente pregiudizio teologico. In altre parole, sembra un tentativo di spiegare il chiaro significato della Scrittura e importare nel testo una lettura più suscettibile alla teologia battista. Introdurre nel testo un antecedente diverso, inteso piuttosto di quanto espresso, non è né necessario grammaticalmente né naturale per il significato chiaro delle parole. Tutte e tre le parti del comando devono rapportarsi alle nazioni come nazioni. “Andate dunque e ammaestrate [discepolate] tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo” (Matteo 28:19-20 CEI 1974).
Note
1 In pratica, essi vogliono essere lasciati liberi di interferire in esclusiva.
2 Forse è questo tipo di ragionamento errato che spiega come, per esempio la Versione interconfessionale rigiri tutta la frase per giustificare quel presupposto: “Perciò andate, fate che tutti diventino miei discepoli; battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28:19 TILC), oppure la parafrasi della “Bibbia della Gioia”: “Perciò andate ad ammaestrare tutti i popoli e battezzate chi crede in me nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (BDG). La corretta interpretazione del v. 19a è insolita per una traduzione moderna, ma è completamente rovinata dalla parafrasi errata di v. 19b. Si tratta di un pre-giudizio discutibile. Un comandare di battezzare “gli uomini ovunque” costituisce una missione ben diversa dal comando di battezzare le nazioni, ed è quest’ultimo che il testo greco ci dà, non il primo. Il focus della missione è cambiato completamente. Invece di un comando di battezzare e insegnare la legge di Dio alle nazioni abbiamo un focus individualistico che tradisce (non traduce) quanto comandato dal Grande Mandato e che haq rilevanti implicazioni socio-politiche.
3 Sulla rilevanza del disaccordo di genere tra il sostantivo ἔθνη e il suo pronome αὐτοὺς vedi l’Excursus al termine di questo documento.
4 “Ed egli, presili in quell’istessa ora della notte, lavò loro le piaghe; e subito fu battezzato lui con tutti i suoi”, la sua famiglia allargata.
5 “V’è un corpo unico ed un unico Spirito, come pure siete stati chiamati ad un’unica speranza, quella della vostra vocazione. V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, 6 un Dio unico e Padre di tutti, che è sopra tutti, fra tutti ed in tutti”.
6“Infatti noi tutti abbiam ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito”.
7 Ciò non significa che una persona non battezzata non possa essere credente o un rigenerato, cioè esercitare la fede salvifica in Gesù Cristo; significa che una persona non battezzata non dovrebbe essere accettata come membro della Chiesa finché non sia battezzata nel nome della Trinità. Né significa che un battezzato sia necessariamente rigenerato; significa che dovrebbe essere accettato come membro della Chiesa, a meno che non sia un apostata o viva apertamente in un peccato scandaloso e impenitente.
8 Or dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste sono le parole che dirai ai figliuoli d’Israele’.
9 La parola società deriva dal verbo latino socio, che significa unire insieme, associare, fare o tenere in comune, condividere.
10 E. L. Hebden Taylor, La filosofia cristiana del diritto, della politica e dello Stato(Nutley, New Jersey: The Craig Press, 1966), p. 29f.
11 H. Wheeler Robinson. La dottrina cristiana dell’uomo (Edimburgo: T. e T.Clark, [1911] 1926), p. 349.
12 Vedasi Stephen Perks, “Baal Worship Ancient and Modern” (Taunton: Kuyper Fondazione, 2010).
13 Lo si vede chiaramente nei regimi comunisti (o fascisti). Lo Stato si appropria dei figli anche dei cristiani, ed impedisce ai loro genitori di educarli nella fede.
14 La parola tradotta come “adempimento” in Romani 13:10, πλήρωμα, significa esecuzione della legge. Il Dizionario teologico del Nuovo Testamento di Kittel dà la definizione della parola nel contesto di Romani 13:10: “4. L’atto di riempimento’; a. attivo: come ἀγάπη non è una disposizione etica, così πλήρωμα in Romani 13:10 non è un concetto etico formale (“somma”). Entrambe le parole si riferiscono all’atto. La condotta amorevole è un ‘adempimento completo e integrale’ di ciò che Dio esige nella Legge. Un significato attivo è suggerito per Romani 13:10 dal v. 8b. . . Noi abbiamo una serie di pensieri compatti nei vv. 8b–10b. L’affermazione in 8b è dimostrata in 9-10a (v. 9 γάρ) e poi ricapitolato in 10b quando ne è stata data la prova (οὖν). L’argomento sarebbe mal gestito, tuttavia, se πλήρωμα avesse lo stesso significato di ἀνακεϕαλαιοῦται [riassumendo], che fa parte della dimostrazione vera e propria. πλήρωμα, quindi, non significa ‘somma’; è il “pieno adempimento” della Legge nei fatti, e in questo senso è l’opposto sue in questo senso è l’opposto del formale ἀνακεϕαλαιοῦται” (Gerhard Delling, “πλήρωμ” in Kittel e Friedrich, op. cit ., vol. VI, pag. 305). Allo stesso modo C.K. Barrett: “Il significato di ‘completa realizzazione’ (πλήρωμα) è controverso, ma deve essere deciso alla luce dell’uso del verbo affine al v. 8. L’uomo che ama ha adempiuto la legge, cioè ha fatto ciò che la legge richiede; l’amore, pertanto, che egli esercita costituisce adempimento dell’obbligo di legge. Quindi l’amore non è il completamento ma l’adempimento della legge. Il v . 9 mostra che con legge Paolo intende la legge dell’Antico Testamento nel suo carattere precettivo” ( L’Epistola ai Romani [London: Adam and Charles Black, 1957], p. 251).
15 Thomas Schirrmacher, “’Lex’ (legge) come un’altra parola per la religione: una figlia del Medioevo” in Calvinism Today , vol. II, n. 2 (aprile 1992), p. 5.
16 Questa affermazione è tratta da un annuario del regno di Enrico VII (citato in AKR Kiralfy, Introduzione storica di Potter al diritto inglese [Londra: Sweet and Maxwell Ltd, quarta edizione, 1958], p. 33).
17 Vedi il mio libro, Cristianesimo e diritto: un’inchiesta sull’influenza del cristianesimo sulo sviluppo della Common Law inglese (Avant Books, 1993), p. 44 e passim.
18 JWC Wand, Anglicanism in History and Today (London: Weidenfeld andNicolson, 1961), p. 79.
19 Sui fondamenti religiosi dei sistemi giuridici occidentali si veda in generale Harold J.Berman, diritto e rivoluzione: la formazione della tradizione giuridica occidentale (Cambridge,Massachusetts e Londra: Harvard University Press, 1983).
20 John Gill, An Exposition of the New Testament (London: William Hill Colling-cresta, 1852), vol. io, pag. 305 b .
21 F. Blass e A. Debrunner, op. cit ., §134, p. 74 a f. (cfr. § 282, p. 147 b ).
22 Questa è la posizione assunta, ad esempio, da HAW Meyer: “Il maschile si riferisce alle persone di cui erano costituiti quei ἐκκλησίαι” ( Critical and Exegetical Manual all’Epistola ai Galati [Winona Lake, IN: Alpha Publications, (1883)1979, trad. GH Venables], p. 36). Allo stesso modo Ernest De Witt Burton: “La logica oggetto della sentenza sono i membri delle chiese di cui al v. 22; Nota il genere del participio ἀκούοντες” (A Critical and Exegetical Commentary on theLettera ai Galati [Edimburgo: T. e T. Clark, 1921], p. 64).
https://www.tempodiriforma.it/mw/index.php?title=Teonomia/Un_mandato_oggi_disatteso