Domenica 11 Luglio 2021 – Settima domenica dopo Pentecoste
Letture bibliche: Salmo 24; 2 Samuele 6:1-19; Efesini 1:3-14; Marco 6:14-29
Conoscete l’espressione: “Perdere la testa”? Significa non ragionare più in modo sensato, lasciarsi prendere da qualche forte passione tanto da giungere a commettere atti sconsiderati per i quali poi ci si dovrà pentire. Uno dice: “Ho perduto la testa per quella donna tanto da abbandonare mia moglie, i miei figli, e il mio lavoro”, oppure: “la rabbia mi ha fatto perdere la testa e così ho preso un coltello e…”. In tribunale gli avvocati difensori cercano di giustificare momenti in cui l’accusato “ha perduto la testa” sostenendo che in quel momento aveva “temporaneamente perduto la capacità di intendere e di volere”, ma questo “puzza” di comoda scusa per trovare giustificazioni a buon mercato ed evitare o diminuire la condanna.
In ogni caso oggi vi vorrei proporre un racconto biblico in cui tutti i suoi protagonisti …perdono la testa, figurativamente e uno anche letteralmente. E’ una storia tragica che porta in sé stessa parecchi spunti di riflessione. Essa vede sulla scena il profeta Giovanni Battista, il re Erode e due donne.
Nell’udire ora questo racconto, tratto dal vangelo secondo Marco, vorrei che provaste a rispondere alla domanda: “Chi è che in questo racconto ha perduto la testa?”. Vedete poi se anche noi, in qualche modo, potremmo trovarci in una situazione simile e come noi reagiremmo.
Il racconto biblico
“Il re Erode udì parlare di Gesù (poiché la sua fama si era sparsa) e diceva: «Giovanni il battista è risuscitato dai morti; è per questo che agiscono in lui le potenze miracolose». Altri invece dicevano: «È Elia!» Ed altri: «È un profeta come quelli di una volta». Ma Erode, udito ciò, diceva: «Giovanni, che io ho fatto decapitare, lui è risuscitato!». Poiché Erode aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva fatto incatenare in prigione a motivo di Erodiada, moglie di Filippo suo fratello, che egli, Erode, aveva sposata. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello!». Perciò Erodiada gli serbava rancore e voleva farlo morire, ma non poteva. Infatti Erode aveva soggezione di Giovanni, sapendo che era uomo giusto e santo, e lo proteggeva; dopo averlo udito era molto perplesso, e lo ascoltava volentieri. Ma venne un giorno opportuno quando Erode, al suo compleanno, fece un convito ai grandi della sua corte, agli ufficiali e ai notabili della Galilea. La figlia della stessa Erodiada entrò e ballò, e piacque a Erode e ai commensali. Il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e te lo darò». E le giurò: «Ti darò quel che mi chiederai; fino alla metà del mio regno». Costei, uscita, domandò a sua madre: «Che chiederò?» La madre disse: «La testa di Giovanni il battista». E, tornata in fretta dal re, gli fece questa richiesta: «Voglio che sul momento tu mi dia, su un piatto, la testa di Giovanni il battista». Il re ne fu molto rattristato; ma, a motivo dei giuramenti fatti e dei commensali, non volle dirle di no; e mandò subito una guardia con l’ordine di portargli la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò nella prigione e portò la testa su un piatto; la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, udito questo, andarono a prendere il suo corpo e lo deposero in un sepolcro” (Marco 6:17-29).
I. Considerate Erode
Chi è questo re Erode? E’ Erode Antipa, figlio di Erode il grande, il quale lo ebbe dalla quarta moglie Maltace. Ambizioso come il padre, egli non era che un corrotto “re fantoccio” a servizio dell’occupante romano. Anch’egli aveva speso somme ingenti per grandi opere pubbliche, fra cui l’edificazione della città di Tiberiade, in onore dell’imperatore romano Tiberio. Passa per noi alla storia perché, come racconta questo testo, fa imprigionare e decapitare Giovanni Battista, che aveva osato rimproverargli lo stato di adulterio in cui viveva con la compiacente Erodiade, moglie legittima di Erode Filippo, suo fratello. Gesù lo definisce “una volpe” (Luca 13:32). Durante l’arresto di Gesù egli era a Gerusalemme, in occasione della Pasqua, e, perché Pilato viene a sapere che Gesù è galileo, lo fa comparire in giudizio davanti a Lui. Il Nuovo Testamento lo ricorda come uomo dissoluto, superstizioso e astuto. Rimane Tetrarca della Galilea fino al 39 d. C. Per ben 43 anni. Caduto in disgrazia, viene esiliato da Caligola nelle Gallie dove vi muore nel 40 d. C. In che modo Erode “perde la testa”?
a. Si avvale del suo potere contro la verità. Prima di tutto Erode aveva perduto la testa avvalendosi del suo potere contro la verità, forzando le cose ad andare nel modo che lui avrebbe voluto. L’autorità è stabilita da Dio al servizio della giustizia e non solo deve amministrare la giustizia, ma essere esempio di giustizia nella sua vita personale e politica.
Certo l’ascesa al trono di Israele di Erode non era certo legittima: era un servo compiacente di stranieri invasori. Giovanni Battista riconosce però il dato di fatto che lui è re, e con coraggio denuncia non tanto la legittimità di Erode, ma – visto che pretende di essere re – lo sfida ponendolo di fronte alle responsabilità che Dio si aspetta che un re adempia (dopo tutto Israele è il popolo di Dio, luce delle nazioni). Sono responsabilità che ampiamente Erode disattende: non amministra la nazione con giustizia, la sua vita personale è del tutto immorale: avidità, corruzione, adulterio, furto, omicidi gratuiti…
Giovanni non era un esponente della casta religiosa al potere, ugualmente corrotta, non aveva nulla a che fare con la religione costituita. Può essere importante per noi non avere legami istituzionali con i centri di potere, la chiesa con lo stato, ad esempio. Garantisce la più totale libertà di predicazione, soprattutto per il fatto che – a causa del peccato – la politica è sempre “sporca” e sporca chi la tocca. Così, con coraggio e libertà, soprattutto libertà interiore, in nome di Dio, Giovanni denunzia pubblicamente Erode.
Potete ben capire che tutto questo a Erode non vada a genio: ecco così che pensa di mettere a tacere Giovanni facendolo imprigionare proprio in forza della sua autorità.
Tutto questo mi pone due domande: la chiesa ed il credente oggi adempie al suo potere profetico denunciando le ingiustizie oppure si allinea compiacente con il potere, diventandone complice corrotto? Inoltre, a livello nostro personale: la Parola profetica di Dio spesso ci mette in questione e denuncia il nostro peccato. Quante volte – perché ci è scomodo – la mettiamo a tacere ignorandola o girandola a nostro comodo e piacimento? In che modo noi “perdiamo la testa” incatenando la Parola di Dio perché non ci disturbi con i suoi appelli alla conversione?
b. Trova un capro espiatorio. Erode aveva perduto la testa trovando un capro espiatorio per la sua colpa. Aveva cercato di criminalizzare una persona che non aveva paura di denunciare l’ingiustizia piuttosto che affrontare l’ostilità del popolo.
Erode sapeva che né la sua coscienza né il popolo avrebbe certo approvato il suo comportamento. Allora che fa? Cerca di nascondere le sue malefatte accusando a sua volta Giovanni Battista di sedizione e di rivolta! E’ Giovanni che diventa così “il perturbatore della quiete pubblica”, è lui che “osa” criticare e mettere in questione l’autorità! Era Erode uno dei responsabili dei problemi della nazione, ma lui gira le carte in tavola e fa diventare Giovanni la causa di tutti i guai!
Anche il malvagio ed idolatra re Achab dell’antico Israele, accusato giustamente dal profeta Elia, fa diventare Elia il responsabile dei guai della nazione! Ricordate alcune battute del dialogo che avviene fra di loro? “Appena Acab vide Elia, gli disse: ‘Sei tu che metti scompiglio in Israele?’. Elia rispose: ‘Non sono io che metto scompiglio in Israele, ma tu e la casa di tuo padre, perché avete abbandonato i comandamenti del Signore, e tu sei andato dietro agli idoli'” (1 Re 18:16-18).
E quando, nel Nuovo Testamento, a seguito della predicazione degli Apostoli, i trafficanti di idoli di Efeso non riescono più a fare i loro sporchi affari, che fanno? Trascinano gli apostoli in tribunale e dicono: “Questi uomini, che sono Giudei, turbano la nostra città, e predicano riti che a noi Romani non è lecito accettare né praticare” (At. 16:20,21). E’ sempre la stessa storia…
Comodo vero? E quante volte chi denuncia le ingiustizie viene oggi criminalizzato come comoda scappatoia per i disonesti per continuare a fare i loro comodi! La verità fa male. Oppure, a livello personale, quante volte la tagliente parola della Bibbia ci è scomoda ed allora la accusiamo di essere superata, piena di errori, inadatta al giorno d’oggi, se non addirittura “pericolosa”! Anche noi allora “perdiamo la testa” rifiutando chi invece vorrebbe farci solo del bene!
c. Amore-odio per Giovanni. Erode aveva perduto la testa non riflettendo abbastanza sul suo rapporto di amore-odio con il suo avversario. “Erode aveva soggezione di Giovanni, sapendo che era uomo giusto e santo, e lo proteggeva; dopo averlo udito era molto perplesso, e l’ascoltava volentieri”.
Strano questo, non è vero? Erode era acerrimo nemico del profeta Giovanni eppure – dentro di sé lo apprezza e sa che ha ragione, anzi, si prende tempo per ascoltarlo! Prima lo mette in catene e poi …lo protegge e lo difende! E’ la contraddizione insita anche a tutti i nemici della verità biblica. Essi sanno in cuor loro che ciò che dice è vero, sanno che chi la proclama ha ragione ed sono pronti ad esaltarne pure i meriti. Eppure la avversano! Molti apprezzano la sapienza biblica e l’applaudono sinceramente, ma sono ben lungi dall’accettarla e dal metterla in pratica. Non è assurdo questo? Non è privo di senso? Si, è un modo di “perdere la testa” anche questo. Sarebbe infatti sensato non solo applaudire alla verità, ma anche accoglierla nel proprio cuore!
d. La trappola del proprio orgoglio. Erode aveva perso la testa cadendo nella trappola del proprio orgoglio. Alla richiesta barbara della testa di Giovanni, “…il re ne fu molto rattristato; ma, a motivo dei giuramenti fatti e dei commensali, non volle dirle di no”. Ad Erode piace l’approvazione ed il plauso della gente, vuole essere considerato come uno che mantiene i propri impegni… E se ha promesso di accordare ad Erodiade tutto quello che avesse chiesto, e lei chiede la testa di Giovanni, ebbene, non può perdere la faccia… deve accontentare. Non ha forse promesso? Il proprio orgoglio lo acceca e gli fa perdere il buon senso, la capacità di discernimento.
Talora noi abbiamo così sete dell’approvazione della gente od abbiamo così paura delle critiche che giungiamo a comportamenti veramente assurdi, irrazionali, insensati. Mi fa venire in mente chi, pur volendo andare in chiesa la domenica non ci va per paura di essere accusato …di essere un bigotto, oppure chi rifiuta pregiudizialmente di ospitare studi biblici in casa propria per paura che poi la gente pensi che sia …una setta! E’ assurdo questo, è irrazionale, è illogico: di che cosa abbiamo paura se udiamo ed amiamo udire la verità? D’altronde da chi “ha perduto la testa” non possiamo aspettarci molti comportamenti ragionevoli! Non è vero?
II. Considerate le donne
Considerate ora le donne citate nel racconto, anche loro non sono da meno nel “perdere la testa”… La prima è Erodiade, figlia di Aristobulo che, abbandonato Erode Filippo, convive maritalmente con il fratello di lui, Erode Antipa. Erodiade accompagnerà poi Erode Antipa a Lione quando fu esiliato nelle Gallie da Caligola nel 39. Salomè, figlia di Erodiade e Erode Filippo, attira pure lei l’attenzione morbosa di Erode Antipa.
a. Lascia ribollire la rabbia. Erodiade aveva perso la testa lasciando che la sua rabbia ribollisse:“Perciò Erodiade gli serbava rancore e voleva farlo morire, ma non poteva”. Si, anche Erodiade non può sopportare che Giovanni le faccia bruciare la coscienza e gli rammenti il suo comportamento immorale ed inaccettabile. Anche se Giovanni è in prigione e sta quindi zitto, è come se la sua stessa esistenza in vita le fosse insopportabile ed egli pur continuasse a parlarle. Fa quindi aumentare in sé stessa la sua rabbia, e questa le fa perdere la testa. Giorno e notte macchina quindi come far fuori definitivamente Giovanni, si immagina le torture più crudeli. Finalmente, “idea luminosa”, escogita un piano che dovrebbe funzionare. Non si macchierà lei stessa di questo delitto – lei pensa – ma farà in modo che la fine di Giovanni sia decretata da Erode stesso. Davvero lei “perde la testa”, perché si illude che eliminando Giovanni il suo senso di colpa sparisca… Non sparirà, anzi, aumenterà perché si sarà macchiata di un ulteriore crimine. Ed è insensato persino addossare la colpa dell’omicidio ad altri, perché lei sarà sempre corresponsabile – anche se indirettamente – del fatto. E’ tipico anche per noi, coltivando cattivi pensieri questi si accumulano facendoci giungere ad azioni sconsiderate. Pensate in quanti casi questo si può applicare anche a noi!
b. Non usa la testa… Salomè aveva “perduto la testa” non usandola, accettando un cattivo consiglio ed esagerandolo. Che mai questa ragazza ne avrebbe fatto di una testa sanguinolenta? E’ assurdo, irrazionale, ma chi “perde la testa” non se ne avvede. Che tragedia: avere la testa e non usarla, avere un cervello e non ragionare. Il consiglio della madre era così diventato: «Voglio che sul momento tu mi dia, su un piatto, la testa di Giovanni il battista». Perché mai avrà acconsentito? Che vantaggio ne avrebbe avuto lei? Forse il brivido di avere affascinato, con le sue danze, il re e la capacità che avrebbe ricevuto di ottenere tutto quello che in quel momento avesse voluto. Non sarebbe stato meglio che gli avesse chiesto la metà del regno di Erode? Si sa però che “chi perde la testa” non ragiona più. E noi “usiamo la testa” quando potremmo farlo, oppure ci lasciamo trascinare dalla vanità, dall’ambizione, dalla concupiscenza? E’ come l’uomo maturo che si innamora follemente di una ragazza e che abbandona moglie, figli, lavoro e reputazione per correrle dietro, per poi scoprire dopo un po, dopo aver perso tutto, che la ragazza neppure più lo vuole, lo tradisce o si è preso gioco di lui. Indubbiamente “Ha perduto la testa”.
III. Considerate Giovanni
Considerate infine Giovanni, che perde letteralmente la testa, viene decapitato, ma che non perde l’integrità del suo messaggio, l’amore dei suoi amici e la testimonianza che dava a Chi, più grande di lui, avrebbe pure dovuto affrontare la morte di un martire.
Giovanni non perde l’integrità del suo messaggio ed è disposto a testimoniare della verità fino alle estreme conseguenze: lo saremmo noi? Giovanni non perde l’amore ed il rispetto dei suoi amici, che, forti del suo esempio, continueranno a seguirne le orme. Giovanni testimonia del carattere assoluto della legge morale che Dio ha stabilito e che seguendo la quale l’essere umano davvero può giungere non solo alla vera felicità, ma anche ad onorare la sua dignità di creature fatta ad immagine di Dio, l’onore e la verità ultima di Dio stesso. Giovanni aprirà la strada al Signore e Salvatore Gesù Cristo, il quale realizzerà pienamente lo standard di santità stabilito da Dio, pagherà il prezzo del peccato umano e farà in modo che questa sua giustizia venga accreditata ad ogni suo discepolo per la sua salvezza e per la gloria di Dio.
Perorazione finale
In tutto questo racconto, dunque chi davvero ha perso la testa? E’ ovvio chi alla fine avrebbe perduto la testa, fisicamente, (Giovanni Battista), ma chi aveva veramente perduto la testa emozionalmente e spiritualmente? Erode, Erodiade e Salomè conservarono la propria testa, ma perdettero la loro dignità e una coscienza pulita, pregiudicando la loro salvezza presso Dio. Certo, come per ogni peccatore avrebbero sempre potuto riconoscere in seguito i loro peccati ed implorare sinceramente il perdono di Dio. Anche nel racconto evangelico del figliol prodigo, il giovane “perde la testa” sperperando tutti i suoi beni vivendo dissolutamente. Poi però, dice il testo, “rientra in sé stesso” (Luca 15:17) ritornando pentito da suo padre, che lo accoglie e lo perdona.
Quale consuntivo però avrebbero poi dovuto alla fine fare della propria vita Erode, Erodiade e Salomè? Un totale fallimento! E’ questo il prezzo per perdere la testa dietro alle nostre passioni, alle nostre ambizioni, concupiscenze, amor proprio, un presunto rispetto della gente? Abbiamo perso la testa se non vediamo che un giorno dovremmo rendere conto di noi stessi davanti a Dio e viviamo come se niente fosse illudendoci che alla fine tutto ci andrà bene lo stesso! Allora l’esortazione che Dio vuole farci oggi non può altro che essere: perdi qualunque altra cosa, ma non perdere mai la testa!
Paolo Castellina, venerdì, 26. luglio 1996.
Domenica 11 Luglio 2021 – Settima domenica dopo PentecosteLetture bibliche: Salmo 24; 2 Samuele 6:1-19; Efesini 1:3-14; Marco 6:14-29
Musiche usate nel programma
Culto:
- Auf meinen lieben Gott (J. S. Bach) Introduzione.
- Salmo 24 (Melodia ginevrina) cantato da Daniela Michelin-Salomon
- Salmo 24 (Melodia ginevrina) Ernst Stolz, strumentale
- Goldberg Variationes, 5×1, J. S. Bach (Lang Lang).
- 12 short pieces, n. 10, Samuel Wesley (Daniel Moult)
Predicazione:
- E’ bello dar lode al Signore (F. Baggio, F. Buttazzo)
- Round OZT 684 (H. Purcell)
- Vivere la vita (Gen verde)