Dichiarazione di Warrenton

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La dichiarazione di Warrenton sugli obblighi medici, etica biblica e autorità

PROMUOVERE LA CAUSA DELLA LIBERTÀ MEDICA, FONDATA SULL’AUTORITÀ DI CRISTO.

Una presa di posizione cristiana sulla pretesa delle autorità civili di controllare il nostro corpo attraverso obblighi di carattere medico-sanitario. Benché Dio abbia dato alle autorità civili una funzione legittima e ci abbia comandato di essere loro sottomessi, la loro funzione e giurisdizione è strettamente limitata. Non siamo tenuti a sottostare ad esse in modo incondizionato, come qualcuno (errando) pretende, ma solo nella misura in cui dette autorità rimangano nell’ambito loro concesso da Dio. Ogni pretesa totalitaria delle autorità dev’essere respinta perché così si approprierebbero di ciò che spetta solo a Dio. Il controllo del nostro corpo (vita e salute) attraverso obblighi di carattere medico-sanitario è illegittimo. Sottoscrivila anche tu a questo link: https://warrentondeclaration.com/the-signers/#sign

di Tim Brown e Jason Garwood (giugno 2021)

Prefazione

Con l’ascesa del COVID-19 e tutte le conseguenti ramificazioni, spetta ai cristiani di venire a patti con ciò che crede legato alle aree intersecanti dell’etica biblica, dell’autorità e degli obblighi medici. Sfortunatamente, a causa di una pervasiva mancanza di comprensione su questi temi, unita alla tendenza ad attribuire in modo eccessivo potere e giurisdizione allo Stato, spesso le chiese si sottomettono acriticamente, quasi di riflesso, a qualsiasi dichiarazione degli enti sanitari del governo e alle politiche che essi mettono in atto. Piuttosto che guidare su questi temi la loro comunità, i pastori spesso diventano poco più che portavoce e servi delle autorità sanitarie governative e vengono poi utilizzati da queste stesse agenzie a mettere in atto i loro ordini. Le ragioni addotte per seguire tali politiche e affidarle alla chiesa locale non sono generalmente giustificate da una comprensione completa e sistematica dell’intero consiglio di Dio nella Scrittura sull’autorità e su cosa significa amare il prossimo come sé stessi. La logica data ne risulta spesso sconnessa, squilibrata e confusa.

Sezione 1 – Autorità

1. Affermiamo che l’unica autorità che abbia su di noi potere totale e illimitato come pure giurisdizione è Cristo Gesù, al quale è stato dato vero e divino potere in cielo e sulla terra (Isaia 9:6-7; Daniele 7:13-14; Colossesi 1:15-20; Matteo 28:18).

2. Affermiamo che le autorità terrene delegate sono stati istituite da Dio come servitrici di Dio, intese ad essere di benedizione per coloro che si trovano sotto la loro giurisdizione quando governano nel rispetto di Dio [godly] e secondo la Sua legge (Romani 13:1;  Romani 13, 3-5 ; 1 Pietro. 2:13). Queste possono essere autorità civili (Romani 13:1; 1 Pietro 2:13-14), autorità ecclesiastiche (Ebrei 13:17), autorità vocazionali (1 Pietro 2:18), autorità familiari (Efesini 6: 1; 1 Pietro 3:1), e di autogoverno (Proverbi 25:28; Romani 12:1-2; Marco 12:31; Levitico 19:18; 1 Pietro 2:16).

3. Affermiamo che attribuire giurisdizione totale ad un’autorità umana è idolatria, dal momento che questo tipo di autorità illimitata è riservato solo per Gesù Cristo (Isaia 9, 6-7; Daniele 7: 13-14; Colossesi 1:15-20 ; Matteo 28:18). Questo stabilisce limiti all’autorità giurisdizionale di tutti gli uffici subordinati esistenti sotto l’autorità di Cristo.

4. Neghiamo che le autorità civili esistenti abbiano giurisdizione illimitata.

5. Affermiamo che pure i limiti giurisdizionali scritturali dell’autorità umana delegata sono stabiliti per buona e necessaria conseguenza, dato che nelle Scritture si dice che vari uffici devono essere obbediti “in ogni cosa” (Colossesi 3,20.22; Efesini 5:24; Tito 2,9) . Il senso in cui “in ogni cosa” è usato in questi versetti non può significare che l’obbedienza sia obbligatoria per tutti i comandi indipendentemente dalla loro moralità etica poiché la Scrittura insegna anche la disobbedienza cristiana ai comandi peccaminosi o abusivi (Atti 5:29, Ester 1:15-20). “In ogni cosa” non può anche significare che l’obbedienza sia obbligatoria per tutti i comandi non peccaminosi, poiché la Scrittura stabilisce anche molteplici uffici dell’autorità umana (Ebrei 13:17; 1 Pietro 2:18; Efesini 6:1; Romani 13:1) . Questi uffici possono a volte entrare in conflitto, obbligando così i cristiani a considerare quale autorità agisce nell’ambito della loro legittima giurisdizione per determinare se è richiesta l’obbedienza. Così, il comando di ubbidire “in ogni cosa” deve riferirsi all’obbligo dei cristiano ad ubbidire a tutti i comandi non-peccaminosi delle vere autorità che per questi comandi rimangono nei limiti della propria giurisdizione.

6. Neghiamo che i comandi biblici di ubbidire alle autorità – sia civili, ecclesiastiche, familiari o professionali “in tutto” (Tito 2: 9; Colossesi 3:20 22; Efesini 5, Colossesi 2:4) possano essere interpretati in tal modo da negare i ruoli delle loro rispettive giurisdizioni, quelle che pure la Scrittura insegna (Romani 13:3-4; Genesi 1:26-28; Deuteronomio 6:6-7; Proverbi 22:6, 23:13-14; 1 Timoteo 5:3-16, 6:1-2; Efesini 6:1; 1 Corinzi 11:3).

7. Affermiamo che nei casi in cui le responsabilità di un cristiano verso Dio e il suo prossimo non sono danneggiati, il cristiano possa scegliere di obbedire ad alcuni comandi ingiusti quando tali comandi possano essere rispettati senza essere coinvolti in atti peccaminosi. Ciò può essere dovuto al fatto che l’osservanza del comando sia loro imposta o perché, al posto della rappresaglia, viene resa obbedienza per esporre ulteriormente la malvagità del comando e incorrere nelle future simpatie del tiranno (Matteo 5:38-42).

8. Neghiamo che qualsiasi persona o gruppo di persone che affermano di essere autorità civili sulla base della loro pretesa di esserlo o di coloro che le sostengono, siano di fatto riconosciute automaticamente da Dio come tali.

9. Affermiamo che le vere autorità civili sono legittime nella misura in cui, come stabilito da Dio, “portano la spada” per adempiere a ciò che le autorità civili sono destinate ad essere secondo la Scrittura, cioè punire il male e lodare la buona condotta (Romani 13: 3-4 ; 1 Pietro. 2:14) secondo il loro ufficio civile e giurisdizione.

10. Affermiamo che i magistrati civili abbiano l’autorità legittima di punire crimini civili come l’aggressione  (Esodo 21: 18-19), l’omicidio (Genesi 9: 5; Ester 21:12), lo stupro (Deuteronomio 22:25.), il furto (Esodo 22:1), la frode (Levitico 19:35-36; Deuteronomio 25:13-16), il sequestro di persona (Esodo 21:16) e la falsa testimonianza (Deuteronomio 19:15-19), come pure di garantire un giusto processo attraverso i tribunali civili, il pagamento della responsabilità per danni verificabili (Esodo 21:33) e proporzionalità della punizione (Deuteronomio16:18-20, 17:6, 19:15-21).

11. Affermiamo che i cristiani debbano ubbidire alle istruzioni e ai comandi  che siano biblicamente legittimi delle autorità terrene nella misura in cui esse assolvono al loro appropriato ruolo stabilito da Dio nell’ambito della loro giurisdizione (Romani 13: 1; 1 Pietro 2:13.).

12. Neghiamo che l’era dell’imperatore Nerone, quella in cui scriveva l’apostolo Paolo, possa essere credibilmente invocata per invalidare la descrizione limitante di ciò che costituisca la legittima autorità civile in Romani 13:3-4. E questo in primo luogo, per la chiara testimonianza biblica sull’identità e caratteristiche dell’autorità civile legittima secondo la Bibbia; e, in secondo luogo, per il fatto che la persecuzione neroniana non iniziò se non dopo il grande incendio di Roma nel 64 AD, vale a dire sette anni dopo che era stato scritto il libro di Romani (57 AD).

13. Neghiamo che l’autorità specifica concessa a Pilato per condannare a morte Gesù Cristo secondo i propositi di Dio di redenzione (Giovanni 19: 10-11) sia la prova di un principio generale di governo civile laddove i magistrati civili mantengono l’autorità legittima di fare anche il male, o emettere un qualsiasi comando che esca dall’ambito della loro giurisdizione.

14. Neghiamo che l’unico motivo per cui si possa legittimamente disobbedire a un’autorità è se essa comanda ciò che è peccato.

15. Affermiamo che la disobbedienza è pure ammissibile quando un qualsiasi comando viene dato al di fuori della giurisdizione di quella particolare autorità. Ad esempio, in passato i governi civili hanno messo in atto a politiche per scoraggiare quella che considerano “sovrappopolazione”. Sebbene non sia peccato per una coppia sposata avere solo uno o due figli, una tale famiglia non sarebbe in peccato se disubbidisse al comando dell’autorità civile e avesse altri figli. La regolamentazione della dimensione della famiglia non rientra nella giurisdizione dei governi civile o ecclesiastico, ma del governo della famiglia (Genesi 1:26-28), anche quando si pretende che il presunto scopo di tale ordine sia il “bene pubblico”.

Sezione 2 – Applicazione ai obblighi medico-sanitari

16. Neghiamo che alle autorità civili sia stato concessa giurisdizione legittima e autorità sulla salute personale, familiare, o “pubblica”.

17. Neghiamo che i testi biblici relativi alla lebbra in Levitico 13 e 14 insegnino il principio generale che il governo civile abbia competenza illimitata e legittima sulla gestione della “sanità pubblica”.

18. Affermiamo che i brani sulla lebbra si riferiscono non alla gestione della diffusione del contagio biologico, ma che riguardino l’impurità cerimoniale. Questo è evidenziato dal fatto che tipologicamente è detto:“…il sacerdote lo esaminerà; e se la lebbra ha coperto tutto il suo corpo, dichiarerà puro colui che ha la piaga; è diventato tutto bianco, quindi è puro” (Levitico 13 :13). Questo esclude l’idea che la minaccia fosse un contagio biologico. Inoltre, la piaga affliggeva anche le case (Levitico 14:34) e le vesti (Levitico 13:47). Queste pratiche cerimoniali associate all’ormai defunto sacerdozio Levitico sono state rese obsolete dal più grande sacerdozio di Cristo e non possono essere citate in modo credibile per fornire al governo civile giurisdizione sulla “sanità pubblica”.

19. Neghiamo che le autorità civili abbiano giurisdizione legale per sospendere diritti dati da Dio di ogni persona senza sottostare alla adeguata procedura biblica prevista dalla legge. Ciò include il diritto di ogni individuo di garantirsi il proprio sostentamento e condurre i propri affari in pubblico.

20. Neghiamo che i governi civili abbiano legittima autorità di emanare ordini restrittivi di lockdown e “coprifuoco” al fine conclamato di proteggere la  “sanità pubblica” in quanto questo non rientra nell’ambito della loro giurisdizione.

21. Affermiamo che gli individui sono liberi di limitare il loro proprio movimento nella società se e quando lo ritengano opportuno. Non possono legittimamente richiedere che il governo civile impieghi la forza per loro conto per limitare la libertà degli altri.

22. Neghiamo che tali violazioni della libertà medica da parte del governo civile, o il successivo mandato di vaccini e mascherine obbligatorie sono legittimamente giustificate sulla base della pretesa che le persone che non portano la mascherina o non vaccinate “rappresentano un pericolo generale per la salute dei cittadini a causa della diffusione virale”.

23. Neghiamo che l’esistenza di virus trasmissibili o l’invenzione di vaccinazioni crei un nuovo standard di moralità per il quale una persona sana che conduca i propri affari nella società senza vaccinazione o non indossando una mascherina sia la prova di un comportamento penalmente o moralmente imprudente e reprensibile. Se viene adottato un tale standard per la violazione della libertà medica, plausibilmente, i governi civili potrebbero regolare e limitare in modo permanente ogni aspetto della vita poiché secondo questa stessa logica, vari virus simil-influenzali possono essere inconsapevolmente diffusi in ogni momento. Inoltre, vi sono una serie di altri pericoli molto più mortali come le malattie cardiache, che, al pari ricoveri ospedalieri legati al virus, rappresentano anche un onere per il servizio sanitario. Eppure il governo civile non avrebbe per altro autorità di vietare l’assunzione di bevande gassate dolci da parte di individui obesi.

24. Affermiamo che una visione biblicamente fedele della sfera di competenza del governo civile, così come la sfera di competenza del governo ecclesiastico non fornisce alcuna legittima giurisdizione ai magistrati civili o autorità ecclesiastiche di costringere gli individui a farsi iniettare o fare iniettare ai loro figli sostanze chimiche o coprire la loro bocca, naso, faccia, o una qualsiasi combinazione di questi con mascherine di sorta.  

25. Affermiamo che una qualsiasi civile o ecclesiastica che cerchi di costringere gli individui o i loro figli con qualsiasi forma di messa al bando pubblico, multa, prigionia, ostracismo sociale, o altre forme di coercizione attribuiscono a sé stesse un’autorità non delegata da Dio e commettono un peccato grave.

26. Affermiamo che qualsiasi tentativo da parte di un credente di impedire la comunionee fraterna su queste basi porti a divisioni del corpo di Cristo e, in mancanza di ravvedimento, vi sono le basi della sua scomunica.

27. Affermiamo che sia un dovere cristiano quello di perseguire il benessere del prossimo.

28. Neghiamo che le decisioni personali e familiari al riguardo del rifiuto di vaccinarsi o di portare mascherine siano incoerenti con il comandamento di amare il prossimo come noi stessi (Levitico 19:18; Matteo 22:39); a condizione che non si cerchi di imporre al prossimo uno standard di mascheramento e di vaccinazione che non si applichi prima a sé stessi.

29. Affermiamo che coloro che cercano di appesantire la coscienza del credente insistendo affinché si attenga a prescrizioni aventi a che fare mascherine o vaccinazioni obbligatorie, come se ciò fosse l’unica via per un cristiano per adempiere il comandamento di “amare il prossimo come se stessi”, stanno trattando le tradizioni dell’uomo come se fossero comandamenti di Dio. Questi individui sono essi stessi colpevoli di distorcere le Scritture e stanno effettivamente sottoponendo la legge di Dio ai capricci mutevoli e contrastanti degli enti di “sanità pubblica”, del più recente studio scientifico o dell’opinione della maggioranza.

30. Neghiamo che la scelta di declinare la richiesta di un funzionario ecclesiastico di indossare una maschera sia in alcun modo prova di ribellione contro l’autorità ecclesiastica dato che l’ufficio ecclesiastico non detiene la giurisdizione sulle decisioni personali di salute propria o dei propri familiari.

31. Neghiamo che che tutte le evenienze in cui si richiede l’uso delle mascherine per riunioni di chiesa causino necessariamente peccato o divisione; come, ad esempio, nel caso in cui la riunione abbia luogo presso strutture in cui i gestori di proprietà non siano la chiesa e nel caso in cui i responsabili di tali locali richiedano di indossare una mascherina per entrarvi. Questo infatti è un problema che riguarda la proprietà del locale. In tali casi, non si dovrebbe dire che coloro che scelgono di non prender parte agli incontri comunitari a causa del obbligo di portare la mascherina non violano alcun comando biblico relativo l’abbandono della comune adunanza. Se possibile, i dirigenti della chiesa dovrebbero cercare di assicurarsi un luogo per le riunioni in cui la comunità non sarà costretta a escludere le persone che non portano mascherine a causa dei capricci del proprietario dell’edificio.

32. Neghiamo che qualsivoglia prescrizione di natura medico-sanitaria venga resa legalmente, o anche solo moralmente, obbligatoria sulla base di una presunta “maggioranza” di esperti e dati scientifici.

33. Affermiamo che il mantenimento della salute personale e le decisioni personali di salute, comprese le decisioni su quali interventi medici adottare o meno, sono di competenza e giurisdizione di ogni singolo individuo e della la loro famiglia.

34. Neghiamo che tali aree siano di competenza delle autorità civili ed ecclesiastiche.

35. Affermiamo che sia di anti-scritturale e offensivo per un genitore negare qualsiasi o tutti gli interventi medici ai loro figli, giustificandolo come ogni intervento medico sia, come categoria, la prova di una mancanza di fede in Dio (1 Timoteo 5:23). Nei casi in cui tale negligenza e abuso siano presenti e si basino su questa logica, non è una questione di libertà medica. Questa diventa poi la competenza del magistrato civile.

36. Neghiamo che se un genitore sceglie di non accettare un determinato intervento medico, come un vaccino per altre ragioni, o come ad esempio non essere convinto del profilo di rischio a breve e lungo termine o di efficacia di una data azione o non-azione, che questo significhi che il genitore sia colpevole di negligenza o abuso, indipendentemente dalle raccomandazioni che ha o non ha ricevuto dai propri medici.

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